Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
venerdì 30 novembre 2012
Mons. Georg Gaenswein: il segretario del Papa deve essere trasparente. Card. De Giorgi: servendo il Papa Mons. Georg serve la Chiesa (Izzo)
VATICANO: GAENSWEIN, SEGRETARIO PAPA DEVE ESSERE TRASPARENTE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"Personalmente ho visto il mio ruolo o servizio al Papa come quello di un vetro. Un vetro e' un vetro quando e' pulito.
Piu' pulito e' piu' raggiunge il suo scopo. Se si sporca o si rompe rimane un vetro ma non funziona come dovrebbe". Monsignor Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI ha descritto cosi' quella che ha definito "la dietrologia della mia comprensione del ruolo che svolgo".
"Debbo lasciare entrare il sole, e il vetro meno appare meglio e', se non si vede proprio vuol dire che svolge bene il suo lavoro", ha spiegato Gaenswein nel breve discorso pronunciato a braccio questa sera alla cerimonia nella quale gli e' stato consegnato - dal cardinale Salvatore De Giorgi - il premio "Testimoni di santita'" assegnatogli dall'associazione "Tu es Petrus".
"Meno vengo messo volutamente in mostra meglio e'", ha poi riassunto don Georg, assicurando di offrire ogni giorno il suo aiuto al Pontefice il suo servizio "col cuore, con il cervello, con l'anima, con tutte le forze che ho". E, ha confidato, se "venti ostili ci sono e se toccano il Santo Padre talvolta toccano anche il suo segretario, la sofferenza fa parte della via Crucis, ma non la scegliamo".
Monsignor Gaenswein ha poi ringraziato il cardinale De Giorgi, presidente onorario di "Tu es Petrus", e ha rivelato pubblicamente un episodio della sera del 19 aprile 2005, cioe' qualcosa che accadde subito dopo l'elezione di Ratzinger. "I cardinali - ha raccontato - erano nella Sala da pranzo della casa Santa Marta, con il Papa eletto, e io ero presente in un angolo.
A un certo punto hanno intonato l''oremus pro Pontefice nostro', ma il coro non era un granche'. Solo una voce era sicura, quella di De Giorgi. Lui sapeva il testo e ha concesso di portare a termine il canto".
"Don Georg" ha infine portato ai presenti "il saluto affettuoso e la benedizione del Santo Padre, che e' lieto - ha detto ai soci di 'Tu es Petrus' - della vostra visita al Palazzo Apostolico".
Alla cerimonia, che ha avuto luogo nella Sala dei Papi alla seconda loggia, e' poi seguito un rinfresco offerto da monsignor Gaenswein nella Sala dei Foconi.
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VATICANO: DE GIORGI, SERVENDO IL PAPA GAENSWEIN SERVE LA CHIESA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"Servendo con tanto amore Benedetto XVI, questo grande Papa che il Signore ci ha dato, monsignor Georg Gaenswein attraverso lui serve la Chiesa intera. Per questo l'atto di riconoscimento di questa sera non e' solo legittimo ma doveroso".
Il cardinale Salvatore De Giorgi ha motivato cosi' il premio "Testimoni di santita'" che egli stesso ha consegnato questa sera al segretario del Pontefice alla seconda loggia del Palazzo Apostolico, a nome dell'Associazione "Tu es Petrus", della quale l'arcivescovo emerito e' uno dei tre presidenti onorari.
Questo sodalizio, che il porporato ha definito "un'iniziativa molto decisa nella difesa del Papa e della Santa Sede", ha inteso rendere onore al piu' stretto collaboratore di Benedetto XVI, quale "testimone di santita'" perche', ha spiegato De Giorgi, monsignor Gaenswein, e' vicino non solo "al piu' grande teologo del nostro tempo", che e' certamente il professor Joseph Ratzinger, ma anche ad una persona, Benedetto XVI che "e' espressione di santita' di nome, lo chiamiamo infatti 'Sua Santita'', ma soprattutto di fatto. E tutti ce ne rendiamo conto, le persone comuni vanno sempre piu' amando il Papa".
Nella motivazione ufficiale, letta dal presidente operativo, il giornalista Gianluca Barile, don Georg, e' descritto come "il Cireneo del Santo Padre", e si da' atto al segretario del Pontefice di non aver esitato a condividere i dispiaceri e le preoccupazioni di Benedetto XVI, ricordando che "chi serve il Papa serve Cristo stesso".
Il cardinale De Giorgi, che e' anche uno dei tre membri della commissione d'inchiesta voluta da Papa Ratzinger per fare piena luce sulla brutta vicenda di Vatileaks, ha voluto anche giustificare l'assenza alla cerimonia di oggi dei due altri porporati presidenti onorari di "tu es Petrus": il cardinale Jose' Saraiva Martins e' in Puglia per impegni pastorali, e il cardinale Kurt Koch, capo del dicastero per il dialogo ecumenico, e' a Costantinopoli per rappresentare il Papa in occasione della festa di Sant'Andrea, patrono del Patriarcato Ecumenico.
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La giostra in Piazza San Pietro (Rome Reports)
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Il Papa ai vescovi francesi: la prima sfida è quella dell'ignoranza relgiosa
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La gioia dell'unità. A quasi un anno dall'avvio delle attività l'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro (O.R.)
A quasi un anno dall'avvio delle attività l'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro
La gioia dell'unità
Washington, 29. «Quello che mi viene anzitutto in mente è la gioia espressa dai loro volti». Quasi un anno è trascorso dall'erezione e inaugurazione (1° gennaio e 12 febbraio 2012) negli Stati Uniti dell'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani, guidato da monsignor Jeffrey Neil Steenson. In alcune dichiarazioni raccolte dall'agenzia Catholic News Agency, Steenson ha offerto le sue impressioni emerse da una serie di incontri che ha avuto con i fedeli delle comunità che hanno scelto di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Gli Ordinariati, eretti in conformità alla costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI, consentono ai fedeli anglicani di ogni categoria e condizione di vita «di entrare, anche corporativamente, in piena comunione con la Chiesa cattolica», pur conservando quegli elementi della tradizione anglicana che sono consoni al cattolicesimo.
Il reverendo Steenson -- ex vescovo episcopaliano di Rio Grande -- che ha ora il titolo di monsignore ha sottolineato l'entusiasmo che pervade i fedeli di quelle comunità che hanno scelto di confluire nell'Ordinariato, tuttavia osservando che la scelta «non rappresenta un semplice cambio di “abito”», ma richiede «una profonda trasformazione a vari livelli». L'ordinario ha anche spiegato che è importante assicurare che coloro che vogliono entrare in comunione con la Chiesa cattolica facciano questa scelta in sincera consapevolezza «e non per fuggire da qualcosa». L'Ordinariato, ha puntualizzato, non può essere semplicemente «una comunità di rifugiati».
Al 1° novembre, secondi i dati della stessa Catholic News Agency, sarebbero 1.336 i fedeli che risulterebbero accolti nell'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro: si tratterebbe di 35 comunità, di cui farebbero parte anche 23 sacerdoti e 69 seminaristi. Alcune delle comunità maggiori sono ubicate in Texas, Maryland, Florida e Pennsylvania. Monsignor Steenson ha aggiunto che l'Ordinariato «è finora di piccole dimensioni, eppure l'entusiasmo e il supporto da parte delle persone sono state davvero grandi». L'ordinario in particolare ha evidenziato «il sostegno incredibile dei vescovi cattolici», osservando che con molti di essi «si è iniziata a sviluppare anche una profonda amicizia».
I contrasti a livello te0logico tra i fedeli legati alla tradizione e quelli più liberali all'interno della Comunione anglicana hanno spinto numerose persone ad aderire alla comunità cattolica. La controversa questione della consacrazione delle donne vescovo costituisce attualmente il principale motivo di spaccatura all'interno della Comunione. Dopo la bocciatura al recente Sinodo generale della Church of England della proposta sulla consacrazione delle donne vescovo, il futuro primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ha comunque ribadito la sua posizione favorevole alle istanze del clero femminile. L'Archbishops' Council della Church of England ha definito la questione «come materia urgente».
Il centocinquesimo arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana che succederà a partire dal 2013, a Rowan Williams, si è infatti detto «fiducioso che giungerà il momento in cui le donne vescovo verranno consacrate». Welby, attualmente vescovo di Durham, ha parlato durante un viaggio in Nigeria dove ha avuto occasione di partecipare a un'iniziativa per il lancio di un programma per il rafforzamento della cooperazione tra cristiani e musulmani, promosso dalla Tony Blair Faith Foundation, la Fondazione che prende il nome dall'ex primo ministro britannico. Il “no” quasi inatteso era emerso al termine del lungo dibattito che ha visto contrapporsi per tre giorni (dal 19 al 21 novembre) i membri dei tre organismi di governo del Sinodo: le Houses dei vescovi, del clero e dei laici. Proprio il voto determinante di quest'ultimi ha bloccato le speranze dell'ala liberale della Comunione di vedere le donne accedere anche alle cariche ecclesiastiche più alte. Dal 1992, infatti, gli anglicani consentono alle donne di diventare sacerdoti, ma finora l'ordinazione a vescovi è sempre stata ostacolata per regioni teologiche.
Justin Welby -- che verrà intronizzato come nuovo arcivescovo e primate in occasione della cerimonia prevista il 21 marzo 2013 nella cattedrale di Canterbury -- ha definito durante il viaggio in Nigeria «scoraggiante» l'esito della votazione, ma ha comunque confermato la sua posizione: «È chiaro che le donne saranno vescovo all'interno della Church of England». Il futuro arcivescovo di Canterbury si era speso molto al Sinodo per l'accoglimento della proposta: «Voterò per la consacrazione e unirò la mia voce a quella di molti altri per sollecitare questo cambiamento».
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
La gioia dell'unità
Washington, 29. «Quello che mi viene anzitutto in mente è la gioia espressa dai loro volti». Quasi un anno è trascorso dall'erezione e inaugurazione (1° gennaio e 12 febbraio 2012) negli Stati Uniti dell'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro per accogliere gli ex fedeli anglicani, guidato da monsignor Jeffrey Neil Steenson. In alcune dichiarazioni raccolte dall'agenzia Catholic News Agency, Steenson ha offerto le sue impressioni emerse da una serie di incontri che ha avuto con i fedeli delle comunità che hanno scelto di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Gli Ordinariati, eretti in conformità alla costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI, consentono ai fedeli anglicani di ogni categoria e condizione di vita «di entrare, anche corporativamente, in piena comunione con la Chiesa cattolica», pur conservando quegli elementi della tradizione anglicana che sono consoni al cattolicesimo.
Il reverendo Steenson -- ex vescovo episcopaliano di Rio Grande -- che ha ora il titolo di monsignore ha sottolineato l'entusiasmo che pervade i fedeli di quelle comunità che hanno scelto di confluire nell'Ordinariato, tuttavia osservando che la scelta «non rappresenta un semplice cambio di “abito”», ma richiede «una profonda trasformazione a vari livelli». L'ordinario ha anche spiegato che è importante assicurare che coloro che vogliono entrare in comunione con la Chiesa cattolica facciano questa scelta in sincera consapevolezza «e non per fuggire da qualcosa». L'Ordinariato, ha puntualizzato, non può essere semplicemente «una comunità di rifugiati».
Al 1° novembre, secondi i dati della stessa Catholic News Agency, sarebbero 1.336 i fedeli che risulterebbero accolti nell'Ordinariato Personale della Cattedra di San Pietro: si tratterebbe di 35 comunità, di cui farebbero parte anche 23 sacerdoti e 69 seminaristi. Alcune delle comunità maggiori sono ubicate in Texas, Maryland, Florida e Pennsylvania. Monsignor Steenson ha aggiunto che l'Ordinariato «è finora di piccole dimensioni, eppure l'entusiasmo e il supporto da parte delle persone sono state davvero grandi». L'ordinario in particolare ha evidenziato «il sostegno incredibile dei vescovi cattolici», osservando che con molti di essi «si è iniziata a sviluppare anche una profonda amicizia».
I contrasti a livello te0logico tra i fedeli legati alla tradizione e quelli più liberali all'interno della Comunione anglicana hanno spinto numerose persone ad aderire alla comunità cattolica. La controversa questione della consacrazione delle donne vescovo costituisce attualmente il principale motivo di spaccatura all'interno della Comunione. Dopo la bocciatura al recente Sinodo generale della Church of England della proposta sulla consacrazione delle donne vescovo, il futuro primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ha comunque ribadito la sua posizione favorevole alle istanze del clero femminile. L'Archbishops' Council della Church of England ha definito la questione «come materia urgente».
Il centocinquesimo arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana che succederà a partire dal 2013, a Rowan Williams, si è infatti detto «fiducioso che giungerà il momento in cui le donne vescovo verranno consacrate». Welby, attualmente vescovo di Durham, ha parlato durante un viaggio in Nigeria dove ha avuto occasione di partecipare a un'iniziativa per il lancio di un programma per il rafforzamento della cooperazione tra cristiani e musulmani, promosso dalla Tony Blair Faith Foundation, la Fondazione che prende il nome dall'ex primo ministro britannico. Il “no” quasi inatteso era emerso al termine del lungo dibattito che ha visto contrapporsi per tre giorni (dal 19 al 21 novembre) i membri dei tre organismi di governo del Sinodo: le Houses dei vescovi, del clero e dei laici. Proprio il voto determinante di quest'ultimi ha bloccato le speranze dell'ala liberale della Comunione di vedere le donne accedere anche alle cariche ecclesiastiche più alte. Dal 1992, infatti, gli anglicani consentono alle donne di diventare sacerdoti, ma finora l'ordinazione a vescovi è sempre stata ostacolata per regioni teologiche.
Justin Welby -- che verrà intronizzato come nuovo arcivescovo e primate in occasione della cerimonia prevista il 21 marzo 2013 nella cattedrale di Canterbury -- ha definito durante il viaggio in Nigeria «scoraggiante» l'esito della votazione, ma ha comunque confermato la sua posizione: «È chiaro che le donne saranno vescovo all'interno della Church of England». Il futuro arcivescovo di Canterbury si era speso molto al Sinodo per l'accoglimento della proposta: «Voterò per la consacrazione e unirò la mia voce a quella di molti altri per sollecitare questo cambiamento».
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
La forza di Lolo. Riflessione di don Antonio Ucciardo
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Il Papa: l'amicizia con Bartolomeo I nata dalle sfide che ci uniscono (Izzo)
PAPA: AMICIZIA CON BARTOLOMEO I NATA DA SFIDE CHE CI UNISCONO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"Un'amicizia sincera e' nata tra noi con una grande visione comune delle responsabilita' alle quali siamo chiamati come cristiani e come pastori del gregge che Dio ci ha affidato".
Lo scrive Papa Ratzinger nel messaggio a Bartolomeo I, consegnato a Istanbul dal cardinale Kurt Koch che guida la delegazione inviata dalla Santa Sede in occasione della Festa di Sant'Andrea, patrono del Patriarcato Ecumenico.
"Fare arrivare l'annuncio dell'amore misericordioso di Dio all'uomo del nostro tempo, spesso distratto, piu' o meno incapace di una riflessione profonda sul senso della propria esistenza, preso da progetti e utopie che non possono che lasciarlo deluso", e' in particolare "la sfida urgente" che unisce la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli. Ma essa rappresenta anche "il motivo di una grande speranza perch si sviluppi una collaborazione sempre piu' grande, nel compito urgente di dare con rinnovato vigore testimonianza del messaggio evangelico al mondo contemporaneo".
Benedetto XVI torna inoltre a ringraziare il patriarca Bartolomeo I per la sua partecipazione e le parole pronunciate in occasione del 50esimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II.
Per Benedetto XVI, "lo scambio di delegazioni tra la Chiesa di Roma e la Chiesa di Costantinopoli che si rinnova ogni anno in occasione delle rispettive feste patronali di Sant'Andrea, al Fanar, e dei Santi Pietro e Paolo, a Roma", e testimonia "in maniera concreta il legame di prossimita'" che unisce Papa e Patriarca Ecumenico, "una comunione profonda e reale, benche' ancora imperfetta che si fonda non su ragioni umane di cortesia o convenienza, ma sulla fede comune nel Signore Gesu'".
Una volonta che "anche se la strada da percorrere puo' sembrare ancora lunga e difficile resta immutata".
© Copyright (AGI)
Il conflitto fra diritti umani e morale quotidiana (Lucetta Scaraffia)
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Da venerdì 7 dicembre le prediche d'Avvento di padre Cantalamessa al Papa e alla Curia
Da venerdì 7 dicembre le prediche d'Avvento di padre Cantalamessa al Papa e alla Curia
“Un anno di grazia del Signore”.
È questo il titolo delle meditazioni che, a partire da venerdì prossimo 7 dicembre – e per i due venerdì successivi – padre Raniero Cantalamessa, svolgerà nel corso delle prediche d’Avvento alla presenza del Papa e della Curia Romana, tenute nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, con inizio alle ore 9. “Nell’anno 2012-2013 – scrive il predicatore della Casa pontificia – la Chiesa vive tre grazie che sono anche tre impegni: l’anno della fede, il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II, l’appello a un rinnovato sforzo missionario, a seguito del Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione e la trasmissione della fede”.
Con la predicazione dell’Avvento, “sulla scia della Lettera apostolica di Benedetto XVI Porta fidei, si cerca di offrire – prosegue padre Cantalamessa – su ognuno di questi tre temi una riflessione spirituale, in modo che questo tempo, grazie all’unzione dello Spirito Santo, sia davvero un ‘anno di grazia del Signore come quello annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth”.
© Copyright Radio Vaticana
“Un anno di grazia del Signore”.
È questo il titolo delle meditazioni che, a partire da venerdì prossimo 7 dicembre – e per i due venerdì successivi – padre Raniero Cantalamessa, svolgerà nel corso delle prediche d’Avvento alla presenza del Papa e della Curia Romana, tenute nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, con inizio alle ore 9. “Nell’anno 2012-2013 – scrive il predicatore della Casa pontificia – la Chiesa vive tre grazie che sono anche tre impegni: l’anno della fede, il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II, l’appello a un rinnovato sforzo missionario, a seguito del Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione e la trasmissione della fede”.
Con la predicazione dell’Avvento, “sulla scia della Lettera apostolica di Benedetto XVI Porta fidei, si cerca di offrire – prosegue padre Cantalamessa – su ognuno di questi tre temi una riflessione spirituale, in modo che questo tempo, grazie all’unzione dello Spirito Santo, sia davvero un ‘anno di grazia del Signore come quello annunciato da Gesù nella sinagoga di Nazareth”.
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Vocazioni, il Papa: situazione difficile in Francia ed in Europa. Edonismo e relativismo segnano il contesto culturale (Izzo)
VOCAZIONI: PAPA, SITUAZIONE E' DIFFICILE IN FRANCIA E IN EUROPA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"In Europa la Chiesa non puo' restare indifferente di fronte alla diminuzione delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali, ne' degli altri altri tipi di chiamata che Dio ha suscitato nella Chiesa".
Lo afferma Benedetto XVI in un discorso rivolto questa mattina ai vescovi della Francia, paese dove il problema, sottolinea, e' particolarmente avvertito. "Vi e' un urgente bisogno - spiega il Papa - di mobilitare tutte le energie disponibili, in modo che i giovani possano ascoltare la voce del Signore". "Dio - infatti - chiama chiunque vuole e quando vuole". Per Ratzinger, "nonostante tutto, le famiglie e le comunita' cristiane rimangono una terra fertile e particolarmente favorevole".
© Copyright (AGI)
FRANCIA: PAPA, EDONISMO E RELATIVISMO SEGNANO CONTESTO CULTURALE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
In Francia oggi "il contesto culturale e sociale e' segnato dal relativismo e dall'edonismo" e cio' rende problematica la trasmissione della fede dai genitori ai figli.
Lo denuncia Benedetto XVI in un discorso ai vescovi d'Oltralpe ricevuti oggi in visita ad limina. Come vescovi, rileva il Pontefice, "siamo consapevoli del fatto che uno degli ostacoli piu' ardui per la nostra missione pastorale e' l'ignoranza dei contenuti della fede".
"In realta' - osserva Papa Ratzinger - e' diffusa una doppia ignoranza: l'ignoranza della persona di Gesu' Cristo e l'ignoranza della sublimita' dei suoi insegnamenti, del loro valore universale e permanente, nella ricerca del senso della vita e della felicita'".
"Questa ignoranza - di fatto - produce anche nelle nuove generazioni l'incapacita' di comprendere la storia e sentirsi erede di questa tradizione che ha la vita di forma, la societa', l'arte e la cultura europea". Per il Papa, "le famiglie e le comunita' dei giovani debbono essere al centro di ogni iniziativa evangelistica". Davanti alle "domande fondamentali dell'esistenza umana, che riguardano il senso della vita e della morte, il male, la malattia e la sofferenza, se presente nel nostro mondo", la Chiesa, conclude il Pontefice citando il Concilio Vaticano II e in particolare la Costituzione Gaudiume et Spes, "chiede a ogni cristiano di "rendere ragione della speranza che vive".
© Copyright (AGI)
L’ignoranza della fede. Benedetto XVI a vescovi francesi (O.R.)
Benedetto XVI a vescovi francesi
L’ignoranza della fede
L’ignoranza del contenuto della fede è uno dei problemi più gravi della nostra epoca e costituisce un ostacolo per la missione della Chiesa.
Il Papa, parlando al terzo e ultimo gruppo di vescovi francesi in visita «ad limina» — ricevuti questa mattina venerdì 30 — ha voluto essere ancora più preciso specificando che questa ignoranza riguarda innanzitutto la non conoscenza della persona di Gesù Cristo e il valore sublime e universale dei suoi insegnamenti.
Un problema che riguarda molti uomini e donne «compresi alcuni fedeli cattolici».
Per questo motivo, ha aggiunto Benedetto XVI, la nuova evangelizzazione «si presenta come un’urgenza particolare».
Soprattutto perché questa sorta di duplice ignoranza «provoca nelle nuove generazioni l’incapacità di comprendere la storia» e di sentirsi eredi di una tradizione, quella cristiana, che «ha modellato la vita, la società, l’arte e la cultura europee». Ma la situazione è tale che se si vogliono raggiungere i frutti sperati nella nuova missione evangelizzatrice sarà necessario coinvolgere a fondo le comunità e le parrocchie. E puntare soprattutto sull’educazione dei giovani.
«La Chiesa in Europa e in Francia — ha detto in sostanza il Papa — non può restare indifferente dinanzi alla diminuzione delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali, e neppure degli altri tipi di chiamate che Dio suscita nella Chiesa. È urgente mobilitare tutte le energie disponibili, affinché i giovani possano ascoltare la voce del Signore». Di fondamentale importanza in questo contesto sono gli istituti d’istruzione cattolici, poiché «sono al primo posto nel grande dialogo tra fede e cultura».
(©L'Osservatore Romano 1° dicembre 2012)
Gli interventi del card. Bagnasco su globalizzazione, economia, Ilva, scuole ed ospedali cattolici nell'articolato commento di Salvatore Izzo
GLOBALIZZAZIONE: BAGNASCO, SE CELA INTERESSI SPINGE A VIOLENZA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"L'utile di una parte dell'umanita' non puo' essere considerato il criterio per stabilire cio' che e' bene per tutti". Lo ricorda il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, aprendo i lavori del Forum del Progetto Culturale della Cei dedicato al tema della globalizzazione, che, sottolinea il porporato, "dev'essere regolamentata secondo giustizia, evitando che essa si configuri come l'espressione d'interessi particolari imposti universalmente".
Per Bagnasco, "va detto con chiarezza che questa e' una concezione errata del progresso umano e del suo sviluppo globale".
"Non stupiscono dunque - dice - le reazioni di rigetto, a volte altrettanto violente". Nel suo intervento al Forum presieduto dal suo predecessore alla guida della Cei, il cardinale Camillo Ruini, Bagnasco denuncia "un vero e grave fraintendimento di cio' che l'umanita', grazie soprattutto all'elaborazione del pensiero cristiano, ha stabilito essere realmente universale: la dignita' della persona, la salvaguardia della sua liberta', il rispetto della vita in ogni suo momento".
In effetti, ragiona Bagnasco, "una lettura unilaterale dei processi di globalizzazione puo' essere pericolosa perche' potrebbe giustificare una forma d'imposizione, a volte anche violenta, del globale sul locale". E "con un uso ideologico dei processi di globalizzazione, cio' che e' a fondamento di ogni comportamento umano, e che per questo puo' essere da tutti condiviso, rischierebbe di trasformarsi in qualcosa d'imposto, e percio' avvertito come estraneo al proprio essere e alla propria storia".
"L'ultimo decennio - osserva - sta a insegnarlo".
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BAGNASCO: NON ASSOLUTIZZARE L'ECONOMIA NE' LA LIBERTA' ECONOMICA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"Non bisogna assolutizzare l'economia, dal momento che essa e' solo un aspetto ed una dimensione della complessa attivita' umana". Lo riafferma il cardinale Angelo Bagnasco. Nello specifico, scandisce il porporato, "la liberta' economica e' solo un elemento della liberta' umana. Quando quella si rende autonoma, quando cioe' l'uomo e' visto piu' come un produttore o un consumatore di beni che come un soggetto che produce e consuma per vivere, allora perde la sua necessaria relazione con la persona umana e finisce con l'alienarla ed opprimerla". L
'alienazione "avviene ogni qual volta la persona si trova presa, e anzi soffocata, tra i due poli dello Stato totalitario e del mercato", Un'alternativa "sbagliata perche' dimentica che la convivenza tra gli uomini non e' finalizzata ne' al mercato ne' allo Stato, poiche' possiede in se stessa un singolare valore che Stato e mercato devono servire", spiega il presidente della Cei, che ha aperto questa mattina il Forum del Progetto Culturale della Cei con una lunga citazione della "Centesimus Annus" di Giovanni Paolo II, della quale ha rilevato la continuita' con la visione profetica di Paolo VI nella "Popolorum Progressio" (le due encicliche sono entrambe sulla scia della "Rerum Novarum" di Leone XIII).Papa Montini, infatti, "chiedeva di configurare un modello di economia di mercato capace d'includere, almeno tendenzialmente, tutti i popoli e non solamente quelli piu' attrezzati. Chiedeva che ci si impegnasse a promuovere un mondo piu' umano per tutti, un mondo nel quale tutti avessero "qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisse un ostacolo allo sviluppo degli altri". Rispetto al secolo scorso, rileva Bagnasco ricordando l'impegno del Papa polacco per la pace, la liberta' e la giustizia, "oggi, certamente ci troviamo in una situazione nella quale la contrapposizione tra i due blocchi, a cui alludevano queste parole, e' ormai superata. Ma non e' certo venuta meno - osserva - l'esigenza di salvaguardare il bene comune a livello globale. E soprattutto in maniera sempre piu' urgente emerge la necessita' di fornire un fondamento antropologico in grado di giustificare quella 'globalizzazione della solidarieta'' che Giovanni Paolo II auspicava". E Papa Ratzinger, sottolinea il presidente della Cei, si e' posto in continuita' con questa visione con la "Caritas in veritate". La globalizzazione, in questa Enciclica, costituisce una vera e propria sfida etica. L'etica, a sua volta, e' guidata e orientata dalla carita'". Infatti, come scrive Beendetto XVI, "solo con la carita', illuminata dalla luce della ragione e della fede, e' possibile conseguire obiettivi di sviluppo dotati di una valenza piu' umana e umanizzante. La condivisione dei beni e delle risorse, da cui proviene l'autentico sviluppo, non e' assicurata dal solo progresso tecnico e da mere relazioni di convenienza, ma dal potenziale di amore che vince il male con il bene".
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IMU: BAGNASCO, GRAVE SE SCUOLE CATTOLICHE COSTRETTE A CHIUDERE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
"Sarebbe molto grave se dovessero chiudere".
Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, interpellato riguardo alle scuole cattoliche che hanno dichiarato di non essere in grado di pagare l'Imu, in quanto si tratta di attivita' gia' in passivo e che rappresentano pero' un servizio che sgrava lo Stato da oneri rilevanti. Per Bagnasco, "c'e' preoccupazione soprattutto per la mancanza di contributi".
A questo proposito, il presidente della Cei (intervenuto in apertura del Forum per il Progetto Culturale) ha segnalato come urgente un passo a favore degli Istituti con aiuti che "lo Stato sarebbe giusto riconoscesse non tanto agli istituti scolastici, quanto alle famiglie, che hanno diritto a scegliere per i propri figli l'istruzione che ritengono piu' idonea". "Data la mancanza di questo contributo alle famiglie - ha proseguito - le scuole cattoliche si trovano in grandissima difficolta'. Sarebbe molto grave se dovessero chiudere, sia per i genitori, sia per l'intero sistema scolastico".
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SANITA': BAGNASCO PREOCCUPATO PER OSPEDALI CATTOLICI IN CRISI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
Preoccupazione per la situazione di difficolta' in cui versano molti ospedali cattolici, e' stata espressa oggi dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che ha aperto questa mattina il Forum del Progetto Culturale. Il presidente della Cei ha ricordato che dietro la crisi dell'ospedalita' cattolica "ci sonno tantissime persone e le rispettive famiglie: spero - ha detto ai giornalisti - che, attraverso una maggiore attenzione e l'approfondimento delle diverse situazioni, se ne possa uscire".
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ILVA: BAGNASCO, CRISI NON SENZA USCITE,BENE CHE GOVERNO SI OCCUPI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 nov.
La situazione dell'Ilva "mi pare che non sia cosi' senza uscita".
Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco che ha aperto questa mattina a Roma il Forum del Progetto Culturale della Cei. "C'e' la situazione gravissima di Taranto, anche di Genova e di Noli, ma sembra - ha spiegato il presidente dei vescovi italiani - che le diverse responsabilita' siano ancora piu' coinvolte nella situazione, per uscire da questo stallo gravissimo".
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Il Papa riceverà i circensi, a San Pietro spuntano giostra e tendone (Adnkronos)
Il Papa riceverà i circensi, a San Pietro spuntano giostra e tendone
Città del Vaticano, 30 nov. (Adnkronos)
Un grande tendone da circo con una giostra sono stati montati in piazza San Pietro, proprio accanto alle strutture del presepe che ancora deve essere completato, in vista dell'udienza che il Papa terrà domani nell'Aula Paolo VI con ''la gente dello spettacolo viaggiante'', ovvero i circensi.
La mattinata inizierà verso le 7.30, quando comincerà il raduno dei circensi davanti a Castel Sant'Angelo, quindi alle 8.30 prenderà via il corteo che da Castel Sant'Angelo arriverà in piazza San Pietro. Alle 10, poi, nell'Aula Paolo VI, comincerà lo spettacolo dal titolo: ''Aspettando il Papa'', coordinato da Alessandro Serena e da Ambra Orfei.
Si svolgeranno diverse esibizioni mentre si alterneranno anche bande musicali e gruppi folcloristici. Verrà anche proiettata la ''preghiera del clown'' di Totò, dal film 'Il più comico spettacolo del mondo', di Mario Mattioli, del 1953. Quindi alle 12 arriverà Benedetto XVI, ci sarà un breve saluto del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti, quindi verrà data la parola ad alcuni testimoni: clown ed esercenti di circhi. Successivamente si svolgeranno esibizioni tra cui quella degli allievi dell'Accademia dell'arte circense guidati da Andrea Togni e quindi il discorso del Pontefice. Al termine dell'udienza si svolgerà l'esibizione natalizia di un gruppo di zampognari.
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Il card. Vegliò: la Chiesa vicina ai circensi, domani l'incontro con il Papa (R.V.)
Il card. Vegliò: la Chiesa vicina ai circensi, domani l'incontro con il Papa
Far capire ai lavoratori dello spettacolo viaggiante che la Chiesa non li ha abbandonati, anche se oggi sono spesso costretti a vivere in condizioni di marginalità. E’ questo uno dei motivi dell’udienza che Benedetto XVI concede, domani mattina, a circa 7 mila tra circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e madonnari, provenienti da numerosi Paesi europei, ma anche dalla Russia e dagli Stati Uniti. L’udienza è il momento culminante di un pellegrinaggio che comincia oggi con una celebrazione eucaristica nella Basilica vaticana e uno spettacolo in Piazza del Popolo. Nelle due giornate sono allestiti in piazza San Pietro tre simboli dello spettacolo viaggiante, una giostra, un tendone da circo e un teatrino di burattini. Ma come nasce l’occasione di questa udienza? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti che lo ha organizzato:
R. - Il desiderio di essere ricevuti dal Santo Padre è maturato lo scorso anno, dopo l’udienza che il Pontefice ha concesso al mondo degli zingari, con i quali lo spettacolo viaggiante ha in comune l’esistenza itinerante. Alcuni rappresentanti di associazioni circensi hanno allora rivolto una domanda in tal senso al nostro Pontificio Consiglio. Ho risposto con entusiasmo, non solo per accontentare la loro richiesta, ma anche per far conoscere al Santo Padre la complessa realtà di questo mondo speciale e il ruolo che esso può svolgere nella nuova evangelizzazione. Anche la loro adesione è stata corale, tanto che attendiamo la partecipazione di oltre 7 mila persone, tra professionisti del circo, esercenti di luna park e delle fiere, artisti di strada, madonnari e burattinai, componenti di bande musicali e di gruppi folcloristici, provenienti dall’Europa, fin dalla Russia, dagli Stati Uniti e naturalmente in maggioranza dall’Italia.
D. - Quali sono le problematiche pastorali più attuali che riguardano i lavoratori e gli artisti dello spettacolo viaggiante?
R. - Anche in questo ambito la crisi economica fa sentire il suo peso e ha portato un calo dei visitatori, degli spettatori, un aumento dei costi delle attrezzature, di gestione e di affitto delle aree di sosta. Inoltre, gli spostamenti da una nazione all’altra sono resi più difficili dalle nuove norme di sicurezza più restrittive. A questi nuovi problemi si aggiungono quelli propri al loro stile di vita, caratterizzato da costanti spostamenti da una città all’altra, che genera provvisorietà, non consente di legarsi ad alcun luogo e crea difficoltà anche alla scolarizzazione dei figli. Il circo, per esempio, in media cambia luogo ogni settimana. Non di rado, nelle aree in cui sostano, sorgono difficoltà con la popolazione residente, e a volte anche con le autorità, per occupazione di suolo pubblico e disturbo alla quiete. La Chiesa è vicina alla famiglia dello spettacolo viaggiante per sostenerla e incoraggiarla nel suo cammino.
D. - Il titolo di un vostro convegno del 2010 definiva i Circhi e i Luna Park: ‘cattedrali' di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato’. Cosa significa?
R. - È vero, il tema di quel Congresso era molto forte: “Circhi e Luna park: ‘cattedrali’ di fede e tradizione, segni di speranza in un mondo globalizzato”. Posso dire che era stato scelto dai direttori nazionali che hanno usato questa metafora per sottolineare come sotto i tendoni del circo e nell’ambito delle feste, delle sagre, si possono comunicare agli altri le verità della fede e la bellezza della vita vissuta in comunione con Dio e nella preghiera. Spesso ciò avviene nel corso degli spettacoli in cui si trasmettono messaggi di serenità e di solidarietà con l’offerta di occasioni di sano divertimento. E la cattedrale è il luogo per eccellenza dell’incontro dell’uomo con Dio e con i fratelli, ove si cresce nella fede. Inoltre, l’arte dei fieranti e l’abilità professionale dei circensi possono essere canali per trasmettere il Vangelo e per testimoniare la bontà di Dio. La famiglia ne è il primo vettore, dove fondamentale è il ruolo della donna per l’educazione scolastica e religiosa dei figli.
D. - In questi anni di attività come presidente del Dicastero dei migranti ha avuto modo di conoscere la gente del circo, che impressione ne ha ricavato?
R. - Prima di assumere la guida del Pontificio Consiglio avevo poca familiarità con il mondo dello spettacolo viaggiante. Poi, per motivi d’ufficio, ho incontrato alcune persone impegnate nel settore e ho potuto conoscere la realtà del circo e della fiera in occasione dei congressi organizzati dal Dicastero. Ho così avuto modo di apprendere sulle loro condizioni di vita, le attività lavorative, la loro identità, le difficoltà che incontrano durante i loro spostamenti e l’emarginazione di cui spesso sono vittime. Ciò che mi ha particolarmente toccato è il loro spiccato senso dell’accoglienza e la serena convivenza che esiste al loro interno fra persone di diverse culture e religioni. Apprezzo molto il valore che danno alla famiglia, l’amore per gli anziani, il senso dell’amicizia, la solidarietà e la dedizione al lavoro. Questa udienza è anche segno del loro forte senso di religiosità.
D. - Quali ricordi personali ha del circo e c’è una figura artistica che predilige tra le diverse del mondo circense?
R. - I miei ricordi legati al Circo sono di gioia e vivacità. L’arrivo del Circo era una festa, uno spettacolo per tutti da non perdere. Mi vengono in mente gli occhi spalancati dei bambini, incantati di fronte alla perfezione atletica degli acrobati, al ritmo della musica, agli esercizi degli animali con i domatori, alla burla delle comiche, ai colori e alle luci. Il tutto è frutto di esercizio e di fatica, un insieme di bravura e di abilità. Dallo spettacolo viaggiante c’è molto da imparare, esso offre possibilità di aggregazione, di svago, di sana competizione, risveglia in ognuno il desiderio di mettersi in gioco. Un pensiero va anche al clown, alla sua comicità e goffaggine, all’apparente spensieratezza e alla sua grande capacità di coinvolgere il pubblico. Il clown mira a trasmettere un messaggio indirizzato a sollevare lo spettatore dai suoi problemi quotidiani per farlo spaziare nella fantasia e nel gioco.
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Giostra e tendone in Piazza San Pietro. Domani udienza dal Papa, diretta su Telepace dalle 10.30
Vaticano/ Giostra e tendone in piazza S.Pietro per incontro circo
7mila circensi e artisti di strada in udienza domani dal Papa
Città del Vaticano, 30 nov. (TMNews)
Una giostra a cavalli, un tendone del circo e un teatrino dei burattini sono stati installati in piazza San Pietro in occasione del pellegrinaggio di due giorni, oggi e domani, che compiono in Vaticano professionisti del circo, esercenti di luna park e delle fiere, artisti di strada, madonnari e burattinai, componenti di bande musicali e di gruppi folcloristici.
Domani l'udienza del Papa.
Sono previsti circa 7.000 partecipanti, provenienti da Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ungheria e Stati Uniti d'America. L'organizzazione del pellegrinaggio è promossa dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, della Conferenza episcopale italiana, Diocesi di Roma e associazioni di categoria.
L'evento si aprirà questo pomeriggio, alle 17, con messa nella basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano.
In serata, dalle 20.30 a mezzanotte, spettacolo circense a piazza del Popolo. Domani, alle 7.30 del mattino, gli artisti itineranti si raduneranno presso Castel Sant'Angelo Alle 8.30 partirà il corteo alla volta di piazza San Pietro. Alle 10, in Aula Paolo VI, inizierà lo spettacolo 'Aspettando il Papa', coordinato da Alessandro Simone e presentato da Ambra Orfei. L'arrivo di Benedetto XVI e il suo discorso sono previsti a mezzogiono.
Per l'occasione si esibiranno gli Allievi dell'Accademia d'Arte Circense guidati dal Direttore Andrea Togni, e il Maestro Mimmo Cuticchio, erede della tradizione dei cuntisti siciliani e dell'arte del puparo, con Elisa, Giacomo e Sara. L'udienza terminerà con l'esibizione natalizia di un gruppo di Zampognari.
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7mila circensi e artisti di strada in udienza domani dal Papa
Città del Vaticano, 30 nov. (TMNews)
Una giostra a cavalli, un tendone del circo e un teatrino dei burattini sono stati installati in piazza San Pietro in occasione del pellegrinaggio di due giorni, oggi e domani, che compiono in Vaticano professionisti del circo, esercenti di luna park e delle fiere, artisti di strada, madonnari e burattinai, componenti di bande musicali e di gruppi folcloristici.
Domani l'udienza del Papa.
Sono previsti circa 7.000 partecipanti, provenienti da Austria, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ungheria e Stati Uniti d'America. L'organizzazione del pellegrinaggio è promossa dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, della Conferenza episcopale italiana, Diocesi di Roma e associazioni di categoria.
L'evento si aprirà questo pomeriggio, alle 17, con messa nella basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano.
In serata, dalle 20.30 a mezzanotte, spettacolo circense a piazza del Popolo. Domani, alle 7.30 del mattino, gli artisti itineranti si raduneranno presso Castel Sant'Angelo Alle 8.30 partirà il corteo alla volta di piazza San Pietro. Alle 10, in Aula Paolo VI, inizierà lo spettacolo 'Aspettando il Papa', coordinato da Alessandro Simone e presentato da Ambra Orfei. L'arrivo di Benedetto XVI e il suo discorso sono previsti a mezzogiono.
Per l'occasione si esibiranno gli Allievi dell'Accademia d'Arte Circense guidati dal Direttore Andrea Togni, e il Maestro Mimmo Cuticchio, erede della tradizione dei cuntisti siciliani e dell'arte del puparo, con Elisa, Giacomo e Sara. L'udienza terminerà con l'esibizione natalizia di un gruppo di Zampognari.
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Sinodo dei Vescovi: testimoni credibili e nuovi linguaggi per la nuova evangelizzazione
Sinodo dei Vescovi: testimoni credibili e nuovi linguaggi per la nuova evangelizzazione
Di fronte alle sfide della nuova evangelizzazione, nell’attuale “clima culturale e morale di secolarizzazione e agnosticismo”, occorre “un rinnovato dinamismo delle comunità ecclesiali, nuovi linguaggi e nuovi mezzi e soprattutto testimoni credibili”: è quanto sottolinea un comunicato pubblicato al termine del XIII Consiglio ordinario della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi tenutosi il 26 novembre scorso.
All’inizio della riunione, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, ha presentato “un’accurata e particolareggiata analisi” degli argomenti emergenti dalle Proposizioni della recente XIII Assemblea sinodale sulla nuova evangelizzazione. È poi seguita una discussione dalla quale sono scaturiti “utili elementi” da sottoporre a Benedetto XVI in vista della sua Esortazione Postsinodale.
E’ necessario – è stato sottolineato – che la famiglia, la parrocchia e la scuola ritrovino “con particolare urgenza il loro proprio impegno educativo alla fede”. La Chiesa fa affidamento su queste cooperazioni perché la sua missione di evangelizzare trovi rinnovato impulso attraverso l’annuncio, l’iniziazione, la liturgia, la santità di vita. La Chiesa svolge oggi questa opera di novità nell’annuncio attraverso tutti i soggetti responsabili, pastori e fedeli laici. E il Vangelo che annuncia – è stato affermato - coinvolge tutto l’uomo ed è destinato a ogni uomo: battezzati, credenti allontanatisi dalla pratica ecclesiale della fede, non credenti, indifferenti, credenti di altre confessioni cristiane, credenti di altre confessioni religiose, secondo il mandato del Signore Risorto”. La prossima riunione si terrà il 23 e 24 gennaio 2013.
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COMUNICATO: SECONDA RIUNIONE DEL XIII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI
COMUNICATO: SECONDA RIUNIONE DEL XIII CONSIGLIO ORDINARIO DELLA SEGRETERIA GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI , 30.11.2012
Dal 7 al 28 ottobre scorso è stata celebrata la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Con i lavori sinodali hanno avuto coincidenza importanti eventi ecclesiali, quali il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, il 20° anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e l’inizio dell’Anno della fede, che il Santo Padre Benedetto XVI ha indetto con la Lettera Apostolica in forma di "motu proprio" Porta fidei.
Per dare seguito alle riflessioni sinodali, il tema della nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana ha ispirato i lavori della seconda riunione del XIII Consiglio Ordinario della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi che ha avuto luogo il giorno 26 novembre 2012. All’inizio della sessione il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Sua Ecc.za Rev.ma Monsignor Nikola Eterović, ha esordito riferendosi al mandato missionario di Gesù: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15), come momento originario della predicazione del Vangelo, che conserva il suo perenne richiamo per tutta l’azione evangelizzatrice della Chiesa in ogni tempo.
Ai lavori della seconda riunione del XIII Consiglio della Segreteria Generale hanno partecipato: Sua Em.za Rev.ma Card. Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sud Africa); Sua Em.za Rev.ma Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace (Città del Vaticano); Sua Em.za Rev.ma Card. Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, Presidente della Conferenza Episcopale (Ungheria), Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell'Europa (C.C.E.E.); Sua Em.za Rev.ma Card. Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India), Segretario Generale della "Federation of Asian Bishops' Conferences" (F.A.B.C.); Sua Em.za Rev.ma Card. Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile); Sua Em.za Rev.ma Card. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (Rep. Democratica del Congo); Sua Em.za Rev.ma Card. Donald William Wuerl, Arcivescovo di Washington (Stati Uniti d'America); Sua Em.za Rev.ma Card. Luis Antonio G. Tagle, Arcivescovo di Manila (Filippine); Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč degli Ucraini; Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto (Italia); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Salvatore Fisichella, Arcivescovo titolare di Voghenza, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (Città del Vaticano); Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Santiago Jaime Silva Retamales, Vescovo titolare di Bela, Ausiliare di Valparaíso (Cile), Segretario Generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (C.E.L.AM.).
Sono stati trattenuti nelle loro rispettive sedi da impegni pastorali Sua Em.za Rev.ma Card. Christoph Schönborn, O.P., Arcivescovo di Wien, Presidente della Conferenza Episcopale (Austria); Sua Em.za Rev.ma Card. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia); Sua Em.za Rev.ma Card. Timothy Michael Dolan, Arcivescovo di New York, Presidente della Conferenza Episcopale (Stati Uniti d’America).
Secondo l’ordine del giorno l’Eccellentissimo Segretario Generale ha presentato un’accurata e particolareggiata analisi degli argomenti emergenti dalle Proposizioni della recente XIII Assemblea sinodale, raggruppando in tre grandi sezioni i temi relativi alla trasmissione della fede nella nuova evangelizzazione.
È poi seguita una discussione, prima in due gruppi linguistici italiano e inglese e poi nella sessione plenaria, dalla quale sono scaturiti utili elementi da sottoporre al Santo Padre Benedetto XVI in vista dell’Esortazione Postsinodale che l’Assemblea ha chiesto al Papa di promulgare.
Il mandato missionario che il Signore rivolge agli apostoli tocca oggi l’impegno della Chiesa nella nuova evangelizzazione, con la quale si rivolge alla comunità umana universale, protagonista di mutamenti costanti nel processo di globalizzazione in un clima culturale e morale di secolarizzazione e agnosticismo. Tale situazione rappresenta anche una sfida e una possibilità per l’annuncio del Vangelo. Di fronte a tali sfide si richiedono un rinnovato dinamismo delle comunità ecclesiali, nuovi linguaggi e nuovi mezzi e soprattutto testimoni credibili perché sia trasmessa la fede alle nuove generazioni nei nuovi contesti sociali, dove le comunità naturali e tradizionali, quali la famiglia, la parrocchia e la scuola, ritrovano con particolare urgenza il loro proprio impegno educativo alla fede. La Chiesa fa affidamento su queste cooperazioni perché la sua missione di evangelizzare trovi rinnovato impulso attraverso l’annuncio, l’iniziazione, la liturgia, la santità di vita.
La Chiesa svolge oggi questa opera di novità nell’annuncio attraverso tutti i soggetti responsabili, pastori e fedeli laici. E il Vangelo che annuncia coinvolge tutto l’uomo ed è destinato a ogni uomo: battezzati, credenti allontanatisi dalla pratica ecclesiale della fede, non credenti, indifferenti, credenti di altre confessioni cristiane, credenti di altre confessioni religiose, secondo il mandato del Signore Risorto.
Fissata la data della prossima riunione nei giorni 23-24 gennaio 2013, il Consiglio ha concluso i lavori della seconda riunione con l’Angelus, chiedendo alla Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, Stella della nuova evangelizzazione, protezione e intercessione perché i frutti del Sinodo raggiungano l’intera comunità ecclesiale per alimentare l’opera di chi nell’annuncio del Vangelo trasmette la fede cristiana agli uomini del nostro tempo.
Bollettino Ufficiale Santa Sede
Il Vaticano ha annunciato di aver revocato il titolo di 'monsignore' a Helmut Schueller (Speciale)
Clicca qui per leggere la notizia segnalataci da GR2 e Laura.
Il Papa: Le scuole cattoliche hanno oggi una responsabilità storica (Sir)
BENEDETTO XVI: AI VESCOVI FRANCESI, SCUOLE CATTOLICHE HANNO “PRESTIGIO MERITATO”
Le scuole cattoliche “hanno oggi una responsabilità storica: luoghi di trasmissione del sapere e di formazione della persona, di accoglienza incondizionata e di apprendimento della vita in comune, beneficiano spesso di un prestigio meritato”: lo ha detto oggi Benedetto XVI ricevendo in visita ad limina il terzo gruppo di vescovi francesi, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario delle apparizioni mariane a Lourdes.
“Uno dei più gravi problemi della nostra epoca - ha osservato - è l’ignoranza della pratica religiosa da parte di uomini e donne, compresi fedeli cattolici”: “Quest’ignoranza produce inoltre, nelle nuove generazioni, l’incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha forgiato la vita, la società, l’arte e la cultura europea”.
La nuova evangelizzazione, ha precisato, passa dunque “attraverso le scuole e l’opera multiforme dell’educazione cattolica”, e il coinvolgimento di “comunità e parrocchie” ma soprattutto laici, “che nella società francese sono già una realtà incoraggiante”.
Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza degli istituti cattolici, “luoghi d’insegnamento e dialogo, ma anche centri di ricerca, che devono essere sempre più sviluppati, più ambiziosi”.
Ha poi incoraggiato i vescovi francesi “a coltivare il rigore accademico e a tessere legami più intensi di comunicazione e di collaborazione con università di altri Paesi”.
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Il Papa: uno dei problemi più gravi della nostra epoca è quello dell'ignoranza religiosa pratica nella quale vivono molti uomini e molte donne, compresi alcuni fedeli cattolici
Francia/ Papa: C'è ignoranza del cristianesimo anche tra i fedeli
Udienza ai vescovi francesi in visita 'ad limina apostolorum'
Città del Vaticano, 30 nov. (TMNews)
La Chiesa cattolica francese "si iscrive in una lunga linea di santi, di dottori, di martiri e di confessori della fede. Siete gli eredi di una grande esperienza umana e di una immensa ricchezza spirituale". Lo ha detto il Papa ad un gruppo di vescovi francesi in visita 'ad limina apostolorum' in questi giorni. "
Queste origini e questo passato glorioso, sempre presenti nel nostro pensiero e cari al nostro spirito, ci permette di nutrire una grande speranza, al tempo stesso solida ed ardita, nel momento di rilevare le sfide del terzo millennio e di ascoltare le attese degli uomini della nostra epoca, ai quali Dio solo può dare una risposta soddisfacente".
"Per questo motivo - ha proseguito il Papa - uno dei problemi più gravi della nostra epoca è quello dell'ignoranza religiosa pratica nella quale vivono molti uomini e molte donne, compresi alcuni fedeli cattolici":
"Uno degli ostacoli più ardui della nostra missione pastorale - ha proseguito - è l'ignoranza del contenuto della fede.
Si tratta in realtà di una doppia ignoranza: una mancanza di conoscenza della persona di Gesù Cristo e un'ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti, del loro valore universale e permanente nella ricerca del senso della vita e della felicità.
Questa ignoranza produce inoltre nelle nuove generazioni l'incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha plasmato la vita, la società, l'arte e la cultura europea".
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Il Papa ai vescovi francesi: urgente affrontare l'ignoranza religiosa (Radio Vaticana)
Il Papa ai vescovi francesi: urgente affrontare l'ignoranza religiosa
La nuova evangelizzazione sarà davvero efficace se riuscirà a contrastare l’ignoranza della fede: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza all’ultimo gruppo di vescovi francesi, in visita ad Limina, ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa non ha mancato di mettere l’accento sul ruolo dei laici e dei giovani in particolare, per dare nuova vitalità alla speranza cristiana in Francia e in Europa. Infine, ha auspicato che nascano nuove vocazioni sacerdotali. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Uno dei “più gravi problemi della nostra epoca”, ha detto Benedetto XVI, è l’ignoranza religiosa nella quale vivono molte persone, “compresi i fedeli cattolici”. Una situazione, ha avvertito, che va affrontata con decisione come è stato ribadito nel Sinodo sulla nuova evangelizzazione:
“Il s’agit en realité d’une double ignorance…”
“Si tratta in realtà – ha evidenziato – di una doppia ignoranza”: una "scarsa conoscenza della persona di Gesù Cristo e un’ignoranza della sublimità dei suoi insegnamenti” di valore universale “nella ricerca del significato della vita e del bene”. Questa ignoranza – ha osservato – genera inoltre nelle nuove generazioni l’incapacità di comprendere la storia e di sentirsi eredi di questa tradizione che ha plasmato la vita, la società, l’arte e la cultura europea”. Ha quindi indicato nell’Anno della fede e nell’impegno per la nuova evangelizzazione l’occasione per rinnovare la testimonianza della fede. “Preghiera e azione – ha aggiunto – sono gli strumenti che il nostro Salvatore ci chiede sempre ancora di utilizzare”:
“La nouvelle évangélisation sera efficace…”
“La nuova evangelizzazione – ha affermato – sarà efficace se coinvolgerà profondamente le comunità e le parrocchie”. Ed ha sottolineato come “i segni di vitalità e l’impegno dei fedeli laici nella società francese siano già una realtà incoraggiante”. I laici, assieme ai vescovi e ai sacerdoti, “sono protagonisti nella vita della Chiesa e nella sua missione di evangelizzazione”. I laici, ha detto, sono “il volto del mondo nella Chiesa e al tempo stesso il viso della Chiesa nel mondo”:
“L’Eglise en Europe et en France ne peut rester…”
“La Chiesa in Europa e in Francia – ha poi avvertito – non può restare indifferente di fronte alla diminuzione delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali”. E’ urgente, ha detto, “mobilitare tutte le energie disponibili affinché i giovani possano ascoltare la voce del Signore”. Ed ha messo l’accento sulle famiglie e le comunità ferventi che rappresentano un “terreno particolarmente favorevole” per le vocazioni. Il Papa ha quindi rivolto il suo pensiero alla gioventù “speranza e avvenire della Chiesa nel mondo” mettendo in rilievo il ruolo dell’educazione cattolica. Un compito “ammirabile – ha detto – spesso difficile” che permette ai giovani di “assimilare i valori umani e cristiani” per tendere all’amore del vero e del bello. Ed ha rilevato che gli istituti cattolici sono al primo posto nel favorire il dialogo tra fede e cultura. In tale contesto, ha elogiato l’iniziativa di alcune diocesi per promuovere lo studio teologico tra i giovani:
“La théologie est une source de sagesse…”
“La teologia – ha detto – è una fonte di saggezza, di gioia” che “non può essere riservata solamente ai seminaristi, ai sacerdoti e alle persone consacrate”. Proposta a numerosi giovani e adulti li “conforterà nella loro fede e farà di loro, senza dubbi, degli apostoli audaci e convincenti”.
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Navarro Valls: Benedetto XVI non è mai stato solo, non ha mai dubitato e ha preso decisioni radicali, senza esitazioni (Macaluso)
Clicca qui per leggere la bella intervista segnalataci da Gemma.
Palestina. Santa Sede: siamo al di sopra delle parti (Izzo)
PALESTINA: VATICANO, NOI SIAMO AL DI SOPRA DELLE PARTI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 29 nov.
La Santa Sede "ha seguito direttamente e con partecipazione" i passi che hanno condotto all'importante decisione del riconoscimento dell'Autonomia palestinese come osservatore all'Onu, "sforzandosi di rimanere al di sopra delle parti e di agire in linea con la propria natura religiosa e la missione universale che la caratterizza, nonche' in considerazione della sua attenzione specifica alla dimensione etica delle problematiche internazionali".
Lo afferma una nota diffusa dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
"La Santa Sede - afferma ancora la nota - ritiene che la votazione odierna debba essere inquadrata nei tentativi di dare una soluzione definitiva, con il sostegno della comunita' internazionale, alla questione gia' affrontata con la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tale documento pose la base giuridica per l'esistenza di due Stati, uno dei quali non e' stato costituito nei successivi sessantacinque anni, mentre l'altro ha gia' visto la luce".
In proposito, la nota vaticana cita le parole pronunciate da Papa Ratzinger il 15 maggio 2009, partendo dall'aeroporto internazionale di Tel Aviv, al termine del Suo pellegrinaggio in Terra Santa: "non piu' spargimento di sangue! Non piu' scontri! Non piu' terrorismo! Non piu' guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza.
Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento. Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignita' e a viaggiare liberamente. Che la soluzione di due Stati divenga realta' e non rimanga un sogno".
"Sulla scia di tale appello - conclude la nota - il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, intervenendo davanti all'Assemblea Generale del 2011, ha auspicato che gli Organi competenti delle Nazioni Unite adottassero una decisione che aiutasse a dare concreta attuazione a detto obiettivo".
© Copyright (AGI)
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 29 nov.
La Santa Sede "ha seguito direttamente e con partecipazione" i passi che hanno condotto all'importante decisione del riconoscimento dell'Autonomia palestinese come osservatore all'Onu, "sforzandosi di rimanere al di sopra delle parti e di agire in linea con la propria natura religiosa e la missione universale che la caratterizza, nonche' in considerazione della sua attenzione specifica alla dimensione etica delle problematiche internazionali".
Lo afferma una nota diffusa dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi.
"La Santa Sede - afferma ancora la nota - ritiene che la votazione odierna debba essere inquadrata nei tentativi di dare una soluzione definitiva, con il sostegno della comunita' internazionale, alla questione gia' affrontata con la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tale documento pose la base giuridica per l'esistenza di due Stati, uno dei quali non e' stato costituito nei successivi sessantacinque anni, mentre l'altro ha gia' visto la luce".
In proposito, la nota vaticana cita le parole pronunciate da Papa Ratzinger il 15 maggio 2009, partendo dall'aeroporto internazionale di Tel Aviv, al termine del Suo pellegrinaggio in Terra Santa: "non piu' spargimento di sangue! Non piu' scontri! Non piu' terrorismo! Non piu' guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della violenza.
Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento. Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con dignita' e a viaggiare liberamente. Che la soluzione di due Stati divenga realta' e non rimanga un sogno".
"Sulla scia di tale appello - conclude la nota - il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, intervenendo davanti all'Assemblea Generale del 2011, ha auspicato che gli Organi competenti delle Nazioni Unite adottassero una decisione che aiutasse a dare concreta attuazione a detto obiettivo".
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La lenta erosione dei valori cristiani. Lettera del metropolita Hilarion al cardinale Vingt-Trois
Lettera del metropolita Hilarion al cardinale Vingt-Trois
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
La lenta erosione dei valori cristiani
Mosca, 29. «Osserviamo con dispiacere l'erosione dei principi morali nella vita privata e pubblica che si sta producendo in un Paese con profonde radici cristiane». Per questo, è auspicabile che «i francesi rimasti fedeli alla morale tradizionale non siano rimasti indifferenti a un'iniziativa delle autorità francesi inaccettabile per i cristiani» e che «le forze sane della società» continuino a difendere attivamente tale morale. In una lettera inviata nei giorni scorsi al cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, il metropolita di Volokolamsk, Hilarion (Alfeyev), presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha espresso il sostegno e la volontà della Chiesa ortodossa russa di lavorare insieme alla Chiesa cattolica nella difesa dei valori cristiani.
«La mia lettera -- scrive Hilarion -- fa eco all'inquietudine suscitata dalle notizie provenienti dalla Francia sul progetto di legge che prevede la legalizzazione dei matrimoni omosessuali, elaborato dal Partito socialista al potere. Con la presente, vorrei esprimere la mia solidarietà e il mio sostegno alla vostra posizione coerente e senza compromessi che mette in evidenza il punto di vista veramente cristiano su questo problema». Il metropolita, assicurando che il Patriarcato di Mosca è pronto ad agire insieme alla Conferenza dei vescovi di Francia per la difesa dei valori etici del Vangelo, si dice comunque fiducioso anche in virtù delle «numerose manifestazioni che si sono svolte recentemente in molte città della Francia contro la legalizzazione delle unioni fra persone dello stesso sesso».
Com'è noto, il 7 novembre il Consiglio dei ministri francese ha approvato un disegno di legge sui matrimoni omosessuali che riconosce come “matrimonio” l'unione di due persone indipendentemente dal loro sesso ed estende a queste coppie anche il diritto di adozione. L'iniziativa, sostenuta dal presidente della Repubblica, François Hollande, ha suscitato nel Paese numerose proteste. Manifestazioni di massa hanno avuto luogo nelle settimane scorse a Parigi, Marsiglia, Lione, Tolosa, Nantes e in altre città. In alcuni casi, i cortei sono stati organizzati da organizzazioni laiche, in altri per iniziativa della Chiesa cattolica e delle comunità musulmane.
Va inoltre ricordato che sia il presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Mohammed Moussaoui, sia il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, sono intervenuti sull'argomento esprimendo la loro netta contrarietà al mariage pour tous. Moussaoui, citando il Corano, ha ribadito che il matrimonio, secondo la religione musulmana, è un patto fondato sul reciproco consenso teso a stabilire un'unione legale e duratura fra un uomo e una donna e alla creazione di una famiglia stabile guidata dai due coniugi. Il matrimonio omosessuale non è dunque assolutamente conforme ai principi della giurisprudenza musulmana. Bernheim -- facendo riferimento alla Bibbia, al diritto e all'antropologia -- ha invece sottolineato che il progetto «mette in discussione uno dei fondamenti della nostra società»; per il gran rabbino, che critica il «pensiero dominante», tale disegno di legge potrebbe portare a interferire addirittura con l'aspetto genealogico, con lo statuto del bambino e le identità sessuali.
La Chiesa cattolica francese si è espressa con fermezza anche nella recente assemblea plenaria della Conferenza episcopale. Il cardinale Vingt-Trois, nel suo discorso di chiusura, ha teso la mano verso le persone omosessuali, spiegando che la Chiesa è sempre disponibile ad accompagnare anch'esse sul «cammino verso la santità» ma sottolineando che quello del matrimonio è «un inganno» per gli stessi omosessuali e ricordando, ancora una volta, «i grandi assenti di questo dibattito: i bambini».
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
In dialogo con il mondo. A colloquio con il cardinale Philippe Barbarin in occasione della visita «ad limina» di vescovi francesi (Gori)
A colloquio con il cardinale Philippe Barbarin in occasione della visita «ad limina» di vescovi francesi
In dialogo con il mondo
di Nicola Gori
È un invito al coraggio, a trovare nuove forme per annunciare il Vangelo in una società ampiamente secolarizzata, e a tratti indifferente, quello che il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, rilancia nell'intervista al nostro giornale. La speranza è che «i francesi, con la fiducia in Dio, riscoprano tra l'altro il valore insostituibile del matrimonio cristiano tra un uomo e una donna» e la ricchezza del dialogo tra tutte le culture e tra fede e ragione. Con la certezza di rinvigorire questa speranza il porporato si appresta a compiere in questi giorni la visita ad limina Apostolorum.
Quanto è importante il dialogo tra fede e cultura nella società francese di oggi?
Il dialogo interculturale è sempre esistito. Si pensi agli scambi tra ebrei, musulmani e cristiani nel medioevo. Oggi possiamo trovare nuovi stimoli guardando a Giovanni Paolo II -- penso in particolare, all'enciclica Fides et ratio -- e nell'attitudine intellettuale così aperta di Benedetto XVI. Tutti ricordano del suo dialogo con il filosofo Jürgen Habermas. Recentemente poi, il Pontificio Consiglio della Cultura ha preso l'iniziativa di organizzare dei Cortili dei gentili in differenti grandi città. Sono dei luoghi in cui la fede cristiana entra in dialogo pubblico con la cultura contemporanea. In quanto a me, ho spesso occasione di incontrare i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, delle altre religioni, ma anche di filosofi come Luc Ferry o André Comte-Sponville. È sempre un arricchimento scoprire il pensiero di un altro; lo scambio ci aiuta a precisare e approfondire il nostro così come ad affinare l'espressione della nostra fede. Ciò ha una dimensione orizzontale? Lo spero bene, poiché abbiamo tutti per obiettivo di comprendere e di servire l'uomo.
La secolarizzazione per la Chiesa rappresenta un'opportunità o una sconfitta?
Una sconfitta? Forse. È sempre utile fare un esame di coscienza. Dobbiamo lasciarci interrogare. È chiaro che la nostra attitudine di discepoli di Cristo è lontana dall'essere quello che avrebbe dovuto essere in diversi momenti della storia. Di fronte alla secolarizzazione io parlerei di un avvertimento, un appello alla vigilanza per noi, oggi e domani. Ma occorre risolutamente andare avanti e rimettere il passato alla misericordia di Dio. L'ultima consegna di Gesù resta ancora attuale: «Andate, insegnate a tutte le nazioni...», e «sarete miei testimoni». Questa missione deve essere compiuta in un contesto veramente nuovo, all'interno di una società ampiamente secolarizzata. Dio offre la sua grazia in ogni momento della storia. Generosamente, dona «l'equipaggiamento» di cui abbiamo bisogno per rendere testimonianza nelle circostanze attuali. Ci sono delle questioni che sono eterne, ma ci sono anche molti interrogativi e situazioni nuove. Mi rallegro nel vedere tante iniziative prese nella mia diocesi, in Francia e nella Chiesa intera, per rilanciare la sfida dell'evangelizzazione in un mondo secolarizzato. Noto un reale slancio missionario nei cattolici francesi.
Il cinquantesimo dall'apertura del concilio Vaticano II dà lo spunto per riflettere su quale attuazioni abbiano avuto le raccomandazioni dei padri conciliari.
Certamente la Dei verbum ha segnato una svolta: la Parola di Dio, di cui l'Agnello stesso ci apre i sigilli è diventata il cibo di tutti e la sorgente che irriga la vita delle parrocchie e di tutte le comunità cristiane. Siamo coscienti che c'è ancora molto da fare. Potrei dire altrettanto del rinnovamento liturgico, del mistero della Chiesa, dell'attenzione al «mondo di questi tempi», dell'ecumenismo, del dialogo interreligioso. Nelle visite pastorali, la mia gioia più grande è di vedere in ogni parrocchia una équipe d'animazione e un gruppo più ampio, di 30, 60 o 100 persone che collaborano con il parroco e l'équipe pastorale. Si sentono veramente responsabili, non solo della vita e della buona organizzazione della parrocchia, ma anche della sua missione, dei bisogni e delle attese di tutti quanti, uomini e donne, che il Signore ci dona di incrociare e di servire. Nella primaziale San Giovanni di Lione stiamo per installare un vero ambone in pietra, in armonia con l'altare. Questo anniversario ci ha dato l'occasione di rileggere il concilio e di rimetterci al lavoro per mettere in opera tutto quello che ci propone.
Si è parlato dei malintesi del "matrimonio per tutti": progresso democratico o rottura sociale?
«Matrimonio per tutti», non è un progetto, è uno slogan. Basta aprire il progetto di legge per leggere che questo testo non riguarda i membri di una stessa famiglia. Dunque, non è «per tutti». Inoltre, come ha fatto notare padre Valadier, è un testo di una grande povertà. Si è dichiarato «esterrefatto dalla leggerezza del governo» e «sconfortato dalla debolezza e dalla vacuità degli argomenti». Essenzialmente, in fondo, è una menzogna. Comprendo che il legislatore voglia dare dei diritti a membri della società che soffrono per ingiustizie o discriminazioni. Ma non vedo come possa arrogarsi il diritto di cambiare il senso delle parole. Un matrimonio, tutti lo sanno, è l'unione tra un uomo e una donna. Non saranno i Parlamenti del XXI secolo che lo cambieranno. Il patriarca di Lisbona, dopo il voto di questa legge in Portogallo, dove l'adozione non è autorizzata, ha detto: «Ma rassicuratevi, tutti sanno quello che è un matrimonio». Io, come anche altri preti, sono in dialogo con numerose persone omosessuali. Sanno che sono amate e che saranno sempre accolte. Gli ricordo soprattutto che comunque Dio veglia su tutti e dice a ciascuno: «Tu sei prezioso ai miei occhi». Auguro che ognuno ascolti l'appello di Cristo e sia aiutato a corrispondervi.
Integrazione sociale e dialogo interreligioso. Due sfide per la Chiesa.
Non ho grandi competenze sociologiche per parlare di integrazione dal punto di vista sociale. Capisco che entrare nella tradizione e nella cultura francese non è la stessa cosa per chi arriva da un Paese latino, da un Paese slavo, dal Maghreb o dall'Africa subsahariana, dall'Asia o dall'America latina. I musulmani con i quali sono in dialogo sono molto preoccupati di porre le basi di un islam di Francia. Soffrono delle divisioni e delle pressioni politiche che vengono da Marocco, Algeria o Turchia. Recentemente, un responsabile musulmano di Lione, che ha partecipato alla manifestazione del 17 novembre contro il progetto di legge sul matrimonio, esprimeva le ragioni per le quali si trovava là e si rammaricava che i musulmani non erano stati più numerosi. Ringraziava la Chiesa cattolica per la chiarezza su questo tema. Chi ha letto i testi del pastore Claude Baty, presidente della federazione protestante, del grande rabbino di Francia, Gilles Bernheim, di M. Moussaoui, presidente del consiglio francese del culto musulmano, e quello della commissione episcopale famiglia e società ha potuto vedere come queste parole erano differenti ma chiaramente convergenti. A Lione, abbiamo preso l'abitudine di organizzare ogni due anni una giornata di incontro tra preti e imam. È un momento molto ricco e utilissimo per progredire nella conoscenza e nel rispetto reciproco. All'inizio di dicembre avrà luogo, sempre a Lione, il secondo forum nazionale islamo-cristiano. Personalmente, trovo che il dialogo con gli ebrei progredisca realmente. Me ne rendo conto negli scambi pubblici che ho abbastanza regolarmente con il grande rabbino Gilles Bernheim e anche durante gli incontri con i grandi rabbini americani, ai quali il cardinale Vingt-Trois, sulla scia del cardinale Jean-Marie Lustiger, invita ogni anno un gran numero di vescovi. Non abbiamo più paura di affrontare questioni difficili. Siamo capaci di stimarci e di continuare ad ascoltarci, anche quando si manifesta un disaccordo profondo.
Qual è il ruolo dei mass media nella nuova evangelizzazione?
Sono un elemento essenziale della vita sociale attuale. Dunque, non possono essere ignorati o lasciati da un lato nella missione dell'evangelizzazione dei nostri contemporanei. Si dice spesso che essere assenti dai media, è «cessare di esistere». L'espressione mi fa sorridere perché non vedo chi, nella Chiesa, è presente in maniera così intensa come le carmelitane, le trappiste, o i certosini dei quali i media non parlano mai! Detto ciò, se la Gaudium et spes chiede alla Chiesa di essere «nel mondo di questi tempi», ponendosi come serva, va da sé che dobbiamo prendere il nostro posto nell'universo mediatico. Il problema, sicuramente, è che la logica dei media non è sempre coerente. Hanno per missione di informare, ma all'improvviso la logica si inceppa a causa del diktat delle percentuali di ascolto e, talvolta, è tutto il sistema che si spaventa a causa della ricerca sfrenata del far parlare di sé. Mi sembra che dobbiamo lavorare con i mezzi della nostra epoca e anche provare a essere all'avanguardia. Ma occorre anche misurare i rischi, sapere che non è possibile del tutto anticipare né controllare e, come ha detto recentemente il cardinale Ricard, tutto ciò può condurre a un vero martirio mediatico.
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
In dialogo con il mondo
di Nicola Gori
È un invito al coraggio, a trovare nuove forme per annunciare il Vangelo in una società ampiamente secolarizzata, e a tratti indifferente, quello che il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, rilancia nell'intervista al nostro giornale. La speranza è che «i francesi, con la fiducia in Dio, riscoprano tra l'altro il valore insostituibile del matrimonio cristiano tra un uomo e una donna» e la ricchezza del dialogo tra tutte le culture e tra fede e ragione. Con la certezza di rinvigorire questa speranza il porporato si appresta a compiere in questi giorni la visita ad limina Apostolorum.
Quanto è importante il dialogo tra fede e cultura nella società francese di oggi?
Il dialogo interculturale è sempre esistito. Si pensi agli scambi tra ebrei, musulmani e cristiani nel medioevo. Oggi possiamo trovare nuovi stimoli guardando a Giovanni Paolo II -- penso in particolare, all'enciclica Fides et ratio -- e nell'attitudine intellettuale così aperta di Benedetto XVI. Tutti ricordano del suo dialogo con il filosofo Jürgen Habermas. Recentemente poi, il Pontificio Consiglio della Cultura ha preso l'iniziativa di organizzare dei Cortili dei gentili in differenti grandi città. Sono dei luoghi in cui la fede cristiana entra in dialogo pubblico con la cultura contemporanea. In quanto a me, ho spesso occasione di incontrare i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, delle altre religioni, ma anche di filosofi come Luc Ferry o André Comte-Sponville. È sempre un arricchimento scoprire il pensiero di un altro; lo scambio ci aiuta a precisare e approfondire il nostro così come ad affinare l'espressione della nostra fede. Ciò ha una dimensione orizzontale? Lo spero bene, poiché abbiamo tutti per obiettivo di comprendere e di servire l'uomo.
La secolarizzazione per la Chiesa rappresenta un'opportunità o una sconfitta?
Una sconfitta? Forse. È sempre utile fare un esame di coscienza. Dobbiamo lasciarci interrogare. È chiaro che la nostra attitudine di discepoli di Cristo è lontana dall'essere quello che avrebbe dovuto essere in diversi momenti della storia. Di fronte alla secolarizzazione io parlerei di un avvertimento, un appello alla vigilanza per noi, oggi e domani. Ma occorre risolutamente andare avanti e rimettere il passato alla misericordia di Dio. L'ultima consegna di Gesù resta ancora attuale: «Andate, insegnate a tutte le nazioni...», e «sarete miei testimoni». Questa missione deve essere compiuta in un contesto veramente nuovo, all'interno di una società ampiamente secolarizzata. Dio offre la sua grazia in ogni momento della storia. Generosamente, dona «l'equipaggiamento» di cui abbiamo bisogno per rendere testimonianza nelle circostanze attuali. Ci sono delle questioni che sono eterne, ma ci sono anche molti interrogativi e situazioni nuove. Mi rallegro nel vedere tante iniziative prese nella mia diocesi, in Francia e nella Chiesa intera, per rilanciare la sfida dell'evangelizzazione in un mondo secolarizzato. Noto un reale slancio missionario nei cattolici francesi.
Il cinquantesimo dall'apertura del concilio Vaticano II dà lo spunto per riflettere su quale attuazioni abbiano avuto le raccomandazioni dei padri conciliari.
Certamente la Dei verbum ha segnato una svolta: la Parola di Dio, di cui l'Agnello stesso ci apre i sigilli è diventata il cibo di tutti e la sorgente che irriga la vita delle parrocchie e di tutte le comunità cristiane. Siamo coscienti che c'è ancora molto da fare. Potrei dire altrettanto del rinnovamento liturgico, del mistero della Chiesa, dell'attenzione al «mondo di questi tempi», dell'ecumenismo, del dialogo interreligioso. Nelle visite pastorali, la mia gioia più grande è di vedere in ogni parrocchia una équipe d'animazione e un gruppo più ampio, di 30, 60 o 100 persone che collaborano con il parroco e l'équipe pastorale. Si sentono veramente responsabili, non solo della vita e della buona organizzazione della parrocchia, ma anche della sua missione, dei bisogni e delle attese di tutti quanti, uomini e donne, che il Signore ci dona di incrociare e di servire. Nella primaziale San Giovanni di Lione stiamo per installare un vero ambone in pietra, in armonia con l'altare. Questo anniversario ci ha dato l'occasione di rileggere il concilio e di rimetterci al lavoro per mettere in opera tutto quello che ci propone.
Si è parlato dei malintesi del "matrimonio per tutti": progresso democratico o rottura sociale?
«Matrimonio per tutti», non è un progetto, è uno slogan. Basta aprire il progetto di legge per leggere che questo testo non riguarda i membri di una stessa famiglia. Dunque, non è «per tutti». Inoltre, come ha fatto notare padre Valadier, è un testo di una grande povertà. Si è dichiarato «esterrefatto dalla leggerezza del governo» e «sconfortato dalla debolezza e dalla vacuità degli argomenti». Essenzialmente, in fondo, è una menzogna. Comprendo che il legislatore voglia dare dei diritti a membri della società che soffrono per ingiustizie o discriminazioni. Ma non vedo come possa arrogarsi il diritto di cambiare il senso delle parole. Un matrimonio, tutti lo sanno, è l'unione tra un uomo e una donna. Non saranno i Parlamenti del XXI secolo che lo cambieranno. Il patriarca di Lisbona, dopo il voto di questa legge in Portogallo, dove l'adozione non è autorizzata, ha detto: «Ma rassicuratevi, tutti sanno quello che è un matrimonio». Io, come anche altri preti, sono in dialogo con numerose persone omosessuali. Sanno che sono amate e che saranno sempre accolte. Gli ricordo soprattutto che comunque Dio veglia su tutti e dice a ciascuno: «Tu sei prezioso ai miei occhi». Auguro che ognuno ascolti l'appello di Cristo e sia aiutato a corrispondervi.
Integrazione sociale e dialogo interreligioso. Due sfide per la Chiesa.
Non ho grandi competenze sociologiche per parlare di integrazione dal punto di vista sociale. Capisco che entrare nella tradizione e nella cultura francese non è la stessa cosa per chi arriva da un Paese latino, da un Paese slavo, dal Maghreb o dall'Africa subsahariana, dall'Asia o dall'America latina. I musulmani con i quali sono in dialogo sono molto preoccupati di porre le basi di un islam di Francia. Soffrono delle divisioni e delle pressioni politiche che vengono da Marocco, Algeria o Turchia. Recentemente, un responsabile musulmano di Lione, che ha partecipato alla manifestazione del 17 novembre contro il progetto di legge sul matrimonio, esprimeva le ragioni per le quali si trovava là e si rammaricava che i musulmani non erano stati più numerosi. Ringraziava la Chiesa cattolica per la chiarezza su questo tema. Chi ha letto i testi del pastore Claude Baty, presidente della federazione protestante, del grande rabbino di Francia, Gilles Bernheim, di M. Moussaoui, presidente del consiglio francese del culto musulmano, e quello della commissione episcopale famiglia e società ha potuto vedere come queste parole erano differenti ma chiaramente convergenti. A Lione, abbiamo preso l'abitudine di organizzare ogni due anni una giornata di incontro tra preti e imam. È un momento molto ricco e utilissimo per progredire nella conoscenza e nel rispetto reciproco. All'inizio di dicembre avrà luogo, sempre a Lione, il secondo forum nazionale islamo-cristiano. Personalmente, trovo che il dialogo con gli ebrei progredisca realmente. Me ne rendo conto negli scambi pubblici che ho abbastanza regolarmente con il grande rabbino Gilles Bernheim e anche durante gli incontri con i grandi rabbini americani, ai quali il cardinale Vingt-Trois, sulla scia del cardinale Jean-Marie Lustiger, invita ogni anno un gran numero di vescovi. Non abbiamo più paura di affrontare questioni difficili. Siamo capaci di stimarci e di continuare ad ascoltarci, anche quando si manifesta un disaccordo profondo.
Qual è il ruolo dei mass media nella nuova evangelizzazione?
Sono un elemento essenziale della vita sociale attuale. Dunque, non possono essere ignorati o lasciati da un lato nella missione dell'evangelizzazione dei nostri contemporanei. Si dice spesso che essere assenti dai media, è «cessare di esistere». L'espressione mi fa sorridere perché non vedo chi, nella Chiesa, è presente in maniera così intensa come le carmelitane, le trappiste, o i certosini dei quali i media non parlano mai! Detto ciò, se la Gaudium et spes chiede alla Chiesa di essere «nel mondo di questi tempi», ponendosi come serva, va da sé che dobbiamo prendere il nostro posto nell'universo mediatico. Il problema, sicuramente, è che la logica dei media non è sempre coerente. Hanno per missione di informare, ma all'improvviso la logica si inceppa a causa del diktat delle percentuali di ascolto e, talvolta, è tutto il sistema che si spaventa a causa della ricerca sfrenata del far parlare di sé. Mi sembra che dobbiamo lavorare con i mezzi della nostra epoca e anche provare a essere all'avanguardia. Ma occorre anche misurare i rischi, sapere che non è possibile del tutto anticipare né controllare e, come ha detto recentemente il cardinale Ricard, tutto ciò può condurre a un vero martirio mediatico.
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)