L'arcivescovo Celli sulle nuove tecnologie comunicative
Come parlare di Dio in centoquaranta battute
di Mario Ponzi
Certamente c'è già una parte del popolo della rete in fermento: sebbene non ancora ufficialmente presentata, la notizia del prossimo “cinguettio” di Benedetto XVI su twitter ha fatto rapidamente il giro del mondo.
Dunque il social network delle «centoquaranta battute» si accinge a ospitare ancora una volta il Papa. La prima volta fu infatti nel giugno 2011, quando Benedetto XVI lanciò il portale del Vaticano www.news.va accompagnando il gesto proprio con un tweet.
Ora bisognerà attendere qualche settimana, poi riprenderanno i “cinguettii” -- cinguettare è la traduzione in italiano del termine twitter -- di Benedetto XVI. «L'iniziativa -- ci ha detto l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali -- è dovuta al desiderio del Papa di utilizzare tutte le opportunità comunicative offerte dalle nuove tecnologie, tipiche del mondo di oggi».
Lo stesso motivo che ispirò l'account della Chiesa cattolica universale, @Pope2YouVatican, un profilo collegato al portale, creato per la comunicazione con i giovani su piattaforme social come YouTube e Facebook.
«Del resto -- ci ha spiegato l'arcivescovo -- proprio ieri, durante l'udienza generale, il Papa ha manifestato ancora una volta questa sua volontà di riuscire a parlare di Dio a tutti gli uomini con ogni mezzo possibile. Ha ricordato la fondamentale, originaria importanza della comunicazione per la trasmissione della fede. Ha parlato di un metodo di Dio nel comunicare, il metodo dell'umiltà per cui Dio non ha esitato a farsi uno di noi per mostrarsi. Ha parlato di Gesù comunicatore che si è rivolto agli uomini del suo tempo usando il loro linguaggio».
E a questo punto monsignor Celli fa una precisazione significativa: «Il Papa entrando nel mondo della comunicazione digitale compie un gesto che ha la sua originalità nella storia stessa della Chiesa. In un certo senso lo ha spiegato egli stesso proprio ieri, parlando ai fedeli nell'Aula Paolo VI, quando, riferendosi alla lettera ai Corinzi, ha citato le parole dell'apostolo Paolo: “...quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l'eccellenza della parola o della sapienza...”.
Proprio in ciò è radicato il senso della presenza del Papa su twitter, il mondo del microblogging, della comunicazione moderna, veloce, immediata, inesorabile nel concedere solo centoquaranta battute per dire tutto quello che hai da dire.
Nel messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali Papa Benedetto XVI dopo aver sottolineato il valore del silenzio che aiuta e dà sostanza alle nostre parole, scrisse che anche pochissime parole danno la possibilità di trasmettere grandissimi messaggi. Certamente quando proponeva queste riflessioni non pensava a twitter. Però potremmo applicare questa sua riflessione proprio a questo mondo singolare. Così nei modi, nei tempi e nel linguaggio dell'uomo moderno egli intende portare Cristo nel mondo di oggi. E come Paolo certamente non vuole crearsi una squadra di ammiratori, lo ha ricordato proprio ieri sempre nella catechesi. Non vuole cioè entrare nella storia come “capo di una scuola di grandi conoscenze”. Vuole solo “guadagnare le persone “per l'Altro, per Lui, per il Dio vero e reale”».
La nuova iniziativa dovrebbe essere avviata prima di Natale. Il Papa indicherà i punti salienti di alcuni suoi discorsi, omelie o messaggi, che dovranno poi essere sintetizzati e adattati per il social. Si comincerà con le riflessioni domenicali proposte ai fedeli durante l'appuntamento per la preghiera mariana dell'Angelus in piazza san Pietro.
(©L'Osservatore Romano 30 novembre 2012)
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