mercoledì 28 novembre 2012

Immigrati, i vescovi europei: agire per accoglienza e cittadinanza (Izzo)

IMMIGRATI: VESCOVI EUROPEI, AGIRE PER ACCOGLIENZA E CITTADINANZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 27 nov. 

L'impegno "per il riconoscimento della cittadinanza ai bambini stranieri che nascono in Italia, estendendo lo jus soli" attualmente vigente in alcuni Paesi dell'Unione Europea, come la Gran Bretagna, e' uno degli obiettivi che si prefigge la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei. Lo ha affermato il presidente, monsignor Paolo Schiavon, intervenendo all'incontro dei delegati delle Conferenze Episcopali Europee per il settore.
"L'Italia da Paese di emigranti - con ancora oggi 4.200.000 emigrati all’estero - e' diventato con i suoi oltre 5 milioni di immigrati anche un Paese di forte pressione migratoria in Europa", ha rilevato il vescovo Schiavon che dopo aver denunciato i disagi causati da "una burocrazia che rende lunghi i tempi di riconoscimento delle persone migranti, con la semplificazione delle procedure riguardanti i documenti", ha sintetizzato le attivita' promosse dalla Cei attraverso Migrantes, tra cui "la cura delle comunita' di cattolici di altri Paesi presenti in Italia (sono oltre 700), con il contributo di 17 coordinatori nazionali delle diverse comunita'". La Cei, ha spiegato, e' impegnata anche nella formazione dei preti stranieri in Italia (oltre 3000), la cura del catecumenato, che nel 70 per cento dei casi riguarda stranieri (in particolare cinesi e albanesi).
"La pastorale per i migranti, le parrocchie e le comunità religiose devono impegnarsi affinché nessuno sia lasciato solo a se stesso. Si devono trovare i modi affinche' ognuno sia coinvolto nella comunita', e condivida con gli altri i doni ricevuti, inclusa la fede", ha osservato invece il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e coordinatore della sezione sulle migrazioni della Commissione Ccee "Caritas in veritate". "Nessuno - ha detto il porporato - puo' rimanere saldo nella fede se non la fa fruttificare nella missione". "Rimaniamo nella speranza - ha concluso - che le leggi e la cultura in Europa e nel mondo non siano di ostacolo ai credenti per vivere e testimoniare la propria fede. E speriamo che i fedeli che decidono di emigrare possano seminare la fede ovunque si rechino". 

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