Il cardinale Vegliò presenta il pellegrinaggio a Roma e l'incontro con Benedetto XVI nell'Anno della fede
La grande famiglia dello spettacolo viaggiante
Il primo appuntamento è per venerdì prossimo, 30 novembre, alle ore 17, nella basilica Vaticana, per i circa diecimila «artigiani della festa popolare» che si ritroveranno a Roma per celebrare, con una «due giorni di raduno», l'Anno della fede nel venticinquesimo anniversario della fondazione Migrantes. Circensi, fieranti, artisti di strada, bande musicali e pittoreschi madonnari -- rappresentanti di quella grande ed eterogena famiglia che anima lo spettacolo viaggiante -- giungeranno numerosi nell'Urbe per testimoniare quei valori che quotidianamente portano sulle strade del mondo e che proprio nella fede trovano la loro linfa vitale. Venerdì sera, in piazza del Popolo, a partire dalle 20.30 offriranno un saggio della loro maestria. Sabato mattina, poi, daranno vita a un caratteristico corteo che prenderà il via da Castel Sant'Angelo per giungere in Vaticano, dove nell'Aula Paolo VI, alle 11, incontreranno Benedetto XVI. Dell'iniziativa parla il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in questa intervista al nostro giornale.
Come è nata questa iniziativa?
È nata da un desiderio espresso da tutti coloro che vivono e lavorano nello spettacolo viaggiante: attingere nuovo entusiasmo presso la tomba di san Pietro e rinnovare la fedeltà al Papa. Essi intendono partecipare con più vigore alla missione della Chiesa, che «cammina insieme con l'umanità tutta», come leggiamo nella Gaudium et spes, e vuole «promuovere lo sviluppo integrale dell'uomo», secondo le parole di Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate. Si tratta soprattutto di quanti lavorano nei circhi, nei luna park e nelle giostre, di “madonnari”, gruppi folcloristici, burattinai e corpi bandistici. Il Papa accoglie queste persone per dire loro che, anche se talvolta sembrano confinate nelle periferie delle città e dei villaggi, sono sempre nel cuore della Chiesa.
Quanto è vasto il mondo dello “spettacolo viaggiante”?
Parliamo di una realtà molto vasta dal punto di vista numerico e altrettanto positiva per i valori con cui questi “artigiani della festa”, della meraviglia e del bello artistico arricchiscono le società di tutto il mondo. Si calcola che soltanto nell'Unione europea ci siano, per fare un esempio, tra i seicento e i mille circhi. Complessivamente in tutto il mondo si contano in milioni le persone che lavorano nello spettacolo viaggiante e nei parchi di divertimento, stagionali o fissi che siano. Del resto, proprio per il loro carattere popolare, gli spettacoli cui danno vita sono ormai entrati a far parte della nostra società come elementi tradizionali che ne integrano il patrimonio artistico e culturale. Al pellegrinaggio di questi giorni, a Roma, aspettiamo circa diecimila persone: in larga parte sono lavoratori circensi e fieranti, ma ci sono anche circa un migliaio di componenti di corpi bandistici, molti “madonnari” e burattinai, provenienti da varie regioni d'Italia. Ci saranno anche delegazioni dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna, dall'Austria, dal Belgio, dal Lussemburgo, dall'Olanda, dal Portogallo, dalla Romania, dall'Ungheria, dagli Stati Uniti e persino dalla Russia.
Come guarda la Chiesa a questo popolo itinerante?
La disponibilità del Papa ad accoglierli così, tutti insieme -- un fatto di per sé eccezionale se non addirittura storico -- conferma senza dubbio l'attenzione e la vicinanza della Chiesa a questo mondo così particolare. Ed è segno del rispetto e dell'apprezzamento per il valore sociale, culturale e artistico che esso offre all'umanità. D'altra parte, l'incontro con Benedetto XVI è anche occasione per esortare tutte le realtà ecclesiali a ravvivare l'impegno a favore di questa grande famiglia. Sarà un'ulteriore testimonianza che la missione della Chiesa si rivolge a tutti, senza distinzioni. In effetti questa gente, proprio per la singolare mobilità della loro vita, non avverte il senso di appartenenza a una comunità parrocchiale. E ciò si riflette negativamente sulla prassi religiosa, sulla frequenza ai sacramenti e sulla catechesi. Eppure l'itineranza incrementa in loro il desiderio di un'autentica partecipazione ecclesiale e di una crescita spirituale. Si avverte, quindi, anche in questo ambiente la necessità di una nuova evangelizzazione. Molto spesso le persone dello spettacolo itinerante, durante le soste nelle diverse località che incontrano sul loro cammino, cercano il contatto con la comunità parrocchiale, cercano la chiesa. La parrocchia, intesa proprio come comunità, dovrebbe mostrarsi sensibile verso queste persone, e assumere atteggiamenti di accoglienza e di ospitalità generosa, di disponibilità all'ascolto e al reciproco scambio.
Quali sono le difficoltà più grandi che oggi devono affrontare le persone dello spettacolo itinerante?
Innanzitutto una certa provvisorietà della vita e lo sradicamento continuo dagli ambienti e dalle persone. Fattori, questi, che inscrivono lo spettacolo viaggiante nella grande famiglia della mobilità umana, con tutto ciò che ne consegue: confronto continuo con i cambiamenti che sconvolgono una società sempre più pervasa dalla globalizzazione e percorsa da correnti secolariste; internazionalizzazione dei sistemi; pluralismo di nuove forme di religiosità; e non da ultima, la pesante crisi economica che tutti stiamo attraversando. Nonostante ciò, resta comunque gente che, come diceva Giovanni Paolo II, è sempre pronta a «far nascere il sorriso di un bambino e illuminare per un istante lo sguardo disperato di una persona sola, e, attraverso lo spettacolo e la festa, rendere gli uomini più vicini gli uni agli altri».
Quali opportunità può rappresentare lo spettacolo viaggiante per la missione della Chiesa?
Intanto lo spettacolo viaggiante è il luogo naturale del dialogo tre le culture e tra le religioni per una reciproca comprensione. Rappresenta però anche l'opportunità di incoraggiarsi a vicenda, di riscoprire il volto della solidarietà e della fratellanza, di costruire e alimentare insieme una cultura di pace. Tutti valori da sostenere e difendere per consentire a questi “artigiani della festa” del popolo di svolgere anche un'azione educativa, soprattutto nel dialogo con le giovani generazioni e con i più piccoli. Il circo e il luna park, in modo particolare, favoriscono la socializzazione, aiutano a sviluppare creatività e fantasia, e sono occasioni particolari per familiarizzare con altre persone e con gli animali.
Animali: ha toccato un argomento che fa molto discutere.
Gli animali sono tipici del circo classico, nel quale l'esibizione artistica realizzata con l'ausilio degli animali dimostra che l'uomo può stabilire relazioni di intesa e di collaborazione anche loro. Certo ciò presuppone un addestramento che deve senza ombra di dubbio essere svolto nel pieno rispetto dell'animale. In alcuni Paesi le autorità contrastano l'impiego di animali nello spettacolo, anche se il pubblico lo gradisce quando assume i contorni dell'impegno artistico. Vorrei da parte mia incoraggiare i proprietari dei circhi a vigilare sull'adeguato trattamento degli animali e sul mantenimento effettivo del loro benessere.
(©L'Osservatore Romano 28 novembre 2012)
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