Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
sabato 1 dicembre 2012
I temi al centro delle prime quattro catechesi del Papa sull'Anno della Fede (Lodovici)
I temi al centro delle prime quattro catechesi del Papa
L’amore è indispensabile ma la ragione illumina la fede
Giacomo Samek Lodovici
La credibilità e ragionevolezza della fede è uno dei temi portanti delle prime quattro catechesi del mercoledì tenute dal Papa da quando è iniziato l’Anno della Fede.
Quest’ultima, infatti, non è un salto nel buio, bensì 'un assenso con cui la nostra mente e il nostro cuore dicono il loro 'sì' a Dio.
Per Benedetto XVI ci sono varie e complementari strade per arrivare a questo traguardo. Per esempio, bisogna aver tempo di «guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che […] rinvia a Qualcuno che la possa colmare». Inoltre, «il nostro modo di vivere nella fede e nella carità diventa un parlare di Dio […] perché mostra con un’esistenza vissuta in Cristo la credibilità, il realismo di quello che diciamo con le parole»: è infatti ragionevole credere in un Dio-Amore se c’è qualcuno che in nome di Dio si dedica agli altri con grande zelo ed amore.
Ancora, il Papa ha richiamato in due udienze l’esortazione di san Pietro: «Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15). Ha spiegato che «sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede», e che «ai credenti viene chiesto […] di giustificare con motivazioni fondate la loro adesione alla parola del Vangelo». Ha anche ricordato che «la tradizione cattolica sin dall’inizio ha rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione». Del resto, Benedetto XVI si è pronunciato svariate volte in tal senso: è dunque un tema che gli sta molto a cuore, nel solco del Magistero di sempre e di Giovanni Paolo II, che ha addirittura dedicato l’intera enciclica Fides et ratio ai fruttuosi rapporti tra fede e filosofia.
Se le prime strade per arrivare all’assenso nei confronti dell’esistenza di Dio sono facilmente comprensibili, ci si può invece chiedere quale apporto possa mai recare la filosofia, visto che il credente ha già a disposizione sia la Rivelazione biblica, sia una conferma interiore in termini di slancio, affetto, senso di pace... Ora, certamente la fede non è un fatto intellettuale: lo stesso Benedetto XVI ha sottolineato che la fede è un «conoscere che dona sapore alla vita […] un modo gioioso di stare al mondo'; nondimeno la filosofia può fornire argomentazioni (nuove o antiche, se del caso da rigorizzare) per dimostrare sia l’esistenza di Dio, sia che Dio è Provvidente, che è Buono (nonostante la sofferenza dell’innocente) e altri suoi attributi, sia per dimostrare – per esempio – l’esistenza e l’immortalità dell’anima e diversi principi etici cristiani.
Ovviamente non possiamo riferire, qui e adesso, queste argomentazioni, ma possiamo sinteticamente mostrare almeno due loro apporti molti fecondi. Primo, esse possono essere proposte al non credente, accompagnandolo a comprendere che Dio esiste e/o che le affermazioni etiche cristiane sono vere, facendo leva su ciò che è condiviso da ogni uomo, cioè la ragione.
All’opposto, è sterile sia proporgli di abbracciare la fede e l’etica cristiane 'perché lo dice la Sacra Scrittura', in quanto egli non crede all’ispirazione divina della Bibbia, sia dirgli che Dio esiste, 'perché io lo sento nel mio cuore', perché egli può giustamente ribattere che potrebbe trattarsi di un’autosuggestione.
Secondo, queste argomentazioni possono soccorrere anche chi è già credente, giacché persino alcuni santi (da san Giovanni della Croce a Madre Teresa) hanno vissuto periodi di aridità spirituale interiore e di incertezza. In simili momenti, l’argomentazione filosofica può contribuire a superare i dubbi di fede, a vincere le incertezze, a perseverare.
La diffusione della fede richiede anzitutto un’ardente testimonianza di amore, ed è evidente che le argomentazioni filosofiche non convincono tutti (ed è anche per questo motivo che c’è chi le ha conosciute rimanendo ateo, o comunque chi le ha criticate. Tuttavia la loro fecondità è enorme.
© Copyright Avvenire, 1° dicembre 2012 consultabile online qui.
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