PAPA: MONSIGNOR NEGRI, LUI UN GIGANTE MA LA CHIESA E' DEBOLE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 dic.
"Il primo grazie a Dio e' per la presenza di Benedetto XVI, questo gigante mite e fortissimo che sostiene il cammino della Chiesa infondendole luce ed energia e quella novita' che rende il cristiano un uomo grande". Lo scrive il neo arcivescovo di Ferrara (e storico collaboratore del fondatore di CL, don Giussani) monsignor Luigi Negri, che pubblica su "Tempi" un suo personalissimo "Te Deum" di fine anno. Secondo il presule, pero', "la grandezza testimoniata dal Papa incontra una Chiesa che in piu' occasioni ha dimostrato una debolezza che non e' innanzitutto di carattere morale (debolezza che pure esiste, e di cui parlano e sparlano i mezzi di comunicazione sociale)", ma e' originata "dal rifiuto, piu' o meno consapevole, di ragionare e vivere secondo la cultura che nasce dalla fede".
In merito, il presule ciellino cita Jacques Maritain, il quale aveva detto dopo il Concilio Vaticano II che il pericolo della Chiesa era di inginocchiarsi di fronte al mondo. "Siamo deboli - spiega monsignor Negri - perche' il fondamento del nostro agire e conoscere non e' piu' la fede, ma il criterio del mondo". Secondo l'arcivescovo di Ferrara, "questa mancanza di una cultura cristiana umile e certa e' anche la ragione della mancanza di quel coraggio che ci e' stato testimoniato dai martiri cristiani che in Asia, Africa e Medio Oriente hanno potuto dire, come Asia Bibi: 'Se tu mi condanni perche' sono cristiana sono contenta'". Una debolezza, quella della Chiesa, che, sottolinea monsignor Negri, "incontra quella situazione di inconsistenza che caratterizza la vita della societa': l'individualismo consumista, il disprezzo di sé e dell’altro se non riducibile a un nostro possesso, la tendenza ad ottenere sempre il massimo benessere possibile".
"Tutto cio' - afferma il presule - fa della societa' un campo di violenza a cui ci stiamo abituando senza accorgerci. La violenza che va dal disgregamento della famiglia a quello della societa', dai suicidi e gli omicidi come soluzione ai problemi, alla manipolazione della vita fin dal concepimento". Su Tempi, monsignor Negri confida di aver vissuto una straordinaria esperienza "della grandezza del Papa" lo scorso ottobre, avendo avuto "la straordinaria opportunita' di stare al suo fianco durante il recente Sinodo in cui la sua presenza, testimonianza e insegnamento ci hanno garantito l’azione dello Spirito Santo in quei giorni". "Questa sua gigantesca testimonianza - conclude il neo arcivescovo accostando la figura di Benedetto XVI a quella del predecessore da lui stesso elevato all'onore degli altari il primo maggio del 2010 - diviene offerta per l'Anno della Fede in cui sara' ancora possibile, seguendo il Papa, ritornare alla fede", nello "stupore di una vita rinnovata, di cui il beato Giovanni Paolo II continua ad essere immagine per il cristianesimo di ogni tempo e quindi anche del nostro".
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In altri termini -il Vescovo mi perdoni se sbaglio nell'interpretare le sue parole- spesso le persone di Chiesa danno per scontata una superiorità culturale del "mondo moderno", e in particolare della sua leadership massonica, e si ritirano "in sagrestia"
RispondiEliminaLa Chiesa è debole perché deboli, paurosi, scarsi in dottrina - che sembra diventata un brutta parola -influenzabili dai media sono i suoi Pastori. Di conseguenza anche i semplici sacerdoti si sento autorizzati, in un verso o nell'altro, a dare con una certa freguenza il peggio di loro stessi. Dell'ultimo esempio si sta parlando ormai da giorni.
RispondiEliminaE' un problema di Fede.
Meno male che c'è Benedetto il cui predicare a parole e esempi, che oggi pare un gridare nel deserto, porterà buon frutto.
Alessia