Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
martedì 29 gennaio 2013
Card. Ouellet: così in sette anni il Papa ha ascoltato tutti i vescovi del mondo
Card. Ouellet: così in sette anni il Papa ha ascoltato tutti i vescovi del mondo
Benedetto XVI sta incontrando in questi giorni i vescovi italiani in visita ad Limina. Un evento che segue al completamento, in questi sette anni di Pontificato, delle visite di tutti i vescovi del mondo alla Sede Apostolica. Un traguardo su cui si sofferma il prefetto della Congregazione dei Vescovi, il cardinale Marc Ouellet, intervistato da Olivier Bonnel:
R. - La Visita “ad Limina” è di origini antichissime. La prima traccia si trova nella Lettera di San paolo ai Galati. Con la venuta dei vescovi a Roma, si rende visibile l’universalità della Chiesa, nella sua unità e nella sua diversità. Colpisce, infatti, l’universalità che proviene dalla pluralità delle culture, ma in profondità la sua universalità deriva da Cristo, l’unico salvatore.
D. - Quali sono i principali frutti di questi incontri?
R. - I frutti sono innanzitutto spirituali, perché venendo a Roma ogni vescovo conferma la professione della propria fede sulla tomba di San Pietro. Attraverso l’incontro del vescovo con il Papa, si rafforza l’unità e la collegialità tra i vescovi e il successore di Pietro e la Chiesa stessa si rinsalda nella comunione e nello slancio missionario.
D. - Ci sono, ovviamente, in tante diocesi situazioni difficili, a volte drammatiche: pensiamo ai tanti Paesi che vivono situazioni di guerra, come la Siria, o emergenze umanitarie, come l’Africa. La Chiesa si fa vicina particolarmente a chi è in difficoltà…
R. - Quando un vescovo giunge a Roma, porta in sé le gioie, le speranze e le sofferenze della sua Chiesa. Nella fraternità della Chiesa, si condividono le sofferenze provocate da tante situazioni negative e in questa condivisione ogni vescovo si sente sostenuto dal Papa e dai vescovi a svolgere la sua missione, a favore della giustizia e della pace.
D. - Il Papa, per quanto riguarda le diocesi in Occidente, è preoccupato in particolare per la questione antropologica: la famiglia, la tutela della vita, la libertà educativa ed ora anche l’obiezione di coscienza…
R. - Nell’incontro personale con i vescovi, il Papa si mostra padre di tutti e indica la via per ritrovare i fondamenti della persona, della famiglia, della tutela della vita e del senso autentico della libertà.
D. - Grande attenzione è anche rivolta dal Santo Padre alle Chiese che subiscono persecuzioni violenze, che non godono libertà religiosa…
R. - Non può essere diversamente, perché la libertà di professare la propria fede è stata introdotta nel mondo dal cristianesimo. Quest’anno, ricordiamo il 17.mo Centenario dell’Editto di Costantino, con il quale l’imperatore concesse la libertà di culto. Tale libertà appartiene alla persona in quanto tale ed è il fondamento di ogni altra libertà. Questo diritto deve essere riconosciuto e sancito dagli ordinamenti civili di ogni nazione e questo diritto della persona compete anche alle comunità religiose, che devono potersi organizzare e svolgere le loro attività culturali, educative ed assistenziali, secondo il proprio credo. La libertà religiosa - di cui il Beato Giovanni Paolo II è stato apostolo e pioniere - deve essere riconosciuta e promossa per tutti, come il Santo Padre insegna.
D. - Tutti i vescovi, commentando i colloqui con il Papa, restano colpiti dalla sua capacità di ascolto…
R. - Quello dell’ascolto è un tratto caratteristico della personalità del Papa. Questo ascolto si approfondisce con domande che il Santo Padre rivolge ai vescovi, che riguardano situazioni particolari e la vita stessa delle diocesi, in un dialogo fraterno e sincero, come si addice ai responsabili della Chiesa. Il Papa offre ad ogni vescovo l’esempio di come ascoltare, per poi guidare la Chiesa sulla via del Signore.
D. - Quali sono le impressioni del Santo Padre dopo questi incontri?
R. - Oserei rispondere con quanto disse Benedetto XVI, nell’omelia della Messa per l’inizio del suo Pontificato: “La Chiesa è viva. La Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”. Questa realtà, credo che il Santo Padre abbia potuto costatarla nei sette anni durante i quali ha incontrato i vescovi del mondo, riscontrando la vitalità della Chiesa su tutta la terra, che - tra le sofferenze del mondo - è continuamente ringiovanita e resa bella dallo Spirito Santo, con la forza del Vangelo.
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