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martedì 29 gennaio 2013
Osservatore Romano: Vaticano, finanze e fascismo, il tutto naturalmente condito dal segreto: ecco gli ingredienti appetitosi di un presunto scoop su 'The Guardian'
Vaticano/ 'Osservatore romano' contro 'Guardian': Falso scoop
"Notizie infondate messe assieme in modo maldestro e prevenuto"
Città del Vaticano, 29 gen. (TMNews)
"Vaticano, finanze e fascismo, il tutto naturalmente condito dal segreto: ecco gli ingredienti appetitosi di un presunto scoop su 'The Guardian', l'autorevole quotidiano londinese dove è stato pubblicato un articolo variamente ripreso dai media, ma che non meritava davvero alcuna attenzione".
Così l''Osservatore romano' in un corsivo intitolato 'Non si deve maltrattare la storia' e siglato dal direttore Giovanni Maria Vian commenta l'articolo recentemente uscito sul giornale britannico in merito a immobili che la Santa Sede possiede in Ighilterra, Svizzera e Francia.
"Si tratta - scrive il quotidiano vaticano - di un complesso di notizie imprecise o infondate, messe assieme in modo maldestro e prevenuto per sostenere che il Vaticano avrebbe costruito un impero immobiliare internazionale grazie ai 'milioni di Mussolini', una fortuna che sarebbe stata ottenuta in cambio del riconoscimento del regime da parte della Santa Sede nel 1929 e sulla quale graverebbe una coltre di segretezza. A completamento del quadro disegnato dall'articolo, documenti britannici del tempo di guerra non specificati attesterebbero attività contrarie agli interessi degli Alleati da parte di una società controllata dal Vaticano. Basta una lettura anche sommaria dell'articolo - scrive Vian - per liquidarlo come inconsistente, ma purtroppo la sua risonanza ha danneggiato, oltre moltissimi lettori, la più elementare verità storica".
Sarebbe bastato "davvero molto poco", scrive il direttore dell''Osservatore romano', "per ricordare che tra i patti del Laterano, i quali appunto nel 1929 chiusero la 'questione romana', vi era una convenzione finanziaria. E che secondo questo accordo l'Italia indennizzava definitivamente la Santa Sede con 750 milioni di lire in contanti e con un miliardo in titoli (equivalenti complessivamente a un miliardo e 200 milioni di euro circa): somma 'di molto inferiore specificava il testo firmato dalle due parti a quella che a tutt'oggi lo Stato avrebbe dovuto sborsare alla Santa Sede' in esecuzione della legge italiana delle Guarentigie, che era stata approvata unilateralmente nel 1871 ma che sempre era stata respinta dalla controparte. Non furono, dunque, gli accordi del Laterano un patto vergognoso tra Chiesa cattolica e fascismo, ma al contrario una soluzione necessaria ed equilibrata. Fu chiusa infatti, dopo oltre un sessantennio, una lacerazione dolorosa nel Paese. Tanto che a larghissima maggioranza i Patti furono inseriti nella Costituzione della Repubblica italiana nel 1947. Con valutazioni complessivamente positive da parte di storici di diverse tendenze e, in tempi diversi, da moltissime voci, tra cui quelle di esponenti politici come Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti".
"Quanto infine a presunte attività contrarie agli Alleati da parte della Santa Sede - prosegue Giovanni Maria Vian - proprio nel numero di dicembre della rivista trimestrale 'The Historical Journal' edita dall'università di Cambridge, la storica Patricia M. McGoldrick della Middlesex University di Londra pubblica un lungo e dettagliato studio sulle attività finanziarie vaticane durante la seconda guerra mondiale", di cui il quotidiano della Santa Sede riporta una sintesi. "Basato su alcune serie di documenti dei National Archives britannici di recente rese accessibili, l'articolo a conferma di quanto viene emergendo dalla ricerca storica dimostra esattamente il contrario di quanto è affermato con superficiale leggerezza nell'articolo pubblicato su 'The Guardian'. E cioè che, anche con legittimi investimenti in tempo di guerra compiuti soprattutto negli Stati Uniti, la Santa Sede sostenne gli Alleati contro il nazismo".
Con l'articolo 'I dollari del Papa contro Hitler' sulla ricerca dei National Archives britannici, a firma di Luca M. Possati, l''Osservatore romano' riporta che "all'inizio della seconda guerra mondiale il Vaticano spostò rapidamente i suoi titoli e le sue riserve auree dalle zone minacciate dall'occupazione nazista verso gli Stati Uniti, fece degli Stati Uniti il centro finanziario dal quale sostenere e amministrare la Chiesa universale e investì altri dieci milioni di dollari nell'economia americana". "In altre parole - chiosa il quotidiano vaticano - la Santa Sede usò lo strumento finanziario per combattere la follia nazista e alleviare le ferite dell'Europa. E lo fece con grande efficaci".
Inoltre, "dal 1939, come dimostrano i contatti di Nogara con Washington, il Vaticano investì ingenti somme in US Treasury Bills, nelle grandi aziende manifatturiere e tecnologiche, in compagnie come Rolls Royce, United Steel Corporation, Dow Chemical, Westinghouse Electric, Union Carbide e General Electric. E McGoldrick si spinge fino a parlare di 'un fiume di denaro dal Vaticano' utilizzato dall'industria bellica statunitense 'che sconfisse i nazisti e mise fine per sempre ai bestiali assassinii dell'Olocausto'". L''Osservatore romano' riporta i contenuti dell'articolo 'New Perspectives on Pius XII and Vatican Financial Transactions during the Second World War', pubblicato sul numero di dicembre della rivista trimestrale edita dalla università di Cambridge 'The Historical Journal'. Lo studio britannico, in particolare, ruota attorna alla figura di Bernardino Nogara, membro della direzione della Banca commerciale italiana e amico della famiglia Ratti, che nel 1929 viene chiamato alla guida delle finanze della Santa Sede.
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