Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
mercoledì 30 gennaio 2013
Un Padre che non si stanca di noi. All’udienza generale Benedetto XVI parla dell’onnipotenza di Dio come espressione di misericordia e perdono (O.R.)
Su segnalazione di Laura leggiamo:
All’udienza generale Benedetto XVI parla dell’onnipotenza di Dio come espressione di misericordia e perdono
Un Padre che non si stanca di noi
Non è facile parlare oggi della paternità di Dio, soprattutto nel mondo occidentale, segnato come è dalla disgregazione delle famiglie, da preoccupazioni e impegni assorbenti, e incapace di presentare modelli credibili di paternità.
Ma la rivelazione biblica, parlandoci di Dio, mostra cosa significhi veramente essere padre amoroso, misericordioso e capace di perdonare. È questo il senso della catechesi proposta da Benedetto XVI ai fedeli che hanno partecipato all’udienza generale di questa mattina, mercoledì 30 gennaio, nell’Aula Paolo VI.
Proseguendo le sue riflessioni sul Credo, il Papa si è soffermato in particolare sulla difficoltà del rapporto tra padri e figli in un contesto, come quello odierno, in cui persino la comunicazione si fa difficile e via via vien meno la fiducia nella figura paterna. Diventa dunque difficile, ha notato il Pontefice, anche soltanto «immaginare Dio come padre».
Ed ecco la proposta della rivelazione biblica e del Vangelo per capire quanto e come i sentieri e i pensieri di Dio siano profondamente diversi dai nostri. Dio si rivela, ha affermato il Papa, come Padre amoroso e misericordioso sino al punto da donare il suo Figlio per la salvezza dell’uomo. E «sulla croce gloriosa» ha aggiunto il Pontefice «avviene la manifestazione piena della grandezza di Dio come “Padre onnipotente”».
Questa onnipotenza, ha precisato Benedetto XVI, non vuol dire magia e non si esprime come forza arbitraria o asservita automaticamente a quelli che sono i desideri umani contingenti; essa è, al contrario, segnata «da una libertà amorosa e paterna», che mostra come solo chi è potente «può sopportare il male e mostrarsi compassionevole», può rispondere «al male con il bene, agli insulti col perdono, all’odio omicida con l’amore che fa vivere».
Solo così è possibile sconfiggere definitivamente il male «lavato dall’amore di Dio», ha concluso il Pontefice. In questo modo «la morte, la grande nemica, è inghiottita e privata del suo veleno, e noi, liberati dal peccato, possiamo accedere alla nostra realtà di figli di Dio».
(©L'Osservatore Romano 31 gennaio 2013)
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