Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
giovedì 28 febbraio 2013
Festa di popolo per il saluto al Papa (Galeazzi)
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Festa di popolo per il saluto al Papa
In piazza San Pietro 150 mila fedeli all’ultima udienza generale: da questa sera sarà “nascosto al mondo”
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
A San Pietro l’atmosfera è di una festa di popolo, eppure è un evento storico senza precedenti. Alla fine il Papa dimissionario si commuove e le braccia alzate verso il cielo sembrano ali. Davanti ai suoi occhi umidi la standing ovation della folla che ne scandisce il nome: è l’addio da brividi che una piazza gremita (150 mila fedeli) ieri ha tributato a Benedetto XVI. Un Papa «non è solo nel guidare la barca di Pietro» e io «non mi sono mai sentito solo», nel portare «gioia» e «peso» di questa «responsabilità». Ma anche da emerito, cioè «per sempre» il Papa non appartiene a se stesso, quindi «non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso».
Benedetto XVI nella ultima udienza generale del pontificato, si racconta, si spiega, con un discorso sereno pieno di spunti biografici e riflessioni universali. E conclude con l’augurio al suo successore e ai cardinali che dovranno sceglierlo. Autorità poche. Cardinali una settantina dei 208 molti devono ancora arrivare. Ma l’altro protagonista all’ultima udienza, oltre al pastore, è il gregge. Le dimissioni di Benedetto XVI forse non hanno convinto tutti i vescovi e i porporati, ma hanno creato un’ondata di rispetto, curiosità, affetto, ammirazione nel popolo di Dio, che all’ultimo appuntamento pubblico del Pontificato si è presentato in massa. «Vi ringrazio di essere venuti così numerosi», sorride Ratzinger, subito investito da un boato di applausi. Il suo discorso è impastato di riferimenti esegetici e teologici, ma scandaglia, con cenni lievi ma precisi, la storia del suo pontificato, i motivi delle dimissioni, le prospettive del suo futuro. E non manca di rispondere punto su punto alle contestazioni. «Il Vangelo purifica e rinnova, porta frutto, dovunque la comunità dei credenti lo ascolta e accoglie la grazia di Dio nella verità e vive nella carità», evidenzia il Papa che sin dalla Via Crucis che precedette la sua elezione denunciò la «sporcizia» nella Chiesa. Lo hanno descritto come un Papa solo, «zavorrato» da Bertone, ma lui chiarisce: «Non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino». E ancora: «Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze». Tutti sapevano che chi diventa Papa, come sottolinea lui stesso, «non ha più alcuna privacy». Meno evidente, invece, è che per il Papa emerito, il Vaticano sarebbe diventato un recinto all’interno del quale dedicarsi soltanto alla preghiera, alla riflessione. La gente comune gli scrive, come «fratelli e sorelle, figli e figlie, con il senso di un legame familiare molto affettuoso». Il Pontefice è di tutti, ribadisce, «appartiene alla Chiesa intera». Al termine un’ovazione emozionante, multicolore e multirazziale viste le rappresentanze di popoli di ogni dove. Un’acclamazione per l’ultimo saluto a quel Papa che da stasera sarà nascosto al mondo. Intanto i fedeli lo interrompono una dozzina di volte con gli applausi e alla fine la piazza esplode ritmando il nome del Pontefice, fin quando rientra nella cittadella vaticana a bordo della «papamobile». Sul sagrato di San Pietro, a sinistra, i cardinali che eleggeranno il suo successore applaudono, chi più chi meno convintamente. Alcuni, come l’arcivescovo di Vienna Schoenborn o quello di Boston O’Malley, rimangono più per conto loro, altri, come Re e Bertone, si scambiano impressioni prima che inizi l’udienza. Chi parlotta in piccoli circoli (Ruini con Law, Braz de Aviz con Antonelli). Ieri sera è stata l’ultima che Benedetto ha trascorso da Papa in Vaticano. Stamattina, alle 11, concede l’ultima udienza ai cardinali, che saluterà dopo un breve discorso introduttivo del decano del collegio Angelo Sodano. Poi chiuderà le valigie. Alle 16.55 lascerà il palazzo apostolico, salutato da Bertone nel Cortile San Damaso, alle 17 si congederà da Sodano all’eliporto vaticano, alle 17.15 arriva nel palazzo sulle pendici del lago albano. Ultimo atto pubblico, si affaccerà dal balcone di Castel Gandolfo per un breve saluto ai fedeli. Poi sparirà. E alle 20.01, decaduto da ruolo di Romano Pontefice, divenuto Papa emerito, gli Svizzeri smonteranno la guardia dal palazzo apostolico. Commenta padre Federico Lombardi: «L’ho visto con il sorriso con la serenità che deriva dalla coscienza di aver compiuto un buon lavoro, di aver scelto davanti a Dio, in accordo con ciò che Dio gli poteva domandare». Dopo una lunga ovazione i battimani lo hanno interrotto una dozzina di volte».
© Copyright La Stampa, 28 febbraio 2013
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