Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 feb.
L'espressione "valori non negoziabili", pronunciata da Benedetto XVI nel discorso ai parlamentari del Ppe del marzo 2006 e' una declinazione della sua idea che esistano "principi non negoziabili" espressa nella “Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”. Un documento centrale nella storia della Cheisa Cattolica di questo inizio di millennio, redatto nel 2002 a cura della Congregazione per la dottrina della Fede sotto la guida dello stesso Joseph Ratzinger che poi ne ha ripreso e sviluppato i contenuti negli otto anni del suo Pontificato. Papa Benedetto usa infatti questa formula (riferendosi alla promozione della vita umana dal suo concepimento fino alla fine naturale, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, all'educazione dei figli) per indicare la soglia morale al di sotto della quale nessuno secondo la Chiesa deve scendere, il nucleo etico di cui singoli e organizzazioni civili non possono disporre dal momento che esso è iscritto nella stessa natura.
"Il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale, con conseguente rifiuto dell'aborto procurato, dell'eutanasia e di ogni pratica eugenetica", rappresenta un impegno irrinunciabile "che si intreccia con quello del rispetto del matrimonio, come unione indissolubile tra un uomo e una donna e come fondamento a sua volta della comunita' di vita familiare", ha voluto ricordare Benedetto XVI lo scorso 22 settembre in un'occasione particolare: l'udienza concessa a Castel Gandolfo all'Internazionale DC.
"E' nella famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita", che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l'amore gratuito, ricevendo al tempo stesso, dal bambino al malato, all'anziano - ha ricordato il Pontefice - la solidarieta' che gli occorre".
Secondo il Papa , "e' ancora la famiglia a costituire il principale e piu' incisivo luogo educativo della persona, attraverso i genitori che si mettono al servizio dei figli per aiutarli a trarre fuori ('e-ducere') il meglio di se'". "La famiglia, cellula originaria della societa', e' pertanto - ha scandito - radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale".
Per Papa Ratzinger, il dibattito in atto in molti Paesi sui temi etici e' davvero importante. Infatti, "gli ambiti nei quali si esercita questo decisivo discernimento sono proprio quelli concernenti gli interessi piu' vitali e delicati della persona, li' dove hanno luogo le scelte fondamentali inerenti il senso della vita e la ricerca della felicita'". "Tali ambiti - ha tenuto a sottolineare - peraltro non sono separati, ma profondamente collegati, sussistendo tra di essi un evidente continuum costituito dal rispetto della dignita' trascendente della persona umana, radicata nel suo essere immagine del Creatore e fine ultimo di ogni giustizia sociale autenticamente umana"
Un autentico progresso della societa' umana - ha detto ancora il Pontefice - non potra' prescindere da politiche di tutela e promozione del matrimonio e della comunita' che ne deriva, politiche che spettera' non solo agli Stati ma alla stessa Comunita' internazionale adottare, al fine di invertire la tendenza di un crescente isolamento dell'individuo, fonte di sofferenza e di inaridimento sia per il singolo sia per la stessa comunita'".
Nel suo discorso all'Internazionale Dc, il Papa ha ricordato anche un'affermazione di Giovanni Paolo II nell'enciclica "Centesimus Anno", nella quale "correttamente" tra i diritti umani e' inserito il "diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalita'". Una sottolineatura che testimonia la continuita' tra Wojtyla e Ratzinger nella difesa dei piu' deboli, a tutela dei quali entrambi hanno alzato la voce per richiamare i governanti alle loro responsabilita'.
Secondo Benedetto XVI, infatti, "se e' vero che della difesa e della promozione della dignita' della persona umana sono rigorosamente e responsabilmente debitori gli uomini e le donne in ogni congiuntura della storia, come si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica, e' altrettanto vero che tale responsabilita' concerne in modo particolare quanti sono chiamati a ricoprire un ruolo di rappresentanza". I politici cattolici, cioe', "specialmente se animati dalla fede, devono essere capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza". "Utilmente - ha concluso il Papa teologo - risuona in questo senso il monito del libro della Sapienza, secondo cui il giudizio e' severo contro coloro che stanno in alto, monito dato pero' non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilita' di bene di cui sono capaci, secondo la misura e la missione che il Signore affida a ciascuno"
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PAPA: HA DIFESO IL MATRIMONIO PER DIFENDERE I PIU' DEBOLI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 feb.
"Nonostante tutte le impressioni contrarie, la famiglia è forte e viva anche oggi". Nel tradizionale incontro di Natale con la Curia Romana, il 21 dicembre scorso, Benedetto XVI ha voluto rincuorare cardinali e vescovi, ma anche l'opinione pubblica cattolica, sullo stato di salute dell'istituzione familiare, pur senza nascondere "la crisi che, particolarmente nel mondo occidentale, la minaccia fino nelle basi".
"Mi ha colpito - ha confidato il Papa - che nel Sinodo si sia ripetutamente sottolineata l'importanza della famiglia come luogo autentico in cui si trasmettono le forme fondamentali dell'essere persona umana. Le si impara vivendole e anche soffrendole insieme". Per Papa Ratzinger, in questo modo "si è reso evidente che nella questione della famiglia non si tratta soltanto di una determinata forma sociale, ma della questione dell'uomo stesso, della questione di che cosa sia l'uomo e di che cosa occorra fare per essere uomini in modo giusto". "Le sfide in questo contesto - ha elencato - sono complesse. C'è anzitutto la questione della capacità dell'uomo di legarsi oppure della sua mancanza di legami".
Iniziata in Occidente, sembra estendersi oggi in altre aree del mondo "una crisi della società coniugale, con tutto il carico di sofferenza e di disagio che questo comporta anche per i figli". Alla base di essa, ha osservato il Pontefice lo scorso 26 gennaio nel discorso di apertura dell'anno giudiziario della Rota Romana, c'è "la cultura contemporanea, contrassegnata da un accentuato soggettivismo e relativismo etico e religioso", che arriva a far dubitare "della capacità stessa dell'essere umano di legarsi". I giovani, cioè, arrivano a chiedersi "se un legame che duri per tutta la vita sia veramente possibile e corrisponda alla natura dell'uomo, o, piuttosto, non sia, invece, in contrasto con la sua libertà e con la sua autorealizzazione". Per il Papa si tratta di "una mentalità diffusa" che spinge a "pensare che la persona diventi se stessa rimanendo 'autonomà ed entrando in contatto con l'altro solo mediante relazioni che si possono interrompere in ogni momento".
"Attraverso "il rifiuto del legame umano, che si diffonde sempre piu' a causa di un'errata comprensione della libertà e dell'autorealizzazione, come anche a motivo della fuga davanti alla paziente sopportazione della sofferenza", di fatto si diffonde una situazione di acuta infelicità: "l'uomo - ha rilevato Joseph Ratzinger nel discorso alla Curia - rimane chiuso in se stesso e, in ultima analisi, conserva il proprio 'iò per se stesso, non lo supera veramente". Ed invece, ha osservato, "solo nel dono di sè l'uomo raggiunge se stesso, e solo aprendosi all'altro, agli altri, ai figli, alla famiglia, solo lasciandosi plasmare nella sofferenza, egli scopre l'ampiezza dell'essere persona umana", mentre "con il rifiuto di questo legame scompaiono anche le figure fondamentali dell'esistenza umana: il padre, la madre, il figlio; cadono dimensioni essenziali dell'esperienza dell'essere persona umana". "La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell'amore è una realtà meravigliosa, è l'unica forza che può veramente trasformare il mondo". Nella straordinaria liturgia all'aeroporto di Bresso, che ha concluso il 3 giugno l'Incontro Mondiale delle Famiglie, Benedetto XVI ha riconosciuto con queste parole la difficoltà di mantenere l'impegno della fedeltà assunto al momento del matrimonio che, ha spiegato, Gesu' ha voluto fosse un sacramento. "Il progetto di Dio sulla coppia umana - ha spiegato ai partecipanti al grande raduno milanese - trova la sua pienezza in Gesu' Cristo, che ha elevato il matrimonio a sacramento".
"Cari sposi - ha ricordato il Pontefice alle coppie presenti - con uno speciale dono dello Spirito Santo, Cristo vi fa partecipare al suo amore sponsale, rendendovi segno del suo amore per la Chiesa: un amore fedele e totale". "Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le vie per crescere nell'amore: mantenere un costante rapporto con Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di vista dell'altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile". Secondo Benedetto XVI, sono questi "gli elementi che costruiscono la famiglia". "Viveteli con coraggio certi che, nella misura in cui, con il sostegno della grazia divina, vivrete l'amore reciproco e verso tutti, diventerete - ha concluso - un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica".
L'amore a immagine di Dio che gli sposi incarnano "è fecondo nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell'educazione attenta e sapiente", ha detto ancora il Papa alla sterminata paltea dell'IMF. Il matrimonio cristiano, ha spiegato, "è fecondo per la società, perchè il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtu' sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione".
Secondo il Pontefice, "l'amore è ciò che fa della persona umana l'autentica immagine di Dio" e così gli sposi, "nel vivere il matrimonio" non si donano "qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera". "E il vostro amore - ha detto alle coppie giunte da 150 paesi - è fecondo innanzitutto per voi stessi, perchè desiderate e realizzate il bene l'uno dell'altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare" e lo è "per la società, perchè il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtu' sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione". "Cari sposi - ha chiesto il Pontefice - abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nelle fragilità. Ma anche voi figli - ha aggiunto Benedetto XVI parlando ora ai ragazzi - sappiate mantenere sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportunità per crescere nell'amore".
“Non cedete - ha invocato rivolto invece ai cattolici croati il 5 giugno 2011 - a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del matrimonio. Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo, senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un'altra persona”. “Care famiglie - ha esortato il Pontefice - gioite per la paternità e la maternità“, ricordando che “l'apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona, anzichè mortificarla”. “Il bene della famiglia - ha continuato - è anche il bene della Chiesa. L'edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della piu' grande famiglia della Chiesa, che la sostiene e la porta con sè. E reciprocamente, la Chiesa viene edificata dalle famiglie, piccole chiese domestiche”.
Per il Papa teologo, dunque, “è piu' che mai necessaria e urgente la presenza di famiglie cristiane”. “Cari fratelli e sorelle - ha detto ancora nell'Ippodromo di Zagabria - desidero esprimere il mio vivo apprezzamento per l'attenzione e l'impegno verso la famiglia, non solo perchè questa fondamentale realtà umana oggi, nel vostro Paese come altrove, deve affrontare difficoltà e minacce, e quindi ha particolare bisogno di essere evangelizzata e sostenuta, ma anche perchè le famiglie cristiane sono una risorsa decisiva per l'educazione alla fede, per l'edificazione della Chiesa come comunione e per la sua presenza missionaria nelle piu' diverse situazioni di vita”.
“È ben noto a ciascuno - ha sottolineato ancora il Pontefice - come la famiglia cristiana sia segno speciale della presenza e dell'amore di Cristo e come essa sia chiamata a dare un contributo specifico ed insostituibile all'evangelizzazione”. “Il beato Giovanni Paolo II, , affermava - ha quindi concluso Papa Ratzinger - che 'la famiglia cristiana è chiamata a prendere parte viva e responsabile alla missione della Chiesa in modo proprio e originale, ponendo cioè al servizio della Chiesa e della società se stessa nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e d'amore'“. “La famiglia cristiana - infatti - è sempre stata la prima via di trasmissione della fede e anche oggi conserva grandi possibilità per l'evangelizzazione in molteplici ambiti.esemplari. Preghiamo il Signore affinchè le famiglie siano sempre piu' piccole Chiese e le comunità ecclesiali siano sempre piu' famiglia”.
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