venerdì 28 giugno 2013

Ior, Valli: L’operazione trasparenza nasce con Ratzinger, che forse ha pagato anche per questo (Dessì)

Ior, Valli: "Francesco lo farà diventare una banca etica". Turco: "E' un tumore che la Chiesa deve estirpare"

Ignazio Dessì 

Qualche giorno fa Papa Francesco ha annunciato una commissione d’inchiesta sullo Ior, giusto un attimo prima insomma che scoppiasse il caso del vescovo di Salerno Nunzio Scarano, finito in manette insieme a uno 007 e a un broker con l’accusa di truffa ai danni dello Stato, calunnia e corruzione in seguito a una indagine sull' Istituto Opere Religiose. Ancora una volta l’istituto bancario vaticano invischiato dunque in fatti poco chiari.Ma cos’è lo Ior? Fondato ufficialmente da Pio XII nel 1942, ma con radici risalenti molto più indietro nel tempo, è lo strumento con cui il Vaticano cerca di fare investimenti a beneficio di opere religiose e umanitarie. Almeno ufficialmente. Ma la banca è legata anche ad avvenimenti poco edificanti che riportano alla mente nomi come quelli del Banco Ambrosiano, di Calvi o di Marcinkus, capitoli di una storia a dir poco tormentata. “Per anni e anni – spiega Aldo Maria Valli, vaticanista del Tg1, autore del libro “Il forziere dei Papi. Storie, volti e misteri dello Ior” – questo ente ha vissuto all’insegna di una ambiguità di fondo, quella di operare come organo della Santa Sede, vincolato da tutti i controlli italiani e internazionali in fatto di normative bancarie, e di sentirsi dire, davanti all’implicazione in qualche caso scabroso, che non essendone un organo centrale la Santa Sede non c'entra nulla”.Se ci son stati periodi di estrema chiusura da parte della Chiesa, stiamo assistendo però in questi giorni a qualcosa di nuovo, alimentato dalle decisioni del nuovo Papa Francesco. “Sicuramente Bergoglio ci sta mettendo lo zampino pesantemente – ammette Valli – e la decisione di istituire una commissione per indagare su cosa sia lo Ior, per vedere se la sua funzione sia in linea con la missione evangelizzatrice e di carità della Chiesa, la dice lunga. Il Santo Padre vuole capire cosa ha in mano e cosa ha ricevuto in eredità”. Anche se in verità lo zampino ha cominciato a mettercelo Benedetto XVI. L’operazione trasparenza nasce infatti con lui, che forse ha pagato anche per questo. “Con Ratzinger lo Ior – spiega il vaticanista - si apre alle normative internazionali e mette i suoi conti a disposizione dell’istituto europeo di controllo”. Stiamo certamente assistendo a una rivoluzione e Francesco ha intenzione di portare fino in fondo il cammino iniziato. Del resto ha detto “lo Ior è necessario fino a un certo punto”, facendo pensare a un progetto veramente diverso da ciò che conosciamo. Perfino qualcosa di imprevedibile. “Allo stato non sappiamo se il Papa vorrà mantenere lo Ior in vita o sopprimerlo – dice Valli - ma sicuramente si può pensare a una riforma consistente”.Una riforma che alla fine “potrebbe far somigliare lo Ior a una sorta di Banca Etica a disposizione di chi ha bisogno, sia all’interno della chiesa che fuori, con una logica non più di speculazione finanziaria, come avvenuto finora, ma di vero aiuto ai bisognosi”. Una inversione di prospettiva a 360 gradi con alla base una visione completamente diversa dell’economia. Un passo da compiere magari dopo un periodo di commissariamento. “Al momento non ci sono segnali precisi – chiarisce ancora Valli – ma la nascita della commissione con pieni poteri chiamata a riferire direttamente al Papa, mette comunque i vertici sotto osservazione”. Ed allora nasce una domanda: la Chiesa può fare a meno dello Ior? “La mia opinione personale – dice Valli - è che la Chiesa non solo può farne a meno ma deve farne a meno. Se davvero come ha detto Francesco deve essere povera e per i poveri, deve farlo. Si tratta di essere coerenti con quanto il Papa sta predicando ormai da mesi, un ente finanziario come quello attuale è incompatibile con questa visione della Chiesa e fa male alla sua immagine”.Un punto di vista non dissimile da quello di Maurizio Turco, coautore del libro Paradiso Ior, che si spinge però a conclusioni più radicali. “Il libro – spiega Turco - raccoglie una serie di episodi criminali che hanno la duplice caratteristica di essere sempre stati scoperti da altri e mai denunciati dal Vaticano, come in quest’ultimo caso”. Nonostante negli ultimi anni ci siano stati “tentativi del tutto mediatici per far credere che qualcosa stesse cambiando”, precisa lo scrittore. Certo l’opera mediatica era precedente a Bergoglio, non rapportabile nemmeno a Ratzinger, ed essenzialmente interna alla Curia che si rendeva conto che uno Ior con certe caratteristiche non poteva più reggere. Il libro vuole essere “un dossier per il Papa – rivela Turco - affinché si renda conto, attraverso i particolari dei casi citati, che una realtà come lo Stato Vaticano, con le sue immunità e il suo essere borderline tra uno stato religioso e uno stato come gli altri, non gli consentirà mai di avere una banca davvero trasparente”. Si è sempre detto che lo Ior serve alla Chiesa per operare in quei luoghi dove i cristiani soffrono, ma “dove i cristiani soffrono, guarda caso, i soldi non glieli fai arrivare col bonifico bancario. Nel caso Polonia – in cui Calvi finì impiccato non avendo onorato gli impegni per finanziare Solidarnosc - i soldi sono stati inviati nascosti nei sottofondi delle auto. Quanto alla Banca etica di cui si parla, vogliono farla sotto il capello dello Stato Vaticano, ovvero una monarchia assoluta. E non esiste uno Stato di tal fatta al mondo che possa entrare nelle Withe List per quanto riguarda gli accordi internazionali sull’antiterrorismo e il riciclaggio, perché gli organismi di controllo li nominano gli stessi che dovrebbero essere controllati”.Da questo punto di vista quindi “per me Bergoglio con la sua commissione è sinonimo di speranza e non di illusione a cui potrebbe seguire la delusione”. La speranza che l’organizzazione Santa Sede recuperi quella che è la propria missione. Perché una cosa è certa: lo Ior non c’entra nulla con la missione della Chiesa e non serve alla Chiesa. Ha solo consentito storicamente a privati di fare certe operazioni, ed anche stavolta leggiamo che monsignor Scarano ha portato 20 milioni in Italia per conto di alcuni suoi amici. In definitiva perché una confessione religiosa dovrebbe aver bisogno di una Banca? Questa è la domanda. La risposta è semplice e scontata. Lo Ior in definitiva è un tumore all’interno della Chiesa, un male che tutto inquina, e va estirpato”.

http://notizie.tiscali.it/articoli/interviste/13/06/ior-valli-turco-intervista.html?news

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