L'eredità del latino
«Senza pensare a un ripristino universale dello studio del latino in tutte le scuole, almeno i seminaristi e quanti si preparano al sacerdozio è bene che conoscano i fondamenti del latino, come eredi privilegiati di un'eredità unica nel cammino secolare della Chiesa nella nostra Europa occidentale»: così il gesuita GianPaolo Salvini conclude -- nel numero in uscita della «Civiltà Cattolica» -- il suo articolo dedicato alla Pontificia Accademia di Latinità istituita lo scorso 10 novembre da Benedetto XVI con il motu proprio Latina lingua.
Ragionando su quanto il presidente dell'Accademia, il rettore dell'università di Bologna Ivano Dionigi, scrisse il 22 novembre su «L'Osservatore Romano» (nell'articolo Il latino è morto. Viva il latino), Salvini sottolinea l'importanza della nuova istituzione culturale perché se è vero che non si possono ignorare tendenze culturali inarrestabili, è anche vero che non si deve «buttare a mare il vero e proprio tesoro costituito dal latino e da quanto esso ha rappresentato nei secoli e rappresenta tuttora». Non a caso la Chiesa usa ancora il latino in alcune grandi celebrazioni internazionali «per sottolineare la sua universalità e il suo legame irrinunciabile con la propria tradizione».
(©L'Osservatore Romano 31 maggio 2013)
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