giovedì 29 novembre 2012

Un pensiero aperto al confronto. Pierangelo Sequeri sull'intelligenza della fede (Filotei)

Pierangelo Sequeri sull'intelligenza della fede

Un pensiero aperto al confronto


«Sulla soglia della nostra istituzione si sono radunate le attese relative ad alcuni passaggi di società e di Chiesa. Queste attese interpellano il nostro ministero ecclesiale di teologi e formatori, insieme con la nostra più generale responsabilità di intellettuali credenti». Lo afferma il preside della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, Pierangelo Sequeri, nel saluto inaugurale dell'anno accademico 2012-2013.

Tra gli obiettivi che l'istituzione si propone, aggiunge, «il primo è quello di propiziare una migliore alleanza tra la solida vitalità della formazione cristiana di base e il pensiero alto dell'intelligenza teologica della fede. L'istituzione teologica specialistica si deve far carico delle migliori condizioni per la formazione di un pensiero cristiano attrezzato a confrontarsi, con totale rispetto delle competenze e senza sudditanza alcuna, con il vasto lavoro della ragione umana: nei domini dell'umanesimo etico e dell'invenzione artistica, della filosofia e della scienza, della conoscenza storica e della cultura politica, dell'interpretazione dei fatti di cultura e dell'esplorazione delle domande radicali sul senso».
L'istituzione teologica, che investe preziose risorse ecclesiali sulla vitalità del sapere della fede e sul rigore della sua elaborazione deve essere capace «di motivare quell'investimento: rendendone l'esercizio una vocazione appassionante per il credente, e un principio di soddisfazione per l'intera comunità cristiana», ha aggiunto il preside, sottolineando che «non deve essere trascurata l'importanza di restituire all'immagine condivisa dell'istituzione lo spirito e la pratica di un'amichevole reciprocità di conoscenza e di frequentazione della comunità cristiana: nel suo senso più ampio, ma anche più concreto».
Monsignor Sequeri pone poi l'accento su un secondo asse di orientamento dell'azione della facoltà: «la convergenza del cristianesimo sull'obiettivo di una “nuova evangelizzazione”», sottolineando in particolare che «la fede genera nuova vita, non si ripete. Il suo principio è lo Spirito di Dio, che non invecchia mai. Il primo passo della fede è la fede. L'atto della fede è la sua attuazione, non la sua memoria».
In questo ambito l'istituzione teologica si inserisce in molti modi ovvi, ricorda il preside, precisando però che «l'attuale congiuntura storica suggerisce un nuovo punto di attenzione. Nel passaggio odierno, infatti, insieme con la restituzione della fede alla sua vitalità generatrice, si decide qualcosa di cruciale per il futuro dell'umanesimo della generazione. La tecnica, l'economia, e -- progressivamente -- la politica dell'Occidente, sono largamente attraversate dall'impulso a secolarizzare gli utili di quell'umanesimo, sacralizzando le perdite. La tentazione, infatti, è quella di raccontare la storia della trasmissione della fede come un ingombro per la qualità civile dell'umanesimo dalla quale è finalmente possibile emanciparsi». In questa situazione generale «l'intelligenza della fede deve dunque iscrivere lo slancio del suo pensiero migliore dentro un nuovo e più affinato riconoscimento della sua tradizione e della sua storia. L'onestà intellettuale richiesta, la ricompenserà: la sua stessa storia, infatti, è capace di istruirla, se la teologia la interroga per imparare ciò che lo Spirito dice alle Chiese». Concludendo Sequeri sottolinea che «il pensiero della storia, rende concreta la storia del pensiero. E restituisce coscienza delle energie che hanno dato buona prova della loro vitalità generatrice. La lezione che Paolo Prodi ha preparato per noi [ne anticipiamo alcuni stralci nel testo pubblicato a lato] ci introduce nel modo più consono al nostro proposito di farci appassionatamente interroganti e responsabili del tempo che vogliamo abitare. Per la serietà della testimonianza, che vogliamo rendere nuovamente vitale, del Lògos della speranza che è in noi. Per il legame che vogliamo purificare, ma per nulla affatto recidere, con le generazioni che fecero l'impresa». (marcello filotei)

(©L'Osservatore Romano 29 novembre 2012)

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