domenica 13 gennaio 2013

Accoglienza e cooperazione. La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (Perego)

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Accoglienza e cooperazione


di Giancarlo Perego


«La Chiesa cammina insieme con l'umanità tutta» (Gaudium et spes, n. 40), per cui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (ibidem, 1). Con queste parole conciliari inizia il messaggio del Santo Padre per la novantanovesima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che viene celebrata in tutte le parrocchie italiane il 13 gennaio. Il riferimento al concilio Vaticano II, di cui si celebrano i cinquant'anni dal suo inizio, ispira la prima parte del messaggio di Benedetto XVI.

Il concilio Vaticano II segna un momento decisivo anche per la cura pastorale dei migranti e degli itineranti. La prospettiva ecclesiologica del Vaticano II, che sottolinea la dimensione di una Chiesa «che cammina con gli uomini», pellegrinante, e in una relazione nuova con il mondo, facendo sue le attese delle persone, soprattutto dei poveri, ha permesso di riconsiderare con occhi nuovi anche la mobilità umana e le migrazioni. La Gaudium et spes è il documento con il maggior numero di riferimenti ai migranti. La costituzione conciliare ricorda, anzitutto, di non sottovalutare tra i mutamenti sociali in atto (n. 6), quello di «moltissima gente» spinta a oggi a emigrare e come questo cambiamento sociale corrisponda anche a un cambiamento dello stile di vita. Da qui la necessità urgente di farsi prossimo di ogni uomo, e, tra gli altri, con «il lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato», oltre che l'attenzione a tutto ciò che offende la vita, come «le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, le condizioni di lavoro disumano» (n. 27). Dalla necessità di conoscere e avvicinare, difendere e tutelare le persone e le famiglie migranti, immigrati e rifugiati, vittime di tratta, nasce anche una pastorale delle migrazioni che sappia coniugare evangelizzazione e promozione umana, cercando di superare le disuguaglianze sociali, «le discriminazioni nei diritti individuali» e, nello specifico dei lavoratori migranti, «le discriminazioni nelle condizioni di remunerazione e lavoro» (n. 66). Ogni regolamentazione di flussi in partenza e in arrivo, che è diritto dello Stato -- come ricorda anche Benedetto XVI nel messaggio di quest'anno -- non può trasformarsi in una forma di chiusura, tantomeno di discriminazione verso coloro che, migranti per motivi economici o rifugiati, hanno di diritto di mettersi in cammino.
Nella seconda parte del messaggio, Benedetto XVI ricorda la sofferenza, la povertà, la disperazione che mettono in cammino molte persone oggi. Nel Dossier statistico del 2012, curato dalla Caritas e da Migrantes, si segnala come le migrazioni nascono in Paesi in cui abitano in totale un miliardo e 200 milioni di persone. Nel 2011 l'Italia ha vissuto l'incontro con 62.000 di loro. Un incontro che si è trasformato per oltre 25.000 persone in accoglienza in molte strutture dei comuni e delle parrocchie, anche se purtroppo in una emergenza non programmata e accompagnata, con il rischio di scadere in una nuova forma di assistenzialismo.
È questo “mero assistenzialismo” che il Santo Padre condanna nel suo messaggio. Un assistenzialismo che non promuove la dignità della persona ma la esclude da qualsiasi percorso di integrazione. Un assistenzialismo che prepara talora nuove forme di sfruttamento, perché spesso si conclude con la caduta nell'irregolarità. La qualità della nostra democrazia italiana ed europea passa necessariamente attraverso la qualità delle risposte alle persone e famiglie in cammino e in fuga, non solo in termini di accoglienza e di percorsi di integrazione, ma anche in termini di cooperazione internazionale che permetta alle persone, come ricorda il Papa, di vivere nel proprio Paese. Trasformare il cammino di disperazione di tante persone in un cammino di speranza diventa un impegno, una sfida educativa per le nostre comunità civili e religiose, se non si vuole che il cammino di disperazione si trasformi in un nuovo conflitto e scontro sociale.
Quest'anno la celebrazione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato avverrà in Italia a Bari, in Puglia. Da questa terra partirà l'invito alle Chiese in Italia a valorizzare “la risorsa migrante”, segnalando il valore aggiunto che i migranti offrono alla vita e alla crescita della comunità: con la loro storia, la loro cultura, la particolare esperienza religiosa. Una prospettiva integrale con cui leggere le migrazioni.

(©L'Osservatore Romano 13 gennaio 2013)

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