martedì 4 giugno 2013

Benedetto XVI: Gesù avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A FRASCATI, 15.07.2012

OMELIA DEL SANTO PADRE 


Cari fratelli e sorelle!

Sono molto lieto di essere oggi in mezzo a voi per celebrare questa Eucaristia e per condividere gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa Comunità diocesana. Saluto il Signor Cardinale Tarcisio Bertone, mio Segretario di Stato e titolare di questa Diocesi. Saluto il vostro Pastore, Mons. Raffaello Martinelli, e il Sindaco di Frascati, ringraziandoli per le cortesi parole di benvenuto con cui mi hanno accolto a nome di tutti voi. Sono lieto di salutare il Signor Ministro, i Presidenti della Regione e della Provincia, il Sindaco di Roma, gli altri Sindaci presenti e tutte le distinte Autorità.
E sono molto felice di celebrare oggi con il vostro vescovo questa Messa. Come egli ha detto è stato per più di venti anni per me un fedelissimo e molto capace collaboratore nella Congregazione per la Dottrina della Fede, dove ha lavorato soprattutto nel settore del catechismo e della catechesi con grande silenzio e discrezione: ha contribuito al Catechismo della Chiesa cattolica e al Compendio del Catechismo. In questa grande sinfonia della fede anche la sua voce è molto presente.
Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione (cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende. 
Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: cioè Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alla comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. Il successo lo lasciano a Dio.
La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire. E questo rimane il mandato della Chiesa: non predica ciò che vogliono sentirsi dire i potenti. Il loro criterio è la verità e la giustizia anche se sta contro gli applausi e contro il potere umano.
Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11). 
L’altra indicazione molto importante del brano evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio Gesù, la cura dei malati. Cura dei malati corporale e spirituale. Parla delle guarigioni concrete delle malattie, parla anche dello scacciare i demoni, cioè purificare la mente umana, pulire, pulire gli occhi dell’anima che sono oscurati dalle ideologie e perciò non possono vedere Dio, non possono vedere la verità e la giustizia. Questa duplice guarigione corporale e spirituale è sempre il mandato dei discepoli di Cristo. Quindi la missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.
Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori. 
E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa. Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone.
Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società. 

Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).
Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. 

I Documenti del Concilio contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane, per la formazione della nostra coscienza. Quindi leggetelo, leggete il Catechismo della Chiesa cattolica e così riscoprite la bellezza di essere cristiani, di essere Chiesa di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, ma sempre aperto e proteso all’annuncio del Vangelo.Cari fratelli e sorelle di Frascati! 
Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua Chiesa e il Regno di Dio è vicino. 
I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità. Amen.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana

1 commento:

laura ha detto...

C'era già tutto quello di cui ha parlato PF stamttina a proposito del politically correct.