Una ricerca promossa dall'episcopato cattolico
Negli Stati Uniti religiosi giovani e preparati
Washington, 29. Giovani, ben istruiti e con una forte propensione a partecipare alla vita comunitaria: è la “fotografia” sui religiosi e le religiose che emerge da una ricerca promossa dalla Conferenza episcopale negli Stati Uniti. Si tratta di uno studio commissionato al Center for Applied Research in the Apostolate (Cara), un istituto di ricerche basato presso la Georgetown University, che prende in esame un campione di oltre un centinaio tra nuovi membri di congregazioni, province religiose e monasteri, che hanno professato i voti perpetui di povertà, castità e obbedienza nel 2012.
L'analisi -- dal titolo New Sisters and Brothers Professing Perpetual Vows in Religious Life -- conferma una serie di tendenze, già apparse in precedenti studi, che riguardano principalmente tre caratteristiche: la giovane età media dei professi, il loro livello culturale e l'esperienza acquisita nell'ambito delle attività ecclesiali e nella società in generale, a partire dai servizi educativi. L'età media del campione di intervistati è risultata pari a 39 anni, la metà inoltre ha un'età di 37 anni o inferiore. Tra le religiose la più giovane ha dichiarato 23 anni, mentre la più anziana 66; tra i religiosi, invece, il più giovane 25 anni e il più anziano 62.
Significativo è anche il livello di istruzione, soprattutto se comparato con quello medio della popolazione: il 33 per cento dei religiosi e delle religiose hanno compiuto studi universitari, frequentando le lezioni in atenei cattolici. Questo dato si contrappone all'assai più modesta percentuale di adulti cattolici che hanno svolto i medesimi studi, che risulta pari al 7 per cento. Il 60 per cento dei nuovi membri di congregazioni, province religiose e monasteri hanno iniziato la vita religiosa avendo già conseguito il diploma di laurea o un titolo superiore.
Secondo la ricerca del Cara, inoltre, la maggior parte dei religiosi e delle religiose ha vissuto, prima di professare i voti, varie esperienze sia nella società che all'interno delle parrocchie. L'82 per cento degli intervistati ha svolto attività lavorativa, prima di dedicarsi alla vita consacrata. Le occupazioni principali sono risultate quelle dei settori educativi e sanitari. La maggior parte dei professi ha anche partecipato attivamente ad attività ecclesiali, quali il ministero liturgico, la formazione dei giovani e l'assistenza alle persone emarginate. Per quanto concerne il ministero liturgico, in particolare il catechismo, la percentuale dei partecipanti è risultata pari all'88 per cento, mentre nella pastorale giovanile sono stati impegnati il 45 per cento degli intervistati.
La ricerca pone in evidenza anche il consolidarsi della tendenza delle vocazioni a maturare in età molto giovane. A tale riguardo gli intervistati hanno risposto di aver considerato per la prima volta la scelta della vita consacrata attorno ai 20 anni di età, con una significativa quota che ha indicato un'età ancora più inferiore. La scelta si è sviluppata nel tempo per il 44 per cento del campione, soprattutto all'interno delle parrocchie; mentre l'82 per cento ha fatto riferimento alla cerchia familiare, o agli amici e conoscenti, per quanto concerne la spinta di incoraggiamento.
Altro aspetto significativo della ricerca è la provenienza geografica: tra i professi (dei quali il 71 per cento sono nati negli Stati Uniti) vi è una rilevante quota di asiatici (15 per cento) e ispanici (8 per cento).
Come accennato, lo studio del Cara riflette tendenze già emerse nel passato. Nel precedente studio dell'istituto di ricerche -- che prendeva a riferimento le professioni di voti effettuate nel 2011 -- era stato posto infatti in risalto un abbassamento significativo dell'età dei professi che, anche nell'anno in questione, si era attestata mediamente sui 39 anni, con una diminuzione di circa quattro anni rispetto a quella registrata nel 2010. E, alla giovane età, si accompagnava il buon livello d'istruzione, soprattutto fra le religiose. Nel 2011, il Cara ha pubblicato uno studio specifico sulle vocazioni femminili negli Stati Uniti. Le donne che “varcano” i portoni degli ordini religiosi nel Paese hanno oggi mediamente un livello d'istruzione superiore rispetto al passato: un quarto delle donne che entra in un ordine o in un istituto religioso ha conseguito un diploma di laurea; un sesto è in possesso di un diploma di studi superiori, mentre la metà circa delle donne ha seguito il ciclo di studi dalle elementari alle scuole superiori. Per quanto concerne gli aspetti personali della vocazione, tre quarti delle donne intervistate hanno dichiarato di aver percorso un cammino formativo prima di entrare nell'ordine religioso scelto.
In vista della Giornata mondiale della vita consacrata, che verrà celebrata il 2 febbraio, l'episcopato ha pubblicato sul sito una serie di sussidi che sottolineano l'intento di promuovere e di incoraggiare le varie forme di vita consacrata. I vescovi chiedono ai fedeli di pregare nelle parrocchie «per tutti coloro che si sono impegnati nella vita consacrata, affinché continuino a essere ispirati da Gesù Cristo e a rispondere generosamente al dono di Dio della loro vocazione».
(©L'Osservatore Romano 30 gennaio 2013)
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