All’ultima udienza generale di Benedetto XVI, si è potuta vedere e vivere, in un modo straordinario, l’universalità della Chiesa riunita attorno al Successore di Pietro. Nessuna lingua è straniera al Papa, perché parla la lingua dell’amore di Cristo. E così oggi hanno avuto un significato davvero particolare i saluti in 11 lingue, oltre l’italiano, che il Pontefice ha rivolto ai pellegrini venuti da tutto il mondo per salutarlo e ringraziarlo al termine del suo ministero petrino. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Tutte le strade portano a Roma. Perché portano a Pietro. Nella grande Piazza abbracciata dal Colonnato del Bernini, stamani si potevano ascoltare lingue familiari e idiomi semisconosciuti. Si potevano vedere bandiere di ogni Paese e scorgere, tra la folla, vestiti e copricapi che richiamano culture e tradizioni lontane. E’ il piccolo “miracolo” che si ripete ogni mercoledì all’udienza generale. Nessuno si sente straniero in Piazza San Pietro. Una dimensione, quella dell’universalità della Chiesa, che si è vissuta oggi in modo straordinario. E che ha avuto il suo momento culminante nel saluto, quasi dialogato, che il Papa ha rivolto in 11 lingue, oltre l’italiano, ai pellegrini di tutto il mondo.
“Je vous remercie pour le respect…”
“Vi ringrazio – ha detto in francese – per il rispetto e la comprensione” con le quali avete accettato la mia rinuncia. Ed ha sottolineato che “continuerà ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione”. Quindi, ha incoraggiato i fedeli ad avere il cuore pieno di gioia nella certezza che il Signore “è vicino a noi, ci accompagna con il suo amore” e sosterrà sempre la Chiesa. Benedetto XVI spiega con animo sereno la sua scelta, declinandola nelle diverse lingue. Il pensiero più lungo, comprensibilmente, è affidato al tedesco, la sua lingua madre. Parole che sono precedute da un breve, spontaneo omaggio musicale dei suoi conterranei bavaresi:
“Wie Petrus und die Jünger…”
“Come Pietro e i discepoli nella barca sul lago di Galilea – afferma – io sapevo che il Signore è nella Barca, che è la sua Barca”. Nulla, ha aggiunto, “può oscurare questa certezza”. Ecco perché, soggiunge, un Papa non è mai solo quando guida la Barca di Pietro. E in inglese confida di sentirsi come San Paolo che aveva il cuore pieno di “gratitudine al Signore” che sempre guida la Chiesa:
“In union with Mary and all the saints…”
“In comunione con Maria e con tutti i santi”, è il suo invito, affidatevi con speranza al Signore che continua a vegliare sulle nostre vite, sul “cammino della Chiesa e del mondo lungo i sentieri della storia”. Le parole del Papa si alternano agli applausi della gente, ai cori, al semplice grazie, gracias, danke, merci che riecheggia da un angolo all’altro della Piazza. Anche in spagnolo e in portoghese, le lingue parlate dalla maggioranza dei cattolici nel mondo, il Papa ha parole di speranza per l’avvenire. La Chiesa, riafferma ancora una volta, è del Signore che sempre la sosterrà e guiderà con la sua luce:
“En este Año de la fe invito a todos…”
“In questo Anno della fede – dice – invito tutti a rinnovare la ferma fiducia in Dio con la sicurezza che Egli ci sostiene e ci ama” e invita a testimoniare a tutti la gioia di essere cristiani. Gioia e gratitudine sono proprio le parole che più ricorrono nei saluti del Papa nelle diverse lingue. C'è commozione ma non c’è tristezza nel salutare per l’ultima volta i pellegrini che per otto anni sono accorsi in Piazza San Pietro o in Aula Paolo VI per l’udienza del mercoledì. Non c’è tristezza: quello di oggi, infatti, non è un addio, e neppure un arrivederci. Perché, come il Papa sottolinea nel saluto in croato, “sotto la protezione della Madre celeste, rimaniamo uniti nella preghiera e nella fede in Cristo risorto”.
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