giovedì 28 agosto 2014

Benedetto XVI celebra i Vespri a Pavia davanti alle spoglie mortali di Sant'Agostino (YouTube)




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Al termine della visita pastorale a Pavia (22 aprile 2007) Benedetto XVI celebrò i Vespri nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia davanti alle spoglie mortali di Sant'Agostino di Ippona.

Grazie a Gemma possiamo vedere la registrazione integrale.

Benedetto XVI venera le spoglie di Sant'Agostino: Servire Cristo è anzitutto questione d'amore (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una pietra miliare del Pontificato di Papa Benedetto.
Il 22 aprile 2007, al termine della sua Visita Pastorale a Vigevano e Pavia, Benedetto XVI si recò nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a venerare le spoglie mortali di Sant'Agostino e durante la celebrazione dei Vespri pronunciò una toccante omelia dedicata al grande Padre della Chiesa.
Ecco il testo integrale dell'omelia.


In particolare:

"In questo suo momento conclusivo, la mia visita a Pavia acquista la forma del pellegrinaggio. È la forma in cui all'inizio l'avevo concepita, desiderando venire a venerare le spoglie mortali di sant'Agostino, per esprimere sia l'omaggio di tutta la Chiesa cattolica ad uno dei suoi "padri" più grandi, sia la mia personale devozione e riconoscenza verso colui che tanta parte ha avuto nella mia vita di teologo e di pastore, ma direi prima ancora di uomo e di sacerdote".

"Ecco allora il messaggio che ancora oggi sant'Agostino ripete a tutta la Chiesa e, in particolare, a questa Comunità diocesana che con tanta venerazione custodisce le sue reliquie: l'Amore è l'anima della vita della Chiesa e della sua azione pastorale. L'abbiamo ascoltato stamani nel dialogo tra Gesù e Simon Pietro: "Mi ami tu? ... Pasci le mie pecorelle" (cfr Gv 21, 15-17). Solo chi vive nell'esperienza personale dell'amore del Signore è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo. Alla scuola di sant'Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano.
Servire Cristo è anzitutto questione d'amore. Cari fratelli e sorelle, la vostra appartenenza alla Chiesa e il vostro apostolato risplendano sempre per la libertà da ogni interesse individuale e per l'adesione senza riserve all'amore di Cristo. I giovani, in particolare, hanno bisogno di ricevere l'annuncio della libertà e della gioia, il cui segreto sta in Cristo. È Lui la risposta più vera all'attesa dei loro cuori inquieti per le tante domande che si portano dentro. Solo in Lui, Parola pronunciata dal Padre per noi, si trova quel connubio di verità e amore in cui è posto il senso pieno della vita. Agostino ha vissuto in prima persona ed esplorato fino in fondo gli interrogativi che l'uomo si porta nel cuore ed ha sondato le capacità che egli ha di aprirsi all'infinito di Dio".

"Vi incoraggio a perseguire la "misura alta" della vita cristiana, che trova nella carità il vincolo della perfezione e che deve tradursi anche in uno stile di vita morale ispirato al Vangelo, inevitabilmente controcorrente rispetto ai criteri del mondo, ma da testimoniare sempre con stile umile, rispettoso e cordiale".

mercoledì 27 agosto 2014

Le "tre conversioni" di Sant'Agostino nella splendida omelia di Benedetto XVI a Pavia




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Cari amici la nostra Gemma ci fa un regalo bellissimo alla vigilia del giorno in cui la Chiesa ricorda uno dei suoi Padri e dottori: Sant'Agostino, maestro dell'umanità e di Papa Benedetto XVI.
Riascoltiamo la bellissima omelia che il Santo Padre tenne a Pavia il 22 aprile 2007 il cui testo integrale è consultabile qui.
R.

sabato 23 agosto 2014

Benedetto XVI: La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle catechesi fondamentali di Benedetto XVI. Bisognerebbe stampare il testo e distribuirlo a tutto il clero...
Nell'udienza generale del 3 maggio 2006 Benedetto XVI spiegò un tema fondamentale per la Chiesa Cattolica: la Tradizione Apostolica.
Qui il testo integrale.

In particolare:

"L’ultima volta abbiamo meditato sul tema della Tradizione apostolica. Abbiamo visto che essa non è una collezione di cose, di parole, come una scatola di cose morte; la Tradizione è il fiume della vita nuova che viene dalle origini, da Cristo fino a noi, e ci coinvolge nella storia di Dio con l’umanità. Questo tema della Tradizione è così importante che vorrei ancora oggi soffermarmi su di esso: è infatti di grande rilievo per la vita della Chiesa".

"La Chiesa trasmette tutto ciò che è e che crede, lo trasmette nel culto, nella vita, nella dottrina. La Tradizione è dunque il Vangelo vivo, annunciato dagli Apostoli nella sua integrità, in base alla pienezza della loro esperienza unica e irripetibile: per opera loro la fede viene comunicata agli altri, fino a noi, fino alla fine del mondo. La Tradizione, pertanto, è la storia dello Spirito che agisce nella storia della Chiesa attraverso la mediazione degli Apostoli e dei loro successori, in fedele continuità con l’esperienza delle origini".

"Questa catena del servizio continua fino ad oggi, continuerà fino alla fine del mondo. Infatti il mandato conferito da Gesù agli Apostoli è stato da essi trasmesso ai loro successori. Al di là dell'esperienza del contatto personale col Cristo, esperienza unica e irripetibile, gli Apostoli hanno trasmesso ai successori l’invio solenne nel mondo ricevuto dal Maestro. Apostolo viene precisamente dal termine greco “apostéllein”, che vuol dire inviare. L’invio apostolico - come mostra il testo di Mt 28,19s - implica un servizio pastorale (“fate discepole tutte le nazioni...”), liturgico (“battezzandole...”) e profetico (“insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”), garantito dalla vicinanza del Signore fino alla consumazione del tempo (“ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”). Così, in un modo diverso dagli Apostoli, abbiamo anche noi una vera e personale esperienza della presenza del Signore risorto. Attraverso il ministero apostolico è così Cristo stesso a raggiungere chi è chiamato alla fede. La distanza dei secoli è superata e il Risorto si offre vivo e operante per noi, nell’oggi della Chiesa e del mondo. Questa è la nostra grande gioia. Nel fiume vivo della Tradizione Cristo non è distante duemila anni, ma è realmente presente tra noi e ci dona la Verità, ci dona la luce che ci fa vivere e trovare la strada verso il futuro".

giovedì 21 agosto 2014

I "consigli di lettura" di Benedetto XVI per le vacanze estive, udienza generale 3 agosto 2011 (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo un vero "gioiellino" valido per ogni stagione dell'anno e della vita.
Il 3 agosto 2011 Benedetto XVI tenne, a Castel Gandolfo, un'udienza generale del tutto particolare. In quella occasione consigliò la lettera di alcuni testi sempre attuali. Le vacanze estive sono un'ottima occasione per approfondire alcune pietre miliari dell'umanità ma è bene non limitarsi a luglio ed agosto per approfondire la nostra conoscenza e nutrire il nostro spirito :-)
Qui il testo integrale della catechesi.

mercoledì 20 agosto 2014

Benedetto XVI: Mons. Rahho ha preso la sua croce e ha seguito il Signore Gesù, e così ha contribuito a portare il diritto nel suo martoriato Paese e nel mondo intero, rendendo testimonianza alla verità (YouTube)




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Grazie al lavoro di Gemma rivediamo e riascoltiamo questa omelia, piu' che mai attuale.
Il 17 marzo 2008 Benedetto XVI celebrò la Santa Messa in suffragio di Monsignor Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo di Mossul dei Caldei (Iraq), barbaramente assassinato dopo essere stato rapito.
Da segnalare alcuni passaggi dell'omelia del Papa il cui testo è consultabile qui.

"Siamo entrati nella Settimana Santa portando nel cuore il grande dolore per la tragica morte del caro Monsignor Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo di Mossul dei Caldei. Ho voluto offrire questa santa Messa in suo suffragio, e vi ringrazio di avere accolto il mio invito a pregare insieme per lui".

"Penso al sacro Crisma, che unse la fronte di Mons. Rahho nel momento del suo Battesimo e della sua Cresima; penso all'unzione dello Spirito Santo nel giorno dell’Ordinazione sacerdotale, e poi ancora nel giorno della sua consacrazione episcopale. Ma penso anche alle tante “unzioni” di affetto filiale, di amicizia spirituale, di devozione che i suoi fedeli riservavano alla sua persona, e che l’hanno accompagnato nelle ore terribili del rapimento e della dolorosa prigionia – dove giunse forse già ferito –, fino all’agonia e alla morte. Fino a quella indegna sepoltura, dove poi sono state ritrovate le sue spoglie mortali. Ma quelle unzioni, sacramentali e spirituali, erano pegno di risurrezione, pegno della vita vera e piena che il Signore Gesù è venuto a donarci!".

"Nella Passione di Cristo vediamo l’adempimento di questa missione, quando Egli, di fronte a un’ingiusta condanna, rende testimonianza alla verità, rimanendo fedele alla legge dell’amore. Su questa stessa via, Mons. Rahho ha preso la sua croce e ha seguito il Signore Gesù, e così ha contribuito a portare il diritto nel suo martoriato Paese e nel mondo intero, rendendo testimonianza alla verità. Egli è stato un uomo di pace e di dialogo. So che egli aveva una predilezione particolare per i poveri e i portatori di handicap, per la cui assistenza fisica e psichica aveva dato vita ad una speciale associazione, denominata Gioia e Carità (“Farah wa Mahabba”), alla quale aveva affidato il compito di valorizzare tali persone e di sostenerne le famiglie, molte delle quali avevano imparato da lui a non nascondere tali congiunti e a vedere Cristo in essi. Possa il suo esempio sostenere tutti gli iracheni di buona volontà, cristiani e musulmani, a costruire una convivenza pacifica, fondata sulla fratellanza umana e sul rispetto reciproco".

"E vogliamo al tempo stesso sperare che, dal Cielo, egli interceda presso il Signore per ottenere ai fedeli di quella Terra tanto provata il coraggio di continuare a lavorare per un futuro migliore. Come l’amato Arcivescovo Paulos si spese senza riserve a servizio del suo popolo, così i suoi cristiani sappiano perseverare nell’impegno della costruzione di una società pacifica e solidale sulla via del progresso e della pace".



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martedì 19 agosto 2014

Benedetto XVI: E’ necessario che cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza (YouTube)




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Grazie al lavoro di Gemma proseguiamo sulla strada tracciata dalla lectio di Ratisbona.
Il 25 settembre 2006 Benedetto XVI incontrò gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza musulmana accreditati presso la Santa Sede. La convocazione avvenne dopo le reazioni al discorso di Ratisbona.
Il testo è consultabile qui.

In particolare:

"Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. E’ pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire così".

"Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato".






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lunedì 18 agosto 2014

Benedetto XVI: Confido che le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani




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Grazie alla nostra Gemma aggiungiamo un altro tassello nel mosaico che ci sta facendo ripercorrere le reazioni ed i frutti seguiti alla lectio di Ratisbona.
Nella catechesi dell'udienza generale del 20 settembre 2006 Benedetto XVI, descrivendo il Viaggio Apostolico in Baviera, si soffermò ancora sulla lectio. Qui il testo integrale.
In particolare:


"Un'esperienza particolarmente bella è stata per me in quel giorno tenere una prolusione davanti a un grande uditorio di professori e di studenti nell'Università di Regensburg, dove per molti anni ho insegnato come professore. Con gioia ho potuto incontrare ancora una volta il mondo universitario che, durante un lungo periodo della mia vita, è stato la mia patria spirituale. Come tema avevo scelto la questione del rapporto tra fede e ragione. Per introdurre l'uditorio nella drammaticità e nell'attualità dell'argomento, ho citato alcune parole di un dialogo cristiano-islamico del XIV secolo, con le quali l'interlocutore cristiano - l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo - in modo per noi incomprensibilmente brusco - presentò all’interlocutore islamico il problema del rapporto tra religione e violenza. Questa citazione, purtroppo, ha potuto prestarsi ad essere fraintesa. Per il lettore attento del mio testo, però, risulta chiaro che non volevo in nessun modo far mie le parole negative pronunciate dall'imperatore medievale in questo dialogo e che il loro contenuto polemico non esprime la mia convinzione personale. La mia intenzione era ben diversa: partendo da ciò che Manuele II successivamente dice in modo positivo, con una parola molto bella, circa la ragionevolezza che deve guidare nella trasmissione della fede, volevo spiegare che non religione e violenza, ma religione e ragione vanno insieme. Il tema della mia conferenza – rispondendo alla missione dell’Università – fu quindi la relazione tra fede e ragione: volevo invitare al dialogo della fede cristiana col mondo moderno ed al dialogo di tutte le culture e religioni. Spero che in diverse occasioni della mia visita - per esempio, quando a Monaco ho sottolineato quanto sia importante rispettare ciò che per gli altri è sacro - sia apparso con chiarezza il mio rispetto profondo per le grandi religioni e, in particolare, per i musulmani, che “adorano l’unico Dio” e con i quali siamo impegnati a “difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà” (Nostra Aetate, 3). Confido quindi che, dopo le reazioni del primo momento, le mie parole nell'Università di Regensburg possano costituire una spinta e un incoraggiamento a un dialogo positivo, anche autocritico, sia tra le religioni come tra la ragione moderna e la fede dei cristiani.

domenica 17 agosto 2014

Benedetto XVI: nella sua totalità il discorso di Ratisbona era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo un altro importante documento.
Il 17 settembre 2006, al ritorno del suo Viaggio Apostolico in Baviera, Benedetto XVI tenne il consueto Angelus a Castel Gandolfo. In quella occasione ribadì ancora una volta il senso della lectio magistralis di Ratisbona.


Qui il testo dell'intervento all'Angelus.
Qui il testo della lectio di Ratisbona:.
A questo link il video.


Da sottolineare nell'intervento all'Angelus:

" In questo momento desidero solo aggiungere che sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso nell’Università di Regensburg, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani, mentre si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Ieri il Signor Cardinale Segretario di Stato ha reso pubblica, a questo proposito, una dichiarazione in cui ha spiegato l’autentico senso delle mie parole. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio discorso, il quale nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco. Questo è il senso del discorso".

venerdì 15 agosto 2014

Benedetto XVI: Questo, quindi, è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo» (YouTube)




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Buona Festa dell'Assunta carissimi amici!
Grazie al lavoro di Gemma abbiamo visto ieri sera la registrazione integrale della Santa Messa celebrata da Benedetto XVI il 15 agosto 2010 (clicca qui).
Oggi ci concentriamo in particolare sull'omelia il cui testo è consultabile a questo link.
Nei suoi quasi otto anni di Pontificato c'era un appuntamento a cui Benedetto XVI teneva particolarmente: la celebrazione della Santa Messa nella Solennità dell'Assunzione di Maria nella parrocchia dell'amata cittadina di Castel Gandolfo.
Rivediamo e riascoltiamo, dunque, l'omelia tenuta dal Santo Padre il 15 agosto 2010 a 60 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione ad opera di Papa Pio XII.



In particolare:


"Questo, quindi, è il nucleo della nostra fede nell’Assunzione: noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo»".


"Ora, ciò che san Paolo afferma di tutti gli uomini, la Chiesa, nel suo Magistero infallibile, lo dice di Maria, in un modo e senso precisi: la Madre di Dio viene inserita a tal punto nel Mistero di Cristo da essere partecipe della Risurrezione del suo Figlio con tutta se stessa già al termine della vita terrena; vive quello che noi attendiamo alla fine dei tempi quando sarà annientato «l’ultimo nemico», la morte (cfr 1Cor 15, 26); vive già quello che proclamiamo nel Credo «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà»".


"Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui purificata riceve l’eternità. Cari Amici! Io penso che questa sia una verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio. Tutti i capelli del nostro capo sono contati, disse un giorno Gesù (cfr Mt 10,30)".

giovedì 14 agosto 2014

Benedetto XVI celebra la Santa Messa dell'Assunta a Castel Gandolfo, 15 agosto 2010 (YouTube)




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Grazie alla nostra Gemma rivediamo la Santa Messa celebrata da Benedetto XVI il 15 agosto 2010 nella Solennità dell'Assunzione della Vergine Maria. Il Papa, che amava in modo del tutto particolare la città di Castel Gandolfo, ricordò in modo specifico il dogma dell'Assunzione nel 60° anniversario della sua proclamazione.
Qui il testo integrale dell'omelia.
R.

mercoledì 13 agosto 2014

La lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle perle del Magistero di Benedetto XVI.


Fede, ragione e università. Ricordi e riflessioni.


Il 12 settembre 2006 Benedetto XVI pronuncia, presso l'Aula Magna dell’Università di Regensburg, lo storico e profetico discorso di Regensburg.
La trascrizione integrale della lectio è consultabile qui.



Da quella lectio arrivarono bellissimi frutti nel campo del dialogo fra cattolici e musulmani come la lettera dei 138 leader islamici a Benedetto XVI.


Ecco gli speciali preparati a suo tempo dal blog:


BENEDETTO XVI E L'ISLAM: LO SPECIALE DEL BLOG


LA LECTIO MAGISTRALIS DI RATISBONA


FORUM CATTOLICO-MUSULMANO: LO SPECIALE DEL BLOG

lunedì 11 agosto 2014

Benedetto XVI: la testimonianza di Santa Chiara ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa (YouTube)




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Buongiorno carissimi amici! Nel giorno che la Chiesa dedica a Santa Chiara, facciamo gli auguri di buon onomastico a tutte le donne che portano questo nome e, grazie a Gemma, rivediamo e riascoltiamo la catechesi che Benedetto XVI dedicò alla Santa di Assisi :-)
Il 15 settembre 2010 Benedetto XVI descrisse in maniera commossa e commovente la figura di Chiara con parole che lasciano il segno soprattutto nelle donne.
Il testo integrale è consultabile qui.



In particolare:


"Una delle Sante più amate è senz’altro santa Chiara d’Assisi, vissuta nel XIII secolo, contemporanea di san Francesco. La sua testimonianza ci mostra quanto la Chiesa tutta sia debitrice a donne coraggiose e ricche di fede come lei, capaci di dare un decisivo impulso per il rinnovamento della Chiesa".


"Come Chiara e le sue compagne, innumerevoli donne nel corso della storia sono state affascinate dall’amore per Cristo che, nella bellezza della sua Divina Persona, riempie il loro cuore. E la Chiesa tutta, per mezzo della mistica vocazione nuziale delle vergini consacrate, appare ciò che sarà per sempre: la Sposa bella e pura di Cristo".


"Soprattutto al principio della sua esperienza religiosa, Chiara ebbe in Francesco d’Assisi non solo un maestro di cui seguire gli insegnamenti, ma anche un amico fraterno. L’amicizia tra questi due santi costituisce un aspetto molto bello e importante. Infatti, quando due anime pure ed infiammate dallo stesso amore per Dio si incontrano, esse traggono dalla reciproca amicizia uno stimolo fortissimo per percorrere la via della perfezione. L’amicizia è uno dei sentimenti umani più nobili ed elevati che la Grazia divina purifica e trasfigura".


"Nel convento di san Damiano Chiara praticò in modo eroico le virtù che dovrebbero contraddistinguere ogni cristiano: l’umiltà, lo spirito di pietà e di penitenza, la carità. Pur essendo la superiora, ella voleva servire in prima persona le suore malate, assoggettandosi anche a compiti umilissimi: la carità, infatti, supera ogni resistenza e chi ama compie ogni sacrificio con letizia".


"Ed è proprio così, cari amici: sono i santi coloro che cambiano il mondo in meglio, lo trasformano in modo duraturo, immettendo le energie che solo l’amore ispirato dal Vangelo può suscitare. I santi sono i grandi benefattori dell’umanità!".

domenica 10 agosto 2014

Benedetto XVI: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore (YouTube)



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Buona domenica carissimi amici!
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una bellissima catechesi di Papa Benedetto. In questi giorni la Chiesa fa memoria di tutta una serie di Santi martirizzati: san Lorenzo, Diacono (che ricordiamo proprio oggi, 10 agosto), san Ponziano, Papa, e san Ippolito, Sacerdote santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, patrona d’Europa, e san Massimiliano Maria Kolbe.
Nelle udienze generali tenute nell'amata residenza di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ci ha sempre regalato delle vere e proprie perle in ogni catechesi. In quella dell'11 agosto 2010 il Papa si era soffermato in particolare sul concetto di martirio e sul suo profondo significato. E' un tema di scottante attualità ed è l'occasione per pregare tutti insieme per i fratelli cristiani dell'Iraq sottoposti ad una vera e propria persecuzione che pare non avere fine.

Il testo della catechesi è consultabile integralmente qui.

In particolare:

"Dove si fonda il martirio? La risposta è semplice: sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita (cfr Gv 10,10)".

"Ancora una volta, da dove nasce la forza per affrontare il martirio? Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa, e così al mondo. Se leggiamo le vite dei martiri rimaniamo stupiti per la serenità e il coraggio nell’affrontare la sofferenza e la morte: la potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza, nella povertà di chi si affida a Lui e ripone solo in Lui la propria speranza (cfr 2 Cor 12,9). Ma è importante sottolineare che la grazia di Dio non sopprime o soffoca la libertà di chi affronta il martirio, ma al contrario la arricchisce e la esalta: il martire è una persona sommamente libera, libera nei confronti del potere, del mondo; una persona libera, che in un unico atto definitivo dona a Dio tutta la sua vita, e in un supremo atto di fede, di speranza e di carità, si abbandona nelle mani del suo Creatore e Redentore; sacrifica la propria vita per essere associato in modo totale al Sacrificio di Cristo sulla Croce. In una parola, il martirio è un grande atto di amore in risposta all’immenso amore di Dio".

giovedì 7 agosto 2014

Benedetto XVI nel primo incontro con i parroci romani: Gesù dice che la sua dottrina non è sua, ma di colui che lo ha mandato (YouTube)




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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una vera "chicca": il primo incontro di Benedetto XVI con i parroci di Roma (13 maggio 2005).
Ecco la trascrizione integrale: http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2005/05/13/0272/00574.html


In quella occasione Benedetto XVI annunciò anche la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II con la dispensa del termine di cinque anni dalla morte per l'inizio del processo.
R.

mercoledì 6 agosto 2014

Benedetto XVI: La Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno... (YouTube)




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Oggi, nel giorno della Trasfigurazione, è bello rivedere e riascoltare un intervento di Benedetto XVI in occasione dell'Angelus del 28 febbraio 2010. Particolarmente importante anche l'appello del Santo Padre per i Cristiani di Mosul (Iraq) tragicamente uccisi.
Grazie a Gemma per il lavoro di ricerca sempre accuratissima :-)
Qui la trascrizione del testo pronunciato da Papa Benedetto.


In particolare:


"Luca non parla di Trasfigurazione, ma descrive quanto è avvenuto attraverso due elementi: il volto di Gesù che cambia e la sua veste che diventa candida e sfolgorante, alla presenza di Mosè ed Elia, simbolo della Legge e dei Profeti. I tre discepoli che assistono alla scena sono oppressi dal sonno: è l’atteggiamento di chi, pur essendo spettatore dei prodigi divini, non comprende. Solo la lotta contro il torpore che li assale permette a Pietro, Giacomo e Giovanni di “vedere” la gloria di Gesù".


"I discepoli non sono più di fronte ad un volto trasfigurato, né ad una veste candida, né ad una nube che rivela la presenza divina. Davanti ai loro occhi, c’è “Gesù solo” (v. 36). Gesù è solo davanti al Padre suo, mentre prega, ma, allo stesso tempo, “Gesù solo” è tutto ciò che è dato ai discepoli e alla Chiesa di ogni tempo: è ciò che deve bastare nel cammino. È lui l’unica voce da ascoltare, l’unico da seguire, lui che salendo verso Gerusalemme donerà la vita e un giorno “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21).


“Maestro, è bello per noi essere qui” (Lc 9,33): è l’espressione estatica di Pietro, che assomiglia spesso al nostro desiderio di fronte alle consolazioni del Signore. Ma la Trasfigurazione ci ricorda che le gioie seminate da Dio nella vita non sono punti di arrivo, ma sono luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno, perché “Gesù solo” sia la nostra Legge e la sua Parola sia il criterio che guida la nostra esistenza".


"Ho appreso con profonda tristezza le tragiche notizie delle recenti uccisioni di alcuni Cristiani nella città di Mossul e ho seguito con viva preoccupazione gli altri episodi di violenza, perpetrati nella martoriata terra irachena ai danni di persone inermi di diversa appartenenza religiosa. In questi giorni di intenso raccoglimento ho pregato spesso per tutte le vittime di quegli attentati ed oggi desidero unirmi spiritualmente alla preghiera per la pace e per il ripristino della sicurezza, promossa dal Consiglio dei Vescovi di Ninive. Sono affettuosamente vicino alle comunità cristiane dell’intero Paese. Non stancatevi di essere fermento di bene per la patria a cui, da secoli, appartenete a pieno titolo!
Nella delicata fase politica che sta attraversando l’Iraq mi appello alle Autorità civili, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Mi auguro che non si ceda alla tentazione di far prevalere gli interessi temporanei e di parte sull’incolumità e sui diritti fondamentali di ogni cittadino. Infine, mentre saluto gli iracheni presenti qui in Piazza, esorto la comunità internazionale a prodigarsi per dare agli Iracheni un futuro di riconciliazione e di giustizia, mentre invoco con fiducia da Dio onnipotente il dono prezioso della pace".

lunedì 4 agosto 2014

Benedetto XVI: Nulla fa soffrire tanto la Chiesa quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in "ladri delle pecore" (YouTube)






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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo uno dei momenti più toccanti del Magistero di Benedetto XVI.
Il 19 giugno 2009 Benedetto XVI apriva solennemente l'Anno Sacerdotale nel 150.mo anniversario della morte di san Giovanni Maria Vianney, il Santo Curato d'Ars di cui oggi la Chiesa celebra la Solennità.
In questo video ripercorriamo la benedizione delle reliquie del Santo, la recita della preghiera scritta da Benedetto XVI in occasione dell'Anno Sacerdotale, l'omelia e l'Adorazione finale.
Il testo dell'omelia è consultabile qui:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2009/documents/hf_ben-xvi_hom_20090619_anno-sac_it.html


In particolare:


"Lasciarsi conquistare pienamente da Cristo! Questo è stato lo scopo di tutta la vita di san Paolo, al quale abbiamo rivolto la nostra attenzione durante l'Anno Paolino che si avvia ormai verso la sua conclusione; questa è stata la meta di tutto il ministero del Santo Curato d'Ars, che invocheremo particolarmente durante l'Anno Sacerdotale; questo sia anche l'obiettivo principale di ognuno di noi".


"Come dimenticare, in proposito, che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in "ladri delle pecore" (Gv 10, 1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l'accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare.
Poc'anzi ho potuto venerare, nella Cappella del Coro, la reliquia del Santo Curato d'Ars: il suo cuore. Un cuore infiammato di amore divino, che si commuoveva al pensiero della dignità del prete e parlava ai fedeli con accenti toccanti e sublimi, affermando che "dopo Dio, il sacerdote è tutto!... Lui stesso non si capirà bene che in cielo" (cfr. Lettera per l'Anno Sacerdotale, p. 2). Coltiviamo, cari fratelli, questa stessa commozione, sia per adempiere il nostro ministero con generosità e dedizione, sia per custodire nell'anima un vero "timore di Dio": il timore di poter privare di tanto bene, per nostra negligenza o colpa, le anime che ci sono affidate, o di poterle - Dio non voglia! - danneggiare. La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi; di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni. Nell'adorazione eucaristica, che seguirà la celebrazione dei Vespri, chiederemo al Signore che infiammi il cuore di ogni presbitero di quella "carità pastorale" capace di assimilare il suo personale "io" a quello di Gesù Sacerdote, così da poterlo imitare nella più completa auto-donazione. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, della quale domani contempleremo con viva fede il Cuore Immacolato. Per Lei il Santo Curato d'Ars nutriva una filiale devozione, tanto che nel 1836, in anticipo sulla proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, aveva già consacrato la sua parrocchia a Maria "concepita senza peccato". E mantenne l'abitudine di rinnovare spesso quest'offerta della parrocchia alla Santa Vergine, insegnando ai fedeli che "bastava rivolgersi a lei per essere esauditi", per il semplice motivo che ella "desidera soprattutto di vederci felici".".



domenica 3 agosto 2014

Il primo Angelus da Castel Gandolfo, Benedetto XVI: non sono più giovane ma il cuore è giovane

Buona domenica amici!
Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo il primo Angelus recitato da Benedetto XVI a Castel Gandolfo il 31 luglio 2005. Ricordiamo tutti il grandissimo affetto che legava il Papa a questa bellissima cittadina sui Colli Albani.



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