lunedì 29 giugno 2015

Benedetto XVI ricorda commosso il momento della sua ordinazione sacerdotale (29 giugno 1951)



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Grazie alla nostra Gemma possiamo tornare con il pensiero e la preghiera a quel 29 giugno di 64 anni fa :-)
In occasione del suo Viaggio Apostolico in Baviera nel settembre del 2006, Benedetto XVI ebbe occasione di incontrare i diaconi permanenti della Regione tedesca a Frisinga, nella Cattedrale di San Corbiniano, la stessa in cui il 29 giugno 1951 fu ordinato sacerdote. Commosso e commovente il racconto del Santo Padre.
Una trascrizione sommaria del discorso tenuto da Benedetto XVI completamente "a braccio" è consultabile qui.

Benedetto XVI incontra nel Duomo di Frisinga i sacerdoti ordinati con lui il 29 giugno 1951



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Festosissima accoglienza per Benedetto XVI nella Cattedrale di S. Maria e S. Corbiniano a Freising (Baviera) il 14 settembre 2006. Il Papa incontra i fedeli e soprattutto i sacerdoti ed i diaconi bavaresi. Ha anche la possibilità di rivedere alcuni sacerdoti ordinati insieme a lui nella medesima Cattedrale il 29 giugno 1951 (fra loro anche il fratello maggiore, Mons. Georg Ratzinger).
Palpabili la commozione e la felicità di Papa Benedetto.

64° anniversario di ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI: il video omaggio della Fondazione Ratzinger



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Nel giorno in cui ricordiamo l'ordinazione sacerdotale di Papa Benedetto, rivediamo con grande piacere il video-omaggio realizzato dalla Fondazione Ratzinger in occasione del 60° anniversario di sacerdozio del Santo Padre.
R.

Gli auguri del blog a Papa Benedetto nel giorno del 64° anniversario della sua ordinazione sacerdotale



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Carissimi Amici, il 29 giugno 1951 Joseph Ratzinger veniva ordinato sacerdote nel Duomo di Frisinga insieme al fratello Georg.
Nel giorno del 64° anniversario della sua ordinazione rivolgiamo un pensiero affettuosissimo e ricordiamo nella preghiera il Santo Padre estendendo i nostri auguri anche a Mons. Ratzinger.
Ringraziamo il Signore per il dono di una persona così straordinaria per la Chiesa, il mondo e noi tutti :-)
Il blog

domenica 28 giugno 2015

Benedetto XVI inaugura l'Anno Paolino insieme al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I (28 giugno 2008)



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Grazie, come sempre, a Gemma per il grandissimo lavoro :-)
Il 28 giugno 2008, in occasione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI inaugura ufficialmente l'Anno Paolino alla presenza del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I.
Rivediamo l'inizio della Celebrazione e riascoltiamo le Litanie.




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Rivediamo la seconda parte della Celebrazione e riascoltiamo le omelie del Papa e del Patriarca Ecumenico. I testi sono consultabili qui.

lunedì 22 giugno 2015

Le immagini inedite di Benedetto XVI che festeggia i suoi 88 anni (NewsTV2000)



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Le immagini inedite che riguardano il Papa emerito Benedetto XVI. Lo scorso 16 aprile ha compiuto 88 anni e li ha festeggiati assieme ad un gruppo venuto direttamente dalla sua terra, la Baviera. Ecco le immagini inedite in Italia, girate dalla tv bavarese. Servizio di Federico Plotti.

Grazie a Gemma :-)

sabato 20 giugno 2015

Discorso di Benedetto XVI al Convegno della diocesi di Roma su Famiglia e comunità cristiana (2005)



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Il 6 giugno 2005 Benedetto XVI si recò nella Basilica di San Giovanni in Laterano per l'apertura del Convegno della diocesi di Roma su Famiglia e Comunità cristiana. Il testo è consultabile integralmente qui.

In particolare:

"Matrimonio e famiglia non sono in realtà una costruzione sociologica casuale, frutto di particolari situazioni storiche ed economiche. Al contrario, la questione del giusto rapporto tra l’uomo e la donna affonda le sue radici dentro l’essenza più profonda dell’essere umano e può trovare la sua risposta soltanto a partire da qui. Non può essere separata cioè dalla domanda antica e sempre nuova dell’uomo su se stesso: chi sono? cosa è l’uomo? E questa domanda, a sua volta, non può essere separata dall’ interrogativo su Dio: esiste Dio? e chi è Dio? qual è veramente il suo volto? La risposta della Bibbia a questi due quesiti è unitaria e consequenziale: l’uomo è creato ad immagine di Dio, e Dio stesso è amore. Perciò la vocazione all’amore è ciò che fa dell’uomo l’autentica immagine di Dio: egli diventa simile a Dio nella misura in cui diventa qualcuno che ama.

Da questa fondamentale connessione tra Dio e l’uomo ne consegue un’altra: la connessione indissolubile tra spirito e corpo: l’uomo è infatti anima che si esprime nel corpo e corpo che è vivificato da uno spirito immortale. Anche il corpo dell’uomo e della donna ha dunque, per così dire, un carattere teologico, non è semplicemente corpo, e ciò che è biologico nell’uomo non è soltanto biologico, ma è espressione e compimento della nostra umanità. Parimenti, la sessualità umana non sta accanto al nostro essere persona, ma appartiene ad esso. Solo quando la sessualità si è integrata nella persona, riesce a dare un senso a se stessa".

"In concreto, il "sì" personale e reciproco dell’uomo e della donna dischiude lo spazio per il futuro, per l’autentica umanità di ciascuno, e al tempo stesso è destinato al dono di una nuova vita. Perciò questo "sì" personale non può non essere un "sì" anche pubblicamente responsabile, con il quale i coniugi assumono la responsabilità pubblica della fedeltà. Nessuno di noi infatti appartiene esclusivamente a se stesso: pertanto ciascuno è chiamato ad assumere nel più intimo di sé la propria responsabilità pubblica. Il matrimonio come istituzione non è quindi una indebita ingerenza della società o dell’autorità, l’imposizione di una forma dal di fuori; è invece esigenza intrinseca del patto dell’amore coniugale.

Le varie forme odierne di dissoluzione del matrimonio, come le unioni libere e il "matrimonio di prova", fino allo pseudo-matrimonio tra persone dello stesso sesso, sono invece espressioni di una libertà anarchica, che si fa passare a torto per vera liberazione dell’uomo. Una tale pseudo-libertà si fonda su una banalizzazione del corpo, che inevitabilmente include la banalizzazione dell’uomo. Il suo presupposto è che l’uomo può fare di sé ciò che vuole: il suo corpo diventa così una cosa secondaria dal punto di vista umano, da utilizzare come si vuole. Il libertinismo, che si fa passare per scoperta del corpo e del suo valore, è in realtà un dualismo che rende spregevole il corpo, collocandolo per così dire fuori dall’autentico essere e dignità della persona".

"E’ chiaro dunque che non soltanto dobbiamo cercare di superare il relativismo nel nostro lavoro di formazione delle persone, ma siamo anche chiamati a contrastare il suo predominio nella società e nella cultura. E’ molto importante perciò, accanto alla parola della Chiesa, la testimonianza e l’impegno pubblico delle famiglie cristiane, specialmente per riaffermare l’intangibilità della vita umana dal concepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi e amministrativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli, compito essenziale per il nostro comune futuro. Anche per questo impegno vi dico un grazie cordiale".

mercoledì 17 giugno 2015

Benedetto XVI e l'ecologia dell'uomo. Un passaggio epocale nel discorso al Parlamento tedesco, 22 settembre 2011 (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo e riascoltiamo una delle pietre miliari con cui Benedetto ha segnato il nostro cammino.

Il 22 settembre 2011 Benedetto XVI tenne uno dei discorsi più importanti del suo Pontificato rivolgendosi al Parlamento tedesco. Toccò svariati argomenti. Uno dei passaggi epocali fu quello dedicato all'ecologia comunemente intesa e alla cosiddetta ecologia dell'uomo. La trascrizione integrale è consultabile qui.

Di seguito il passaggio sull'ecologia: 

"La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle “risorse” di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto.

Ma come lo si realizza? Come troviamo l’ingresso nella vastità, nell’insieme? Come può la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nell’irrazionale? Come può la natura apparire nuovamente nella sua vera profondità, nelle sue esigenze e con le sue indicazioni? Richiamo alla memoria un processo della recente storia politica, nella speranza di non essere troppo frainteso né di suscitare troppe polemiche unilaterali. Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia è stata e rimane un grido che anela all’aria fresca, un grido che non si può ignorare né accantonare, perché vi si intravede troppa irrazionalità. Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c’è qualcosa che non va; che la materia non è soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in sé la propria dignità e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni. È chiaro che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico – nulla mi è più estraneo di questo. Quando nel nostro rapporto con la realtà c’è qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sull’insieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura. Mi sia concesso di soffermarmi ancora un momento su questo punto. L’importanza dell’ecologia è ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei però affrontare con forza un punto che – mi pare – venga trascurato oggi  come ieri: esiste anche un’ecologia dell’uomo. Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé. Proprio così e soltanto così si realizza la vera libertà umana".

martedì 9 giugno 2015

Congresso Eucaristico di Ancona (2011): omelia e Angelus di Benedetto XVI. L'incontro coi fedeli (YouTube)



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Grazie al lavoro della nostra Gemma rivediamo una delle celebrazioni più belle di Papa Benedetto.
L'11 settembre 2011 il Santo Padre si recò ad Ancona in occasione della conclusione del XXV Congresso Eucaristico Nazionale Italiano. Fu una visita molto intensa e ricca di contenuti ed emozioni. Rivediamo alcune immagini della Santa Messa, l'omelia, l'Angelus e l'abbraccio dei fedeli a Papa Benedetto.

Il testo dell'omelia è consultabile qui.

Il testo dell'Angelus qui.

In particolare:

"“Questa parola è dura!”; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato...

“Questa parola è dura!”; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter “trasformare le pietre in pane”. Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane...

L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

La bimillenaria storia della Chiesa è costellata di santi e sante, la cui esistenza è segno eloquente di come proprio dalla comunione con il Signore, dall’Eucaristia nasca una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tutti i livelli della vita comunitaria, nasca quindi uno sviluppo sociale positivo, che ha al centro la persona, specie quella povera, malata o disagiata. 

Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli, ma entrare nella stessa logica di amore e di dono del sacrificio della Croce; chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36). 

In ogni persona saprà vedere quello stesso Signore che non ha esitato a dare tutto se stesso per noi e per la nostra salvezza. Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate. Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri ponendoli a servizio dell’unità della Chiesa, della sua vitalità e della sua missione. Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione. Una spiritualità eucaristica ci aiuterà anche ad accostare le diverse forme di fragilità umana consapevoli che esse non offuscano il valore della persona, ma richiedono prossimità, accoglienza e aiuto. Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna..."

giovedì 4 giugno 2015

Corpus Domini (26 maggio 2005): omelia di Benedetto XVI e processione eucaristica (YouTube)



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Buona Solennità del Corpus Domini a tutti!!!
Il 26 maggio 2005 Benedetto XVI presiedette, per la prima volta nel suo Pontificato, la Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini e guidò la processione eucaristica da San Giovanni in Laterano a Santa Maria Maggiore.
In questo video riascoltiamo l'omelia (testo qui) e vediamo alcune immagini della processione.
Grazie a Gemma :-)

In particolare:

"Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo conosce una sua processione eucaristica, con cui la Chiesa ripete l’esodo di Gesù dal Cenacolo al monte degli Ulivi. In Israele, si celebrava la notte di Pasqua in casa, nell’intimità della famiglia; si faceva così memoria della prima Pasqua, in Egitto – della notte in cui il sangue dell’agnello pasquale, asperso sull’architrave e sugli stipiti delle case, proteggeva contro lo sterminatore. Gesù, in quella notte, esce e si consegna nelle mani del traditore, dello sterminatore e, proprio così, vince la notte, vince le tenebre del male. Solo così, il dono dell’Eucaristia, istituita nel Cenacolo, trova il suo compimento: Gesù dà realmente il suo corpo ed il suo sangue. Attraversando la soglia della morte, diventa Pane vivo, vera manna, nutrimento inesauribile per tutti i secoli. La carne diventa pane di vita.

Nella processione del Giovedì Santo, la Chiesa accompagna Gesù al monte degli Ulivi: è vivo desiderio della Chiesa orante vigilare con Gesù, non lasciarlo solo nella notte del mondo, nella notte del tradimento, nella notte dell’indifferenza di tanti. Nella festa del Corpus Domini, riprendiamo questa processione, ma nella gioia della Risurrezione. Il Signore è risorto e ci precede".

"La processione del Giovedì Santo accompagna Gesù nella sua solitudine, verso la "via crucis". La processione del Corpus Domini, invece, risponde in modo simbolico al mandato del Risorto: vi precedo in Galilea. Andate fino ai confini del mondo, portate il Vangelo al mondo. Certo, l’Eucaristia, per la fede, è un mistero di intimità. Il Signore ha istituito il Sacramento nel Cenacolo, circondato dalla sua nuova famiglia, dai dodici apostoli, prefigurazione ed anticipazione della Chiesa di tutti i tempi".

"Nella processione del Corpus Domini, accompagniamo il Risorto nel suo cammino verso il mondo intero – come abbiamo detto. E, proprio facendo questo, rispondiamo anche al suo mandato: "Prendete e mangiate... Bevetene tutti" (Mt 26, 26s). Non si può "mangiare" il Risorto, presente nella figura del pane, come un semplice pezzo di pane. Mangiare questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore vivo. Questa comunione, questo atto del "mangiare", è realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare dalla vita di Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore. Scopo di questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia trasformazione e conformazione a Colui che è Amore vivo. Perciò questa comunione implica l’adorazione, implica la volontà di seguire Cristo, di seguire Colui che ci precede. Adorazione e processione fanno perciò parte di un unico gesto di comunione; rispondono al suo mandato: "Prendete e mangiate".

La nostra processione finisce davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore, nell’incontro con la Madonna, chiamata dal caro Papa Giovanni Paolo II "Donna eucaristica".".