lunedì 15 luglio 2013

Benedetto XVI: per San Bonaventura governare non era semplicemente un fare, ma era soprattutto pensare e pregare. Alla base del suo governo troviamo sempre la preghiera e il pensiero; tutte le sue decisioni risultano dalla riflessione, dal pensiero illuminato dalla preghiera

L’UDIENZA GENERALE, 10.03.2010 

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta in due momenti distinti: alle ore 10.30, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i partecipanti al Pellegrinaggio della Fondazione Don Carlo Gnocchi; successivamente, nell’Aula Paolo VI, ha tenuto la catechesi e ha salutato i diversi gruppi di pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato ancora sulla figura di San Bonaventura da Bagnoregio.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha pronunciato un appello alla solidarietà nei confronti delle popolazioni della Turchia, duramente colpite dal recente terremoto, e delle vittime della violenza in Nigeria.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

San Bonaventura da Bagnoregio [2]

Cari fratelli e sorelle,

la scorsa settimana ho parlato della vita e della personalità di san Bonaventura da Bagnoregio. Questa mattina vorrei proseguirne la presentazione, soffermandomi su una parte della sua opera letteraria e della sua dottrina.

Come già dicevo, san Bonaventura, tra i vari meriti, ha avuto quello di interpretare autenticamente e fedelmente la figura di san Francesco d’Assisi, da lui venerato e studiato con grande amore. In particolar modo, ai tempi di san Bonaventura una corrente di Frati minori, detti "spirituali", sosteneva che con san Francesco era stata inaugurata una fase totalmente nuova della storia, sarebbe apparso il "Vangelo eterno", del quale parla l’Apocalisse, che sostituiva il Nuovo Testamento.

Questo gruppo affermava che la Chiesa aveva ormai esaurito il proprio ruolo storico, e al suo posto subentrava una comunità carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito, cioè i "Francescani spirituali". Alla base delle idee di tale gruppo vi erano gli scritti di un abate cistercense, Gioacchino da Fiore, morto nel 1202. 

Nelle sue opere, egli affermava un ritmo trinitario della storia. Considerava l’Antico Testamento come età del Padre, seguita dal tempo del Figlio, il tempo della Chiesa. Vi sarebbe stata ancora da aspettare la terza età, quella dello Spirito Santo. Tutta la storia andava così interpretata come una storia di progresso: dalla severità dell’Antico Testamento alla relativa libertà del tempo del Figlio, nella Chiesa, fino alla piena libertà dei Figli di Dio, nel periodo dello Spirito Santo, che sarebbe stato anche, finalmente, il periodo della pace tra gli uomini, della riconciliazione dei popoli e delle religioni. Gioacchino da Fiore aveva suscitato la speranza che l’inizio del nuovo tempo sarebbe venuto da un nuovo monachesimo.

Così è comprensibile che un gruppo di Francescani pensasse di riconoscere in san Francesco d’Assisi l’iniziatore del tempo nuovo e nel suo Ordine la comunità del periodo nuovo – la comunità del tempo dello Spirito Santo, che lasciava dietro di sé la Chiesa gerarchica, per iniziare la nuova Chiesa dello Spirito, non più legata alle vecchie strutture.

Vi era dunque il rischio di un gravissimo fraintendimento del messaggio di san Francesco, della sua umile fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, e tale equivoco comportava una visione erronea del Cristianesimo nel suo insieme.

San Bonaventura, che nel 1257 divenne Ministro Generale dell’Ordine Francescano, si trovò di fronte ad una grave tensione all’interno del suo stesso Ordine a causa appunto di chi sosteneva la menzionata corrente dei "Francescani spirituali", che si rifaceva a Gioacchino da Fiore. Proprio per rispondere a questo gruppo e ridare unità all’Ordine, san Bonaventura studiò con cura gli scritti autentici di Gioacchino da Fiore e quelli a lui attribuiti e, tenendo conto della necessità di presentare correttamente la figura e il messaggio del suo amato san Francesco, volle esporre una giusta visione della teologia della storia. San Bonaventura affrontò il problema proprio nell’ultima sua opera, una raccolta di conferenze ai monaci dello studio parigino, rimasta incompiuta e giuntaci attraverso le trascrizioni degli uditori, intitolata Hexaëmeron, cioè una spiegazione allegorica dei sei giorni della creazione. I Padri della Chiesa consideravano i sei o sette giorni del racconto sulla creazione come profezia della storia del mondo, dell’umanità. I setti giorni rappresentavano per loro sette periodi della storia, più tardi interpretati anche come sette millenni. Con Cristo saremmo entrati nell’ultimo, cioè il sesto periodo della storia, al quale seguirebbe poi il grande sabato di Dio. San Bonaventura suppone questa interpretazione storica del rapporto dei giorni della creazione, ma in un modo molto libero ed innovativo. Per lui due fenomeni del suo tempo rendono necessaria una nuova interpretazione del corso della storia:

Il primo: la figura di san Francesco, l’uomo totalmente unito a Cristo fino alla comunione delle stimmate, quasi un alter Christus, e con san Francesco la nuova comunità da lui creata, diversa dal monachesimo finora conosciuto. Questo fenomeno esigeva una nuova interpretazione, come novità di Dio apparsa in quel momento.

Il secondo: la posizione di Gioacchino da Fiore, che annunziava un nuovo monachesimo ed un periodo totalmente nuovo della storia, andando oltre la rivelazione del Nuovo Testamento, esigeva una risposta.

Da Ministro Generale dell’Ordine dei Francescani, san Bonaventura aveva visto subito che con la concezione spiritualistica, ispirata da Gioacchino da Fiore, l’Ordine non era governabile, ma andava logicamente verso l’anarchia. Due erano per lui le conseguenze:

La prima: la necessità pratica di strutture e di inserimento nella realtà della Chiesa gerarchica, della Chiesa reale, aveva bisogno di un fondamento teologico, anche perché gli altri, quelli che seguivano la concezione spiritualista, mostravano un apparente fondamento teologico.

La seconda: pur tenendo conto del realismo necessario, non bisognava perdere la novità della figura di san Francesco.

Come ha risposto san Bonaventura all’esigenza pratica e teorica? Della sua risposta posso dare qui solo un riassunto molto schematico ed incompleto in alcuni punti:

1. San Bonaventura respinge l’idea del ritmo trinitario della storia. Dio è uno per tutta la storia e non si divide in tre divinità. Di conseguenza, la storia è una, anche se è un cammino e – secondo san Bonaventura – un cammino di progresso.

2. Gesù Cristo è l’ultima parola di Dio – in Lui Dio ha detto tutto, donando e dicendo se stesso. Più che se stesso, Dio non può dire, né dare. Lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del Figlio. Cristo stesso dice dello Spirito Santo: "…vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14, 26), "prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà" (Gv 16, 15). Quindi non c’è un altro Vangelo più alto, non c’è un'altra Chiesa da aspettare. Perciò anche l’Ordine di san Francesco deve inserirsi in questa Chiesa, nella sua fede, nel suo ordinamento gerarchico.

3. Questo non significa che la Chiesa sia immobile, fissa nel passato e non possa esserci novità in essa. "Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt", le opere di Cristo non vanno indietro, non vengono meno, ma progrediscono, dice il Santo nella lettera De tribus quaestionibus. Così san Bonaventura formula esplicitamente l’idea del progresso, e questa è una novità in confronto ai Padri della Chiesa e a gran parte dei suoi contemporanei. Per san Bonaventura Cristo non è più, come era per i Padri della Chiesa, la fine, ma il centro della storia; con Cristo la storia non finisce, ma comincia un nuovo periodo. Un'altra conseguenza è la seguente: fino a quel momento dominava l’idea che i Padri della Chiesa fossero stati il vertice assoluto della teologia, tutte le generazioni seguenti potevano solo essere loro discepole. Anche san Bonaventura riconosce i Padri come maestri per sempre, ma il fenomeno di san Francesco gli dà la certezza che la ricchezza della parola di Cristo è inesauribile e che anche nelle nuove generazioni possono apparire nuove luci. L’unicità di Cristo garantisce anche novità e rinnovamento in tutti i periodi della storia.

Certo, l’Ordine Francescano - così sottolinea - appartiene alla Chiesa di Gesù Cristo, alla Chiesa apostolica e non può costruirsi in uno spiritualismo utopico. Ma, allo stesso tempo, è valida la novità di tale Ordine nei confronti del monachesimo classico, e san Bonaventura – come ho detto nella Catechesi precedente – ha difeso questa novità contro gli attacchi del Clero secolare di Parigi: i Francescani non hanno un monastero fisso, possono essere presenti dappertutto per annunziare il Vangelo. Proprio la rottura con la stabilità, caratteristica del monachesimo, a favore di una nuova flessibilità, restituì alla Chiesa il dinamismo missionario.

A questo punto forse è utile dire che anche oggi esistono visioni secondo le quali tutta la storia della Chiesa nel secondo millennio sarebbe stata un declino permanente; alcuni vedono il declino già subito dopo il Nuovo Testamento. In realtà, "Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt", le opere di Cristo non vanno indietro, ma progrediscono. 

Che cosa sarebbe la Chiesa senza la nuova spiritualità dei Cistercensi, dei Francescani e Domenicani, della spiritualità di santa Teresa d’Avila e di san Giovanni della Croce, e così via? Anche oggi vale questa affermazione: "Opera Christi non deficiunt, sed proficiunt", vanno avanti. San Bonaventura ci insegna l’insieme del necessario discernimento, anche severo, del realismo sobrio e dell’apertura a nuovi carismi donati da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa.

E mentre si ripete questa idea del declino, c’è anche l’altra idea, questo "utopismo spiritualistico", che si ripete. Sappiamo, infatti, come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente "altra". Un utopismo anarchico! E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia.

4. In questo senso, san Bonaventura, come Ministro Generale dei Francescani, prese una linea di governo nella quale era ben chiaro che il nuovo Ordine non poteva, come comunità, vivere alla stessa "altezza escatologica" di san Francesco, nel quale egli vede anticipato il mondo futuro, ma – guidato, allo stesso tempo, da sano realismo e dal coraggio spirituale – doveva avvicinarsi il più possibile alla realizzazione massima del Sermone della montagna, che per san Francesco fu la regola, pur tenendo conto dei limiti dell’uomo, segnato dal peccato originale.

Vediamo così che per san Bonaventura governare non era semplicemente un fare, ma era soprattutto pensare e pregare. Alla base del suo governo troviamo sempre la preghiera e il pensiero; tutte le sue decisioni risultano dalla riflessione, dal pensiero illuminato dalla preghiera. Il suo contatto intimo con Cristo ha accompagnato sempre il suo lavoro di Ministro Generale e perciò ha composto una serie di scritti teologico-mistici, che esprimono l’animo del suo governo e manifestano l’intenzione di guidare interiormente l’Ordine, di governare, cioè, non solo mediante comandi e strutture, ma guidando e illuminando le anime, orientando a Cristo.
Di questi suoi scritti, che sono l’anima del suo governo e che mostrano la strada da percorrere sia al singolo che alla comunità, vorrei menzionarne solo uno, il suo capolavoro, l’Itinerarium mentis in Deum, che è un "manuale" di contemplazione mistica. Questo libro fu concepito in un luogo di profonda spiritualità: il monte della Verna, dove san Francesco aveva ricevuto le stigmate. Nell’introduzione l’autore illustra le circostanze che diedero origine a questo suo scritto: "Mentre meditavo sulle possibilità dell’anima di ascendere a Dio, mi si presentò, tra l’altro, quell’evento mirabile occorso in quel luogo al beato Francesco, cioè la visione del Serafino alato in forma di Crocifisso. E su ciò meditando, subito mi avvidi che tale visione mi offriva l’estasi contemplativa del medesimo padre Francesco e insieme la via che ad esso conduce" (Itinerario della mente in Dio, Prologo, 2, in Opere di San Bonaventura. Opuscoli Teologici /1, Roma 1993, p. 499).

Le sei ali del Serafino diventano così il simbolo di sei tappe che conducono progressivamente l’uomo dalla conoscenza di Dio attraverso l’osservazione del mondo e delle creature e attraverso l’esplorazione dell’anima stessa con le sue facoltà, fino all’unione appagante con la Trinità per mezzo di Cristo, a imitazione di san Francesco d’Assisi.

Le ultime parole dell’Itinerarium di san Bonaventura, che rispondono alla domanda su come si possa raggiungere questa comunione mistica con Dio, andrebbero fatte scendere nel profondo del cuore: "Se ora brami sapere come ciò avvenga, (la comunione mistica con Dio) interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non lo studio della lettera; lo sposo, non il maestro; Dio, non l’uomo; la caligine, non la chiarezza; non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e gli ardentissimi affetti ... Entriamo dunque nella caligine, tacitiamo gli affanni, le passioni e i fantasmi; passiamo con Cristo Crocifisso da questo mondo al Padre, affinché, dopo averlo visto, diciamo con Filippo: ciò mi basta" (ibid., VII, 6).

Cari amici, accogliamo l’invito rivoltoci da san Bonaventura, il Dottore Serafico, e mettiamoci alla scuola del Maestro divino: ascoltiamo la sua Parola di vita e di verità, che risuona nell’intimo della nostra anima. Purifichiamo i nostri pensieri e le nostre azioni, affinché Egli possa abitare in noi, e noi possiamo intendere la sua Voce divina, che ci attrae verso la vera felicità.

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Benedetto XVI: Tutta la nostra vita è quindi per san Bonaventura un "itinerario", un pellegrinaggio – una salita verso Dio. Ma con le nostre sole forze non possiamo salire verso l’altezza di Dio. Dio stesso deve aiutarci, deve "tirarci" in alto. Perciò è necessaria la preghiera

L’UDIENZA GENERALE, 17.03.2010 

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e di fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla cultura cristiana nel Medioevo, si è soffermato ancora sulla figura di San Bonaventura.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica impartita insieme ai Vescovi presenti.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

San Bonaventura da Bagnoregio [3]

Cari fratelli e sorelle,

questa mattina, continuando la riflessione di mercoledì scorso, vorrei approfondire con voi altri aspetti della dottrina di san Bonaventura da Bagnoregio.
Egli è un eminente teologo, che merita di essere messo accanto ad un altro grandissimo pensatore, suo contemporaneo, san Tommaso d’Aquino.

Entrambi hanno scrutato i misteri della Rivelazione, valorizzando le risorse della ragione umana, in quel fecondo dialogo tra fede e ragione che caratterizza il Medioevo cristiano, facendone un’epoca di grande vivacità intellettuale, oltre che di fede e di rinnovamento ecclesiale, spesso non sufficientemente evidenziata. 

Altre analogie li accomunano: sia Bonaventura, francescano, sia Tommaso, domenicano, appartenevano agli Ordini Mendicanti che, con la loro freschezza spirituale, come ho ricordato in precedenti catechesi, rinnovarono, nel secolo XIII, la Chiesa intera e attirarono tanti seguaci. Tutti e due servirono la Chiesa con diligenza, con passione e con amore, al punto che furono invitati a partecipare al Concilio Ecumenico di Lione nel 1274, lo stesso anno in cui morirono: Tommaso mentre si recava a Lione, Bonaventura durante lo svolgimento del medesimo Concilio. Anche in Piazza San Pietro le statue dei due Santi sono parallele, collocate proprio all’inizio del Colonnato partendo dalla facciata della Basilica Vaticana: una nel Braccio di sinistra e l’altra nel Braccio di destra. Nonostante tutti questi aspetti, possiamo cogliere nei due grandi Santi due diversi approcci alla ricerca filosofica e teologica, che mostrano l’originalità e la profondità di pensiero dell’uno e dell’altro. Vorrei accennare ad alcune di queste differenze.

Una prima differenza concerne il concetto di teologia. Ambedue i dottori si chiedono se la teologia sia una scienza pratica o una scienza teorica, speculativa. San Tommaso riflette su due possibili risposte contrastanti. La prima dice: la teologia è riflessione sulla fede e scopo della fede è che l’uomo diventi buono, viva secondo la volontà di Dio. Quindi, lo scopo della teologia dovrebbe essere quello di guidare sulla via giusta, buona; di conseguenza essa, in fondo, è una scienza pratica. L’altra posizione dice: la teologia cerca di conoscere Dio. Noi siamo opera di Dio; Dio sta al di sopra del nostro fare. Dio opera in noi l’agire giusto. Quindi si tratta sostanzialmente non del nostro fare, ma del conoscere Dio, non del nostro operare.

La conclusione di san Tommaso è: la teologia implica ambedue gli aspetti: è teorica, cerca di conoscere Dio sempre di più, ed è pratica: cerca di orientare la nostra vita al bene. Ma c’è un primato della conoscenza: dobbiamo soprattutto conoscere Dio, poi segue l’agire secondo Dio (Summa Theologiae Ia, q. 1, art. 4). Questo primato della conoscenza in confronto con la prassi è significativo per l’orientamento fondamentale di san Tommaso.

La risposta di san Bonaventura è molto simile, ma gli accenti sono diversi. San Bonaventura conosce gli stessi argomenti nell’una e nell’altra direzione, come san Tommaso, ma per rispondere alla domanda se la teologia sia una scienza pratica o teorica, san Bonaventura fa una triplice distinzione – allarga, quindi, l’alternativa tra teorico (primato della conoscenza) e pratico (primato della prassi), aggiungendo un terzo atteggiamento, che chiama "sapienziale" e affermando che la sapienza abbraccia ambedue gli aspetti. E poi continua: la sapienza cerca la contemplazione (come la più alta forma della conoscenza) e ha come intenzione "ut boni fiamus" - che diventiamo buoni, soprattutto questo: divenire buoni (cfr Breviloquium, Prologus, 5). Poi aggiunge: "La fede è nell’intelletto, in modo tale che provoca l’affetto. Ad esempio: conoscere che Cristo è morto "per noi" non rimane conoscenza, ma diventa necessariamente affetto, amore" (Proemium in I Sent., q. 3).

Nella stessa linea si muove la sua difesa della teologia, cioè della riflessione razionale e metodica della fede. San Bonaventura elenca alcuni argomenti contro il fare teologia, forse diffusi anche in una parte dei frati francescani e presenti anche nel nostro tempo: la ragione svuoterebbe la fede, sarebbe un atteggiamento violento nei confronti della parola di Dio, dobbiamo ascoltare e non analizzare la parola di Dio (cfr Lettera di san Francesco d’Assisi a sant’Antonio di Padova).

A questi argomenti contro la teologia, che dimostrano i pericoli esistenti nella teologia stessa, il Santo risponde: è vero che c’è un modo arrogante di fare teologia, una superbia della ragione, che si pone al di sopra della parola di Dio. Ma la vera teologia, il lavoro razionale della vera e della buona teologia ha un’altra origine, non la superbia della ragione. Chi ama vuol conoscere sempre meglio e sempre più l’amato; la vera teologia non impegna la ragione e la sua ricerca motivata dalla superbia, "sed propter amorem eius cui assentit" – "motivata dall’amore di Colui, al quale ha dato il suo consenso" (Proemium in I Sent., q. 2), e vuol meglio conoscere l’amato: questa è l’intenzione fondamentale della teologia. Per san Bonaventura è quindi determinante alla fine il primato dell’amore.

Di conseguenza, san Tommaso e san Bonaventura definiscono in modo diverso la destinazione ultima dell’uomo, la sua piena felicità: per san Tommaso il fine supremo, al quale si dirige il nostro desiderio è: vedere Dio. In questo semplice atto del vedere Dio trovano soluzione tutti i problemi: siamo felici, nient’altro è necessario.

Per san Bonaventura il destino ultimo dell’uomo è invece: amare Dio, l’incontrarsi ed unirsi del suo e del nostro amore. Questa è per lui la definizione più adeguata della nostra felicità.

In tale linea, potremmo anche dire che la categoria più alta per san Tommaso è il vero, mentre per san Bonaventura è il bene. Sarebbe sbagliato vedere in queste due risposte una contraddizione. 

Per ambedue il vero è anche il bene, ed il bene è anche il vero; vedere Dio è amare ed amare è vedere. Si tratta quindi di accenti diversi di una visione fondamentalmente comune. Ambedue gli accenti hanno formato tradizioni diverse e spiritualità diverse e così hanno mostrato la fecondità della fede, una nella diversità delle sue espressioni.

Ritorniamo a san Bonaventura.
E’ evidente che l’accento specifico della sua teologia, del quale ho dato solo un esempio, si spiega a partire dal carisma francescano: il Poverello di Assisi, al di là dei dibattiti intellettuali del suo tempo, aveva mostrato con tutta la sua vita il primato dell’amore; era un’icona vivente e innamorata di Cristo e così ha reso presente, nel suo tempo, la figura del Signore – ha convinto i suoi contemporanei non con le parole, ma con la sua vita. In tutte le opere di san Bonaventura, proprio anche le opere scientifiche, di scuola, si vede e si trova questa ispirazione francescana; si nota, cioè, che egli pensa partendo dall’incontro col Poverello d’Assisi.
Ma per capire l’elaborazione concreta del tema "primato dell’amore", dobbiamo tenere presente ancora un’altra fonte: gli scritti del cosiddetto Pseudo-Dionigi, un teologo siriaco del VI secolo, che si è nascosto sotto lo pseudonimo di Dionigi l’Areopagita, accennando, con questo nome, ad una figura degli Atti degli Apostoli (cfr 17,34). Questo teologo aveva creato una teologia liturgica e una teologia mistica, ed aveva ampiamente parlato dei diversi ordini degli angeli. I suoi scritti furono tradotti in latino nel IX secolo; al tempo di san Bonaventura – siamo nel XIII secolo – appariva una nuova tradizione, che provocò l’interesse del Santo e degli altri teologi del suo secolo. Due cose attiravano in modo particolare l’attenzione di san Bonaventura:

1. Lo Pseudo-Dionigi parla di nove ordini degli angeli, i cui nomi aveva trovato nella Scrittura e poi aveva sistemato a suo modo, dagli angeli semplici fino ai serafini. San Bonaventura interpreta questi ordini degli angeli come gradini nell’avvicinamento della creatura a Dio. Così essi possono rappresentare il cammino umano, la salita verso la comunione con Dio.
Per san Bonaventura non c’è alcun dubbio: san Francesco d’Assisi apparteneva all’ordine serafico, al supremo ordine, al coro dei serafini, cioè: era puro fuoco di amore. E così avrebbero dovuto essere i francescani. Ma san Bonaventura sapeva bene che questo ultimo grado di avvicinamento a Dio non può essere inserito in un ordinamento giuridico, ma è sempre un dono particolare di Dio. Per questo la struttura dell’Ordine francescano è più modesta, più realista, ma deve, però, aiutare i membri ad avvicinarsi sempre più ad un’esistenza serafica di puro amore. Mercoledì scorso ho parlato su questa sintesi tra realismo sobrio e radicalità evangelica nel pensiero e nell’agire di san Bonaventura.

2. San Bonaventura, però, ha trovato negli scritti dello Preuso-Dionigi un altro elemento, per lui ancora più importante.
Mentre per sant’Agostino l’intellectus, il vedere con la ragione ed il cuore, è l’ultima categoria della conoscenza, lo Pseudo-Dionigi fa ancora un altro passo: nella salita verso Dio si può arrivare ad un punto in cui la ragione non vede più. Ma nella notte dell’intelletto l’amore vede ancora – vede quanto rimane inaccessibile per la ragione. L’amore si estende oltre la ragione, vede di più, entra più profondamente nel mistero di Dio. San Bonaventura fu affascinato da questa visione, che s’incontrava con la sua spiritualità francescana. Proprio nella notte oscura della Croce appare tutta la grandezza dell’amore divino; dove la ragione non vede più, vede l’amore. Le parole conclusive del suo "Itinerario della mente in Dio", ad una lettura superficiale, possono apparire come espressione esagerata di una devozione senza contenuto; lette, invece, alla luce della teologia della Croce di san Bonaventura, esse sono un’espressione limpida e realistica della spiritualità francescana: "Se ora brami sapere come ciò avvenga (cioè la salita verso Dio), interroga la grazia, non la dottrina; il desiderio, non l’intelletto; il gemito della preghiera, non lo studio della lettera; … non la luce, ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio" (VII, 6). Tutto questo non è anti-intellettuale e non è anti-razionale: suppone il cammino della ragione, ma lo trascende nell’amore del Cristo crocifisso. Con questa trasformazione della mistica dello Pseudo-Dionigi, san Bonaventura si pone agli inizi di una grande corrente mistica, che ha molto elevato e purificato la mente umana: è un vertice nella storia dello spirito umano.

Questa teologia della Croce, nata dall’incontro tra la teologia dello Pseudo-Dionigi e la spiritualità francescana, non ci deve far dimenticare che san Bonaventura condivide con san Francesco d’Assisi anche l’amore per il creato, la gioia per la bellezza della creazione di Dio. Cito su questo punto una frase del primo capitolo dell’"Itinerario": "Colui… che non vede gli splendori innumerevoli delle creature, è cieco; colui che non si sveglia per le tante voci, è sordo; colui che per tutte queste meraviglie non loda Dio, è muto; colui che da tanti segni non si innalza al primo principio, è stolto" (I, 15). Tutta la creazione parla ad alta voce di Dio, del Dio buono e bello; del suo amore.

Tutta la nostra vita è quindi per san Bonaventura un "itinerario", un pellegrinaggio – una salita verso Dio. Ma con le nostre sole forze non possiamo salire verso l’altezza di Dio. Dio stesso deve aiutarci, deve "tirarci" in alto. Perciò è necessaria la preghiera. 

La preghiera - così dice il Santo - è la madre e l’origine della elevazione - "sursum actio", azione che ci porta in alto - dice Bonaventura. Concludo perciò con la preghiera, con la quale comincia il suo "Itinerario": "Preghiamo dunque e diciamo al Signore Dio nostro: ‘Conducimi, Signore, nella tua via e io camminerò nella tua verità. Si rallegri il mio cuore nel temere il tuo nome’ " (I, 1).
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domenica 14 luglio 2013

Benedetto XVI: San Bonaventura paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura

INCONTRO CON LA CITTADINANZA IN PIAZZA SANT’AGOSTINO A BAGNOREGIO, 6 SETTEMBRE 2009
Alle 17.45, nella Piazza Sant’Agostino, ha luogo l’incontro con la Cittadinanza di Bagnoregio. Introdotto dai saluti di S.E. Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Viterbo e del Dott. Francesco Bigiotti, Sindaco di Bagnoregio, il Papa rivolge ai presenti il seguente discorso:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

La solenne celebrazione eucaristica di questa mattina a Viterbo ha aperto la mia visita pastorale alla vostra Comunità diocesana, e questo nostro incontro qui a Bagnoregio, praticamente la chiude.
Vi saluto tutti con affetto: Autorità religiose, civili e militari, sacerdoti, religiosi e religiose, operatori pastorali, giovani e famiglie, e vi ringrazio per la cordialità con cui mi avete accolto. Rinnovo il mio ringraziamento in primo luogo al vostro Vescovo per le sue affettuose parole che hanno richiamato il mio legame con san Bonaventura. E saluto con deferenza il Sindaco di Bagnoregio, grato per il cortese benvenuto che mi ha indirizzato a nome di tutta la Città.
Giovanni Fidanza, che divenne poi fra’ Bonaventura, unisce il suo nome a quello di Bagnoregio nella nota presentazione che di se stesso fa nella Divina Commedia. Dicendo: "Io son la vita di Bonaventura da Bagnoregio, che nei grandi offici sempre posposi la sinistra cura" (Dante, Paradiso XII,127-129), sottolinea come negli importanti compiti che ebbe a svolgere nella Chiesa, pospose sempre la cura delle realtà temporali ("la sinistra cura") al bene spirituale delle anime.
Qui, a Bagnoregio, egli trascorse la sua infanzia e l’adolescenza; seguì poi san Francesco, verso il quale nutriva speciale gratitudine perché, come ebbe a scrivere, quando era bambino lo aveva "strappato dalle fauci della morte" (Legenda Maior, Prologus, 3,3) e gli aveva predetto "Buona ventura", come ha ricordato poc’anzi il vostro Sindaco. Con il Poverello di Assisi seppe stabilire un legame profondo e duraturo, traendo da lui ispirazione ascetica e genio ecclesiale. Di questo vostro illustre concittadino voi custodite gelosamente l’insigne reliquia del "Santo Braccio", mantenete viva la memoria e approfondite la dottrina, specialmente mediante il Centro di Studi Bonaventuriani fondato da Bonaventura Tecchi, che con cadenza annuale promuove qualificati convegni di studio a lui dedicati.

Non è facile sintetizzare l’ampia dottrina filosofica, teologica e mistica lasciataci da san Bonaventura. 

In questo Anno Sacerdotale vorrei invitare specialmente i sacerdoti a mettersi alla scuola di questo grande Dottore della Chiesa per approfondirne l’insegnamento di sapienza radicata in Cristo.

Alla sapienza, che fiorisce in santità, egli orienta ogni passo della sua speculazione e tensione mistica, passando per i gradi che vanno da quella che chiama "sapienza uniforme" concernente i principi fondamentali della conoscenza, alla "sapienza multiforme", che consiste nel misterioso linguaggio della Bibbia, e poi alla "sapienza onniforme", che riconosce in ogni realtà creata il riflesso del Creatore, sino alla "sapienza informe", l’esperienza cioè dell’intimo contatto mistico con Dio, allorché l’intelletto dell’uomo sfiora in silenzio il Mistero infinito (cfr J. Ratzinger, San Bonaventura e la teologia della storia, Ed. Porziuncola, 2006, pp. 92ss). 

Nel ricordo di questo profondo ricercatore ed amante della sapienza, vorrei inoltre esprimere incoraggiamento e stima per il servizio che, nella Comunità ecclesiale, i teologi sono chiamati a rendere a quella fede che cerca l’intelletto, quella fede che è anima dell’intelligenza e che diventa vita nuova secondo il progetto di Dio.

Dal ricco patrimonio dottrinale e mistico di san Bonaventura mi limito questa sera a trarre qualche "pista" di riflessione, che potrebbe risultare utile per il cammino pastorale della vostra Comunità diocesana. Egli fu, in primo luogo, un instancabile cercatore di Dio sin da quando frequentava gli studi a Parigi, e continuò ad esserlo sino alla morte. Nei suoi scritti indica l’itinerario da percorrere. "Poiché Dio è in alto – egli scrive - è necessario che la mente si innalzi a Lui con tutte le forze" (De reductione artium ad theologiam, n. 25). Traccia così un percorso di fede impegnativo, nel quale non basta "la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza, l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la sapienza divinamente ispirata" (Itinerarium mentis in Deum, prol. 4).
Questo cammino di purificazione coinvolge tutta la persona per arrivare, attraverso Cristo, all’amore trasformante della Trinità. E dato che Cristo, da sempre Dio e per sempre uomo, opera nei fedeli una creazione nuova con la sua grazia, l’esplorazione della presenza divina diventa contemplazione di Lui nell’anima "dove Egli abita con i doni del suo incontenibile amore" (ibid. IV,4), per essere alla fine trasportati in Lui. La fede è pertanto perfezionamento delle nostre capacità conoscitive e partecipazione alla conoscenza che Dio ha di se stesso e del mondo; la speranza l’avvertiamo come preparazione all’incontro con il Signore, che segnerà il pieno compimento di quell’amicizia che fin d’ora ci lega a Lui. E la carità ci introduce nella vita divina, facendoci considerare fratelli tutti gli uomini, secondo la volontà del comune Padre celeste.

Oltre che cercatore di Dio, san Bonaventura fu serafico cantore del creato, che, alla sequela di san Francesco, apprese a "lodare Dio in tutte e per mezzo di tutte le creature", nelle quali "risplendono l’onnipotenza, la sapienza e la bontà del Creatore" (ibid. I,10). 

San Bonaventura presenta del mondo, dono d’amore di Dio agli uomini, una visione positiva: riconosce nel mondo il riflesso della somma Bontà e Bellezza che, sulla scia di sant’Agostino e san Francesco, afferma essere Dio stesso. Tutto ci è stato dato da Dio. Da Lui, come da fonte originaria, scaturisce il vero, il bene e il bello.
Verso Dio, come attraverso i gradini di una scala, si sale sino a raggiungere e quasi afferrare il Sommo Bene e in Lui trovare la nostra felicità e la nostra pace. Quanto sarebbe utile che anche oggi si riscoprisse la bellezza e il valore del creato alla luce della bontà e della bellezza divine! 
In Cristo, l’universo stesso, nota san Bonaventura, può tornare ad essere voce che parla di Dio e ci spinge ad esplorarne la presenza; ci esorta ad onorarlo e glorificarlo in tutte le cose (cfr ibid. I,15). Si avverte qui l’animo di san Francesco, di cui il nostro Santo condivise l’amore per tutte le creature.

E finalmente San Bonaventura fu messaggero di speranza.

Una bella immagine della speranza la troviamo in una delle sue prediche di Avvento, dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura. 

Ma la speranza esige che tutte le nostre membra si facciano movimento e si proiettino verso la vera altezza del nostro essere, verso le promesse di Dio. Chi spera – dice Bonaventura - "deve alzare il capo, rivolgendo verso l’alto i suoi pensieri, verso l’altezza della nostra esistenza, cioè verso Dio" (Sermo XVI, Dominica I Adv., Opera omnia, IX, 40a).

Il Signor Sindaco nel suo discorso ha posto la domanda: "Che cosa sarà Bagnoregio domani?". In verità tutti ci interroghiamo circa l’avvenire nostro e del mondo e quest’interrogativo ha molto a vedere con la speranza, di cui ogni cuore umano ha sete. Nell’Enciclica Spe salvi ho notato che non basta però una qualsiasi speranza per affrontare e superare le difficoltà del presente; è indispensabile una "speranza affidabile", che, dandoci la certezza di giungere ad una meta "grande", giustifichi "la fatica del cammino" (cfr n.1). Solo questa "grande speranza-certezza" ci assicura che nonostante i fallimenti della vita personale e le contraddizioni della storia nel suo insieme, ci custodisce sempre il "potere indistruttibile dell’Amore".
Quando allora a sorreggerci è tale speranza non rischiamo mai di perdere il coraggio di contribuire, come hanno fatto i santi, alla salvezza dell’umanità, aprendo "noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene" (cfr n. 35).
Ci aiuti san Bonaventura a "dispiegare le ali" della speranza che ci spinge ad essere, come lui, incessanti cercatori di Dio, cantori delle bellezze del creato e testimoni di quell’Amore e di quella Bellezza che "tutto muove".
Grazie, cari amici, ancora una volta per la vostra accoglienza. Mentre vi assicuro un ricordo nella preghiera imparto, per intercessione di san Bonaventura e specialmente di Maria, Vergine fedele e Stella della speranza, una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo a tutti gli abitanti di questa Terra bella e ricca di santi. Grazie per la vostra attenzione.

© Copyright 2009 - Libreria Editrice Vaticana

Benedetto XVI, il Papa sgradito ai "Fratelli d'Italia" (Asi)

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sabato 13 luglio 2013

Funerali di Don Giussani: l'omelia del card. Joseph Ratzinger. Il video sul canale YouTube del blog

Grazie all'impegno ed al lavoro della nostra Sam possiamo vedere questo straordinario filmato che riproduce l'omelia dell'allora cardinale Ratzinger in occasione dei Funerali di Mons. Luigi Giussani (Duomo di Milano, 24 febbraio 2005). Grazie ancora a Sam.




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Card. Ratzinger: Solo Cristo dà senso a tutto nella nostra vita; sempre, don Giussani, ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il Cristianesimo è un incontro; una storia d'amore; è un avvenimento.



CELEBRAZIONE DELLE ESEQUIE DI MONS. LUIGI GIUSSANI

OMELIA DEL CARD. JOSEPH RATZINGER

Duomo di Milano
Giovedì, 24 febbraio 2005

 Cari Fratelli nell'episcopato e nel sacerdozio,

"I discepoli gioirono nel vedere Gesù". Queste parole del Vangelo ora letto ci indicano il centro della personalità e della vita del nostro caro don Giussani.
Don Giussani era cresciuto in una casa - come disse lui stesso - povera di pane, ma ricca di musica; e così, sin dall'inizio era toccato, anzi ferito, dal desiderio della bellezza; non si accontentava di una bellezza qualunque, di una bellezza banale: cercava la Bellezza stessa, la Bellezza infinita; così ha trovato Cristo, in Cristo la vera bellezza, la strada della vita, la vera gioia.
Già da ragazzo ha creato con altri giovani una comunità che si chiamava Studium Christi. Il loro programma era: parlare di nient'altro se non di Cristo, perché tutto il resto appariva come perdita di tempo. Naturalmente ha saputo poi superare l'unilateralità, ma la sostanza gli è sempre rimasta.
Solo Cristo dà senso a tutto nella nostra vita; sempre, don Giussani, ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il Cristianesimo è un incontro; una storia d'amore; è un avvenimento.
Questo innamoramento in Cristo, questa storia di amore che è tutta la sua vita era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago. Vedendo Cristo, realmente, ha saputo che incontrare Cristo vuol dire seguire Cristo. Questo incontro è una strada, un cammino; un cammino che attraversa - come abbiamo sentito nel Salmo - anche la "valle oscura". Nel Vangelo, abbiamo sentito proprio l'ultimo buio della sofferenza di Cristo, della apparente assenza di Dio, dell'eclisse del Sole del mondo. Sapeva che seguire è attraversare una "valle oscura"; andare sulla via della croce, e tuttavia vivere nella vera gioia.
Perché è così? Il Signore stesso ha tradotto questo mistero della croce, che in realtà è il mistero dell'amore, con una formula nella quale si esprime tutta la realtà della nostra vita. Il Signore dice: "Chi cerca la sua vita la perderà e chi perde la propria vita la troverà".
Don Giussani realmente voleva non avere per sé la vita, ma ha dato la vita, e proprio così ha trovato la vita non solo per sé, ma per tanti altri. Ha realizzato quanto abbiamo sentito nel Vangelo: non voleva essere un padrone, voleva servire, era un fedele "servitore del Vangelo", ha distribuito tutta la ricchezza del suo cuore, ha distribuito la ricchezza divina del Vangelo, della quale era penetrato e, servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco - come vediamo in questo momento - è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a sé, ma a Cristo, proprio ha guadagnato i cuori, ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo.
Questa centralità di Cristo nella sua vita gli ha dato anche il dono del discernimento, di decifrare in modo giusto i segni dei tempi in un tempo difficile, pieno di tentazioni e di errori, come sappiamo.
Pensiamo agli anni '68 e seguenti: un primo gruppo dei suoi era andato in Brasile e qui si trovò a confronto con la povertà estrema, con la miseria. Che cosa fare? Come rispondere? E la tentazione fu grande di dire:  adesso dobbiamo, per il momento, prescindere da Cristo, prescindere da Dio, perché ci sono urgenze più pressanti; dobbiamo prima cominciare a cambiare le strutture, le cose esterne, dobbiamo prima migliorare la terra, poi possiamo ritrovare anche il cielo. Era la tentazione grande di quel momento di trasformare il cristianesimo in un moralismo, il moralismo in una politica, di sostituire il credere con il fare. Perché, che cosa comporta il credere? Si può dire:  in questo momento dobbiamo fare qualcosa. E tuttavia, di questo passo, sostituendo la fede col moralismo, il credere con il fare, si cade nei particolarismi, si perdono soprattutto i criteri e gli orientamenti, e alla fine non si costruisce, ma si divide.
Monsignor Giussani, con la sua fede imperterrita e immancabile, ha saputo, che, anche in questa situazione, Cristo e l'incontro con Lui rimane centrale, perché chi non dà Dio, dà troppo poco e chi non dà Dio, chi non fa trovare Dio nel volto di Cristo, non costruisce, ma distrugge, perché fa perdere l'azione umana in dogmatismi ideologici e falsi. Don Giussani ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali, con il servizio necessario l'umanità in questo mondo difficile, dove la responsabilità dei cristiani per i poveri nel mondo è grandissima e urgente.
Chi crede deve attraversare anche la "valle oscura", le valli oscure del discernimento, e così anche delle avversità, delle opposizioni, delle contrarietà ideologiche che arrivavano fino alle minacce di eliminare i suoi fisicamente per liberarsi da questa altra voce che non si accontenta del fare, ma porta un messaggio più grande, così anche una luce più grande.
Monsignor Giussani, nella forza della fede, ha attraversato, imperterrito queste valli oscure e naturalmente, con la novità che portava con sé aveva anche difficoltà di collocazione all'interno della Chiesa. 
Sempre se lo Spirito Santo, secondo i bisogni dei tempi, crea il nuovo, che in realtà è il ritorno alle origini, è difficile orientarsi e trovare l'insieme pacifico della grande comunione della Chiesa universale. L'amore di don Giussani per Cristo era anche amore per la Chiesa, e così sempre è rimasto fedele servitore, fedele al Santo Padre, fedele ai suoi Vescovi.
Con le sue fondazioni ha anche interpretato di nuovo il mistero della Chiesa.
Comunione e Liberazione ci fa subito pensare a questa scoperta propria dell'epoca moderna, la libertà, e ci fa pensare anche alla parola di sant'Ambrogio "Ubi fides est libertas". Il Cardinale Biffi ha attirato la nostra attenzione sulla quasi coincidenza di questa parola di sant'Ambrogio con la fondazione di Comunione e Liberazione. Mettendo in rilievo così la libertà come dono proprio della fede, ci ha anche detto che la libertà, per essere una vera libertà umana, una libertà nella verità, ha bisogno della comunione. Una libertà isolata, una libertà solo per l'Io, sarebbe una menzogna e dovrebbe distruggere la comunione umana. La libertà per essere vera, e quindi per essere anche efficiente, ha bisogno della comunione, e non di qualunque comunione, ma ultimamente della comunione con la verità stessa, con l'amore stesso, con Cristo, col Dio trinitario. Così si costruisce comunità che crea libertà e dona gioia.
L'altra fondazione, i Memores Domini, ci fa pensare di nuovo al secondo Vangelo di oggi:  la memoria che il Signore ci ha dato nella Santa Eucaristia, memoria che non è solo ricordo del passato, ma memoria che crea presente, memoria nella quale Egli stesso si dà nelle nostre mani e nei nostri cuori, e così ci fa vivere.
Attraversare valli oscure. Nella ultima tappa della sua vita don Giussani ha dovuto attraversare la valle oscura della malattia, dell'infermità, del dolore, della sofferenza, ma anche qui, il suo sguardo era fisso su Gesù, e così rimase vero in tutta la sofferenza, vedendo Gesù, poteva gioire, era presente la gioia del Risorto, che anche nella passione è il Risorto e ci dà la vera luce e la gioia e sapeva che - come dice il Salmo - anche attraversando questa valle, "non temo alcun male perché so che Tu sei con me e abiterò nella casa del Padre". Questa era la sua grande forza:  sapere che "Tu sei con me".
Miei cari fedeli, cari giovani soprattutto, prendiamo a cuore questo messaggio, non perdiamo di vista Cristo e non dimentichiamo che senza Dio non si costruisce niente di bene e che Dio rimane enigmatico se non riconosciuto nel volto di Cristo.
Adesso il vostro caro amico don Giussani ha raggiunto la sponda della Vita e siamo convinti che si è aperta la porta della casa del Padre. Siamo convinti che, adesso, pienamente, si realizza questa parola: vedendo Gesù gioirono, gioisce con una gioia che nessuno gli toglie. In questo momento vogliamo ringraziare il Signore per il grande dono di questo sacerdote, di questo fedele servitore del Vangelo, di questo padre. Affidiamo la sua anima alla bontà del suo e del nostro Signore.
Vogliamo in quest'ora pregare anche particolarmente per la salute del nostro Santo Padre, ricoverato di nuovo in ospedale. Il Signore lo accompagni, gli dia forza e salute. E preghiamo perché il Signore ci illumini, ci doni la fede che costruisce il mondo, la fede che ci fa trovare la strada della vita, la vera gioia.

Amen!

venerdì 12 luglio 2013

Corpus Domini 2008: la Processione Eucaristica con Benedetto XVI. Il video sul canale YouTube del blog



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Nel video troverete alcune delle immagini piu' belle della Processione Eucaristica del 2008.

Benedetto XVI: L’Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. In effetti, non basta andare avanti, bisogna vedere verso dove si va! Non basta il “progresso”, se non ci sono dei criteri di riferimento. Anzi, se si corre fuori strada, si rischia di finire in un precipizio, o comunque di allontanarsi più rapidamente dalla meta. Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli: si è fatto Lui stesso “via” ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla

Benedetto XVI: L’Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. In effetti, non basta andare avanti, bisogna vedere verso dove si va! Non basta il “progresso”, se non ci sono dei criteri di riferimento. Anzi, se si corre fuori strada, si rischia di finire in un precipizio, o comunque di allontanarsi più rapidamente dalla meta. Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli: si è fatto Lui stesso “via” ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla

SANTA MESSA E PROCESSIONE EUCARISTICA ALLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI

Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano
Giovedì, 22 maggio 2008

Cari fratelli e sorelle!

Dopo il tempo forte dell’anno liturgico, che incentrandosi sulla Pasqua si distende nell’arco di tre mesi – prima i quaranta giorni della Quaresima, poi i cinquanta giorni del Tempo pasquale –, la liturgia ci fa celebrare tre feste che hanno invece un carattere “sintetico”: la Santissima Trinità, quindi il Corpus Domini, e infine il Sacro Cuore di Gesù. Qual è il significato proprio della solennità odierna, del Corpo e Sangue di Cristo? 
Ce lo dice la celebrazione stessa che stiamo compiendo, nello svolgimento dei suoi gesti fondamentali: prima di tutto ci siamo radunati intorno all’altare del Signore, per stare insieme alla sua presenza; in secondo luogo ci sarà la processione, cioè il camminare con il Signore; e infine l’inginocchiarsi davanti al Signore, l’adorazione, che inizia già nella Messa e accompagna tutta la processione, ma culmina nel momento finale della benedizione eucaristica, quando tutti ci prostreremo davanti a Colui che si è chinato fino a noi e ha dato la vita per noi. Soffermiamoci brevemente su questi tre atteggiamenti, perché siano veramente espressione della nostra fede e della nostra vita.
Il primo atto, dunque, è quello di radunarsi alla presenza del Signore. E’ ciò che anticamente si chiamava “statio”. Immaginiamo per un momento che in tutta Roma non vi sia che quest’unico altare, e che tutti i cristiani della città siano invitati a radunarsi qui, per celebrare il Salvatore morto e risorto. Questo ci dà l’idea di che cosa sia stata alle origini, a Roma e in tante altre città dove giungeva il messaggio evangelico, la celebrazione eucaristica: in ogni Chiesa particolare vi era un solo Vescovo e intorno a Lui, intorno all’Eucaristia da lui celebrata, si costituiva la Comunità, unica perché uno era il Calice benedetto e uno il Pane spezzato, come abbiamo ascoltato dalle parole dell’apostolo Paolo nella seconda Lettura (cfr 1 Cor 10,16-17). Viene alla mente quell’altra celebre espressione paolina: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28). “Tutti voi siete uno”! In queste parole si sente la verità e la forza della rivoluzione cristiana, la rivoluzione più profonda della storia umana, che si sperimenta proprio intorno all’Eucaristia: qui si radunano alla presenza del Signore persone diverse per età, sesso, condizione sociale, idee politiche. L’Eucaristia non può mai essere un fatto privato, riservato a persone che si sono scelte per affinità o amicizia. L’Eucaristia è un culto pubblico, che non ha nulla di esoterico, di esclusivo. Anche qui, stasera, non abbiamo scelto noi con chi incontrarci, siamo venuti e ci troviamo gli uni accanto agli altri, accomunati dalla fede e chiamati a diventare un unico corpo condividendo l’unico Pane che è Cristo. Siamo uniti al di là delle nostre differenze di nazionalità, di professione, di ceto sociale, di idee politiche: ci apriamo gli uni agli altri per diventare una cosa sola a partire da Lui. Questa fin dagli inizi è stata una caratteristica del cristianesimo realizzata visibilmente intorno all’Eucaristia, e occorre sempre vigilare perché le ricorrenti tentazioni di particolarismo, seppure in buona fede, non vadano di fatto in senso opposto. Pertanto, il Corpus Domini ci ricorda anzitutto questo: che essere cristiani vuol dire radunarsi da ogni parte per stare alla presenza dell’unico Signore e diventare in Lui una sola cosa.
Il secondo aspetto costitutivo è il camminare con il Signore. E’ la realtà manifestata dalla processione, che vivremo insieme dopo la Santa Messa, quasi come un suo naturale prolungamento, muovendoci dietro Colui che è la Via, il Cammino. Con il dono di Se stesso nell’Eucaristia, il Signore Gesù ci libera dalle nostre “paralisi”, ci fa rialzare e ci fa “pro-cedere”, ci fa fare cioè un passo avanti, e poi un altro passo, e così ci mette in cammino, con la forza di questo Pane della vita. Come accadde al profeta Elia, che si era rifugiato nel deserto per paura dei suoi nemici, e aveva deciso di lasciarsi morire (cfr 1 Re 19,1-4). Ma Dio lo svegliò dal sonno e gli fece trovare lì accanto una focaccia appena cotta: “Alzati e mangia – gli disse – perché troppo lungo per te è il cammino” (1 Re 19, 5.7). 
La processione del Corpus Domini ci insegna che l’Eucaristia ci vuole liberare da ogni abbattimento e sconforto, ci vuole far rialzare, perché possiamo riprendere il cammino con la forza che Dio ci dà mediante Gesù Cristo
E’ l’esperienza del popolo d’Israele nell’esodo dall’Egitto, la lunga peregrinazione attraverso il deserto, di cui ci ha parlato la prima Lettura. Un’esperienza che per Israele è costitutiva, ma risulta esemplare per tutta l’umanità. Infatti l’espressione “l’uomo non vive soltanto di pane, ma … di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3) è un’affermazione universale, che si riferisce ad ogni uomo in quanto uomo. Ognuno può trovare la propria strada, se incontra Colui che è Parola e Pane di vita e si lascia guidare dalla sua amichevole presenza. Senza il Dio-con-noi, il Dio vicino, come possiamo sostenere il pellegrinaggio dell’esistenza, sia singolarmente che in quanto società e famiglia dei popoli? 
L’Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione. In effetti, non basta andare avanti, bisogna vedere verso dove si va! Non basta il “progresso”, se non ci sono dei criteri di riferimento. Anzi, se si corre fuori strada, si rischia di finire in un precipizio, o comunque di allontanarsi più rapidamente dalla meta. Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli: si è fatto Lui stesso “via” ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla.
E a questo punto non si può non pensare all’inizio del “decalogo”, i dieci comandamenti, dove sta scritto: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20,2-3). Troviamo qui il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus Domini: inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore. Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi. 
Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (cfr Gv 3,16). Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi. 
Adorare il Corpo di Cristo vuol dire credere che lì, in quel pezzo di pane, c’è realmente Cristo, che dà vero senso alla vita, all’immenso universo come alla più piccola creatura, all’intera storia umana come alla più breve esistenza. L’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: si nutre di amore, di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma.
Ecco perché radunarci, camminare, adorare ci riempie di gioia. Facendo nostro l’atteggiamento adorante di Maria, che in questo mese di maggio ricordiamo particolarmente, preghiamo per noi e per tutti; preghiamo per ogni persona che vive in questa città, perché possa conoscere Te, o Padre, e Colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo. E così avere la vita in abbondanza. Amen.

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana 

giovedì 11 luglio 2013

Joseph Ratzinger e San Benedetto. La visita di Benedetto XVI all'Abbazia di Montecassino (video)

Benedetto XVI: San Benedetto sapeva che quando il credente entra in relazione profonda con Dio non può accontentarsi di vivere in modo mediocre all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 10 luglio 2005

Cari fratelli e sorelle!

Domani ricorre la festa di San Benedetto Abate, Patrono d’Europa, un Santo a me particolarmente caro, come si può intuire dalla scelta che ho fatto del suo nome. Nato a Norcia intorno al 480, Benedetto compì i primi studi a Roma ma, deluso dalla vita della città, si ritirò a Subiaco, dove rimase per circa tre anni in una grotta - il celebre "sacro speco" – dedicandosi interamente a Dio. A Subiaco, avvalendosi dei ruderi di una ciclopica villa dell’imperatore Nerone, egli, insieme ai suoi primi discepoli, costruì alcuni monasteri dando vita ad una comunità fraterna fondata sul primato dell’amore di Cristo, nella quale la preghiera e il lavoro si alternavano armonicamente a lode di Dio. 
Alcuni anni dopo, a Montecassino, diede forma compiuta a questo progetto, e lo mise per iscritto nella "Regola", unica sua opera a noi pervenuta. Tra le ceneri dell’Impero Romano, Benedetto, cercando prima di tutto il Regno di Dio, gettò, forse senza neppure rendersene conto, il seme di una nuova civiltà che si sarebbe sviluppata, integrando i valori cristiani con l’eredità classica, da una parte, e le culture germanica e slava, dall’altra.
C’è un aspetto tipico della sua spiritualità, che quest’oggi vorrei particolarmente sottolineare. Benedetto non fondò un’istituzione monastica finalizzata principalmente all’evangelizzazione dei popoli barbari, come altri grandi monaci missionari dell’epoca, ma indicò ai suoi seguaci come scopo fondamentale, anzi unico, dell’esistenza la ricerca di Dio: "Quaerere Deum". 

Egli sapeva, però, che quando il credente entra in relazione profonda con Dio non può accontentarsi di vivere in modo mediocre all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale. Si comprende, in questa luce, allora meglio l’espressione che Benedetto trasse da san Cipriano e che sintetizza nella sua Regola (IV, 21) il programma di vita dei monaci: "Nihil amori Christi praeponere", "Niente anteporre all’amore di Cristo". In questo consiste la santità, proposta valida per ogni cristiano e diventata una vera urgenza pastorale in questa nostra epoca in cui si avverte il bisogno di ancorare la vita e la storia a saldi riferimenti spirituali.

Modello sublime e perfetto di santità è Maria Santissima, che ha vissuto in costante e profonda comunione con Cristo. Invochiamo la sua intercessione, insieme a quella di san Benedetto, perché il Signore moltiplichi anche nella nostra epoca uomini e donne che, attraverso una fede illuminata, testimoniata nella vita, siano in questo nuovo millennio sale della terra e luce del mondo.

Dopo l'Angelus

Proviamo tutti un profondo dolore per gli atroci attentati terroristici di Londra di giovedì scorso. Preghiamo per le persone uccise, per quelle ferite e per i loro cari. Ma preghiamo anche per gli attentatori: il Signore tocchi i loro cuori. A quanti fomentano sentimenti di odio e a quanti compiono azioni terroristiche tanto ripugnanti dico: Dio ama la vita, che ha creato, non la morte. Fermatevi, in nome di Dio!

Domani mi recherò in Valle d’Aosta, dove trascorrerò un breve periodo di riposo. Sarò ospite nella casa che molte volte ha accolto il Papa Giovanni Paolo II. Ringrazio quanti mi accompagneranno con la preghiera, e a voi dico con affetto: "arrivederci!".

Je vous salue cordialement, chers pèlerins de langue française; puisse l’Eucharistie dominicale affermir en chacun de vous la foi, la relation d’intimité avec le Christ et le désir d’annoncer l’Évangile.

I offer a cordial greeting to the English-speaking pilgrims and visitors gathered for this Angelus prayer. With great affection I invoke upon you and your families an abundance of joy and peace in our Lord Jesus Christ.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española. En este tiempo veraniego, invito a todos a acoger con gozo la semilla del Evangelio, para que Cristo sea luz y fuente paz en cada uno de vosotros, en vuestras familias y en todos los pueblos de la tierra. Feliz Domingo y feliz verano.

Pozdrawiam pielgrzymów polskich. Serdeczną myślą ogarniam waszych bliskich a szczególnie osoby starsze i chorych. Dzieciom i młodzieży życzę dobrych wakacji.

[Saluto i pellegrini Polacchi con uno speciale pensiero ai vostri cari e in modo particolare alle persone anziane e a tutti i malati. Ai bambini e ai giovani auguro buone vacanze.]

Ein herzliches „Grüß Gott" sage ich allen deutschsprachigen Pilgern. Vertraut stets auf Gottes Schutz und Hilfe! Gesegnete Tage hier in Rom wünsche ich Euch allen von Herzen – und eine erholsame Ferienzeit!

Saluto le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore e le Suore di Gesù Buon Pastore - Pastorelle, riunite per i loro Capitoli generali. Care Sorelle, assicuro per voi la mia preghiera, affinché l’impegno di questi giorni sia ricco di frutti per il cammino delle vostre Congregazioni. Saluto anche le Suore Terziarie di San Francesco, che ricordano il terzo centenario della morte della loro fondatrice, Maria Hueber.

Rivolgo infine un pensiero cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli di Ogliara presso Salerno, ai giovani dell’Azione Cattolica di Surbo, diocesi di Lecce, al Coro "Santa Cecilia" della Cattedrale di Benevento, alla Corale della Basilica Cattedrale di Teramo e ai soci della Cassa Rurale San Cataldo in Sicilia.

Auguro a tutti una buona domenica.

© Copyright 2005 - Libreria Editrice Vaticana

mercoledì 10 luglio 2013

Benedetto XVI: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova

La fede è speranza

2. Prima di dedicarci a queste nostre domande, oggi particolarmente sentite, dobbiamo ascoltare ancora un po' più attentamente la testimonianza della Bibbia sulla speranza. 
« Speranza », di fatto, è una parola centrale della fede biblica – al punto che in diversi passi le parole « fede » e « speranza » sembrano interscambiabili. 
Così la Lettera agli Ebrei lega strettamente alla « pienezza della fede » (10,22) la « immutabile professione della speranza » (10,23). 
Anche quando la Prima Lettera di Pietro esorta i cristiani ad essere sempre pronti a dare una risposta circa il logos – il senso e la ragione – della loro speranza (cfr 3,15), « speranza » è l'equivalente di « fede ». Quanto sia stato determinante per la consapevolezza dei primi cristiani l'aver ricevuto in dono una speranza affidabile, si manifesta anche là dove viene messa a confronto l'esistenza cristiana con la vita prima della fede o con la situazione dei seguaci di altre religioni. 
Paolo ricorda agli Efesini come, prima del loro incontro con Cristo, fossero « senza speranza e senza Dio nel mondo » (Ef 2,12). 
Naturalmente egli sa che essi avevano avuto degli dèi, che avevano avuto una religione, ma i loro dèi si erano rivelati discutibili e dai loro miti contraddittori non emanava alcuna speranza. 
Nonostante gli dèi, essi erano « senza Dio » e conseguentemente si trovavano in un mondo buio, davanti a un futuro oscuro. « In nihil ab nihilo quam cito recidimus » (Nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo) [1] dice un epitaffio di quell'epoca – parole nelle quali appare senza mezzi termini ciò a cui Paolo accenna. Nello stesso senso egli dice ai Tessalonicesi: Voi non dovete « affliggervi come gli altri che non hanno speranza » (1 Ts 4,13). 
Anche qui compare come elemento distintivo dei cristiani il fatto che essi hanno un futuro: non è che sappiano nei particolari ciò che li attende, ma sanno nell'insieme che la loro vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente. 
Così possiamo ora dire: il cristianesimo non era soltanto una « buona notizia » – una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo « informativo », ma « performativo »
Ciò significa: il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita. La porta oscura del tempo, del futuro, è stata spalancata. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova.

Dall'enciclica Spe salvi, 30 novembre 2007

martedì 9 luglio 2013

LE DECISIONI E L'ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI NEL COMBATTERE LA PIAGA DELLA PEDOFILIA NELLA CHIESA. CRONOLOGIA

Stasera l'ultimo post non sarà dedicato ad un brano di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI ma alla riproposizione dello speciale compilato nel 2010 (ed aggiornato fino al 2013) e dedicato alla strenua lotta del Santo Padre nei confronti della piaga dei preti pedofili.
Sfido chiunque a contestare le verita' raccolte di seguito.
R.

I due schemi relativi alla lotta della Chiesa Cattolica nei confronti degli abusi commessi da sacerdoti. Premessa (Raffaella)

LA RISPOSTA DELLA SANTA SEDE ALLA PEDOFILIA NELLA CHIESA: CRONOLOGIA (1917-2005)

CHIESA E PEDOFILIA: LA TOLLERANZA ZERO DI PAPA BENEDETTO XVI 

25 marzo 2005: Via Crucis al Colosseo. Il mondo viene scosso dalla potenza delle meditazioni scritte dal cardinale Joseph Ratzinger. Particolarmente duro il commento composto per la Nona Stazione nel quale il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede parla di "sporcizia nella Chiesa" e di una Chiesa che "ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti". Molti commentatori ritengono che il cardinale si stia riferendo proprio allo scandalo dei preti pedofili scoppiato anni prima negli Usa ed in Irlanda.

2 aprile 2005: muore Papa Giovanni Paolo II.

19 aprile 2005: elezione di Papa Benedetto XVI.

Maggio 2005: Benedetto XVI revoca ogni facoltà sacerdotale a Gino Burresi, fondatore dei Servi del Cuore immacolato di Maria, per abusi sessuali su alcuni giovani seguaci. Si inizia a parlare di "coperture" all'interno del Vaticano venute meno dopo l'elezione di Joseph Ratzinger.

19 agosto 2005: Benedetto XVI accetta le dimissioni immediate del vescovo della diocesi di Santiago del Estero (Argentina), Juan Carlos Maccarone, sorpreso in un video in atteggiamenti intimi con un giovane di 23 anni.

2005: la competenza in materia di dispensa sacerdotale passa dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti alla Congregazione per il clero.

19 maggio 2006: Benedetto XVI condanna Marcial Maciel Degollado ad una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico. Gli viene risparmiato il processo canonico solo per ragioni di età ma ormai è chiaro a tutti che è colpevole delle accuse che gli sono state rivolte.

28 ottobre 2006: durissimo discorso di Benedetto XVI ai vescovi irlandesi ricevuti in Vaticano. Il Papa definisce gli abusi sessuali "crimini abnormi".

2007: Benedetto XVI annulla il cosiddetto "quarto voto dei Legionari di Cristo.
Tale voto vietava ai Legionari di criticare l'operato o la persona del superiore e li obbligava ad avvisare il superiore, qualora un confratello lo avesse fatto.

2007: la Santa Sede fissa l’obbligo di rifondazione della Comunità delle Beatitudini (Francia) dando direttive precise e nominando un commissario.

30 gennaio 2008: muore Maciel.

2 marzo 2008:all'Angelus il Papa afferma: "Prendiamoci cura dei piccoli! Bisogna amarli e aiutarli a crescere".

15-21 aprile 2008: Viaggio Apostolico negli Usa.

15 aprile 2008: intervista di Papa Benedetto sul volo per gli Usa. A proposito dei preti pedofili il Papa afferma: "Escluderemo rigorosamente i pedofili dal sacro ministero: è assolutamente incompatibile e chi è veramente colpevole di essere pedofilo non può essere sacerdote".

16 aprile 2008: Nel suo discorso ai vescovi statunitensi il Papa, fra l'altro, afferma: "Fra i segni contrari al Vangelo della vita ve n’è uno che causa profonda vergogna: l’abuso sessuale dei minori".

17 aprile 2008: nell'omelia presso il Nationals Stadium di Washington il Papa commenta: "Nessuna mia parola potrebbe descrivere il dolore ed il danno recati dall’abuso sessuale di minorenni. Proteggere i bambini!".

17 APRILE 2008: PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA UN PAPA INCONTRA UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI. L'incontro avviene nella Nunziatura a Washington D.C.. Qui lo speciale.

19 aprile 2008nell'omelia della Santa Messa presso la Cattedrale di St. Patrick a New York Benedetto XVI ammonisce: "L'abuso sessuale di minori da parte di sacerdoti ha causato tanta sofferenza. Questo sia un tempo di purificazione, sia un tempo di guarigione".

30 aprile 2008: nella catechesi dell'udienza generale, ripercorrendo il Viaggio negli Usa, il Papa ricorda il suo incontro con le vittime di abusi.

12-21 luglio 2008: Viaggio Apostolico a Sydney in occasione della Gmg

12 luglio 2008: Intervista a Papa Benedetto sul volo per l'Australia. A proposito dei preti pedofili il Papa avverte: "Dobbiamo riflettere su quanto è mancato nella nostra educazione, nel nostro insegnamento negli ultimi decenni".

19 luglio 2008nell'omelia della Santa Messa nella St. Mary’s Cathedral di Sydney il Papa afferma: "Gli abusi sessuali sui minori da parte dei preti sono misfatti che devono essere condannati in modo inequivocabile. Sono profondamente dispiaciuto".

21 GIUGNO 2008: BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI AUSTRALIANI.
Qui lo speciale.

19 settembre 2008: Benedetto XVI riduce allo stato laicale Lelio Cantini accusato di pedofilia.

7 marzo 2009: il Papa accetta le "dimissioni" del vescovo irlandese, John Magee, già segretario di tre dei suoi predecessori.

31 marzo 2009: BENEDETTO XVI ORDINA UNA VISITA APOSTOLICA AI LEGIONARI DI CRISTO.
Clicca qui per lo speciale.

29 aprile 2009: BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI ABORIGENI CANADESI.
Clicca qui per lo speciale.

20 maggio 2009: viene pubblicato il "Ryan report" (Rapporto Ryan) sugli abusi commessi da sacerdoti cattolici in Irlanda.
Qui la traduzione in italiano del Rapporto (a cura de "Il Regno").

16 giugno 2009: nella Lettera per l'indizione dell'Anno Sacerdotale il Papa scrive: "Ci sono, purtroppo, anche situazioni, mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà di alcuni suoi ministri. È il mondo a trarne allora motivo di scandalo e di rifiuto".

1° ottobre 2009: Benedetto XVI accetta le "dimissioni" del vescovo canadese, Raymond John Lahey, sorpreso con materiale pornografico infantile nel suo pc portatile.

26 November 2009: viene pubblicato in Irlanda il "Murphy Report" (Rapporto Murphy), uno studio sugli abusi sessuali commessi dal clero nella diocesi di Dublino dal gennaio 1975 al maggio 2004.

11 dicembre 2009: Incontro di Benedetto XVI con alcuni vescovi irlandesi (comunicato)

17 dicembre 2009: Benedetto XVI accetta le dimissioni del vescovo di Limerick (Irlanda), Donal Murray, duramente criticato nel recente Rapporto Murphy sulla gestione dei casi di pedofilia tra i sacerdoti della diocesi di Dublino.

27 dicembre 2009: i vescovi irlandesi Eamonn Walsh e Raymond Field, ausiliari di Dublino, manifestano la volontà di rassegnare le dimissioni nelle mani del Papa. I due faranno poi marcia indietro ritirando le dimissioni medesime.

Gennaio 2010: scoppia lo scandalo pedofilia anche in Germania. Il primo ad essere coinvolto è il Canisius-Kolleg al Tiergarten.
Clicca qui per accedere allo speciale sulla Germania.

15-16 febbraio 2010: Incontro di Benedetto XVI con i Vescovi Irlandesi (comunicato prima giornata, comunicato seconda giornata)

Febbraio 2010: Benedetto XVI riduce allo stato laicale Marco Dessì, missionario in Nicaragua, prima della conclusione dei processi civili a suo carico per abuso sessuale di minori.

12 marzo 2010: Benedetto XVI riceve in udienza il Presidente dei vescovi tedeschi, Mons. Robert Zollitsch.

Marzo 2010: Benedetto XVI riduce allo stato laicale Andrea Agostini, prete della diocesi di Bologna che gestiva un asilo cattolico.

19 MARZO 2010PUBBLICAZIONE DELLA LETTERA PASTORALE DI BENEDETTO XVI AI CATTOLICI D'IRLANDA.
Qui lo speciale.
Il Papa dispone una visita apostolica per le diocesi irlandesi.

Marzo 2010 - giugno 2010: si scatena una ignobile campagna stampa contro Papa Benedetto. L'offensiva è a livello mondiale. Particolarmente attivi sono il NYT, lo Spiegel e l'agenzia di stampa Ap. Si insinua che l'allora card. Ratzinger possa essere coinvolto in coperture di preti pedofili avvenute prima del 2001 (cosa che e' semplicemente assurda perche' prima del 2001 la CDF non poteva trattare casi di pedofilia) e nel trasferimento di un sacerdote nell'arcidiocesi di Monaco negli anni in cui Ratzinger era arcivescovo.
I dettagli di tale campagna stampa saranno elencati in un successivo post che segnalero' in seguito.
In una prima fase la curia romana non si mostra molto sollecita nel difendere la persona del Santo Padre. Di seguito la situazione migliora ma spesso gli interventi di questo o quel prelato della curia si mostrano controproducenti. Il piu' equilibrato si mostra Padre Lombardi.

30 marzo 2010: il card. Schoenborn, stanco degli attacchi contro Benedetto XVI, buca violentemente il muro di gomma dei media e rivela: "Il card. Ratzinger voleva punire il vescovo pedofilo Groer. Fu bloccato da ambienti della Curia" (confronta qui).

2 aprile 2010 (Venerdì Santo): alcune espressioni utilizzate da Padre Cantalemessa nella celebrazione della Passione del Signore suscitano aspre polemiche.

4 aprile 2010 (Santa Pasqua): il cardinale Sodano manifesta solidarietà a nome di tutta la Chiesa al Papa ingiustamente attaccato. Aspre polemiche suscita la parola "chiacchiericcio".

12 aprile 2010: viene pubblicato il regolamento interno della Congregazione per la dottrina della fede redatto nel 2003 e strumento fondamentale nella lotta agli abusi.

17-18 aprile 2010: Viaggio Apostolico a Malta

17 aprile 2010intervista di Benedetto XVI sul volo per Malta. A proposito degli abusi il Papa afferma: "So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce".

18 APRILE 2010BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI MALTESI.
E' LA QUARTA VOLTA CHE IL PAPA COMPIE QUESTO GESTO, PRIMO PONTEFICE DELLA STORIA.
Clicca qui per lo speciale.

20 aprile 2010: Benedetto XVI accetta le dimissioni di John C. Favalora, arcivescovo di Miami accusato di avere coperto preti pedofili. Recentemente le accuse contro Favalora si sono fatte ancora più gravi (confronta articolo di Rodari)

21 aprile 2010: nella catechesi dell'udienza generale, ripercorrendo il viaggio a Malta, il Papa ricorda il suo incontro con le vittime.

22 aprile 2010: Benedetto XVI accetta le dimissioni del vescovo di Kildare e Leighlin (Irlanda), Mons. James Moriarty, citato nel Rapporto Murphy.

23 aprile 2010: costretto alle dimissioni il vescovo di Bruges, Roger Joseph Vangheluwe, accusato di abusi.

25 aprile 2010: l'ex Primate del Belgio, l'iperprogressista card. Godfried Danneels, è costretto ad ammettere di avere partecipato a un incontro con la vittima degli abusi del vescovo di Bruges, Vangheluwe, senza avvertire la conferenze episcopale belga e la commissione sugli abusi. Si scatena una tempesta mediatica che poi finisce nel dimenticatoio.

1° MAGGIO 2010: SI CONCLUDE LA VISITA APOSTOLICA AI LEGIONARI. VENGONO RICONOSCIUTI SENZA ALCUNO SCONTO I CRIMINI COMMESSI DA MACIEL.
Il Papa dispone la nomina di un Delegato per i Legionari di Cristo ed una visita apostolica movimento "Regnum Christi".

4 maggio 2010: Benedetto XVI accetta le dimissioni del vescovo di Augsburg, Walter Mixa, oggetto di una aggressiva campagna stampa in Germania. Le accuse al vescovo Mixa si dimostreranno completamente infondate.

8 maggio 2010: Benedetto XVI riceve i vescovi del Belgio e tiene un discorso.

11-14 maggio 20110: Viaggio Apostolico in Portogallo.

11 maggio 2010intervista di Benedetto XVI sul volo per Lisbona. A proposito della piaga della pedofilia il Papa rivela: "La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia".

16 maggio 2010: al Regina Coeli Benedetto XVI rammenta: "Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa".

25 giugno 2010: Perquisizione dell’Arcivescovado di Malines-Bruxelles: Dichiarazione del Portavoce della Conferenza Episcopale belga e nota della Segreteria di Stato.
Clicca qui per accedere allo speciale sul Belgio.

27 maggio 2010: nel suo discorso alla Cei Benedetto XVI ammonisce: "La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri".

11 giugno 2010nell'omelia della Santa Messa per la chiusura dell'Anno Sacerdotale Benedetto XVI afferma commosso: "Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più".

27 giugno 2010: Benedetto XVI invia un Messaggio al Primate del Belgio.

28 giugno 2010: "chiarimento" fra i cardinali Schönborn e Sodano in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI. Un comunicato chiarisce che "quando si tratta di accuse contro un Cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa". L'arcivescovo di Vienna, contrariamente ad alcune fantasiose ricostruzioni mediatiche, non viene rimproverato ne' costretto a ritrattare quanto affermato. Un ulteriore spunto qui.

1° luglio 2010: Benedetto XVI riceve in udienza il vescovo emerito di Augsburg, Mons. Walter Mixa. Nel comunicato diffuso dalla sala stampa si afferma che la decisione delle dimissioni è confermata. Il Papa però "striglia" duramente l'episcopato tedesco. In particolare leggiamo: "Soprattutto ai confratelli nel ministero episcopale il Sommo Pontefice domanda di offrire al Vescovo Mixa più che nel passato la loro vicinanza amichevole, la loro comprensione e il loro aiuto per trovare il retto cammino".

9 luglio 2010: Benedetto XVI nomina Mons. Velasio De Paolis Delegato Pontificio per la Congregazione dei Legionari di Cristo. Comunicato.

15 luglio 2010: vengono pubblicate le MODIFICHE INTRODOTTE NELLE NORMAE DE GRAVIORIBUS DELICTIS redatte dalla Congregazione per la dottrina della fede ed approvate da Benedetto XVI che le promulga e ne ordina la pubblicazione.
Qui lo speciale sulle nuove norme.
La nuova normativa prevede novita' di rilievo: il termine di prescrizione viene elevato da dieci a vent'anni. Le procedure vengono snellite e semplificate e, nei casi piu' gravi, si puo' chiedere al Papa la dimissione dalla stato clericale. Si precisa, come del resto gia' nelle procedure del 2003, che "Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda il deferimento di crimini alle autorità preposte".

11 agosto 2010: il Papa respinge le dimissioni dei due vescovi irlandesi Raymond Field e Eamonn Walsh.
I due vescovi erano stati citati nel Rapporto Murphy che li aveva però scagionati. I due vescovi avevano rassegnato le dimissioni nel dicembre 2009 per poi ritirarle. Di qui la decisione del Santo Padre di respingerle. Il Vaticano, con un grave errore di comunicazione, non spiegherà mai la ragione della decisione del Papa generando ulteriori polemiche sui media. Per una corretta ricostruzione degli eventi rimando al commento di Andrea Tornielli.

16-19 settembre 2010: Viaggio Apostolico nel Regno Unito

16 settembre 2010nell'intervista concessa dal Papa sul volo per Edimburgo, Benedetto XVI risponde: "Siamo in un momento di penitenza, di umiltà e di rinnovata sincerità, come ho scritto ai Vescovi irlandesi. Mi sembra che dobbiamo adesso realizzare proprio un tempo di penitenza, un tempo di umiltà, e rinnovare e reimparare un’assoluta sincerità".

18 settembre 2010: nell'omelia della Santa Messa nella Cattedrale del Preziosissimo Sangue il Papa commenta: "Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati".

18 settembre 2010: nel discorso in occasione dell'incontro con un gruppo di professionisti e di volontari Benedetto XVI afferma: "È deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi".

18 SETTEMBRE 2010: BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI INGLESI.
Qui lo speciale.

19 settembre 2010: nel discorso ai vescovi del Regno Unito il Papa rammenta: "Un altro argomento che ha ricevuto molta attenzione nei mesi trascorsi e che mina seriamente la credibilità morale dei responsabili della Chiesa è il vergogno abuso di ragazzi edi giovani da parte di sacerdoti e di religiosi".

22 settembre 2010: durante la catechesi dell'udienza generale il Papa, ripercorrendo il viaggio nel Regno Unito, ricorda commosso il suo incontro con le vittime di abusi.

Ottobre 2010: Benedetto XVI riduce allo stato laicale Nello Giraudo, prete della diocesi di Savona.

18 ottobre 2010: in una straordinaria Lettera ai seminaristi a conclusione dell'Anno Sacerdotale il Papa scrive: "Di recente abbiamo dovuto constatare con grande dispiacere che sacerdoti hanno sfigurato il loro ministero con l’abuso sessuale di bambini e giovani. Anziché portare le persone ad un’umanità matura ed esserne l’esempio, hanno provocato, con i loro abusi, distruzioni di cui proviamo profondo dolore e rincrescimento".

12 novembre 2010: inizia la visita apostolica in Irlanda. Comunicato.

24 novembre 2010: esce il libro-intervista di Benedetto XVI a Peter Seewald, "Luce del mondo". Il Papa apre il suo cuore su molti argomenti, fra cui lo scandalo dei preti pedofili.
Qui uno stralcio riferito all'Irlanda.

2 dicembre 2010: l'Osservatore Romano pubblica un articolo di Juan Ignacio Arrieta per "Civiltà Cattolica". Lo studio dimostra in modo inequivocabile che già nel 1988 l'allora cardinale Joseph Ratzinger si era prodigato affinchè venissero snellite le procedure canoniche per punire i preti pedofili. Qui il testo dell'articolo e qui il commento del blog. Questa ricostruzione storica costituisce la "pistola fumante" dell'impegno di Joseph Ratzinger nella lotta agli abusi. 

20 dicembre 2010: in un monumentale discorso alla curia romana Benedetto XVI ammonisce: "Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno".

21 dicembre 2010:: don Domenico Pezzini, famosissimo "prete del dissenso", viene condannato a dieci anni di carcere per avere abusato di un minore.
La vicenda finisce immediatamente nel dimenticatoio ed i giornalisti si guardano bene dal citare questo caso (confronta qui).

2010:: la Santa Sede nomina padre Henry Donneaud Commissario Pontificio straordinario per la Comunità delle Beatitudini (Francia).

Febbraio 2011: condanna del potente e influente sacerdote cileno Fernando Karadima, nonostante i reati siano prescritti.

25 aprile 2011: al Regina Coeli il Papa saluta l'Associazione Meter e prega per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza.

14 maggio 2011: viene arrestato con l'accusa di pedofilia Riccardo Seppia, parroco di una chiesa di Sestri Levante. Il Presidente della Cei ed arcivescovo di Genova, card. Bagnasco, si attiva immediatamente e garantisce la collaborazione con la magistratura. Si scoprirà in seguito che Seppia faceva uso si stupefacenti ed è sieropositivo. la vicenda tiene banco sui media per un mese, poi tutto finisce nel dimenticatoio.

16 maggio 2011: pubblicata la Lettera Circolare della Congregazione per la dottrina della fede per aiutare le Conferenze Episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici.
Qui lo speciale.

6 giugno 2011: conclusione della prima fase della visita apostolica in Irlanda. Comunicato.

30 giugno 2011: Benedetto XVI accetta le dimissioni del vescovo di Santa Rosa, Daniel Walsh, accusato di avere coperto un prete pedofilo.

Luglio 2011: Benedetto XVI riduce allo stato laicale il sacerdote australiano John Denham.

13 luglio 2011: Luis Garza lascia la carica di vicario generale dei Legionari di Cristo. E' la svolta che si attende da un anno (confronta articoli di Bevilacqua Magister).

13 luglio 2011: in Irlanda viene pubblicato il "Cloyne Report" (Rapporto Cloyne), il terzo studio sulla pedofilia nella Chiesa irlandese. Il Rapporto si occupa degli abusi commessi nella diocesi di Cloyne.
Gravemente implicato il vescovo emerito della diocesi medesima, John Magee, segretario personale di Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Il vescovo fu costretto alle dimissioni nel 2010.

14 luglio 2011: il ministro degli esteri irlandesi convoca il nunzio apostolico per sollecitare una risposta della Santa Sede a proposito del Rapporto Cloyne che in realtà cita il Vaticano solo per una lettera del 1997 della Congregazione per il clero la quale, peraltro, non impediva in nessuno modo ai vescovi di evitare di denunciare i preti pedofili.

19 luglio 2011: Benedetto XVI accetta le dimissioni dell'arcivescovo di Philadelphia, card. Justin F. Rigali.

19 luglio 2011: il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Lombardi, fa pubblicare sul sito della Radio vaticana un commento alla vicenda della diocesi di Cloyne precisando che si tratta di riflessioni personali e ribadendo che solo nel 2001 avvenne "la unificazione delle competenze sotto la Congregazione per la Dottrina della Fede".

20 luglio 2011: in un durissimo intervento davanti al Parlamento irlandese, il premier Enda Kenny attacca il Vaticano accusandolo di non aver agito per fermare i casi di abusi sessuali sui minori commessi dai preti cattolici. Nel suo discorso il primo ministro non accenna minimamente alla svolta impressa da Benedetto XVI nella lotta agli abusi.

20 luglio 2011: Mons. Martin, vescovo di Dublino, in una intervista radiofonica, afferma di capire la rabbia del popolo irlandese, espressa da Kenny, ma rammenta a gran voce che il vescovo di Cloyne ha disatteso le norme della Lettera "De delictis gravioribus" imposte dal cardinale Ratzinger a tutta la Chiesa Cattolica.

25 luglio 2011: la Santa Sede richiama per consultazioni il nunzio apostolico in Irlanda.

1° agosto 2011: la National Catholic Safeguarding Commission istituita dalla Conferenza episcopale d'Inghilterra e Galles rende noto che le denunce di abusi sono triplicate grazie alla visita di Benedetto XVI nel Regno Unito (2010)

3 agosto 2011: Benedetto XVI riduce allo stato laicale il sacerdote maltese Charles Pulis condannato solo per pedofilia da un tribunale penale. Il decreto del Santo Padre risale a due settimane prima ma l'Ordine dei missionari di San Paolo non ha dato la notizia finche' un quotidiano locale non ha anticipato il decreto.

7 agosto 2011: in una dichiarazione al "Sunday Times of Malta" Mons. Scicluna dichiara di aver sollecitato la Chiesa di Malta e i suoi organi investigativi ad accelerare il loro lavoro.

10 agosto 2011: la curia di Malta annuncia di avere intenzione di nuove procedure per la lotta agli abusi del clero.

12 agosto 2011: l'arcivescovo di Malta, Mons. Paul Cremona, incontra otto giovani, vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti.

17 agosto 2011: sul sito di Radio Vaticana viene pubblicata una nota in cui la Santa Sede respinge le accuse che sono al centro di un’azione legale presso il Tribunale statunitense di prima istanza nello Stato dell’Oregon. Viene reso noto un documento finora riservato che spiega la verità dei fatti unitamente ad una dichiarazione dell'avvocato Lena.

3 settembre 2011: dopo un'attesa di quasi due mesi la Santa Sede pubblica la risposta al Governo Irlandese, a riguardo del Cloyne Report.
Si tratta di un documento in inglese, della lunghezza di oltre venti pagine, strutturato con chiarezza, in modo da affrontare tutte le questioni sollevate, e dare ad esse risposte argomentate e documentate (Radio Vaticana).
Il testo integrale viene diffuso solo in lingua inglese. Nelle altre lingue una stringata sintesi (qui per quella italiana).
Qui la traduzione in italiano della risposta della Santa Sede. Ringraziamo la redazione de "Il Regno".

8 settembre 2011: il Governo irlandese rilascia una Dichiarazione a proposito della risposta della Santa Sede al Rapporto Cloyne: si ribadiscono le critiche alla lettera del 1997 della Congregazione per il clero, ma si ringrazia il Vaticano per la risposta e si plaude alla collaborazione. Non una solo parola di scusa per la citazione, fuori contesto, di una frase dell'allora cardinale Ratzinger.

9 settembre 2011: il Papa riduce allo stato laicale Thomas H. Teczar (Texas) condannato per pedofilia.

13 settembre 2011: due associazioni di preti pedofili (clicca qui per saperne di più) denunciano alla Corte penale internazionale dell’Aja Benedetto XVI ed i cardinali Bertone, Levada e Sodano per crimini contro l’umanità, perché avrebbero tollerato e reso possibile la copertura sistematica e diffusa di stupri e crimini sessuali contro i bambini in tutto il mondo.
Nessuna reazione da parte della Santa Sede nè il 9 settembre nè nei giorni successivi.

14 settembre 2011: i maggiori editorialisti e commentatori dei quotidiani, insieme a molti giuristi esperti di diritto penale ed internazionale, condannano la decisione di denunciare Benedetto XVI: da un lato mancano le basi giuridiche per un'operazione del genere, dall'altro non si tiene conto della verita': Joseph Ratzinger è il Papa che più di ogni altro nella storia ha combattuto la pedofilia nella Chiesa. Colpire lui non solo è assurdo ma lesivo dei diritti delle vittime.
Mentre le grandi firme si levano a difesa di Benedetto XVI, spiccano l'ostinato silenzio della Santa Sede e l'atteggiamento di alcuni vaticanisti che non fanno nemmeno lo sforzo di ricordare il bene fatto da Benedetto XVI. Qui lo speciale sull'intera vicenda.

20 settembre 2011: in una intervista a TMNews il gesuita tedesco Klaus Mertes, ex rettore del ginnasio Canisius di Berlino, elogia il ruolo di Benedetto XVI e dell'arcivescovo di Vienna nella lotta agli abusi sessuali commessi da sacerdoti e ricorda che la condanna di Maciel e di altri è avvenuta dopo l'elezione di Ratzinger al Pontificato. Mertes denuncia anche l'esistenza di un fronte di negazione presente nella Curia romana.

22 SETTEMBRE 2011: sull'aereo diretto a Berlino, il Papa afferma: "Distinguiamo forse anzitutto la motivazione specifica di quelli che si sentono scandalizzati da questi crimini che sono stati rivelati in questi ultimi tempi. Io posso capire che, alla luce di tali informazioni, soprattutto se si tratta di persone vicine, uno dice: “Questa non è più la mia Chiesa. La Chiesa era per me forza di umanizzazione e di moralizzazione. Se rappresentanti della Chiesa fanno il contrario, non posso più vivere con questa Chiesa”"

23 SETTEMBRE 2011BENEDETTO XVI INCONTRA UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI TEDESCHI.
Qui lo speciale.

25 settembre 2011: nel discorso ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella società nel Konzerthaus di Friburgo, il Papa afferma: "Questo scandalo, che non può essere abolito se non si vuole abolire il cristianesimo, purtroppo, è stato messo in ombra proprio recentemente dagli altri scandali dolorosi degli annunciatori della fede. Si crea una situazione pericolosa, quando questi scandali prendono il posto dello skandalon primario della Croce e così lo rendono inaccessibile, quando cioè nascondono la vera esigenza cristiana dietro l’inadeguatezza dei suoi messaggeri".

30 settembre 2011: costretto alle dimissioni il fondatore dell'agenzia Zenit, Jesus Colina. Qui il comunicato. Colina fa affermazioni importantissime come la seguente: "Le vicende di padre Marcial Maciel e il modo nel quale la congregazione ci ha informato, occultando fatti rilevanti, ha fatto che in occasioni non abbiamo adempito pienamente al nostro dovere di informare secondo la visione del Papa e la Santa Sede". I mass media non solo non esprimono solidarietà ad un collega giornalista ma ignorano completamente la vicenda. Fanno eccezione alcune agenzie ed Andrea Bevilacqua per "Italia Oggi".

10 ottobre 2011: lasciano i i sei caporedattori delle diverse edizioni in lingua di Zenit per dissenso con i Legionari di Cristo. Essi, fra l'altro affermano: "Dopo anni di feconda collaborazione con i Legionari di Cristo, deploriamo la decisione della Congregazione di sottolineare la dipendenza istituzionale dell'agenzia in questa nuova fase. Il progetto iniziale non voleva rappresentare una congregazione in particolare, ma tutta la Chiesa".
I mass media ignorano completamente anche questa notizia ad eccezione di TMNews e di Salvatore Izzo.

19 ottobre 2011: il Delegato Pontificio, card. De Paolis, traccia le prime conclusioni sul cammino dei membri consacrati del Regnum Christi dopo la visita apostolica.

20 ottobre 2011: Benedetto XVI riceve in udienza i vescovi australiani e dichiara: "È vero che il vostro impegno pastorale è stato reso più gravoso dai peccati e dagli errori del passato di altri, tra i quali purtroppo anche alcuni sacerdoti e religiosi; ma ora avete il compito di continuare a riparare agli errori del passato con onestà e apertura, al fine di costruire, con umiltà e decisione, un futuro migliore per tutte le persone coinvolte".

21 ottobre 2011: ricevendo in udienza il nuovo Ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, il Papa ha così affermato: "Pur riconoscendo con umiltà che i suoi membri non sempre sono all’altezza degli alti criteri morali che essa propone, la Chiesa non può far altro che continuare a esortare tutti, inclusi i suoi membri, a cercare di fare qualsiasi cosa sia in accordo con la giustizia e la giusta ragione e a opporsi a qualunque cosa sia a esse contraria".

25 ottobre 2011: il Papa ordina un'inchiesta sugli abusi sessuali commessi nella Ealing Abbey e nella vicina scuola indipendente St Benedict a Londra.

3 novembre 2011intervento di mons. Scicluna sul ruolo della Chiesa nella tutela dei minori durante il Seminario internazionale promosso presso il Senato della Repubblica a Roma da Telefono Azzurro insieme all’International Centre for Missing & Exploited Children (ICMEC), ed in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’americana Mayo Clinic.

13 novembre 2011Durissime critiche al card. De Paolis per come sta gestendo la vicenda dei Legionari di Cristo.

15 novembre 2011: viene diffuso un comunicato della Comunità delle Beatitudini (Francia) in cui si prende atto con “lucidità, umiltà e pentimento” dei “gravi delitti” che un gruppo “ristretto” di suoi membri, tra cui il fondatore, ha commesso in materia di abusi sessuali al suo interno. Il comunicato è firmato dal Commissario pontificio nominato in maniera straordinaria dalla Santa Sede nel 2010, il padre domenicano Henry Donneaud, e dal Consiglio generale della Comunità. Qui lo speciale.

21 novembre 2011: Benedetto XVI nomina Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore Mons. Santos Abril y Castelló. Sostituisce il card. Bernard Law, arcivescovo emerito di Boston, contestato in Patria per la gestione dello scandalo dei preti pedofili. Nel Bollettino Ufficiale della Santa Sede non compare la rinuncia di Law, come nota Phil Lawler.

21 novembre 2011Lettera del card. De Paolis con cui il delegato pontificio per i Legionari di Cristo dà indicazioni concrete sul cammino che i consacrati del “Regnum Christi” devono percorrere dopo il “commissariamento”. Qui il commento di Giacomo Galeazzi.

26 novembre 2011: Benedetto XVI nomina Nunzio Apostolico in Irlanda Mons. Charles John Brown, Officiale della CDF e collaboratore dell'allora cardinale Ratzinger per molti anni.
Qui lo speciale sulla storica nomina.

26 novembre 2011: ricevendo in udienza i vescovi degli Stati Uniti, Benedetto XVI, fra l'altro, afferma: "Ho voluto riconoscere personalmente la sofferenza inflitta alle vittime e gli sforzi onesti compiuti per garantire l'incolumità dei nostri bambini e per affrontare in modo appropriato e trasparente le accuse quando vengono mosse. Auspico che gli sforzi coscienziosi della Chiesa per affrontare questa realtà aiuteranno tutta la comunità a riconoscere le cause, la vera portata e le conseguenze devastanti dell'abuso sessuale e a rispondere con efficacia a questa piaga che affligge tutti i livelli della società. Per lo stesso motivo, proprio come la Chiesa si attiene giustamente a parametri precisi a questo proposito, tutte le altre istituzioni, senza eccezioni, dovrebbero attenersi agli stessi criteri".

29 novembre 2011: La Corte d'appello di Bruxelles dichiara non valide le perquisizioni effettuate nel giugno 2010 nella sede dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sugli abusi sessuali da parte di membri del clero.

8 dicembre 2011: durante il tradizionale Atto di Venerazione alla Madonna Immacolata, in Piazza di Spagna, Benedetto XVI ha, fra l'altro, affermato: "L’unica insidia di cui la Chiesa può e deve aver timore è il peccato dei suoi membri. Mentre infatti Maria è Immacolata, libera da ogni macchia di peccato, la Chiesa è santa, ma al tempo stesso segnata dai nostri peccati".

16 dicembre 2011: In Olanda viene pubblicato il Rapporto della commissione Deetman sugli abusi sessuali nel clero. L'ex ministro Deetman è stato incaricato nel 2010 dalla Conferenza episcopale e dai responsabili degli ordini religiosi dei Paesi Bassi con il compito di verificare le accuse.

2 gennaio 2012: a dieci anni dall'esplosione dello scandalo dei preti pedofili, l'arcivescovo di Boston, card. O'Malley, rilascia un'intervista in cui parla dei progressi fatti in questo decennio.

3 gennaio 2012: il giudice Ann Mesle (USA) inguaia il presidente dello Snap che si era rifiutato di consegnare documentazione e corrispondenza su un sacerdote del Missouri accusato di abusi.

16-17 gennaio 2012perquisizioni nelle diocesi di Malines-Bruxelles, di Anversa, Hasselt e Bruges.

13-20 gennaio 2012: sul numero 3 dell'Espresso viene pubblicato un importante dossier di Sandro Magister con la ricostruzione del "caso" Maciel.

24 gennaio 2012: Documenti della Corte del Missouri dimostrerebbero che lo SNAP cospira con alcuni avvocati e media per diffamare il clero prima del processo (clicca qui).

2 febbraio 2012: in una intervista alla Radio Vaticana mons. Scicluna, fra l'altro, afferma: "La leadership molto forte del Santo Padre Benedetto XVI è di grande ispirazione per tutti perché si faccia bene e si faccia prima di tutto quello che possiamo per prevenire e, dove c’è la ferita, per curarla con attenzione e con amore".

6 febbraio 2012-9 febbraio 2012: SI SVOLGE A ROMA IL SIMPOSIO PER I VESCOVI CATTOLICI E I SUPERIORI DEGLI ORDINI RELIGIOSI SUGLI ABUSI SESSUALI SUI MINORI "VERSO LA GUARIGIONE ED IL RINNOVAMENTO"

I TESTI DEGLI INTERVENTI DEI RELATORI AL SIMPOSIO "VERSO LA GUARIGIONE ED IL RINNOVAMENTO"

6 febbraio 2012: in un Messaggio al Simposio scritto dal card. Bertone a nome del Papa si legge: "la cura delle vittime deve essere una preoccupazione prioritaria della comunità cristiana, e vada di pari passo con un profondo rinnovamento della Chiesa ad ogni livello".

6 febbraio 2012: nella prolusione del card. Levada al Simposio vi si legge, fra l'altro: "in questi ultimi anni in varie parti del mondo, il Papa ha dovuto subire attacchi da parte dei media, quando invece avrebbe dovuto ricevere la gratitudine di tutti noi, nella Chiesa e fuori...Il Papa "ha dato l'esempio personale dell'importanza di ascoltare le vittime in molte sue visite pastorali, in Gran Bretagna, Malta, Germania, Australia e Stati Uniti".

7 febbraio 2012: al Simposio drammatica testimonianza di una vittima di abusi in Irlanda, Marie Collins. In conferenza stampa la signora afferma: "Il Papa è "dietro” a questo simposio. È stato il primo a dare l’esempio mettendosi lui stesso in ascolto delle vittime..."

9 febbraio 2012: dopo il Simposio nasce il centro e-learning per la prevenzione delle violenze sessuali sui minori finanziato anche dal Papa.

10 febbraio 2012: l’avvocato Jeff Anderson deposita presso la Corte distrettuale del Wisconsin una notifica di archiviazione relativa all’azione legale denominata "John Doe 16 v. Holy See”. Si tratta del famigerato "caso" Murphy che nel 2010 diventò una sorta di simbolo nella battaglia del New York Times contro Benedetto XVI e la Santa Sede.
Qui il commento di Andrea Tornielli e qui la traduzione della dichiarazione dell'avvocato della Santa Sede, Jeffrey S. Lena.

14 febbraio 2012: Benedetto XVI riduce allo stato laicale tre preti colombiani accusati di pedofilia. Altri due sotto processo in CDF.

15 febbraio 2012: Legionari di Cristo, si dimette Malen Oriol, la leader della branca femminile. Lasciano anche una trentina di altre donne. Qui la notizia.

15 febbraio 2012: muore Lelio Cantini, ridotto allo stato laicale nel 2008 da Papa Benedetto XVI. Qui i particolari della vicenda.

16 febbraio 2012Lettera del Cardinale Velasio De Paolis ai membri consacrati del Regnum Christi.

17 febbraio 2012: il delegato pontificio per i Legionari di Cristo, cardinale Velasio de Paolis, nomina vicario generale della Congregazione il 37enne tedesco padre Sylvester Heereman.
Il 50enne brasiliano padre Deomar De Guedes viene cooptato nel governo centrale dei Legionari come secondo consigliere generale. Qui i particolari.

3 marzo 2012: il direttore dello SNAP Clohessy rifiuta di rispondere a molte domande della Corte del Missouri e ammette che lo SNAP ha emesso comunicati stampa con informazioni false (clicca qui).

6 marzo 2012: il direttore dello SNAP Clohessy ammette di avere pubblicato informazioni false e di avere utilizzato personale non qualificato per sostenere le vittime. Clicca qui. In italiano solo qui qui.

8 marzo 2012intervento dell’arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite e Istituzioni Specializzate a Ginevra, durante la 19ª sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo

9 marzo 2012: il rappresentante vaticano presso le agenzie dell'Onu di Ginevra, monsignor Silvano Tomasi, ha così affermato: "La Chiesa Cattolica si e' veramente impegnata a prendere delle misure molto strette e molto esigenti" per contrastare il fenomeno della pedofilia".

9 marzo 2012: ricevendo alcuni vescovi degli Stati Uniti in visita "ad limina", Benedetto XVI ha, fra l'altro, affermato: "È mia speranza che la Chiesa negli Stati Uniti, per quanto frenata dagli eventi dell'ultimo decennio, perseveri nella sua missione storica di educare i giovani e, in tal modo, di contribuire al consolidamento di quella sana vita familiare che è la garanzia più sicura della solidarietà intergenerazionale e della salute della società nel suo insieme".

10 marzo 2012: Italia Oggi è l'unico quotidiano italiano a riportare, in un articolo di Bevilacqua, la notizia della deposizione di David Clohessy, leader dello Snap, relativa alla pubblicazione di notizie false. Assordante ed imbarazzante il silenzio di tutti gli altri media, laici e cattolici.

15 marzo 2012: in una intervista all'Osservatore Romano, l'arcivescovo di Dublino, Mons. Diarmuid Martin, ha fra l'altro affermato: "La nostra comunità è ferita, addolorata per le sofferenze che ancora oggi sopportano i minori vittime degli abusi subiti, per quelle dei loro familiari. Ma è anche una Chiesa che ha decisamente preso la strada del rinnovamento più profondo, sulle linee tracciate da Benedetto XVI nella sua lettera ai vescovi del Paese".

15 marzo 2012: in un articolo pubblicato su "Civiltà Cattolica", il gesuita Hans Zollner, fra l'altro, afferma: "Esortando la Chiesa Cattolica a confrontarsi con quella che egli stesso ha definito la piaga aperta degli abusi, Benedetto XVI sostiene e incoraggia ogni sforzo per rispondere con carita' evangelica alla sfida di offrire ai bambini e agli adulti indifesi un ambiente che conduca alla loro crescita umana e spirituale".

20 marzo 2012: pubblicato il documento conclusivo della Visita Apostolica ordinata da Benedetto XVI nella Lettera ai Cattolici Irlandesi. Qui lo speciale del blog e qui la sintesi dei risultati della Visita Apostolica alla chiesa d'Irlanda.

5 maggio 2012: in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia, Don Fortunato Di Noto così dichiara a Radio Vaticana: "Credo che scopriremo sempre di più la grandezza di Benedetto XVI per aver, con paternità, con fermezza e lucidità, affrontato veramente il problema. Un problema che non è legato solo allo scandalo con il quale alcuni sacerdoti hanno macchiato il volto bello della Chiesa e quindi il volto stesso di Cristo e così i bambini stessi coinvolti in questo turpe abuso. Credo che l’intenzione non sia solo quella, ma sia anche nel dire che la Chiesa, nata dalla Croce di Cristo – nata in un certo senso da un Bambino “crocifisso” – ancora ribadisce la forza pedagogica, la forza risanatrice di un possibile cammino di redenzione e di liberazione. La forza del nostro Pontefice è la forza che nasce veramente dalla verità: è una verità che ci sta rendendo liberi, è la verità che afferma che il sacerdozio è un dono straordinario, grande, che non possiamo assolutamente strumentalizzare per alcun fine, se non soltanto per ribadire la bellezza di una fede che può generare nuovi uomini, nuove donne. Soprattutto attraverso i bambini, la Chiesa si sta totalmente rinnovando".

11 maggio 2012: L'agenzia Ap riferisce che la Congregazione per la dottrina della fede sta indagando sugli abusi commessi da sette sacerdoti appartenenti ai Legionari di Cristo.

11 maggio 2012: Padre Lombardi conferma la notizia dell'indagine sui Legionari di Cristo precisando che "sono stati direttamente i superiori ecclesiastici competenti" a segnalare alla Congregazione per la dottrina della fede i casi sottoposti ad indagine.

15 maggio 2012Comunicato relativo alle accuse di delitti gravi commessi da Legionari di Cristo.

15 maggio 2012Il card. De Paolis nomina i nuovi responsabili del Regnum Christi.

17 maggio 2012: Benedetto XVI riduce allo stato laicale il vescovo Raymond Lahey per possesso di materiale pedopornografico.

22 maggio 2012pubblicate le "Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici" della Cei. Qui il testo integrale, qui lo speciale del blog.


13 giugno 2012il card. Marc Ouellet, legato pontificio per la celebrazione del 50° Congresso eucaristico internazionale di Dublino incontra un gruppo rappresentativo di vittime di abusi sui minori nella Chiesa. Il cardinale celebra anche una Messa nella basilica di St.Patrick e durante l’omelia afferma : "Papa Benedetto XVI mi ha chiesto, come suo legato pontificio, di venire a Lough Derg e chiedere perdono a Dio per i tempi in cui membri della Chiesa hanno abusato sessualmente di bambini, non solo in Irlanda, ma ovunque nella Chiesa. Vengo qui - ha aggiunto - con il preciso intento di cercare il perdono di Dio e delle vittime, per il grave peccato di abuso sessuale sui bambini compiuto dai chierici. Abbiamo imparato nel corso degli ultimi decenni quanto dolore e quanta disperazione hanno causato gli abusi alle migliaia di vittime. Abbiamo imparato anche che la risposta a questi crimini data da alcune autorità della Chiesa è stata spesso inadeguata e inefficiente per fermare i crimini, nonostante le chiare indicazioni contenute nel Codice di diritto canonico" (clicca qui).

17 giugno 2012: nel videomessaggio registrato in occasione della chiusura del 50° Congresso Eucaristico Internazionale che si è svolto a Dublino (Irlanda), il Santo Padre, fra l'altro, afferma: "Ringraziamento e gioia per una così grande storia di fede e di amore sono stati di recente scossi in maniera orribile dalla rivelazione di peccati commessi da sacerdoti e persone consacrate nei confronti di persone affidate alle loro cure. Al posto di mostrare ad essi la strada verso Cristo, verso Dio, al posto di dar testimonianza della sua bontà, hanno compiuto abusi su di loro e minato la credibilità del messaggio della Chiesa. Come possiamo spiegare il fatto che persone le quali hanno ricevuto regolarmente il corpo del Signore e confessato i propri peccati nel sacramento della Penitenza abbiano offeso in tale maniera? Rimane un mistero. Eppure evidentemente il loro cristianesimo non veniva più nutrito dall’incontro gioioso con Gesù Cristo: era divenuto semplicemente un’abitudine".

2 luglio 2012: Benedetto XVI nomina Mons. Gerhard Ludwig Müller nuovo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Succede al card. William Joseph Levada che va in pensione.

6 luglio 2012: in una intervista al mensile Jesus, Mons. Scicluna afferma, a proposito del Simposio tenutosi nel febbraio 2012: "Non è che in queste poche settimane abbiamo visto una rivoluzione di mentalità, ci vorrà tempo e pazienza, ma sotto la guida umile e coraggiosa del Santo Padre il seme giusto è stato messo nel solco della Chiesa".

7 luglio 2012Disponibili in libreria gli Atti del Simposio sugli abusi sessuali su minori (febbraio 2012).

7 luglio 2012: in una intervista a Radio Vaticana padre Hans Zollner, fra l'altro, afferma: "Il segnale più forte sono stati gli incontri del Santo Padre con le vittime; le parole che ha usato nella Lettera ai cattolici in Irlanda: tutto rappresenta un grande ed impressionante sforzo di tornare nel passato e di vedere tutte queste colpe, tutti questi peccati, tutti questi crimini che sono stati commessi da parte di ministri della Chiesa, ma anche di quei superiori che hanno nascosto, che hanno cercato - anche - di negare il fatto. Il Papa stesso è testimone per eccellenza del fatto che così non è possibile andare avanti: dobbiamo fare giustizia alle vittime del passato e dobbiamo fare tutto ciò che è possibile per prevenire abusi".

11 luglio 2012: Resoconto del card. De Paolis sul processo di rinnovamento della Legione di Cristo della vita consacrata nel movimento Regnum Christi. Clicca qui per leggere il testo della lettera. 


11 luglio 2012: L'Osservatore Romano pubblica la prefazione del volume "Verso la Guarigione e il Rinnovamento. Simposio 2012 della Pontificia Università Gregoriana sugli abusi sessuali su minori".

17 luglio 2012: il sito del settimanale Jesus pubblica il testo integrale dell'intervista di Vittoria Prisciandaro a Mons. Charles Scicluna, Promotore di giustizia per la Congregazione per la dottrina della fede.


20 agosto 2012: Michael Mosman, giudice della Corte distrettuale federale di Portland (Oregon), stabilisce che la Santa Sede «non può essere considerata come il datore di lavoro» dei sacerdoti e dunque responsabile in sede civile per gli abusi sessuali commessi dai chierici. Clicca qui per i accedere allo speciale del blog.

5 settembre 2012: a Twickenham, nel Regno Unito, presso il St. Mary’s University College, si tiene un incontro sul tema “Redeeming Power: Overcoming Abuse in Church and Society”. Mons. Scicluna ha così risposto ad una domanda sulla disponibilità del Vaticano a guardare a fondo i problemi che hanno creato le situazioni in cui si sono potuti verificare gli abusi sessuali: "Secondo me, questa volontà è chiara, quando si segue veramente il Magistero del Santo Padre. Sappiamo che la sua parola è una parola limpida, chiara, e che è teologicamente fondata, ma anche di grande ispirazione per tutti. Direi anche che il Vaticano è fatto di persone ed evidentemente siamo tutti su un cammino di conversione, ma se vogliamo dire dove va la “Barca di Pietro”, bisogna guardare chi la guida. E Benedetto XVI è un ottimo timoniere a questo riguardo e ha una leadership indiscussa e apprezzata da tutti".

10-11 settembre 2012: preso atto dell'ennesimo silenzio vaticano sugli attacchi sferrati da più parti a Papa Benedetto XVI, il blog ripropone i post relativi alle tre lettere scritte dall'allora cardinale Ratzinger nel 1988 e rese note nel dicembre del 2010. Clicca qui per la segnalazione.

19 settembre 2012: Indagine della Santa Sede su un sacerdote scozzese accusato di pedofilia ma rimesso in libertà dalla magistratura perchè il reato è prescritto.

9 ottobre 2012: il Papa "accetta le dimisioni" del vescovo di Iquique (Cile), Marco Antonio Ordenes Fernandez, accusato di aver abusato sessualmente di minori.


11 ottobre 2012: il direttore generale dei Legionari di Cristo, nonché responsabile del movimento laicale Regnum Christi, padre Alvaro Corcuera, ottiene un "tempo di riposo per motivi di salute" dal cardinale Velasio De Paolis. Clicca qui per i particolari.

11 ottobre 2012: al termine della fiaccolata organizzata nel giorno dell'apertura dell'Anno della Fede, Benedetto XVI, fra l'altro, afferma: "In questi cinquant’anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato»".

27 ottobre 2012: il Vaticano condanna con durezza gli abusi sessuali compiuti da Jimmy Savile (BBC). Decaduta l'onoreficenza concessa nel 1990 da Papa Wojtyla.

24 novembre 2012: il Papa nomina mons. William Crean vescovo di Cloyne (Irlanda). 

13 dicembre 2012: abusi all'Istituto Provolo di Verona, la Curia condanna due sacerdoti. Applicata la "riforma Ratzinger". Clicca qui.

22 dicembre 2012: il Papa nomina don Robert W. Oliver (Boston) nuovo promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede. Clicca qui.

10 gennaio 2013: il Papa nomina padre Brendan Leahy vescovo della diocesi di Limerick (Irlanda).

18 gennaio 2013: il Papa affianca al card. Brady (Primate d'Irlanda) un Vescovo Coadiutore, Mons. Eamon Martin. Clicca qui.

30 gennaio 2013: il Papa ha voluto manifestare personalmente il suo incoraggiamento e apprezzamento per le nuove iniziative di lotta agli abusi sessuali compiuti da ecclesiastici e prevenzione della pedofilia scaturite dal Simposio internazionale del 2012 alla Gregoriana. Consegnati al Santo Padre gli atti del medesimo Simposio. Clicca qui.

1° febbraio 2013: l'arcivescovo di Los Angeles, José Gómez, annuncia di aver sollevato il suo predecessore, cardinale Roger Mahony, da tutti i suoi impegni pubblici nella Chiesa per la cattiva gestione dei presunti abusi sessuali su bambini. Clicca qui.

1° febbraio 2013: l’arcidiocesi di Los Angeles rende pubblici i dossier personali di 126 sacerdoti accusati di molestie e abusi sessuali sui minori. I documenti coprono un arco di 75 anni. Clicca qui.

3 febbraio 2013: un libro del giornalista olandese Ekke Overbeek denuncia: "In Polonia potrebbero esserci migliaia di vittime di preti pedofili". Clicca qui.


5 febbraio 2013: presentazione del volume che raccoglie gli atti del Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento". Clicca qui.

5 febbraio 2013: a margine della presentazione del volume che raccoglie gli atti del Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento", il nuovo Promotore di Giustizia della CDF, padre Robert W. Oliver, incontrando i giornalisti ha così affermato: "A Roma intendo muovermi in continuita' con gli sforzi dei superiori della CDF e del mio predecessore, monsignor Scicluna, portando certamente però anche la mia esperienza maturata negli Stati Uniti. Ma una voce si distingue tra tutte nella Chiesa: è quella di Papa Benedetto che ci dice come dobbiamo affrontare il dramma degli abusi".  
Ha inoltre aggiunto: "Anche nei Paesi dove questo aspetto non è regolato da leggi specifiche, resta per la Chiesa un obbligo morale di collaborazione con le autorità civili". Clicca qui.

6 febbraio 2013: Radio Vaticana pubblica il testo integrale dell'intervento del  Promotore di Giustizia della CDF, padre Robert W. Oliver, in occasione della presentazione del volume che raccoglie gli atti del Simposio "Verso la guarigione e il rinnovamento".

11 febbraio 2013: Benedetto XVI annuncia la sua intenzione di rinunciare al Ministero Petrino.

11 febbraio 2013 - 28 febbraio 2013: una miriade di articoli riconosce la strenua lotta di Benedetto XVI nel combattere la pedofilia nella Chiesa. Fra i tantissimi attestati di stima ricordiamo le interviste di Mons. Scicluna alSecolo XIX ed a Repubblica. In quest'ultima l'ex promotore di giustizia della CDF, fra l'altro, afferma: "Nel 2004 Maciel festeggiò nella basilica di San Paolo Fuori le Mura i sessant' anni di sacerdozio. Andò tutta la curia romana, vescovi e cardinali compresi. L' unico che rimase a casa fu Ratzinger, allora prefetto della Dottrina della fede. Sapeva bene, infatti, chi aveva davanti tanto che un mese dopo diede ufficialmente l' abbrivio all' investigazione vaticana nei suoi confronti. Fu una sofferenza enorme per lui perché era ben consapevole di quanta considerazione Maciel godesse nella curia romana. Eppure agì andando contro corrente per amore della verità...".

28 FEBBRAIO, ORE 20: SI CONCLUDE IL LUMINOSO PONTIFICATO DI PAPA BENEDETTO XVI

5 aprile 2013: ricevendo in udienza il Prefetto della CDF, Mons. Gerhard Ludwig Müller, il nuovo Papa Francesco ha riconosciuto la strenua lotta di Benedetto XVI contro la pedofilia nella Chiesa.
Si legge nel comunicato: "il Santo Padre ha raccomandato in particolar modo che la Congregazione, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali...". Qui tutti gli articoli.

Vedi anche:

IL PAPA E GLI ABUSI NELLA CHIESA. L'INTERVENTO DECISIVO DI BENEDETTO XVI. UNA CRONOLOGIA (Armin Schwibach)

Dossier: der Papst und der Missbrauch in der Kirche (Armin Schwibach)