L'opinione pubblica pesa nel Conclave
di Franco Garelli
Ciò che sta succedendo in questi giorni attorno all’imminente Conclave indica una novità assoluta nel rapporto tra Chiesa e mondo. Un fenomeno mai registrato nelle forme attuali, in grado di spiazzare tutti. Sia i più consumati prelati vaticani sia gli studiosi dei fenomeni religiosi. L’opinione pubblica irrompe oggi come non mai nelle vicende più delicate e riservate della Chiesa cattolica, come l’elezione di un nuovo Pontefice, che per alcuni secoli è stata certo condizionata dal Potere politico del tempo, ma che sembra comunque rientrare in quel rapporto misterioso tra Cielo e Terra che contempla l’intervento dello Spirito Santo.
Questa convinzione non è propria soltanto dei cattolici più ortodossi, ma si ritrova anche in alcuni spiriti laici, che così si spiegano la durata bimillenaria della barca di Pietro e il perché di tanto in tanto dalla fumata bianca della Cappella Sistina siano emerse grandi figure capaci di scompaginare i giochi e le previsioni di Palazzo e di dare nuova vitalità a un’istituzione di lungo corso.
Di qui l’idea che è Dio che in qualche modo governa la storia della sua Chiesa, al di là degli inevitabili limiti umani dei suoi più alti esponenti.
Qualcosa sembra essersi rotto o modificato in questo immaginario collettivo che ha accompagnato le vicende della cattolicità nel corso della storia.
Oggi i cardinali che giungono a Roma per eleggereil successore di Benedetto XVI non scrutano soltanto la “sacra volta”, ma avvertono a fondo le pressioni di un’opinione pubblica che a vari livelli interviene e dice la sua sull’identikit migliore del nuovo Papa. Il tutto è paradossale nell’attuale momento storico, un’epoca in cui la Chiesa di Roma vive – come altre grandi istituzioni religiose – le sue difficoltà di presenza in un mondo in cui ampie quote di popolazione si comportano come “se Dio non ci fosse”; o in cui una parte degli stessi cattolici coltiva la sua religiosità quasi ai margini della Chiesa o avendo con essa un rapporto ambivalente controverso.
La secolarizzazione delle coscienze continua, molti sono critici nei confronti d’una Chiesa che avvertono come troppo arcaica per la sensibilità moderna, o appesantita da scandali e divisioni che la equiparano a qualsiasi altra formazione umana. Che peso dare a questa opinione pubblica, che tende a immischiarsi in questioni che non comprende appieno, legge le dinamiche ecclesiali condizionata dalla lente profana dei mass media, si pronuncia sulla vita della Chiesa pur prestando poca attenzione alla natura e alle regole di questa istituzione?
Interrogativi questi che riflettono il pensiero di non pochi porporati, come è emerso ieri nell’anatema lanciato dalla Segreteria di Stato vaticana contro i mass media di tutto il mondo, accusati di cercare di condizionare il Conclave.
Come a dire: lasciateci lavorare in pace, perché non siamo un’agenzia come tutte le altre; c’è lo Spirito Santo che veglia su di noi.
Ma è la stessa opinione pubblica – pur sovente poco sintonizzata con i canoni e le regole ecclesiastiche – che dieci anni or sono si è commossa per un Papa Wojtyla che non è voluto scendere dalla croce del suo pontificato e che oggi ammira profondamente Papa Ratzinger che – di fronte al mondo intero – abdica al trono di Pietro per “mancanza di forze”.
Un’opinione pubblica, dunque, che ha riconosciuto la ricca umanità di entrambi, e che – al di là di ogni fraintendimento – ha colto il messaggio che la forza della chiesa emerge nella sua debolezza, nella vicinanza alla gente comune, nell’essere una comunità esemplare, nell’offrire a tutti parole di speranza e di salvezza eterna.
È il bisogno di grandi gesti e segni che spinge molti (anche non credenti) a interessarsi delle vicende del Centro della cattolicità; perché siamo ormai in un mondo senza confini, ove si è alla ricerca di certezze e rassicurazioni da qualsiasi parte esse provengano.
Ecco il perché dell’intrusione di molti nelle vicende della chiesa. Ecco il messaggio al Conclave.
La Chiesa deve temere più l’indifferenza che l’indignazione; più l’oblio che l’attenzione non del tutto corretta e appropriata. Perché ciò vuol dire che anche oggi c’è attesa da parte di molta gente nei confronti della Chiesa. Magari un’attesa esagerata, tipica di quanti non fanno sconti a chi dirige i Sacri Palazzi, mentre sono molto indulgenti verso se stessi; che si indignano assai di più per il non rigore altrui che per il proprio.
Tuttavia, il volere una Chiesa pulita e trasparente (come auspicato da Papa Ratzinger), che al suo interno non rifletta le beghe del mondo profano, è una grande attestazione di consenso per questa millenaria istituzione.
Il chiacchiericcio dunque non deve spaventare. Lo Spirito Santo non avrà certo un ruolo di secondo piano in tutta la vicenda. Ma può anche manifestarsi nelle attese più pure che provengono da un’opinione pubblica che è alla ricerca di punti di riferimento fondanti.
© Copyright Il Messaggero, 25 febbraio 2013
Il Signore mi chiama a "salire sul monte", a dedicarmi ancora di più alla preghiera... (Benedetto XVI, 24 febbraio 2013)
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2 commenti:
Vengono in mente le parole di Pietro: "Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna".
Abbiamo bisogno solo di queste paroel tra tante parole vuote.
Chiesa pulita e trasparente, c`è ancora un lungo cammino da fare in quel senso, ho appena visto un documentario-inchiesta sulla Comunità delle Beatitudini che ha conosciuto in Francia dei grossi e gravi problemi e che è stata commissariata da Roma, ebbene, e il Commissario Vaticano e il Vescovo non hanno degnato ascoltare i giornalisti, il Commissario negando che ci fossero ancora problemi e dicendo che tutto era stato pulito, purtroppo le immagini ci avevano appena provato il contrario.
La tolleranza zero, la trasparenza non si sono ancora generalizzate.
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