mercoledì 27 febbraio 2013

Tra fede e ragione alla ricerca di Dio. Il presidente del Collège des Bernardins ricorda il discorso del Papa al mondo della cultura a Parigi

Il presidente del Collège des Bernardins ricorda il discorso del Papa al mondo della cultura a Parigi

Tra fede e ragione alla ricerca di Dio

Parigi, 26. Il dialogo tra fede e ragione, strettamente legato alla questione culturale di un popolo (non a caso, praticamente a ogni viaggio, il Papa ha voluto incontrare il mondo della cultura o quello universitario). E poi il tema dell'unità, trattato sempre con umiltà e apertura verso gli altri, forte del vigore del Vangelo. Questi gli assi portanti del pontificato di Benedetto XVI, secondo monsignor Jérôme Beau, vescovo ausiliare di Parigi e presidente del Collège des Bernardins, che in un'intervista al sito on line della Conferenza episcopale francese ricorda in particolare il discorso pronunciato dal Papa il 12 settembre 2008 proprio nel famoso istituto parigino, privilegiato luogo di ricerca e di dibattito per la Chiesa e la società, non solo francese.
Un discorso importante, spiega il presule, perché ha individuato il prototipo dell'uomo cristiano nella personalità del monaco, «cosa giustificata pienamente dal fatto che il Papa si trovava in un luogo cistercense». Ha mostrato come l'uomo, in un mondo in preda alla confusione, cercando Dio «non cercava tanto di cambiare una cultura quanto di attraversarla, fino all'incontro con Colui che è la verità del suo essere e della storia del mondo».
Per monsignor Beau, in quell'intervento Benedetto XVI ha sottolineato come il confronto tra fede e ragione non sia un dialogo allo specchio ma debba essere sempre orientato verso la ricerca della Verità. Tema questo, originato dall'apertura dell'uomo a Dio, che, secondo il vescovo ausiliare di Parigi, mostra punti fermi e le basi di ciò che significa nuova evangelizzazione. Parlando poi del valore della musica in san Benedetto e tra i monaci, della cultura del canto come «cultura dell'essere», il Papa evidenziò i due aspetti della ricerca interiore dell'uomo: da una parte «la vita piena, intera», dall'altra «l'aspirazione all'unità, unità del suo essere e unità della comunità monastica».
Al Collège des Bernardins -- tappa del viaggio apostolico in Francia in occasione del centocinquantesimo anniversario delle apparizioni di Lourdes -- il Santo Padre si soffermò inoltre sull'importanza della Parola di Dio nell'incontro con il Signore. Nell'intervista, il presidente dell'istituto invita a rileggere al riguardo il libro Gesù di Nazareth e l'enciclica Deus caritas est: qui Benedetto XVI, osserva Beau, spiega come «la ricerca di Dio consenta all'uomo di costruire se stesso senza inibire la forza d'amore che è in lui, in una realizzazione dell'amore e della sua relazione, dell'amore per il prossimo, attraverso l'esperienza di essere amati da Dio».
Da una parte il razionalismo moderno, che pone il primato di una ragione puramente calcolatrice e disincarnata, allo stesso tempo onnipotente e che si limita a trattare dei dati; dall'altra lo spiritualismo contemporaneo, fondato sull'intuizione personale, che dà l'illusione di un consenso e porta a un'indifferenza relativista: di fronte a questi fenomeni simmetrici -- si legge sul sito della Conferenza dei vescovi di Francia -- Benedetto XVI «difende una visione dinamica dell'uomo». Per il Papa, «non solo l'uomo è capace di creare un'armonia tra la sua fede e la sua ragione ma non è un individuo isolato responsabile soltanto di se stesso. Come la ragione non può esercitarsi senza la “fede” in un ordine misurabile, così la fede non può essere soddisfatta da convinzioni prive di sostegno razionale».
Il dialogo razionale fa progredire ciascuno nella verità, mentre la trasmissione della fede lo avvicina a Colui il cui amore fonda l'agire umano nell'universo. Ed è proprio la libertà della fede che consente al credente di resistere all'arbitrario dell'irrazionale. Riflessioni, si ricorda, affrontate da Benedetto XVI anche nei recenti discorsi ai partecipanti alla plenaria della Pontificia accademia delle scienze (8 novembre 2012) e alla Curia romana per la presentazione degli auguri natalizi (21 dicembre 2012). «Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio -- concluse il Santo Padre davanti al mondo della cultura riunito al Collège des Bernardins -- sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia alle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell'umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che gravi. Ciò che ha fondato la cultura dell'Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarlo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura».

(©L'Osservatore Romano 27 febbraio 2013)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201302/130227franco.pdf
Temo che qui sinceramente a perdere la bussola sia la stampa in generale e quella italiana in particolare. Ne e' la prova questo atroce guazzabuglio di massimo franco. Il fatto che un professionista attento come franco componga un patchwork infernale in cui mette insieme le elezioni italiane, la crisi dell'occidente, la fine del regime comunista, la primavera araba, lo scandalo dei preti pedofili, Benedetto xvi, lla Santa Sede, l'europa unita, le guerre di religione e chi piu' piu' ne metta e' il chiaro esempio che ai laici illuminati gli e' partita la brocca. Questo parla di declino della chiesa con circa 30 anni di ritardo; questo parla della necessita' di un cambiamento del sistema con il cambiamento in piena azione messo in moto gia' da almeno una decina d'anni da papa Benedetto, questo parla di una rottura di alleanza tra cristianesimo e occidente umanista e del loro reciproco crollo quando a franare qua e' sicuramente il secondo mentre il primo si sta da tempo facendo trasfondere il sangue dalle sue lontane periferie nel globo; parla di una chiesa messa sul banco degli imputati dimenticandosi che la chiesa e' sul banco degli imputati da almeno un paio di secoli ed e' da una manciata di anni che, giustamente stufa di giocare in difesa, e' andata in attacco con Benedetto; parla di cristiani vittime ma anche carnefici perche' alleati con regimi dittatoriali in medioriente dimenticandosi che quegli stessi regimi sono stati messi su e retti unicamente con l'appoggio dei soldi di quelle illuminate democrazie "protestanti", le stesse che guardano dall'alto in basso il lassimo dei paesi di cultura mediterranea e cattolica in particolare. Parla di capro espiatorio mondiale ormai preso a sputazzi da chiunque dimenticandosi che la medesima descrizione si attaglia perfettamente alla fine di una certa persona vissuta 2000 anni fa. Mi immagino come avrebbe commentato massimo franco, se fosse vissuto 2000 anni fa, la crocifissione di Gesu'. Probabilmente avrebbe decretato la fine indegna e l'oblio totale di un povero mendicante che si credeva re e venne abbandonato come un cane pure dai suoi piu' cari amici. Eh no!! Temo che massimo franco debba limitarsi a commentare le allegre avventure delle comari di montecitorio e possibilmente astenersi da previsioni politiche. Perche' pure in quel campo lui e i suoi esimi colleghi non ne azzeccano una manco per caso.

Anonimo ha detto...

Magari basterebbe che Massimo Franco, di tanto in tanto, rileggesse il Vangelo :-)
Guardare ciò che concerne la Chiesa guidata da Papa Benedetto con le lenti, deformate e deformanti, del notista politico può riservare solenni cantonate
Alessia