Le rappresentazioni della Natività negli uffici del cardinale segretario di Stato nel Palazzo Apostolico
I presepi uniscono le culture
di Nicola Gori
Uno splendido tessuto azzurro che ricorda il cielo limpido del mattino, due angeli festanti coperti di oro zecchino che si stagliano in alto tenendo un velo candido in seta che riverbera sulla scena sottostante. È lo sfondo del presepe che accoglie il visitatore nel corridoio che introduce alla sala di San Giovanni Battista degli uffici del segretario di Stato, nel Palazzo Apostolico. Al centro della scena una preziosissima statua lignea del XIV secolo, proveniente dai Musei Vaticani, raffigurante la Vergine Maria con la corona regale sulla testa e il Bambino in braccio, che rimanda la mente alle meravigliose cattedrali gotiche francesi. Un raggio di luce a tecnologia led unisce, quasi come per “catarsi”, la Madonna e suo Figlio con il libro di Benedetto XVI L'infanzia di Gesù aperto alle pagine dove si narra la nascita del Salvatore. Dalla colonna dove è adagiato il volume parte una ghirlanda di fiori, spighe di grano e tralci di vite, replica di quella più famosa dipinta da Raffaello nelle omonime Logge. La ghirlanda è legata da un cordone rosso, simbolo del sangue di Cristo, e collega lo stemma, realizzato in acquarello su carta, del cardinale Tarcisio Bertone, a simboleggiare lo stretto legame tra il Pontefice e il suo segretario di Stato. Un gruppo di angeli in legno policromo uniti in un'unica cantoria del secolo XVII, diffondono con i loro strumenti musicali la gioia per l'annuncio della nascita del Salvatore.
Non è l'unica rappresentazione del Natale in questa sala. Ce ne sono altre quattro, come ci spiegano i realizzatori e gli ideatori di queste composizioni artistiche, coadiuvati dalle maestranze del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, sotto la regia di suor María del Carmen Aparicio Báscones. Il primo nel quale ci imbattiamo è formato da personaggi in tessuto e fibra vegetale provenienti dal Congo; un altro è in legno di olivo di Betlemme e ha la particolarità di rappresentare le scene dell'annunciazione, della nascita e della risurrezione di Gesù, il tutto sovrastato dalla scritta.
Appare poi davanti a noi una sorta di riproduzione della facciata di un municipio di una cittadina polacca, opera di Józef Walczak che l'ha realizzato nel marzo 1996, dono della città di Chojnice a Giovanni Paolo II. Si scorgono l'aquila bianca sulla parete centrale, le caratteristiche guglie dei tetti delle case e, all'interno del palazzo, uno spaccato di vita al cui centro si trova il Bambino Gesù. Una serie di personaggi ruotano intorno al Salvatore: c'è il sindaco che gli offre le chiavi della città, ci sono i commercianti con i loro prodotti, ci sono le donne in costume tradizionale, i musicisti e le guardie.
L'ultimo presepe della sala proviene dai laboratori dei Musei Vaticani, donato al cardinale nel 2010. Si tratta di una copia in calco del frammento di un coperchio di sarcofago raffigurante la scena dell'Epifania, rinvenuto presso la necropoli vaticana e risalente al 380 circa. È stato rappresentato il momento dell'arrivo dei magi che recano oro, incenso e mirra. Accanto si scorge Gesù nella mangiatoia, con Maria e Giuseppe.
Proseguendo nella sala dei Trattati troviamo cinque presepi napoletani, il più grande dei quali è opera dell'architetto Aniello D'Antonio in collaborazione con Domenico Bonifacio: è stato realizzato in memoria di Giovanni Paolo II e donato nel 2008 al segretario di Stato. La sua particolarità è che non ci sono i pastori tradizionali, perché -- nelle intenzioni degli ideatori -- i pastori siamo noi che ci accostiamo alla mangiatoia di Gesù per rivivere il mistero di quella notte. Sullo sfondo della scena si vedono la basilica di San Pietro e la torre campanaria di Romano Canavese, il paese natale del cardinale Bertone.
Adagiati su un tavolo laterale vediamo un modellino in scala di un treno Frecciarossa che sembra voglia giungere più rapidamente possibile alla culla dove è deposto Gesù, alle cui spalle si ergono due riproduzioni di missili spaziali e la scritta «Tutto si evolve. Solo Dio rimane». Dal lato opposto, un presepe in diorami, proveniente dal monastero cistercense catalano Santa Maria de Solius, opera del monaco fra Gilbert Galceran. Si tratta di uno spaccato di vita in un ambiente cittadino; si nota il portone di una chiesa in primo piano col parroco, case e casette con la gente intenta a svolgere le mansioni quotidiane e sullo sfondo un cielo azzurro e qualche nuvola che ricordano la Catalogna. Il presepio è ricco di dettagli e di particolari che lo rendono unico. È l'ultimo nato della serie dei presepi di Solius che dal 1970 arricchisce l'esposizione del monastero. Accanto, una guglia in gesso che riproduce in scala una di quelle che ornano la basilica della Sagrada Familia di Barcellona.
Proseguendo il percorso, entriamo nella sala Consalvi, dove è allestito un presepe proveniente dal Congo, i cui personaggi sono in ceramica dipinta. L'ambientazione è all'insegna della povertà e della semplicità; anche la stella è composta da paglia. Nella successiva sala San Sebastiano si apre ai nostri occhi un monumentale presepe in stile napoletano. È alloggiato in un tempietto risalente al XVIII secolo con raggiera simboleggiante la luce divina. È composto da 23 personaggi alti dai 43 ai 50 centimetri. Hanno la testa in terracotta, gli occhi di vetro e mani e piedi in legno. Il Bambinello è in terracotta policroma adagiato su un artistico pizzo francese del XIX secolo. Si scorgono una donna del popolo, un pastore con l'espressione di stupore per la nascita di Gesù, un povero che chiede la carità, scene di quotidianità e molti animali. Alcune statue offrono doni al Salvatore: tra questi, un giovane, che rappresenta il cardinale Bertone in atto di offrire i prodotti della terra, in modo speciale un sacco di riso di Vercelli e una bottiglia di olio d'oliva. La particolarità di questo olio, chiamato “benedetto” non solo in quanto segno sacramentale ma anche in onore del Papa, è che proviene dai Giardini Vaticani. È stato estratto per la prima volta dai frutti maturati sui quattro ulivi pugliesi donati nel Giubileo del 2000 a Giovanni Paolo II e piantati intorno alla Torre di San Giovanni. Dalla parte opposta, una donna indossa abiti tradizionali di Burgos, città di origine di suor María del Carmen. Porta le salsicce tipiche del luogo, le famose morcillas e il vino Ribera del Duero, offerto al cardinale da Adelma Rita Giani, che da anni si occupa di presepi artistici.
A conclusione di questa rassegna delle rappresentazioni del Natale -- circa sessanta -- che adornano gli uffici e l'appartamento del segretario di Stato (dove ne sono esposti anche alcuni realizzati dall'Associazione prenestina del presepe), giungiamo nel suo studio, dove si notano due presepi. Uno con i personaggi in cartapesta entro un tempietto artistico con le statue di Gesù e della Madonna al centro della scena. L'altra rappresentazione è incardinata sulla riproduzione di una porta di Gerusalemme, intorno alla quale sono stati disposti i vari personaggi.
(©L'Osservatore Romano 23 dicembre 2012)
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