martedì 11 dicembre 2012

Il card. Koch: l'Unità "visibile" della Chiesa non è "un'illusione"


Il card. Koch: l'Unità "visibile" della Chiesa non è "un'illusione"

L’unità “visibile” della Chiesa “è la grande promessa che ci fa Gesù e dunque non può essere minimamente vista come un’illusione”. A mettere bene in chiaro l’obiettivo dell’ecumenismo - riporta l'agenzia Sir - è stato il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, intervenendo ieri pomeriggio ad una conferenza alla Pontificia università lateranense con una relazione su “Unità: illusione o promessa?”. “La mentalità postmoderna - ha esordito il cardinale - opera oggi anche all’interno del cristianesimo”. Prevalgono per esempio le correnti favorevoli al pluralismo che “partono dal presupposto che non vi è solo una molteplicità di religioni, ma anche una pluralità di rivelazioni divine, così che lo stesso Gesù Cristo può essere considerato soltanto come uno dei tanti redentori e annunciatori di una rivelazione nel mondo”. Alcuni poi ritengono che “ogni ricerca di unità - anche e soprattutto nell’ecumenismo - deve essere guardata con sospetto. L’unità - ha aggiunto il card. Koch - è vista dunque al massimo come riconoscimento tollerante della molteplicità e della varietà, in cui si ritiene che la diversità riconciliata sia già stata realizzata”. Ed è proprio sull’obiettivo stesso del dialogo che “ci troviamo - sono le parole del cardinale - nel mezzo dello scontro ecumenico attuale”. Per il card. Koch, “il problema principale consiste nel fatto che, nel corso degli ultimi decenni, l’obiettivo del movimento ecumenico è andato man mano offuscandosi e soprattutto, da parte di non poche Chiese e Comunità ecclesiali nate dalla Riforma, è stato progressivamente abbandonato l’obiettivo originario dell’unità visibile nella fede comune, nei sacramenti e nei ministeri ecclesiali sempre più a favore del postulato di un mutuo riconoscimento delle diverse Comunità ecclesiali come Chiese e dunque come parti dell’unica Chiesa di Gesù Cristo”. “L’unità visibile della Chiesa - ha aggiunto - risulta essere una mera somma delle varie realtà ecclesiali, cosicché viene in mente, per analogia, l’immagine di tante case monofamiliari, in cui le famiglie conducono la propria vita in maniera indipendente e si invitano a pranzo di tanto in tanto”. Per la Chiesa cattolica, ha precisato il card. Koch, “il modello originario dell’unità ecumenica è la Trinità”. O, detto in maniera più precisa e utilizzando le parole dell’allora card. Ratzinger, “il vero obiettivo dell’ecumenismo deve essere quello di trasformare il plurale di Chiese confessionali separate le une dalle altre nel plurale di Chiese locali, che, nella loro varietà di forme, sono realmente un’unica Chiesa”. (R.P.)

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il nostro canuto "bianco Padre" e l'Africa. Alla faccia dell'eurocentrismo mi viene da dire e alla faccia di certi commentatori che un giorno, obtorto collo, dovranno ricredersi.
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350383
Alessia

Andrea ha detto...

Il Cardinale, perciò, afferma che è auspicabile e possibile passare dalle molte "Chiese confessionali" alle molte "Chiese locali": dalle questioni dottrinali a quelle territoriali.

Ecco perché suonavo l'allarme, mesi fa, sull'intitolazione del sito internet ambrosiano (ma ve ne sono altri sulla stessa linea): "Chiesa di Milano".
Avremo quindi la "Chiesa di Taranto", la "Chiesa di Erfurt" (con modalità luterane), la "Chiesa di New York" (dedita alla venerazione della Statua della Libertà) ecc. ecc.

E il Papa? Sarà il "Presidente", nei consessi periodici