sabato 1 dicembre 2012

Il motu proprio su Caritas e vescovi attua la promessa dell'enciclica Deus caritas est. Il Papa: i vescovi vigilino di più su attività caritative e fondi (Izzo)


PAPA: MOTU PROPRIO SU CARITAS E VESCOVI ATTUA PROMESSA ENCICLICA

Salvatore Izzo

 (AGI) - CdV, 1 dic. 

Il documento "De Caritas ministranda" pubblicato oggi attua quanto promesso nel 2006 da Papa Ratzinger con l'Enciclica "Deus caritas est" che sottolineava la necessita' di una maggiore vigilanza su questo settore centrale della vita della Chiesa. Benedetto XVI, ad esempio, difende nel motu proprio il diritto dei singoli vescovi a dare o meno il proprio assenso "alle iniziative di organismi cattolici da svolgere nell'ambito della sua competenza, nel rispetto della normativa canonica e dell'identita' propria dei singoli organismi, ed e' suo dovere di Pastore vigilare perche' le attivita' realizzate nella propria diocesi si svolgano conformemente alla disciplina ecclesiastica, proibendole o adottando eventualmente i provvedimenti necessari se non la rispettassero". II documento affida poi al Pontificio Consiglio Cor Unum "il compito di promuovere l'applicazione di questa normativa e di vigilare affinche' sia applicata a tutti i livelli, ferma restando la competenza del Pontificio Consiglio per i Laici sulle associazioni di fedeli e quella propria della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e fatte salve le competenze generali degli altri Dicasteri e Organismi della Curia Romana". 
"In particolare - si legge - il Pontificio Consiglio Cor Unum curi che il servizio della carita' delle istituzioni cattoliche in ambito internazionale si svolga sempre in comunione con le rispettive Chiese particolari". Al Pontificio Consiglio "Cor Unum" compete parimenti "l'erezione canonica di organismi di servizio di carita' a livello internazionale, assumendo successivamente i compiti disciplinari e di promozione che corrispondano in diritto". 
"Tutto cio' che ho deliberato con questa Lettera apostolica in forma di Motu Proprio, ordino - scrive il Papa - che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria". "Col presente Motu Proprio - spiega inoltre Papa Ratzinger che nel testo definisce 'apprezzabile' la varietý di istituzioni di ispirazione cattolica - intendo fornire un quadro normativo organico che serva meglio ad ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carita', che e' strettamente collegata alla natura diaconale della Chiesa e del ministero episcopale. E' importante, comunque, tenere presente che 'l'azione pratica resta insufficiente se in essa non si rende percepibile l'amore per l'uomo, un amore che si nutre dell'incontro con Cristo'". Pertanto, afferma il Papa, "nell'attivita' caritativa, le tante organizzazioni cattoliche non devono limitarsi ad una mera raccolta o distribuzione di fondi, ma devono sempre avere una speciale attenzione per la persona che e' nel bisogno e svolgere, altresi', una preziosa funzione pedagogica nella comunita' cristiana, favorendo l'educazione alla condivisione, al rispetto e all'amore secondo la logica del Vangelo di Cristo. 
L'attivita' caritativa della Chiesa, infatti, a tutti i livelli, deve evitare il rischio di dissolversi nella comune organizzazione assistenziale, divenendone una semplice variante". Nel testo, Beendetto XVI riconisce che "le iniziative organizzate che, nel settore della carita', vengono promosse dai fedeli nei vari luoghi sono molto differenti tra di loro e richiedono un'appropriata gestione". "In modo particolare - osserva - si e' sviluppata a livello parrocchiale, diocesano, nazionale ed internazionale l'attivita' della Caritas, istituzione promossa dalla Gerarchia ecclesiastica, che si e' giustamente guadagnata l'apprezzamento e la fiducia dei fedeli e di tante altre persone in tutto il mondo per la generosa e coerente testimonianza di fede, come pure per la concretezza nel venire incontro alle richieste dei bisognosi". "Accanto a quest'ampia iniziativa, sostenuta ufficialmente dall'autorita' della Chiesa, nei vari luoghi - rileva il Pontefice - sono sorte molteplici altre iniziative, scaturite dal libero impegno di fedeli che, in forme differenti, vogliono contribuire col proprio sforzo a testimoniare concretamente la carita' verso i bisognosi. Le une e le altre sono iniziative diverse per origine e per regime giuridico, pur esprimendo egualmente sensibilita' e desiderio di rispondere ad un medesimo richiamo". E se "la Chiesa in quanto istituzione non puo' dirsi estranea alle iniziative promosse in modo organizzato, libera espressione della sollecitudine dei battezzati per le persone ed i popoli bisognosi", ai pastori e' richiesto di "accoglierle sempre come manifestazione della partecipazione di tutti alla missione della Chiesa, rispettando le caratteristiche e l'autonomia di governo che, secondo la loro natura, competono a ciascuna di esse quali manifestazione della liberta' dei battezzati. Accanto ad esse, l'autorita' ecclesiastica ha promosso, di propria iniziativa, opere specifiche, attraverso le quali provvede istituzionalmente ad incanalare le elargizioni dei fedeli, secondo forme giuridiche e operative adeguate che consentano di arrivare piu' efficacemente a risolvere i concreti bisogni". Tuttavia, "nella misura in cui dette attivita' siano promosse dalla Gerarchia stessa, oppure siano esplicitamente sostenute dall'autorita' dei pastori, occorre garantire - conclude il Papa - che la loro gestione sia realizzata in accordo con le esigenze dell'insegnamento della Chiesa e con le intenzioni dei fedeli, e che rispettino anche le legittime norme date dall'autorita' civile". 

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PAPA: VESCOVI VIGILINO DI PIU' SU ATTIVITA' CARITATIVE E FONDI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 dic. 

Benedetto XVI richiama all'ordine le attivita' caritative della Chiesa affidando ai vescovi diocesani compiti di indirizzo e vigilanza, che arrivano fino al poter togliere il titolo di "cattolico" a un organismo che "non risponda piu' alle esigenze dell'insegnamento della Chiesa". 
Particolare attenzione - nel motu proprio "De Caritas ministranda" pubblicato oggi - il Papa raccomanda sulle questioni economiche: provenienza e gestione dei fondi, che devono essere trasparenti, sobrieta' negli apparati che non devono essere elefantiaci e troppo costosi, come evidentemente in alcune realta' avviene. "Al vescovo - secondo quanto stabilito dal Papa nel nuovo documento - spetta la vigilanza sui beni ecclesiastici degli organismi caritativi soggetti alla sua autorita'" ed e' suo "dovere" quello di "assicurarsi che i proventi delle collette vengano destinati alle finalita' per cui siano stati raccolti". "In particolare - inoltre - il vescovo diocesano deve evitare che gli organismi di carita' che gli sono soggetti siano finanziati da enti o istituzioni che perseguono fini in contrasto con la dottrina della Chiesa". Parimenti, "per non dare scandalo ai fedeli, il vescovo diocesano deve evitare che organismi caritativi accettino contributi per iniziative che, nella finalita' o nei mezzi per raggiungerle, non corrispondano alla dottrina della Chiesa". Al vescovo poi il Papa chiede di "curare che la gestione delle iniziative da lui dipendenti sia testimonianza di sobrieta' cristiana". "A tale scopo - si legge nel testo - vigilera' affinche' stipendi e spese di gestione, pur rispondendo alle esigenze della giustizia e ai necessari profili professionali, siano debitamente proporzionate ad analoghe spese della propria Curia diocesana". Il tema di fondo e' quello della trasparenza. 
Per consentire che il vescovo possa esercitare questo suo "dovere di vigilanza", il Papa stabilisce infatti che le Caritas e gli altri organismi assistenziali della Chiesa debbono "presentare all'Ordinario competente il rendiconto annuale". E dichiara che "il vescovo diocesano e' tenuto, se necessario, a rendere pubblico ai propri fedeli il fatto che l'attivita' d'un determinato organismo di carita' non risponda piu' alle esigenze dell'insegnamento della Chiesa, proibendo allora l'uso del nome 'cattolico' ed adottando i provvedimenti pertinenti ove si profilassero responsabilita' personali". Per il Pontefice, "e' opportuno, inoltre, che, per iniziative di carita' a livello nazionale, sia consultato da parte del vescovo l'ufficio relativo della Conferenza Episcopale". Mentre, a livello locale, "al vescovo ed al parroco rispettivo spetta assicurare che, nell'ambito della parrocchia, insieme alla Caritas possano coesistere e svilupparsi altre iniziative di carita', sotto il coordinamento generale del parroco". 
"E' dovere del vescovo diocesano e dei rispettivi parroci - si legge - evitare che in questa materia i fedeli possano essere indotti in errore o in malintesi, sicche' dovranno impedire che attraverso le strutture parrocchiali o diocesane vengano pubblicizzate iniziative che, pur presentandosi con finalita' di carita', proponessero scelte o metodi contrari all'insegnamento della Chiesa". 
Benedetto XVI chiede anche che "il vescovo diocesano favorisca l'azione nazionale ed internazionale degli organismi di servizio della carita' sottoposti alla sua cura, in particolare la cooperazione con le circoscrizioni ecclesiastiche piu' povere". 

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