lunedì 17 dicembre 2012

Il Papa agli Olimpionici: siate testimoni di buona umanità, no a scorciatoie come il doping (Radio Vaticana)


Il Papa agli Olimpionici: siate testimoni di buona umanità, no a scorciatoie come il doping

Al Palazzo Apostolico, stamani, si è rivissuto il clima delle Olimpiadi di Londra. Il Papa ha, infatti, ricevuto una delegazione del Comitato Olimpico Italiano, con gli atleti medagliati ai Giochi di quest’anno. Il Papa ha esortato gli olimpionici e paralimpionici ad essere testimoni di umanità prima ancora che campioni negli stadi. Quindi, li ha invitati a non prendere mai scorciatoie come il doping. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal presidente del Coni, Gianni Petrucci. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Lo sport è un “bene educativo e culturale” che aiuta l’uomo “a comprendere il valore profondo della sua vita”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, parlando agli atleti delle Olimpiadi di Londra, li ha esortati a impegnarsi prima ancora che sul terreno dell’agonismo su quello delle “qualità umane”. A voi atleti, ha detto, “non è stato chiesto solo di competere e ottenere risultati”:

“Ogni attività sportiva, sia a livello amatoriale che agonistico, richiede la lealtà nella competizione, il rispetto del proprio corpo, il senso di solidarietà e di altruismo e poi anche la gioia, la soddisfazione e la festa”.

Tutto ciò, ha osservato, “presuppone un cammino di autentica maturazione umana”, fatta di “rinunce, di tenacia, di pazienza” e “umiltà”. Ed ha ricordato come già il Concilio Vaticano II abbia sottolineato l’importanza di una “cultura dello sport fondata sul primato della persona umana; uno sport al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dello sport”:

“La Chiesa si interessa di sport, perché le sta a cuore l’uomo, tutto l’uomo, e riconosce che l’attività sportiva incide sull’educazione, sulla formazione della persona, sulle relazioni, sulla spiritualità”.

Lo testimonia, ha constatato, la presenza di spazi sportivi negli oratori e le associazioni di ispirazione cristiana”. Ed ha aggiunto come l’atleta che vive integralmente la propria esperienza “si fa attento al progetto di Dio sulla sua vita”. Quindi, il Papa ha invitato agli atleti a compiere la missione di essere dei “campioni-testimoni”, essere “validi modelli da imitare”:

“La pressione di conseguire risultati non deve mai spingere a imboccare scorciatoie come avviene nel caso del doping. Lo stesso spirito di squadra sia di sprone ad evitare questi vicoli ciechi ma anche di sostegno a chi riconosce di avere sbagliato, in modo che si senta accolto e aiutato”.

D'altro canto, ha aggiunto, lo sport può educare anche all’“agonismo spirituale”, un obiettivo ancora più importante in questo Anno della fede. Ogni giorno, ha detto, gli atleti sono chiamati a far “vincere il bene sul male, la verità sulla menzogna, l’amore sull’odio, e questo prima di tutto in se stessi”:

“Pensando poi all’impegno della nuova evangelizzazione, anche il mondo dello sport può essere considerato un moderno ‘cortile dei gentili, cioè un’opportunità preziosa di incontro aperta a tutti, credenti e non credenti dove sperimentare la gioia e anche la fatica di confrontarsi con persone diverse per cultura, lingua e orientamento religioso”.

Il Papa ha così concluso il suo intervento ricordando la luminosa figura del Beato Pier Giorgio Frassati, “giovane che univa in sé la passione per lo sport” e la “passione per Dio”. Essere cristiani, ha detto, significa “amare la vita, amare la natura, ma soprattutto amare il prossimo, in particolare le persone in difficoltà”.

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