lunedì 3 dicembre 2012

Il Papa: estendere il regno di amore, giustizia e pace. Sobrietà e preghiera devono caratterizzare la Chiesa (Izzo)

PAPA: ESTENDERE IL REGNO DI AMORE, GIUSTIZIA E PACE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 dic. 

"Dio che viene non ci trovi chiusi o distratti, ma possa, in ognuno di noi, estendere un po' il suo regno di amore, di giustizia e di pace". 
Lo ha detto il Papa commentando all'Angelus di oggi l'inizio - con la prima domenica di Avvento - del nuovo Anno liturgico, "un cammino che viene ulteriormente arricchito dall’Anno della fede, a 50 anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II".
"La parola avvento significa venuta o presenza", ha ricordato Benedetto XVI, ricordando che "nel mondo antico indicava la visita del re o dell'imperatore in una provincia; nel linguaggio cristiano e' riferita alla venuta di Dio, alla sua presenza nel mondo".      
"Il disegno di salvezza di Dio, che e' sempre in atto, richiede continuamente - ha spiegato - la libera adesione e collaborazione dell'uomo".
"In mezzo agli sconvolgimenti del mondo, o ai deserti dell'indifferenza e del materialismo, i cristiani - ha auspicato il Pontefice - accolgono da Dio la salvezza e la testimoniano con un diverso modo di vivere, come una citta' posta sopra un monte". 
La comunita' dei credenti, dunque, ha concluso, sia "segno dell'amore di Dio, della sua giustizia che e' gia' presente nella storia ma che non e' ancora pienamente realizzata, e pertanto va sempre attesa, invocata, ricercata con pazienza e coraggio". 

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PAPA: SOBRIETA' E PREGHIERA DEBBONO CARATTERIZZARE LA CHIESA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 dic. 

"Un'attesa  fatta di speranza vigilante e operosa", ha scandito Joseph Ratzinger citando l'invito dell'apostolo Paolo a "crescere e sovrabbondare nell'amore tra noi e verso tutti, per rendere saldi i nostri cuori e irreprensibili nella santita'".
Il Papa teologo ha poi ricordato che non sappiamo quanto durera' il tempo iniziato con l'Incarnazione e che terminera' con il ritorno glorioso del Signore alla fine dei tempi", ma "prima della fine, bisogna che tutti i suoi nemici siano posti sotto i suoi piedi".
I due momenti, ha osservato,  "cronologicamente sono distanti, e non ci e' dato sapere quanto, ma - ha concluso -  in profondita' si toccano, perche' con la sua morte e risurrezione Gesu' ha gia' realizzato quella trasformazione dell'uomo e del cosmo che e' la meta finale della Creazione".
Con un documento pubblicato ieri in forma di motu proprio, Benedetto XVI ha riproposto il tema della sobrieta' come stile della Chiesa richiamando le responsabilita' dei vescovi in ordine alle attivita' caritative della Chiesa: ha  raccomandato in particolare vigilanza  sulla provenienza e gestione dei fondi e sobrieta' negli apparati. Il vescovo deve anche verificare la coerenza delle attivita' con l'insegnamento della Chiesa. 

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