domenica 23 dicembre 2012

La grazia a Gabriele è l'ultimo anello di una catena in cui si è espresso in ogni istante il peculiare potere del Vicario di Cristo (Ventura)

Il perdono del Papa per il maggiordomo e la severità americana per i Wikileaks

di Marco Ventura

È arrivata la grazia per il maggiordomo condannato in ottobre a un anno e mezzo di reclusione.
L'intervento pontificio non è un'appendice, un accessorio.
L'atteso lieto fine non è l'irruzione sulla  scena di un Papa rimasto finora assente. Non è una voce fuori campo a graziare il criminale. Il  Pontefice è sempre stato al cuore della vicenda. Al cuore del furto, intanto: una sottrazione di carte  resa possibile dalla fiducia della vittima nel ladro e concepita dal ladro per influenzare la vittima nel governo della Chiesa universale. Ma soprattutto, il Pontefice è stato il fulcro e il motore di ciò che è seguito: la rinuncia all'uso di pene canoniche come la scomunica, l'istituzione di una commissione  cardinalizia d'indagine e l'apertura di un procedimento penale vaticano. Da cui l'investigazione, la  detenzione, il rinvio a giudizio, il processo, la sentenza.
La grazia è l'ultimo anello di una catena in  cui si è espresso in ogni istante il peculiare potere del Vicario di Cristo.
Non per decisione umana, ma per volere di Dio, il Pontefice detiene sulla Chiesa una potestà  definita nel codice di diritto canonico «suprema, piena, immediata e universale». Seppur distinto dal diritto canonico, l'ordinamento della Città del Vaticano è con esso coerente. La Legge fondamentale  dello Stato riserva infatti al Papa «la pienezza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario». In una  sentenza pronunciata «in nome di Sua Santità Benedetto XVI gloriosamente regnante», e ora nella  grazia, la vicenda ha dunque celebrato il primato pontificio e la monarchia assoluta vaticana: la loro specificità e i compromessi necessari per la loro sopravvivenza.
Sarà ben diverso, negli Stati Uniti, il processo previsto tra poco più di un mese contro Bradley  Manning. Arrestato in Iraq nel 2010 con l'accusa di aver passato a Julian Assange documenti  militari riservati, il giovane soldato americano coinvolto in Wikileaks affronterà l'ira della nazione e la severità del Presidente Obama. La Costituzione americana tutelerà i suoi diritti. Si svela davanti  al tradimento la vera anima di ogni potere.

© Copyright Corriere della sera, 23 dicembre 2012

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