venerdì 14 dicembre 2012

Per una fede rinnovata e rivitalizzata. Il cardinale Ouellet ha concluso il congresso su «Ecclesia in America» (O.R.)

Il cardinale Ouellet ha concluso il congresso su «Ecclesia in America»

Per una fede rinnovata e rivitalizzata

I molti mali che affliggono la società americana provocano una costante erosione del cristianesimo. I fedeli devono reagire con coraggio per eliminare ogni virus mortale in questo senso. È senza mezzi termini la denuncia del cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, contro quelle forze contrarie alla tradizione cristiana che spingono i popoli dell'America verso una deriva scristianizzante. Per arginare tali spinte è necessario che tutte le Chiese locali del continente si uniscano per dare testimonianza di una fede «rinnovata, attualizzata e rivitalizzata», capace di eliminare quello che il porporato non ha esitato a definire «il virus mortale dell'egoismo, dell'invidia e dell'odio».
La denuncia del cardinale Ouellet è venuta durante la messa celebrata nella basilica di Santa Maria in Traspontina, mercoledì 12, a conclusione del congresso internazionale sull'esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in America.
Davanti ai circa 250 partecipanti, che hanno seguito i lavori congressuali, svoltisi dal 9 al 12 dicembre nell'Aula del Sinodo in Vaticano, il porporato ha invitato a lottare «contro lo sfruttamento dei popoli, il commercio illecito, le leggi ingiuste riguardo all'immigrazione, la violenza urbana e la disintegrazione familiare». Tutte sfide concrete che si affacciano all'orizzonte della Chiesa che è in America e alle quali si può e si deve rispondere «con l'impegno per la giustizia e la solidarietà, basati sulla conversione e la penitenza».
Parlando più specificatamente della storia dell'evangelizzazione dell'America Latina, il porporato ha ribadito la fondamentale importanza dell'apparizione della Vergine di Guadalupe a Juan Diego. Un avvenimento «che permise -- ha precisato -- la riconciliazione degli oppositori e la penetrazione del Vangelo nel cuore e nella cultura dei nativi. Frenò anche l'appetito di conquistatori e avventurieri». Per questo, la Vergine di Guadalupe è la «stella della prima e della nuova evangelizzazione». Come altrettanti «magi dell'occidente», ha proseguito il cardinale, noi «crediamo di conoscere bene questa nobile Signora, ma i lavori di questo congresso, le conferenze, le preghiere e i testimoni, ci hanno aiutato a riscoprirla». In questi giorni, ha commentato, si è potuto constatare che il Popolo di Dio che «cammina in America sta dicendo “sì” alla chiamata di questo Anno della fede». Del resto, il continente americano «deve trasmettere e diffondere la sua fede per rimanere fedele a se stesso. I poveri aspettano ansiosamente questa testimonianza che deve passare per la carità sincera, la fraternità e la solidarietà effettiva verso i più sfortunati». Da qui l'invito ai battezzati americani, perché si convertano in «discepoli missionari» impegnandosi nella Missione continentale scaturita dall'incontro di Aparecida. «Che tutti i battezzati -- ha detto -- si levino e proclamino la loro fede con orgoglio, nel rispetto della libertà altrui, coscienti che devono passare la torcia della fede alle nuove generazioni della cultura digitale».
Il cardinale Ouellet ha poi auspicato una nuova evangelizzazione portata avanti da uomini e donne che riscoprano la vocazione alla santità e seguano le orme dei tanti testimoni che la Chiesa ha riconosciuto degni di salire agli onori degli altari.
Tra gli interventi conclusivi dei lavori quello di monsignor Eduardo Chávez, direttore dell'Istituto di studi guadalupani -- uno degli enti organizzatori del congresso -- che ha messo in rilievo proprio l'importanza «dell'avvenimento guadalupano», comprovato da approfonditi studi storici e teologici, per l'inculturazione del Vangelo nell'America, che ha reso più fruttuosa la trasmissione della fede anche tra le popolazioni indigene del continente. Ancora oggi l'immagine della Vergine di Guadalupe si propone come un vero e proprio codice d'amore che gli indigeni «hanno prontamente contemplato, compreso e diffuso». Un messaggio, ha detto concludendo, che è andato «ben al di là delle frontiere, delle tradizioni, delle lingue, dei costumi» e che ha ispirato la costruzione del santuario perché fosse, come chiesto dalla Vergine, «un riferimento costante e una concreta testimonianza della civiltà dell'amore».

(©L'Osservatore Romano 14 dicembre 2012)

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