mercoledì 19 dicembre 2012

Ritorno alle origini. Il nuovo regolamento della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede (Versaldi)

Ritorno alle origini

di Giuseppe Versaldi

Il compito di chi è chiamato ad amministrare i beni temporali della Chiesa allo scopo di poter finalizzarli al fine spirituale corrispondente alla missione della Chiesa. È un compito arduo e dunque degno di comprensione e di stima da parte di tutti nella Chiesa e particolarmente di questa Prefettura che ne deve governare e controllare l'azione. Pur essendo diverso lo scopo, l'amministrazione dei beni temporali deve fare i conti con il mondo reale (economico e finanziario) che ha delle sue regole, le quali non sempre sono consonanti con gli scopi religiosi. Per questo, più che in altri campi, sono possibili errori di valutazione e di previsione di fronte ai quali deve valere la presunzione di buona fede fino a prova contraria. Ciò nulla toglie né alla necessaria chiarezza e trasparenza né ai compiti di giustizia da perseguire correttamente, ma esige anche che alla giustizia e verità si aggiunga anche la carità, secondo l'indirizzo tracciato da Benedetto XVI che proprio nella armonizzazione tra carità, verità e giustizia ha indicato il circolo virtuoso su cui muoversi in ogni azione ecclesiale. La fedele pratica della evangelica correzione fraterna che assicura da una parte la possibilità di una chiarificazione diretta delle eventuali irregolarità e quindi una conversione dell'errante e, dall'altra, a fronte del perdurare dell'errore, rende legittimo e doveroso il ricorso all'autorità competente. 
A tutte le amministrazioni soggette al nostro compito garantisco lo spirito di collaborazione e di comunione con cui la Prefettura intende agire secondo il proprio mandato istituzionale. Proprio il ritorno allo spirito originario che è stato richiamato ed è meglio specificato nel nuovo Regolamento, con cui l'azione di questo dicastero è stata sottratta ai soli interventi di controllo e vigilanza per allargarla al dovere di programmazione e indirizzo, permette di evitare l'apparenza solo negativa di ispezione e denuncia, per assurgere ad azione positiva di aiuto nella programmazione ed elaborazione dei bilanci da rispettare nella loro esecuzione secondo direttive di sostenibilità e di ottimizzazione nell'uso dei mezzi per i fini generali e universali della Chiesa. 
Come ha ricordato il segretario di Stato, la Prefettura gode di una funzione di terzietà utile sia alle amministrazioni sia all'autorità superiore che deve armonizzare l'intero quadro dell'amministrazione dei beni della Santa Sede. Mi auguro che questo spirito di collaborazione istituzionale sia ben inteso e apprezzato da tutti per rendere più agevole ed efficace il servizio che ognuno è chiamato a prestare alla Santa Sede pur nella diversità dei ruoli. In questo senso è sommamente necessaria una completa trasparenza orizzontale e verticale all'interno degli organismi della Santa Sede, trasparenza interna che non va confusa con una acritica e automatica pubblicizzazione esterna -- cosa diversa e da ponderarsi di volta in volta con il criterio della prudenza -- per evitare che materie ancora in fase di chiarimento o comunque legittimamente riservate siano date in pasto a chi ha interesse a strumentalizzarle secondo un pregiudiziale spirito anti-ecclesiale stravolgendo la verità dei fatti. In questo senso, intendo perfezionare la collaborazione con i responsabili della comunicazione affinché si trovi questo equilibrio nel rapporto con i mezzi di comunicazione sociale senza intenti censori, ma, al contrario, fornendo materiale genuino e diretto per un'informazione tempestiva anche per evitare che nel vuoto di informazione cresca la creatività sviante di chi deve pur scrivere qualcosa sulla Chiesa e sul Vaticano!
Non posso anch'io non sottolineare, com'è già stato fatto, la particolare contingenza generale e specifica della Santa Sede in cui dobbiamo operare a servizio del ministero petrino per quanto riguarda l'amministrazione dei beni a servizio della missione della Chiesa universale. Ricordo che proprio in un'altra analoga circostanza critica Papa Giovanni Paolo II nel 1981 aveva voluto istituire il Consiglio di quindici cardinali, rappresentativi delle varie parti del mondo, per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede. Orbene, leggendo una delle prime relazioni di quel collegio (1987), si colgono osservazioni valide anche per l'attuale situazione. I cardinali di allora attiravano l'attenzione dell'episcopato mondiale sulla «critica situazione economica della Santa Sede».
Allora le cause della crisi erano state indicate: nella congiuntura dell'economia italiana in cui la Santa Sede agisce; l'istituzione di nuovi organismi indicati dal concilio Vaticano II; la staticità della contribuzione oblativa da parte delle Chiese locali. Il collegio dei quindici cardinali proponeva come via di soluzione «una più larga partecipazione delle Chiese locali al sostentamento economico delle strutture centrali della Chiesa, le quali sono strumento per la comunione ecclesiale». Penso che tutti concordiamo che la prima causa si è ulteriormente aggravata ed estesa a motivo della globalizzazione dei problemi strutturali dell'economia mondiale. Per quanto riguarda la seconda causa (nuovi organismi curiali), forse minore è il numero delle nuove istituzioni, ma non minore è la spinta di incremento all'interno delle esistenti. Circa la staticità della contribuzione oblativa, per quanto ci è dato di sapere, non sono prevedibili sostanziali miglioramenti. A fronte di tutto ciò non rimane che operare interventi volti alla riduzione dei costi con una programmazione che ottimizzi e razionalizzi le risorse esistenti. A questo scopo mi permetto di sottolineare la funzione istituzionale di questa Prefettura come luogo di monitoraggio dell'intera amministrazione dei beni della Santa Sede e, in accordo con l'autorità superiore, come promotrice delle linee di programmazione delle singole amministrazioni per un graduale ridimensionamento delle spese senza sacrificare la sostanza delle attività istituzionali, ma anche con un occhio ai necessari accorgimenti per superare questi tempi di crisi. In quest'opera è essenziale lo spirito di collaborazione anche se ciò comporterà un ulteriore sforzo da parte delle singole amministrazioni nel riferirsi in modo più costante e ordinario a questa Prefettura, evitando scorciatoie che impediscono una corretta collaborazione tre le istituzioni a servizio della Santa Sede.
In conclusione: da questo convegno vogliamo mandare un forte e chiaro segnale a tutti coloro che servono la Santa Sede nel campo amministrativo (a cominciare ovviamente da chi ha compiti di direzione) affinché avvenga quel cambio di mentalità (conversione) che permetta, nella più intensa collaborazione e coordinamento tra le varie istituzioni, una costante attenzione a riportare in equilibrio i propri bilanci così da permettere la sostenibilità nel tempo del governo della Chiesa. Oso perciò applicare anche in questo campo economico-amministrativo le parole del Santo Padre circa l'ermeneutica di interpretazione del concilio Vaticano II, cioè il criterio del «rinnovamento nella continuità» che, nel nostro caso significa un reale aggiornamento ai tempi e alle finalità spirituali dei beni della Chiesa che il Vaticano II ha promosso superando la tentazione di una pigra e rigida ripetizione del passato che non tiene conto della necessità di incarnare e attualizzare l'azione della Chiesa in un mondo che cambia. Questa capacità di stare in sintonia con la storia, e dunque sapersi sempre riformare e rinnovare, appartiene alla più vera ed efficace tradizione della Chiesa.

(©L'Osservatore Romano 19 dicembre 2012)

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