venerdì 7 dicembre 2012

Vigilia dell'Immacolata. Il mariologo padre Perrella: è la festa della misericordia di Dio (Radio Vaticana)


Vigilia dell'Immacolata. Il mariologo padre Perrella: è la festa della misericordia di Dio

Come può essere compresa la festa dell’Immacolata Concezione, in un contesto di progressiva scristianizzazione come quello che caratterizza la nostra epoca? Alla vigilia di una delle grandi solennità mariane dell’anno, Alessandro De Carolis ha rivolto questa domanda a padre Salvatore Maria Perrella, rettore della Pontificia Facoltà Teologia “Marianum”:

R. – L’Immacolata cos’è se non il trionfo della bellezza, la bellezza che solo Dio sa dare e sa comunicare? Una bellezza che non è meramente estetica, ma è la bellezza di redenzione. La Chiesa, che è serva della redenzione, oggi, in un contesto così scristianizzato e scristianizzante, ha il dovere di evangelizzare la bellezza e Maria Immacolata è l’icona della bellezza redenta. Poi, c’è un secondo aspetto. Noi viviamo in una civiltà che fa fatica a perdonare. L’Immacolata che cosa ci dice? Che Dio, mediante questo dono di perdono a Maria – che è un dono anticipato, fin dal seno materno, perdono di una colpa non commessa ma trasmessa, comune a tutti – ci fa capire la preziosità del perdono. Se noi riusciamo a dare questo messaggio alla gente, cioè che l’Immacolata è l’icona del perdono e quindi è un invito a perdonarci gli uni gli altri, come Dio ci ha perdonato e ci perdona, questa è una seconda conquista del recupero della fede, che è poi nel programma dell’Anno della Fede. E c’è una terza ed ultima considerazione. In una società, civiltà e cultura così curva nel presente, l’Immacolata ci ricorda non solo l’uomo degli inizi ma che tutto ciò che inizia in Dio deve terminare in Dio e termina in Dio.

D. – Come si colloca l’Immacolata nel contesto dell’Anno della Fede?

R. – Che cos’è l’Anno della Fede? Benedetto XVI ha grande intelligenza ma soprattutto ha una strategia: recuperare i dispersi dal nichilismo, dal relativismo, dal qualunquismo e porli al centro del cuore di Dio. In questa strategia di recupero, l’umanità, che non è negativa – l’umanità è sempre figlia del Figlio di Dio e desidera risorgere – può risorgere appunto prendendo Maria come esempio dello stare presso il Signore con fede, carità e speranza. Io credo che se viviamo l’Anno della Fede con lo stile di Maria, sappiamo che Cristo è l’unico necessario.

D. – Alla luce di ciò che ha detto, cosa vuol dire per un cristiano essere “immacolato”?

R. – Questo non significa non avere il peso di ciò che è la nostra finitudine, di ciò che è la nostra fragilità umana. Questa pesantezza che ci viene dalla nostra esperienza, dalla nostra superficialità, dalla nostra superbia, è una grande sfida: stare con il Signore non solo è bello ma è arduo, impegnativo e alla fine porta soddisfazione non solo a Dio, ma alla persona credente.

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