domenica 10 febbraio 2013

Aperta in Germania la Giornata mondiale del malato (Ponzi)

Aperta in Germania la Giornata mondiale del malato

Per riflettere sul significato della sofferenza


dal nostro inviato in Baviera Mario Ponzi


L'università cattolica di Eichstätt-Ingolstadt è stata la porta d'ingresso per le celebrazioni della ventunesima Giornata mondiale del malato, ospitate quest'anno dalla Baviera. Momento centrale sarà la messa solenne nel santuario di Altötting lunedì prossimo, 11 febbraio, presieduta dall'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, inviato speciale di Benedetto XVI.

Un piccolo anticipo di quella che sarà la partecipazione dei tedeschi alla manifestazione si è avuto questa mattina, sabato 9, a Monaco, dove nella chiesa di San Michele si sono raccolti centinaia tra malati, operatori sanitari e sociali per la messa presieduta dal cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, con l'arcivescovo Zimowski e presuli bavaresi. San Michele è la chiesa nella quale si riuniscono per le celebrazioni domenicali medici e operatori sanitari cattolici.
Si è trattato di un momento di riflessione sulla sofferenza, dinanzi al quale si è chinato persino “re carnevale” che, secondo una tradizione medioevale gelosamente custodita, in questi giorni riempie il capoluogo bavarese di esibizioni che richiamano l'attenzione di migliaia di turisti.
A Eichstätt c'è stato invece giovedì scorso, 7 febbraio, l'atto inaugurale delle manifestazioni celebrative. Secondo quella che è ormai l'architettura che della Giornata ha voluto l'arcivescovo Zimowski, infatti il programma prevede tre momenti. Uno di studio, che si articola in un convegno teologico, bioetico e di pastorale sanitaria destinato agli operatori sul campo, e in un incontro con i vescovi responsabili della pastorale sanitaria e con quanti si occupano di assistere gli ammalati. C'è poi il momento pastorale, dedicato alla visita agli ospedali e all'incontro con i politici locali per sollecitare una sempre maggiore attenzione verso il mondo della sofferenza. Infine il momento liturgico con la messa e l'unzione degli infermi.
Nella prestigiosa cornice dell'università cattolica bavarese si è svolto l'atto accademico sul tema «Far del bene a chi soffre». L'obiettivo, ha spiegato il professor Janusz Surzykiewicz, era mettere in dialogo ricerca e prassi, in un contesto multidisciplinare e multiculturale, per sottolineare come il soccorso all'uomo che soffre non conosca limiti, tanto meno di religione. Seguendo il tema della Giornata mondiale del malato -- «Va' e anche tu fa' lo stesso», uno specifico richiamo all'immagine biblica del “buon samaritano” -- teologi, studiosi ed esperti si sono occupati di trovare risposte per garantire ai malati la migliore assistenza nelle circostanze reali del sistema di previdenza socio-sanitario.
È stato posto in rilievo il ruolo da protagonisti che in questo sistema interpretano da una parte colui che soffre -- spesso vittima della sua stessa angoscia, ma anche aperto alla speranza nella guarigione -- e dall'altro colui che lo aiuta, in quanto soggetto dell'agire tecnico e umano. Ed è proprio a questo stretto rapporto tra chi soffre e chi aiuta che deve mirare quel dialogo dinamico tra ragione e fede (fides et ratio), tra scienza e prassi per aprire nuove vie sulle quali camminare.
Una dimensione sulla quale si è insistito durante il convegno è stata quella spirituale. Il malato ha bisogno, e soprattutto diritto a un reale supporto spirituale per affrontare un'esperienza che, se sperimentata solo nella dimensione del dolore, rischia di lasciare segni indelebili anche nell'anima. La riflessione è stata proposta dall'arcivescovo Zimowski nel saluto inaugurale e poi sviluppata nel seguito degli interventi. Su una cosa sono convenuti gli oratori -- e lo ha sottolineato il cardinale Marx, gran cancelliere della stessa università, nel suo discorso di chiusura -- cioè sulla necessità di fare chiarezza sul concetto stesso di assistenza spirituale al malato. Cosa significa curare lo spirito? La risposta non si esaurisce nella visita quotidiana, nella condivisione o anche soltanto nel conforto. Ciò di cui il malato ha bisogno è dare un senso al proprio dolore, comprendere sino in fondo il disegno tracciato per lui da Dio. Non basta continuare a ripetergli che nel suo soffrire scorgiamo l'immagine stessa del Cristo sofferente. Deve capire che è con la sua sofferenza che egli partecipa alla missione di quello stesso Cristo. Nessuno si è nascosto le difficoltà di convincere un malato che sta soffrendo per il bene degli altri. Forse però può servire aiutarlo a valorizzare quel dolore con la consapevolezza del suo significato più profondo. Si tratta insomma, è la conclusione, di fargli capire che la malattia non è un momento da subire passivamente, ma anzi deve essere colta come occasione di agire per trasformarla in un mezzo per una missione più grande di lui. Non per nulla il sottotitolo del tema scelto per la giornata di quest'anno ripropone una frase della Salvifici doloris: «Far del bene a chi soffre e fare del bene con la propria sofferenza». E il cardinale Marx ha detto che «se la Chiesa vuole rinnovarsi deve rivolgersi verso la sofferenza degli uomini. Da questa sofferenza può e deve ripartire la nuova evangelizzazione».
Il momento pastorale della Giornata è iniziato subito dopo la conclusione della conferenza. La delegazione pontificia, guidata dall'arcivescovo Zimowski, ha visitato la casa di riposo gestita dalla Caritas St Elisabeth. Nel pomeriggio la visita è per gli ospiti dell'ospedale Grosshadern di Monaco. Domenica sono previsti al mattino la celebrazione della messa nella cappella del nosocomio di Schwabing, altro grande ospedale cittadino; e nel pomeriggio l'incontro con i vescovi incaricati della pastorale sanitaria nelle varie conferenze episcopali d'Europa.

(©L'Osservatore Romano 10 febbraio 2013)

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