venerdì 22 febbraio 2013

Appare evidente agli occhi di tutti che il Papa non sia stato aiutato a dovere e talvolta sia stato poco ascoltato proprio da chi doveva dare l'esempio (Tornielli)

L'eredità di Ratzinger
Lontani dal potere

Andrea Tornielli

Benedetto XVI ha annunciato la sua rinuncia al pontificato perché sente venir meno il vigore fisico e dell'animo. Il suo intervistatore Peter Seewald ha confidato a «Focus» di aver trovato, dieci mesi fa, il Papa molto dimagrito, con un occhio da cui ormai non ci vede e con l'udito compromesso. Tutto lascia pensare dunque che la ragione della sua clamorosa scelta, destinata a pesare significativamente come precedente anche sui pontificati futuri, siano le sue condizioni fisiche.
Nei suoi briefing con i giornalisti, il portavoce vaticano ha smentito in più occasioni che all'origine dell'annuncio papale vi siano i problemi di governo della Curia romana o i veleni di vatileaks.
È però altrettanto vero che, da quanto ha annunciato la decisione di lasciare il pontificato, in più discorsi il Papa ha parlato delle lotte di potere e delle divisioni nella Chiesa. 
Un tema per lui assolutamente non nuovo, dato che le critiche al potere e al carrierismo sono state sempre presenti. Eppure le sue parole sono suonate come un richiamo significativo per comprendere il momento particolare che la Chiesa sta vivendo.
Nell'omelia del Mercoledì delle Ceneri, il Papa ha parlato del fatto che il  volto della Chiesa viene «a volte deturpato». «Penso in particolare - ha aggiunto - alle colpe contro l'unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale». Nell'Angelus di domenica scorsa ha quindi invitato a «non strumentalizzare Dio per i propri fini, dando più importanza al successo».
Esattamente un anno fa, in occasione del penultimo concistoro per la creazione di nuovi cardinali, Benedetto XVI aveva detto loro: «Il servizio a Dio e ai fratelli, il dono di sé: questa è la logica che la fede autentica imprime e sviluppa nel nostro vissuto quotidiano e che non è invece lo stile mondano del potere e della gloria». E il giorno dopo aveva ricordato ai porporati che «la Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d'arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l'alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l'Altro - con la “A” maiuscola - da cui proviene e a cui conduce».
Da sempre lontano anni luce dalle cordate, dal sottobosco del potere, dalle lotte intestine nella Curia, Ratzinger ha cercato, con pazienza, in questi otto anni, di richiamare alla conversione, all'umiltà, alla purificazione. È arrivato a dire che la persecuzione più grande e terrificante per la Chiesa non arriva dai nemici esterni, ma dal peccato dentro la Chiesa.
Gli ultimi anni del suo pontificato sono stati un susseguirsi di incidenti, scandali e tradimenti, fino all'epilogo del tradimento del suo aiutante di camera. 
Appare evidente agli occhi di tutti che il Papa non sia stato aiutato a dovere e talvolta sia stato poco ascoltato proprio da chi doveva dare l'esempio. L'interesse talvolta spasmodico che appare per le questioni finanziarie, le nomine fatte in extremis dopo la pubblicazione della rinuncia, le parole in libertà dei cardinali stanno facendo venire a galla quella «persecuzione».
Il messaggio papale, la sua straordinaria predicazione, sono sempre stati chiarissimi e illuminanti proprio su questo punto: la Chiesa non è un azienda, non ha bisogno di manager, non vive per se stessa, non cerca - o non dovrebbe cercare - egemonie, non esiste per permettere il protagonismo o la carriera di qualcuno, non vive per trasmettere una luce propria, ma quella di Cristo. E in questi tempi dovrebbe essere sempre più capace di una testimonianza vera e limpida di distacco da tutto ciò che richiama il potere mondano.
Con la sua rinuncia per motivi di salute e per il venir meno del vigore dell'animo, in fondo, Benedetto XVI ha compiuto anche un estremo atto di governo. Come sempre accade con ogni nuovo pontificato, a cambiare non è soltanto il Papa, ma anche, gradualmente, la squadra dei suoi collaboratori nella Curia romana.

© Copyright La Provincia, 22 febbraio 2013

1 commento:

Eugenia ha detto...



Mi dispiace per Tornielli ma il Papa ha subito fin da subito il contrasto di chi avrebbe dovuto aiutarlo e toglierei quel talvolta visto che, almeno mi pare, sie vescovi, sia cardinali ed anche certi vaticanisti non abbiano dato giusto ascolto alle sue parole. Papa Benedetto dal 19 Aprile in poi ha subito attacchi di ogni genere e la sua profetica frase in cui chiedeva preghiere perchè non scappasse davanti ai lupi ha avuto in questi giorni il suo compimento. Non perchè Ratzinger sia scappato ci mancherebbe ma, perchè si èreso conto che per sette anni ha distribuito perle ai porci. Perchè non è stato sufficiente prendere su di se il carico di colpe non sue mai rivelate in passato cercando di riaddrizzare quello che ormai era terribilmente distorto; perchè nessuno dei venerati fratelli ha mai avuto il coraggio di schierarsi per amore della chiesa e della verità al suo fianco. Tutti pronti a darsela a gambe quando c'era da stringersi attorno al Vicario di cristo non per soffocarlo ma, per aiutarlo. Lo hanno fatto i semplici fedeli con l'affetto e la vicinanza nella preghiera e continueranno a farlo perchè quando Benedetto fa breccia in un cuore lì rimane per sempre; senza fronzoli, senza teatri e senza spettacolarizzazione della fede.