martedì 12 febbraio 2013

Benedetto XVI, il coraggio dell’umiltà (Radio Vaticana)


Benedetto XVI, il coraggio dell’umiltà

All’indomani dello storico annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al ministero di Successore di Pietro dal 28 febbraio prossimo, tutti i giornali del mondo parlano oggi di grande gesto di umiltà del Papa. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo dunque alcune meditazioni del Papa sulla virtù dell’umiltà. Una virtù che Joseph Ratzinger ha testimoniato e continua testimoniare in modo illuminante anche con la decisione di ieri:

Sono “un umile lavoratore nella vigna del Signore”, “chiedo perdono per tutti i miei difetti”. Sono passati quasi 8 anni tra queste due affermazioni di Benedetto XVI eppure sembrano pronunciate nella stessa occasione. Coraggio ed umiltà. Due virtù, apparentemente distanti che invece, è la testimonianza del Papa, nel cristiano sono naturalmente e intimamente connesse. D’altro canto, ci vuole coraggio ad essere umili, perché “l’umiltà è soprattutto verità”. Questa virtù, osserva il Pontefice, “non appare tra le virtù precristiane”. E’ una “virtù nuova, la virtù della sequela di Cristo”. Ma non si tratta di un’utopia, tutt’altro:

“L’accettare l’altro, che forse è più grande di me, suppone proprio questo realismo e l’amore della verità; suppone accettare me stesso come ‘pensiero di Dio’ così come sono, nei miei limiti e, in questo modo, nella mia grandezza”. (Incontro con i parroci, 23 febbraio 2013)

“Accettare me stesso e accettare l’altro vanno insieme”, è l’esortazione che il Papa rivolge ai suoi parroci di Roma e con loro a tutti i fedeli. E aggiunge che “le piccole umiliazioni” che dobbiamo vivere quotidianamente “aiutano ognuno a riconoscere la propria verità ed essere così liberi” dalla “vanagloria che è contro la verità e non mi può rendere felice e buono”:

“Accettare e imparare questo, e così imparare ad accettare la mia posizione nella Chiesa il mio piccolo servizio come grande agli occhi di Dio. E proprio questa umiltà, questo realismo rende liberi”.

“Se sono arrogante, se sono superbo - è il monito del Papa - voglio sempre piacere e se non ci riesco sono misero, sono infelice e devo sempre cercare questo piacere”. Ecco allora che l’umiltà mi dà coraggio e mi rende libero:

“Quando invece sono umile ho la libertà anche di essere in contrasto con un’opinione prevalente, con pensieri di altri, perché l’umiltà mi dà la capacità, la libertà della verità. E così, direi, preghiamo il Signore perché ci aiuti ad essere realmente costruttori della comunità della Chiesa”.

© Copyright Radio Vaticana

Nessun commento: