lunedì 4 febbraio 2013

Bisogna investire su vita e famiglia. All’Angelus il Papa auspica un’Europa in cui ogni essere umano sia tutelato nella sua dignità


All’Angelus il Papa auspica un’Europa in cui ogni essere umano sia tutelato nella sua dignità

Bisogna investire su vita e famiglia

E ai consacrati l’invito a riconoscere la sapienza della debolezza nella società dell’efficienza

«Investire sulla vita e sulla famiglia, anche come risposta efficace alla crisi attuale». 
Benedetto XVI ha rilanciato l’appello dei vescovi italiani in occasione della Giornata per la vita, che si è celebrata domenica 3 febbraio. Salutando gli appartenenti al Movimento per la vita e i rappresentanti delle facoltà di medicina e chirurgia delle università di Roma che hanno partecipato all’Angelus in piazza San Pietro, il Pontefice ha auspicato in particolare che «l’Europa sia sempre luogo dove ogni essere umano sia tutelato nella sua dignità».
In precedenza, nel richiamare l’episodio evangelico di Gesù che prende la parola nella sinagoga di Nazaret, il Papa ha ricordato che «il vero profeta non obbedisce ad altri che a Dio e si mette al servizio della verità, pronto a pagare di persona». 
Ed «è vero — ha precisato — che Gesù è il profeta dell’amore, ma l’amore ha la sua verità. Anzi, amore e verità sono due nomi della stessa realtà, due nomi di Dio», come indica esplicitamente l’inno alla carità contenuto nella prima Lettera di San Paolo ai Corinti. «Credere in Dio  significa rinunciare ai propri pregiudizi e accogliere il volto concreto in cui Lui si è rivelato: l’uomo Gesù di Nazaret» ha spiegato Benedetto XVI, aggiungendo: «E questa via conduce anche a riconoscerlo e a servirlo negli altri».
Una missione che il Pontefice aveva indicato anche ai numerosi religiosi e religiose che avevano partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta nella basilica Vaticana sabato pomeriggio, 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, diciassettesima Giornata mondiale della vita consacrata. «Vi esorto a fare memoria del “primo amore” con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il vostro cuore», aveva detto loro. Per questo «occorre stare con Lui, nel silenzio dell’adorazione; e così risvegliare la volontà e la gioia di condividerne  la vita, le scelte, l’obbedienza di fede, la beatitudine dei poveri, la radicalità dell’amore». Proprio «a partire sempre nuovamente da questo incontro d’amore — aveva sottolineato — voi lasciate ogni cosa per stare con Lui e mettervi come Lui al servizio di Dio e dei fratelli». Con una fede, aveva aggiunto, «che sappia riconoscere la sapienza della debolezza» in una società che vive «dell’efficienza e del successo». Anche per rispondere «ai profeti di sventura che proclamano la fine o il non senso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni».

(©L'Osservatore Romano 4-5 febbraio 2013)

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