sabato 2 febbraio 2013

Dal Papa un forte incoraggiamento ai vescovi d'Abruzzo e Molise nello stare al fianco delle popolazioni ferite dalla crisi


Ricostruzione morale

Dal Papa un forte incoraggiamento ai vescovi d'Abruzzo e Molise nello stare al fianco delle popolazioni ferite dalla crisi

Dal 14 al 17 gennaio i vescovi della Conferenza episcopale abruzzese-molisana sono stati dal Papa per la “visita ad limina”. All’arcivescovo di Pescara-Penne, mons. Tommaso Valentinetti, presidente della Conferenza episcopale che riunisce le diocesi di Abruzzo e Molise, Gigliola Alfaro, per il Sir, ha chiesto un bilancio dell’incontro con il Santo Padre, che ha dato un forte incoraggiamento ad affrontare le sfide dei nostri tempi con fede e speranza.

Eccellenza, quali indicazioni avete ricevuto dal Papa per le vostre Chiese locali? 

“Innanzitutto, il Santo Padre ci ha incoraggiati a proseguire con maggiore alacrità il cammino di quest’Anno della fede, per essere sempre più disponibili a renderci conto della fede che celebriamo e viviamo. Soprattutto non solo dobbiamo trasmettere la fede alle nuove generazioni, ma occorre recuperare il cammino di una nuova evangelizzazione. Siamo di fronte a un grande impegno della Chiesa e del Papa in questa direzione, che ci chiede di avere molta fiducia nel Signore e nella grazia dello Spirito Santo”. 

Nelle vostre zone la fede è ancora radicata? 

“La fede nelle nostre zone non sfugge alle dinamiche di tutto il mondo contemporaneo. Anche noi abbiamo bisogno di rievangelizzare e ridire la buona novella di Gesù Cristo a tutti coloro che ci circondano. Sicuramente, è un impegno molto forte anche della Chiesa abruzzese-molisana, che deve stare attenta a non sottovalutare gli impegni che essa ha davanti a sé: sarebbe sbagliato dare per scontato che la fede sia semplicemente trasmessa nell’ambito di un cammino familiare, perché questo non accade più ormai da tempo. Piuttosto, deve essere favorito un itinerario delle comunità parrocchiali che s’impegnano a ridire la bellezza della fede”. 

Le popolazioni abruzzesi hanno vissuto il dramma del terremoto e ancora stanno convivendo con le difficoltà della ricostruzione. Quanto la fede è stata importante per superare questi momenti e cosa vi ha detto il Papa a questo riguardo? 

“Il Pontefice ha rivolto un forte incoraggiamento all’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, che è stato protagonista di questa vicenda difficile e amara, essendo egli stesso un terremotato. Sicuramente la fede ha aiutato le nostre popolazioni e le aiuterà ancora di più a continuare questo cammino di ricostruzione non solo materiale, ma anche morale della vita di tutti i credenti”. 

Quali sono le maggiori difficoltà che vivono le vostre popolazioni, che avete presentato al Santo Padre? 

“In questo momento abbiamo presentato al Papa il grande problema della disoccupazione e della crisi che c’è in tutto il territorio abruzzese e molisano. Il Pontefice ci ha esortato a stare vicini a quelli che perdono il lavoro e a quelli che vivono una situazione precaria. Ci ha invitato a essere sempre portatori di speranza e soprattutto ad assicurare il nostro impegno, che sicuramente metteremo dentro il nostro itinerario di pastori, per poter essere accanto a tutte le popolazioni che sono in questo momento in difficoltà”. 

Quanto la fede incide sulla vita pubblica nelle vostre terre? 

“Non incide fortemente, ma ci stiamo impegnando perché ci sia una nuova generazione di cattolici che possano in qualche modo assumere le responsabilità sia politiche sia imprenditoriali per poter essere pronti a dare il proprio contributo allo sviluppo delle nostre realtà”. 

Le vostre Chiese si sono molto impegnate recentemente sul fronte della salvaguardia del creato, per esempio contro alcuni progetti di sfruttamento energetico, in particolar modo petrolifero, chiedendo al tempo stesso progetti di crescita sostenibile: ne avete parlato con il Papa? 

“Di questo con il Santo Padre non si è discusso, anche perché il tempo a disposizione non era moltissimo; però, abbiamo presentato il nostro impegno a trecentosessanta gradi al Pontefice, in modo da poter essere pronti a dire anche una parola di speranza e di profezia anche su questo nuovo campo così particolare e così difficile da trattare”. 

Ora che siete tornati a casa, come si tradurranno i frutti della “visita ad limina” nella vita concreta delle vostre Chiese particolari? 

“Portiamo sicuramente la benedizione del Papa e una grande serenità nel cuore. Il Santo Padre è stato gentile, cordiale, affabile con tutti. Soprattutto ci ha incoraggiati. Questo per noi è di grande consolazione. Si tradurrà nella vita di tutti i giorni a fare tutto con maggiore impegno e soprattutto con maggiore entusiasmo perché il Papa ci ha proprio corroborati da questo punto di vista e ci ha dato tanto coraggio per continuare il cammino non sempre facile dell’essere vescovi all’interno delle nostre Chiese e delle nostre realtà pastorali”.

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