giovedì 7 febbraio 2013

Il cammino di Pietro. Mostra a Castel Sant'Angelo inaugurata dal cardinale segretario di Stato (Filotei)

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Mostra a Castel Sant'Angelo

Il cammino di Pietro


Inaugurata dal cardinale segretario di Stato


Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, inaugura mercoledì 6 a Castel Sant'Angelo la mostra intitolata: «Il Cammino di Pietro», organizzata nell'Anno della fede, nella memoria del concilio Vaticano II, che si apriva 50 anni fa, e a vent'anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

«Quando si tratta di comunicare le verità più elevate, si deve lasciare il segno, con il migliore repertorio di mezzi, materie, gesti e parole a nostra disposizione. La Chiesa da sempre incoraggia l'amore per l'arte», sottolinea il porporato indicando alcune chiavi di lettura dell'esposizione e ribadendo che «l'avventura umana e spirituale di Simon Pietro ci ricorda che la fede non è il risultato di un nostro procedimento razionale, e non è neppure una qualunque eredità che ci è stata trasmessa, seppur guadagnata col sangue. La fede è un dono di Dio che, se pienamente vissuta, non lascia l'uomo nella condizione infelice della mediocrità».
Se è vero che la storia dell'apostolo Pietro ricorda a tutti noi come sia necessaria l'audacia della fede e della speranza, non si può dimenticare, ha aggiunto il segretario di Stato, che «la fede cristiana non è un freddo e arrogante possesso di verità da impugnare, ma è l'essere conquistati dalla rivelazione che Dio è l'amore su cui possiamo contare, nonostante tutti i motivi di fatica, di affanno e di preoccupazione che potrebbero talvolta prenderci alla gola».
Concludendo il suo intervento all'inaugurazione della mostra il cardinale si è rivolto ai non credenti, certo che «nella quotidiana fatica per l'edificazione di una società sana, il cristianesimo sarà sempre un alleato tenace e affidabile». Allo stesso modo, ha rilevato ancora, tutte le democrazie del mondo sanno che «nessuna società può reggersi senza un'alleanza forte tra i suoi membri, fatta di fiducia reciproca, di legami, di impegno per la giustizia e di responsabilità che si sviluppano quando si condividono i valori fondati sulle istanze della ragione».
A partire da queste indicazioni risulta evidente che lo sviluppo dell'esposizione prima ancora che un percorso d'arte, rappresenta un vero e proprio viaggio per credenti e non credenti, caratterizzato dalla potenza suggestiva di un racconto, in una rappresentazione drammatica dell'essenza della fede. La fede non viene mai definita, non viene dichiarata attraverso concetti, ma è l'attore unico sulla scena, la causa evidente delle passioni, delle intuizioni, di momenti di fatica e crisi, di lacrime di dolore e di gioia, di gesti azzardati o eroici, che costituiscono passo dopo passo il cammino, la vicenda dell'uomo e di un testimone decisivo per la fede dei cristiani: l'apostolo Pietro.
L'obiettivo è quello di porre a confronto stili, scuole e autori provenienti da opposti capi dell'Europa, e al tempo stesso infondere nel visitatore la percezione che la fede, intesa come senso della realtà scaturita dall'esperienza dell'incontro con Cristo. Guidati da Pietro fin dalla porta d'ingresso, i visitatori varcano la soglia di Castel Sant'Angelo, l'antica mole Adriana, che sorge sulla via che conduceva al circo di Gaio Caligola, dove Pietro fu crocifisso davanti all'obelisco che oggi guarda la facciata della Basilica Vaticana.
Il percorso delle opere è una continua scoperta che presenta la fede anzitutto nella vocazione degli apostoli, come risposta incantata a un incontro. Ma la fede è vista anche come sconcerto e spaesamento, impatto con il lato inedito di Cristo, che sconvolge le sicurezze e le miserie dell'uomo, mettendolo in difficoltà. Questo si percepisce davanti ai dipinti che mostrano la lavanda dei piedi o la cattura di Cristo nell'orto degli ulivi.
L'approdo del percorso espositivo è duplice: da una parte il calore di una nuova fraternità, alla quale la fede introduce; dall'altra il miracolo della trasformazione della fede in capolavoro d'arte. Come l'opera di Georges De La Tour che trasporta il visitatore in tempo reale nel cortile di Caifa, o la folgorazione luminosa della solenne pala di Lorenzo Veneziano, del Trecento italiano, che mostra Pietro su fondo oro che stringe tra le mani le chiavi. O ancora l'emozionante lavoro di Gerrit van Honthorst, che riprende Pietro in carcere sorpreso quando l'angelo irrompe con una luce che accende la scena obliquamente, come in Caravaggio. (marcello filotei)

(©L'Osservatore Romano 7 febbraio 2013)


Quaranta opere tra oriente e occidente


Curata da don Alessio Geretti, incaricato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione la mostra «Il Cammino di Pietro» -- dal 7 febbraio al 1° maggio 2013 a Castel Sant'Angelo -- è realizzata in coproduzione dal Comitato di San Floriano di Illegio e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma. Quaranta opere, che spaziano da Oriente a Occidente, ripercorrono la storia della cristianità dal iv al XX secolo, in un allestimento concepito per coinvolgere dinamicamente il gusto per la bellezza, il bisogno della riflessione e la forza delle emozioni. In esposizione dipinti e sculture di artisti d'eccezione come Lorenzo Veneziano, Vitale da Bologna, Marco Basaiti, Garofalo, Jan Brueghel, Giorgio Vasari, Georges de La Tour, Guercino, Gerrit van Honthorst, Dirk Van Baburen, Luca Giordano, Mattia Preti, Guido Reni, Vasilij Dmitrievic Polenov, Eugéne Burnand. Alle opere si intrecciano inoltre proiezioni cinematografiche, apparizioni che a tratti vengono accompagnate da brani musicali scelti per completare il senso del racconto. Diversi sono gli inediti che costituiscono un ulteriore motivo di interesse per il visitatore, così come la possibilità di ammirare opere che per la prima volta vengono spostate dal loro abituale luogo di conservazione.


(©L'Osservatore Romano 7 febbraio 2013)

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