sabato 2 febbraio 2013

Il Papa ai vescovi dell’Emilia: il male sembra più forte, ma è il bene che vince


Il Papa ai vescovi dell’Emilia: il male sembra più forte, ma è il bene che vince

Il Papa ha ricevuto oggi il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, in visita “ad Limina”, guidati dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra. Tra i presenti, anche mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi. Sergio Centofanti lo ha intervistato:   

R. – Devo dire che come sempre, l’incontro con il Santo Padre è un momento di grazia. Si respira sempre con lui un’aria di estrema familiarità, di grande attenzione. Il Santo Padre ha interloquito soprattutto su alcune questioni: i giovani, la famiglia, la cultura e l’attenzione al mondo del lavoro, offrendo consigli, sollecitazioni di riflessione, apprezzando anche il lavoro, le iniziative che si stanno operando nelle diverse diocesi per questi settori della vita pastorale.

D. – Quali indicazioni ha dato, in particolare?

R. – In particolare, il Santo Padre ci ha raccomandato la cura delle vocazioni e la preparazione dei futuri sacerdoti; ci ha raccomandato, come indicazione concreta, il mondo della cultura per fare fronte alla realtà drammatica del relativismo e dell’indifferentismo che dilagano sempre di più nella nostra società, e poi ha chiesto a ciascuno di noi di non spaventarsi di fronte alle difficoltà. A volte il male – ha usato proprio questa espressione – sembra più forte del bene che è Gesù, ma in realtà non è così. E nella vita di tutti i giorni – ha sottolineato – ognuno di noi può vedere come il bene, pur nel silenzio, opera ed agisce in maniera concreta. Quindi, è stato proprio un messaggio di grande speranza e di grande consolazione.

D. – Il Papa ha avuto un pensiero anche per i terremotati…

R. – Ah sì, certo! Quando mi ha visto ha detto subito: “Ma lei è il vescovo della diocesi più terremotata!”, senza che io nemmeno mi presentassi: quindi, si ricordava molto bene. Ha chiesto come stiano andando le cose, e io lo ho informato…

D. – Qual è la situazione della ricostruzione, oggi, in riferimento alla Chiesa?

R. – La diocesi è messa in questi termini: per il 2013, sono stati approvati dalla Regione 13 progetti di ricostruzione dei danni del terremoto, quindi 13 chiese dovrebbero essere riaperte, e tra queste chiese quasi sicuramente dovrebbe esserci anche la Cattedrale. Poi, nelle zone più pesantemente segnate dal terremoto stiamo costruendo tre chiese prefabbricate, ma comunque molto belle: naturalmente, sarà una provvisorietà che andrà avanti nel tempo. Inoltre, ad ogni comunità parrocchiale è stato assicurato un centro comunitario proprio per poter continuare a svolgere le attività pastorali indispensabili. Questo non vuol dire che tutto sia risolto, per carità! Ci sono infatti tante questioni che rimangono aperte, e una delle più gravi e qui io – se mi permette – rivolgo un appello attraverso Radio Vaticana: abbiamo un bisogno estremo di sacerdoti. Se ci fosse qualcuno disposto, con un’esperienza fidei donum, a venire a Carpi, sarebbe accolto veramente a braccia aperte, perché il clero – anche se di una fedeltà e di uno zelo pastorale ammirevoli – è anziano e noi abbiamo bisogno di forze giovani e le esigenze del terremoto hanno segnato in particolar modo la realtà giovanile. Ho bisogno proprio di sacerdoti ancora relativamente giovani che si impegnino in questo ambito, in questo contesto così importante per il futuro della società e della stessa Chiesa.

D. – E la situazione della gente?

R. – Naturalmente, nessuno più vive nelle tende; laddove non sia stato ancora possibile sistemare le case sono stati costruiti dei moduli abitativi, assolutamente provvisori – perché l’intenzione, appunto, è quella di assicurare la ricostruzione dei nostri paesi e delle nostre realtà. Rimane un problema che è il dato economico: molte aziende sono in difficoltà e questi sono sicuramente segni preoccupanti, tenendo conto anche della grave crisi economica che il mondo e la nostra Italia stanno vivendo. Carpi, economicamente, era una zona molto ricca e corre il rischio di rimanere in ginocchio se non si interviene quanto prima con finanziamenti diretti proprio all’attività produttiva.

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