martedì 19 febbraio 2013

Il Papa e le vittime dei preti pedofili. Le stazioni di una Via Crucis nel coraggioso commento di Salvatore Izzo



PEDOFILIA: IL PAPA E LE VITTIME, LE STAZIONI DI UNA VIA CRUCIS 

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 19 feb. - 

"Quanta sporcizia c'e' nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui". 
Le parole di Joseph Ratzinger alla Via Crucis del 2005, l'ultima con Papa Wojtyla che di li' a poche settimane il cardinale tedesco (nonche' suo amico piu' fidato) sarebbe stato chiamato a sostituire, riecheggiano inevitabilmente nei giorni di questo "preconclave", in seguito alle polemiche che riguardano il cardinale Roger Maonhy che molti fedeli, negli Stati Unite e in Italia (dove se ne e' fatta portavoce il settimanale cattolico piu' diffuso, "Famiglia Cristiana") vorrebbero fosse escluso dalle votazioni per il nuovo Pontefice essendo stati pubblicati i documenti relativi a 129 casi di abusi compiuti da ecclesiastici della diocesi di Los Angeles senza che l'allora arcivescovo prendesse adeguati provvedimenti.
Una ottantina di vescovi sono stati rimossi in questi anni per la loro colpevole inazione davanti al fenomeno, da un Papa che invece ci ha messo la faccia e il cuore, e ha sfidato la disapprovazione di alte personalita' della Gerarchia (il decano del Collegio Cardinalizio riguardo allo scandalo parlo' di "chiacchiericcio") incontrando le vittime dei preti pedofili in Vaticano e in diversi Paesi (Stati Uniti, Australia, Malta, Gran Bretagna e Germania). Quegli incontri hanno rappresentato le tappe di una sofferta personale "Via Crucis" percorsa con dignita' e grande commozione da un uomo ormai anziano, che nella Chiesa contro questi crimini si era sempre battuto. Il primo incontro e' stato nell'aprile 2008 a Washington, dopo lo storico discorso al Nationals Stadium, dove aveva riconosciuto: "nessuna mia parola puo' descrivere il dolore e i danni creati dagli abusi sessuali di minorenni", pronunciando un vero e solenne "mea culpa" per le colpe di altri. E il Papa non si e' fermato alle parole, nel pomeriggio ha voluto incontrare le vittime.
Nella cappella della Nunziatura a Washington ha ricevuto un piccolo gruppo di persone vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero che era accompagnato dall'arcivescovo di Boston, cardinale Sean O'Malley che ha anche consegnato al Papa un libretto con mille nomi di vittime che hanno denunciato i loro carnefici in talare per i crimini compiuti nella sola diocesi di Boston. Nella cappella della Nunziatura le sei vittime hanno pregato insieme al Pontefice che ha poi ascoltato i loro racconti personali e, come ha riferito il portavoce vaticano Federico Lombardi, "ha detto loro parole di incoraggiamento e di speranza". 
"Il Papa li ha assicurati della sua preghiera per le loro intenzioni, per le loro famiglie e per tutte le vittime di abuso sessuale". Pochi mesi dopo a Sydney, incontrando le vittime dell'Australia ha pronunciato parole ancora piu' forti confessando "la vergogna che tutti abbiamo sentito a seguito degli abusi sessuali sui minori da parte di alcuni sacerdoti o religiosi in questa Nazione".
"Sono profondamente dispiaciuto per il dolore e la sofferenza delle vittime e assicuro loro che, come i loro pastori, anche io condivido la loro sofferenza. Questi misfatti - ha detto ancora - costituiscono un cosi' grave tradimento della fiducia, che devono essere condannati in modo inequivocabile. Essi hanno causato grande dolore ed hanno danneggiato la testimonianza della Chiesa". "Chiedo a tutti voi - ha detto ai milioni di fedeli dell'Australia che seguivano il rito grazie alla diretta televisiva - di sostenere e assistere i vostri vescovi e di collaborare con loro per combattere questo male. 
Le vittime devono ricevere compassione e cura e i responsabili di questi mali devono essere portati davanti alla giustizia". Nella stessa occasione ha definito "una priorita' urgente quella di promuovere un ambiente piu' sicuro e piu' sano, specialmente per i giovani", auspicando che "questo tempo di purificazione porti con se' guarigione, riconciliazione e una fedelta' sempre piu' grande alle esigenze morali del Vangelo". Nell'aprile 2010 Benedetto XVI ha poi espresso vergogna e dolore per la sofferenza di chi ha subito abusi e delle loro famiglie, incontrando 8 vittime a La Valletta. Papa Ratzinger "piangeva per l'emozione" ha raccontato il portavoce delle vittime di Malta, quando Lawrence Grech, aggiungendo che l'incontro con il Papa lo ha liberato da un gran peso. "Ci ha ascoltato. Mi ha detto sono molto orgoglioso di te, preghero' per te per avere il coraggio di raccontare la tua storia. Spero che questa esperienza cambi la mia vita e che mi dia la forza di andare da mia figlia e dirle: io credo". 
Per il Papa, come ha detto a Washington, "e' importante che a quanti hanno sofferto sia riservata un'amorevole attenzione pastorale". E le parole che concludevano quel paragrafo restano oggi come un testamento morale rivolto ai cardinali che tra pochi giorni si riuniranno in Conclave: "Incoraggio ognuno di voi a fare quanto gli e' possibile per promuovere il risanamento e la riconciliazione e per aiutare quanti sono feriti".
"Il cardinale di Los Angeles, Mahony, farebbe bene a non partecipare al Conclave. Ma non si puo' dimenticare, in questo quadro, cio' che e' accaduto con Marcial Maciel Degollado il fondatore dei Legionari di Cristo, e i suoi protettori a Roma", scrive oggi il vaticansita Marco Tosatti sul seguitissimo blog "San Pietro e dintorni", con una nota rilanciata anche dagli "Amici di Papa Ratzinger". Per Tosatti, "non si puo' dimenticare, in questo quadro cio' che e' accaduto con Marcial Maciel Degollado il fondatore dei Legionari di Cristo, che Ratzinger cerco' di processare Maciel - e fu ostacolato - durante gli ultimi anni di regno di Giovanni Paolo II; il 19 maggio 2006 gli fece comminare una sospensione a divinis, e lo obbligo' a una vita di penitenza e preghiera. 
Ma ancora nel 2005 la Segreteria di Stato, guidata dal cardinale Angelo Sodano, e dal sostituto Leonardo Sandri (che era stato Nunzio apostolico in Messico, luogo d'azione di Maciel, sia pure per un breve periodo nel 2000) impartiva direttive alla Sala Stampa della Santa Sede affinche' provvedesse a smentire le accuse che con sempre maggiore frequenza i giornali scrivevano contro padre Maciel e a respingere ogni addebito nei suoi confronti". Il 20 maggio 2005 (un mese esatto dopo l'elezione di Ratzinger) un comunicato ufficiale, della Segreteria di Stato, non firmato, riportato oggi da Tosatti, affermava: "La Santa Sede ha recentemente informato la Congregazione dei Legionari di Cristo che in questo momento non vi e' un processo canonico in corso riguardante il fondatore padre Marcial Maciel Degollado, ne' che sara' iniziato". John Allen, del National Catholic Reporter, scopri' che dalla Segreteria di Stato era stato inviato un fax alla Sala Stampa, dando istruzioni sulla linea da seguire: non vi erano indagini in corso, ne' erano previste per il futuro. 
E non era vero. 

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

E dire che in queste ore c'è qualche bischero che se la ri-tira con i "delicta graviora" e si chiede se un ex Papa possa essere processato. Che disgusto!
Alessia

Raffaella ha detto...

Quanta cattiveria, quanta malafede...
R.

gemma ha detto...

Sai com'è Alessia li hanno convinti, complici i giornalisti dormienti per anni, che complice di tutto era Ratzinger, mentre gli uomini forti tenevano saldamente in mano il governo.... Ma se erano forti il comando lo gestivano loro, no?