PAPA: I PROFETI DI SVENTURA PROCLAMANO LA FINE DELLA VITA RELIGIOSA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 2 feb.
Un'esortazione a "non unirsi ai profeti di sventura che proclamano la fine o il non senso della vita consacrata nella Chiesa dei nostri giorni" e' stata rivolta da Benedetto XVI a religiose e religiosi che gremivano la Basilica di San Pietro.
Per il Papa con la loro testimonianza dei valori della poverta', castita' e obbedienza, suore e frati svolgono un servizio irrinunciabile al mondo di oggi. "Nelle societa' dell'efficienza e del successo, la vostra vita segnata dalla minorita' e dalla debolezza dei piccoli, dall'empatia con coloro che non hanno voce, diventa un evangelico segno di contraddizione".
E con le parole di San Cromazio di Aquileia, l'85enne Joseph Ratzinger ha messo in guardia dallo scoraggiamento i 5 mila consacrati presenti alla celebrazione della Giornata della Vita Consacrata: "allontani da noi il Signore tale pericolo affinche' mai ci lasciamo appesantire dal sonno dell'infedelta'; ma ci conceda la sua grazia e la sua misericordia, perche' possiamo vegliare sempre nella fedelta' a Lui".
"Cari fratelli e sorelle consacrati che nella luce di Cristo, con i molteplici carismi di vita contemplativa e apostolica, cooperate alla vita e alla missione della Chiesa nel mondo, vi invito in primo luogo - ha detto ancora il Papa facendo riferimento all'Anno della Fede nel cui calendario l'incontro di questa sera e' stato inserito - ad alimentare una fede in grado di illuminare la vostra vocazione. Vi esorto per questo a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del 'primo amore' con cui il Signore Gesu' Cristo ha riscaldato il vostro cuore, non per nostalgia, ma per alimentare quella fiamma".
"Per questo - ha spiegato Ratzinger - occorre stare con Lui, nel silenzio dell'adorazione; e cosi' risvegliare la volonta' e la gioia di condividerne la vita, le scelte, l'obbedienza di fede, la beatitudine dei poveri, la radicalità dell'amore: a partire sempre nuovamente da questo incontro d'amore voi lasciate ogni cosa per stare con Lui e mettervi come Lui al servizio di Dio e dei fratelli".
"In secondo luogo - ha continuato - vi invito a una fede che sappia riconoscere la sapienza della debolezza. Nelle gioie e nelle afflizioni del tempo presente, quando la durezza e il peso della croce si fanno sentire, non dubitate che quella di Cristo e' gia' vittoria pasquale".
Secondo il Pontefice teologo, "proprio nel limite e nella debolezza umana" i religiosi sono chiamati "a vivere la conformazione a Cristo, in una tensione totalizzante che anticipa, nella misura possibile nel tempo, la perfezione escatologica". "Per sua natura - infatti - la vita consacrata e' pellegrinaggio dello spirito, alla ricerca di un Volto che talora si manifesta e talora si vela". Tale ricerca, ha dunque concluso concretizzando il suo appello ai consacrati, "sia l'anelito costante del vostro cuore, il criterio fondamentale che orienta il vostro cammino, sia nei piccoli passi quotidiani che nelle decisioni piu' importanti".
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