giovedì 7 febbraio 2013

Il Papa: non banalizzare il mondo dei giovani. La Chiesa ha grande fiducia in loro


Il Papa: non banalizzare il mondo dei giovani. La Chiesa ha grande fiducia in loro

Non esiste una “cultura giovanile” univoca, ma una realtà molto articolata che la Chiesa vuole conoscere meglio, perché nutre “fiducia nei giovani” e ha “bisogno della loro vitalità”. È, in sintesi, il pensiero che Benedetto XVI ha espresso questa mattina ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, ricevuti in udienza. Il Papa invita a non guardare al mondo giovanile con i consueti luoghi comuni. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Non vivono in un “universo”, che per quanto vasto è decifrabile. I giovani di oggi abitano un “multiverso”, cioè uno spazio, ma anche un tempo, nei quali coesistono una “pluralità di visioni, di prospettive e di strategie”. Parte da qui l’analisi di Benedetto XVI sulle “culture giovanili emergenti”, alle quali il cardinale Gianfranco Ravasi ha voluto dedicare la plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura. Della dimensione “complessa e articolata” del cosmo giovanile e dei suoi linguaggi – velocissimi, nota il Papa, grazie soprattutto all’influenza e al rapido sviluppo dei social media – la Chiesa vuole capirne gli aspetti positivi e quelli negativi. Questi ultimi, ha rilevato il Papa, riguardano le fragilità psicoaffettive dei ragazzi, le loro difficoltà di inserimento sociale, che sfociano in una emarginazione, anzi quasi in una “invisibilità” a livello storico e culturale, e purtroppo nelle scorciatoie delle droghe, in devianze e violenze: 

“La sfera affettiva ed emotiva, l’ambito dei sentimenti, come quello della corporeità, sono fortemente interessati da questo clima e dalla temperie culturale che ne consegue, espressa, ad esempio, da fenomeni apparentemente contraddittori, come la spettacolarizzazione della vita intima e personale e la chiusura individualistica e narcisistica sui propri bisogni ed interessi. Anche la dimensione religiosa, l’esperienza di fede e l’appartenenza alla Chiesa sono spesso vissute in una prospettiva privatistica ed emotiva".

Per contro, è consolante per Benedetto XVI constatare gli “slanci generosi e coraggiosi di tanti giovani volontari” e le “esperienze di fede profonda e sincera di tanti ragazzi e ragazze”. E non vanno tralasciati, osserva il Papa, gli sviluppi che arrivano dai giovani del cosiddetto “Terzo mondo”:

“Ci rendiamo conto che essi rappresentano, con le loro culture e con i loro bisogni, una sfida alla società del consumismo globalizzato, alla cultura dei privilegi consolidati, di cui beneficia una ristretta cerchia della popolazione del mondo occidentale. Le culture giovanili, di conseguenza, diventano 'emergenti' anche nel senso che manifestano un bisogno profondo, una richiesta di aiuto o addirittura una 'provocazione', che non può essere ignorata o trascurata, sia dalla società civile sia dalla Comunità ecclesiale”.

Pur nella consapevolezza "delle tante situazioni problematiche, che toccano anche l’ambito della fede e dell’appartenenza alla Chiesa”, Benedetto XVI ha concluso il suo discorso abbracciando idealmente con affetto e con stima i giovani del mondo:

“La Chiesa ha fiducia nei giovani, spera in essi e nelle loro energie, ha bisogno di loro e della loro vitalità, per continuare a vivere con rinnovato slancio la missione affidatale da Cristo. Auspico vivamente, dunque, che l’Anno della fede sia, anche per le giovani generazioni, un’occasione preziosa per ritrovare e rafforzare l’amicizia con Cristo, da cui far scaturire la gioia e l’entusiasmo per trasformare profondamente le culture e le società”.

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