Il Papa per i 50 anni del Trattato franco-tedesco: non minare le nuove sfide con miopi interessi particolari
“La legge morale naturale e i valori e i diritti umani plasmati dal Vangelo, costituiscono il fondamento di una politica che veramente si pone al servizio della giustizia e della pace, nonché del progresso dell’intera famiglia umana”: è quanto afferma Benedetto XVI in un messaggio inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone in occasione della conferenza ospitata ieri dalla Pontificia Università Gregoriana, nel cinquantesimo anniversario del Trattato dell’Eliseo che pose termine al secolare conflitto fra Francia e Germania. L’evento, promosso dalle ambasciate di Francia e della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, ha avuto per tema «Cinquant’anni di amicizia franco-tedesca al servizio dell’Europa: l’Unione Europea, un modello per altre riconciliazioni?». Nel messaggio si sottolinea che le ragioni che hanno portato a quella intesa vanno continuamente rivitalizzate e rinnovate “affinché quanto è stato raggiunto insieme non venga minato da nuove sfide e da miopi interessi particolari, o non venga persino abbandonato”.
Nel testo, letto dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, viene richiamato alla memoria “l’impegno personale dei padri del Trattato, Charles de Gaulle e Konrad Adenauer”. Ancor prima che l’accordo fosse siglato — è sottolineato poi nel saluto — “i due grandi protagonisti dell’Europa postbellica, con la loro partecipazione alla Messa di riconciliazione nella Cattedrale di Reims, misero in rilievo che la politica si basa su principi che essa non può darsi da se stessa”. Si ricorda, infine, che occorre alimentare senza sosta la fiamma della speranza perché la pace “è un compito che permane e che dev’essere adempiuto sempre nuovamente”.
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