L'arcivescovo Paglia sarà a New York il 14 febbraio per chiedere all'Onu più sostegno
La famiglia tra Cicerone e Giorgio Gaber
Scelte politiche e legislative, prive della consapevolezza necessaria, stanno scardinando la famiglia accelerando la folle corsa verso l'individualismo che rischia di far esplodere la società. Ma la famiglia c'è, resiste ed è solida anche in questo tempo di crisi culturale prima ancora che economica. È comunque «una prospettiva di speranza nonostante tutto» quella delineata stamane, 4 febbraio, dall'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, incontrando i giornalisti nella Sala Stampa della Santa Sede «per fare il punto sullo stato di salute dell'elemento fondamentale della società».
Una prospettiva di speranza che monsignor Paglia presenterà il 14 febbraio all'Organizzazione delle Nazioni Unite a New York e successivamente, a marzo, anche nella sede di Ginevra e poi al Parlamento europeo. «Nella piazza dei popoli, ai responsabili delle Nazioni consegneremo la Carta dei Diritti della Famiglia scritta trent'anni fa dal Pontificio Consiglio. I contenuti sono attualissimi. E diremo che la famiglia è un patrimonio dell'umanità che va sostenuto e riconosciuto nei suoi diritti. In questo modo la Chiesa rende un servizio a tutti».
Riguardo alle recenti vicende francesi, monsignor Paglia ha sostenuto che «la vera vittoria sta nell'affermazione della verità sulla persona umana, perché nella menzogna perdiamo tutti». Ha riconosciuto «il coraggio dei vescovi francesi nell'aprire il dibattito pubblico. Essi stessi -- ha detto -- mi hanno confidato la sorpresa per la grande risposta popolare». Secondo monsignor Paglia «è decisivo pensare bene prima di prendere decisioni che possono avere conseguenze tragiche. Non si può avere la pretese di cambiare la cultura stessa con una legge che non riscuote neppure l'unanimità». Da parte sua ha proposto di affrontare «la questione delle unioni tra persone dello stesso sesso nell'ambito del diritto privato, garantendo così anche le questioni patrimoniali». Ovviamente «bisogna evitare ogni discriminazione. Tutti i figli di Dio hanno pari dignità e sono intoccabili. Ma -- ha spiegato -- non è possibile pensare che il matrimonio sia giustificato da altri affetti che non siano la relazione tra uomo e donna che implica la generazione dei figli. Proprio il rispetto per la verità mette in guardia da un egualitarismo malato che abolisce ogni differenza».
Di fronte alle scottanti questioni delle famiglie ferite, divise, separate l'arcivescovo Paglia ha invitato la comunità ecclesiale ad avere «ancora di più un atteggiamento di attenzione, apertura e accoglienza», perché «non esistono famiglie di serie a e di serie b. Anzi, le persone che hanno più problemi devono ricevere più attenzione nella Chiesa. Con un accento forte per i figli che vivono tragicamente queste lacerazioni nell'ambito della famiglia». Inoltre, riferendosi al recente discorso del Papa alla Rota Romana, monsignor Paglia ha anche auspicato una maggiore snellezza nelle procedure dei processi di nullità matrimoniale.
Insomma, «bisogna che nella Chiesa, come ha indicato con chiarezza il recente Sinodo dei vescovi sull'evangelizzazione, la famiglia abbia davvero un ruolo centrale. Non va mai lasciata sola». Da qui l'idea di «irrobustirne il coinvolgimento nella catechesi per i sacramenti e di rafforzare i corsi di preparazione al matrimonio».
Un'altra frontiera «più attuale che mai» è quella del lavoro. «Oggi invece la famiglia è molto spesso sfruttata dalle imprese e questo è un errore umanistico ed economico», ha denunciato. Tra le proposte concrete c'è un maggiore rispetto della domenica e del giorno di festa che garantisca alla famiglia il gusto di ritrovarsi, e anche più attenzione al tempo della maternità: per esempio, la flessibiltà di orario per la donna non significa una diminuzione nella resa lavorativa ma anche produttività diversa, persino migliore. «Anche in questi tempi di crisi ci possono essere soluzioni pratiche vantaggiose per tutti, anche per le imprese e i datori di lavoro».
Oggi invece, ha denunciato l'arcivescovo, la famiglia «viene bastonata da una cultura che le è opposta. E in una società sempre più individualizzata è diventato troppo facile metterla in discussione, allargandone a tal punto il significato da far scomparire lo stesso significato dei termini». E ha aggiunto: «Io sto con Giustiniano: matrimonium est viri et mulieris coniunctio. E con Cicerone: familia est principium urbis e quasi seminarium rei publicae». E, dopo aver citato anche Giorgio Gaber, il quale diceva che donna e uomo sono destinati a restare diversi, perché senza due corpi differenti e pensieri differenti non c'è futuro, ha aggiunto che «non solo il diritto romano, anche la Costituzione italiana parla chiaro in proposito». E ha rimarcato: «Nelle diverse epoche storiche ci sono state trasformazioni talora anche profonde nell'istituto familiare, mai però è venuto meno il suo “genoma”, la sua dimensione profonda, ossia essere una istituzione formata da uomo-donna e figli». C'è poi un grande lavoro da fare sul piano culturale per «liberare il matrimonio e la famiglia dall'autosufficienza dei propri sentimenti. Non si possono togliere i confini assimilando il matrimonio e la famiglia a qualsivoglia forma di affetto. Né basta volersi bene per giustificare il matrimonio».
Quindi i coniugi Francesca Dossi e Alfredo Colzani, responsabili della pastorale familiare dell'arcidiocesi ambrosiana e genitori di quattro figli, hanno riproposto i contenuti essenziali dell'Incontro mondiale svoltosi sei mesi fa a Milano. E hanno anche presentato il volume che raccoglie gli Atti. Ora si punta verso il prossimo Incontro mondiale previsto nel 2015 a Philadelphia. Per mettere a punto i preparativi, a marzo verranno in Vaticano l'arcivescovo e il sindaco della città, accompagnati dal governatore della Pennsylvania. Negli Stati Uniti d'America -- ha concluso monsignor Paglia -- «c'è già molta attenzione per questo appuntamento, anche perché si avverte il problema di tanti giovani che sentono la mancanza della figura del padre. Lo si evince dai dati allarmanti sulle carceri, sui suicidi e anche sugli episodi di follia come le stragi».
(©L'Osservatore Romano 4-5 febbraio 2013)
1 commento:
Non è certo la "consapevolezza" che manca ai distruttori della famiglia: scelgono un obiettivo che conoscono assai bene.
Il Male non è "malinteso", ma rovesciamento del Bene
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