sabato 2 febbraio 2013

La persona è la vera ricchezza della Chiesa. Nella Sala Stampa della Santa Sede la presentazione del testo (O.R.)

Nella Sala Stampa della Santa Sede la presentazione del testo

La persona è la vera ricchezza della Chiesa


Non c'è fede senza carità e non c'è carità senza fede. 

Una sintesi efficace quella con la quale il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, ha spiegato questa mattina, venerdì 1° febbraio, ai giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede, il significato del messaggio del Papa per la Quaresima 2013, incentrato sul tema «Credere nella carità suscita carità». E «la Chiesa -- ha specificato il porporato -- è viva e vive di questa reciprocità tra fede e carità».
Una tematica particolarmente attuale, quella affrontata dal messaggio del Papa, soprattutto alla luce dell'Anno della fede e nell'ottica della prossima celebrazione della Pasqua, momento privilegiato per il cristiano -- ha notato il cardinale -- per ritornare alla sorgente della carità: Cristo che muore e risorge per amore. Il momento, dunque, per andare verso il bisognoso e offrire una parte di noi stessi.
Un gesto importante soprattutto in questo particolare frangente storico, nel quale si affaccia sempre più la necessità di quella che il porporato ha definito una «carità informata, cioè documentata, attenta ai numerosi contesti di povertà, miseria, sofferenza». Il cardinale Sarah ha indicato le cause di queste sofferenze: dal crescere del numero e dell'entità delle calamità naturali, non senza responsabilità umane, con tutto il loro carico di dolore, all'inasprirsi di conflitti violenti, spesso dimenticati dai mass-media; dal peggioramento delle condizioni di vita di molte famiglie, anche a seguito della crisi economica e finanziaria che colpisce molti Paesi dell'Europa e non solo, con l'aumentare della disoccupazione, soprattutto giovanile, fino ai contesti dove il lavoro c'è ma è sfruttato, sottopagato, e senza le tutele minime, tali da garantire la dignità del lavoro stesso e, di conseguenza, della persona umana.
E il messaggio del Papa, ha spiegato il porporato, punta proprio sull'intreccio tra fede e carità, forse troppo spesso frainteso o «malinteso». Malinteso, ha spiegato, allorché si cerca, per esempio, di accentuare troppo «fortemente la fede, e la liturgia come suo canale privilegiato, da dimenticare che esse si rivolgono a un uomo concreto» con tanti bisogni, non solo spirituali. «Fa comodo -- ha detto in proposito -- a tanti, dentro e fuori, una Chiesa inebriata dal profumo delle candele, occupata a ordinare la sacrestia, concentrata su astrusi dibattiti teologici e liti clericali piuttosto che sulla persona nella sua integrità alla quale Cristo si è rivolto».
Altro malinteso è quello di pensare che la Chiesa «è una sorta di grande opera filantropica e di solidarietà puramente umana, dove l'impegno sociale è prioritario e ciò che conta è la promozione dell'uomo perché abbia pane e cultura», dimenticando però che al centro dell'uomo sta soprattutto «il suo bisogno di Dio». E un malinteso è anche quello di dividere una «Chiesa buona, quella della carità, da una Chiesa “cattiva”, quella della verità, che difende e protegge la vita umana e i valori morali universali. La Chiesa va bene quando cura i malati, va meno bene quando esercita il compito di risvegliare le coscienze».
Ecco da dove nasce il bisogno di ripensare e riscoprire quel legame intrinseco tra fede e carità, tra carità e Vangelo. Il cardinale Sarah, senza mezzi termini, ha ripetuto che non si può assolutamente pretendere di impostare la vita cristiana unilateralmente. Perché quando nel vivere di tutti i giorni si separa la fede dalla carità e dalla preghiera, «inevitabilmente il rapporto con Dio va in frantumi». Una vita fondata solamente sulla fede corre il rischio di naufragare in un banale sentimentalismo, che riduce «il rapporto con Dio a una mera consolazione del cuore».
Ma è altrettanto vero che una carità che «non si inginocchia nell'adorazione di Dio» e che non tiene presente la sua sorgente rischia di essere ridotta «a mera filantropia e puro “attivismo moralista”». Nel proprio vivere è dunque necessario tenere unite la “conoscenza” della verità e il “camminare” nella verità. Ed è un passaggio importante perché l'approccio personale è la grande ricchezza che la Chiesa offre con la vastissima e apprezzata rete di organismi caritativi, la cui entità e stata solo accennata durante la conferenza stampa, anche grazie alla presenza di Michael Thio, presidente generale della Confederazione internazionale della Società di San Vincenzo de' Paoli, il quale ha dettagliatamente illustrato l'attività in tutto il mondo, che raggiunge circa trenta milioni di persone.
Tuttavia «fare dei numeri -- ha spiegato monsignor Giampietro Dal Toso, segretario di Cor Unum -- è praticamente impossibile proprio per la vastità della rete. La sola federazione di Caritas Internationalis riunisce 165 Caritas locali». Da sottolineare invece, secondo il segretario, la dimensione ecclesiale, ciò che connota proprio il servizio della carità della Chiesa, la cui responsabilità, in base al recente motu proprio Intimae Ecclesiae natura, è affidata al vescovo locale.
Presente all'incontro con i giornalisti anche monsignor Segundo Tejado Muñoz, sotto-segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, il quale, tornando alla richiesta di una quantificazione degli interventi della Chiesa nel mondo, ha ricordato che gran parte delle opere caritative «restano spesso nell'anonimato, e dunque sarebbe impossibile averne un'idea precisa».

(©L'Osservatore Romano 3 febbraio 2013)

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