sabato 16 febbraio 2013

La sapienza della debolezza. Il presidente dell'Unione dei superiori generali Rodríguez Carballo sulla decisione del Papa

Il presidente dell'Unione dei superiori generali Rodríguez Carballo

La sapienza della debolezza

«Quando la durezza e il peso della croce si fanno sentire, non dubitate che la kènosis di Cristo è già vittoria pasquale»: il 2 febbraio scorso, festa della Presentazione del Signore, parlando ai membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica in occasione della Giornata della vita consacrata, Benedetto XVI esortava a una fede che sappia riconoscere la sapienza della debolezza. A ricordare quelle parole è padre José Rodríguez Carballo, ministro generale dell'Ordine francescano dei Frati minori, che, come presidente dell'Unione dei superiori generali (Usg), esprime il ringraziamento, la vicinanza, la riconoscenza di tutti i consacrati al Papa.
«La forza autorevole di queste sue parole -- scrive Rodríguez Carballo -- diviene per noi l'icona nella quale ammirare il gesto d'amore col quale ella, lasciando il pontificato, intende dedicarsi con tutto il cuore a una vita» di preghiera per il bene della Chiesa. «Sì, proprio nella sua kenosi, Santo Padre, noi contempliamo la vittoria pasquale di Cristo. Proprio nel suo volto, scorgiamo la luce gloriosa di Colui che, morto sulla croce, ci ha inondati di splendore». Il “grazie” del presidente dell'Usg è per «la parresia evangelica con cui ha rintracciato le vie della purificazione, fino a chiedere perdono per il peccato dei suoi membri», per «il suo sguardo attento alla complessità del mondo, alle sue debolezze, alle vacue attrattive di ciò che è penultimo, ai lacci seducenti del consumismo e, ancor più, al pericolo del relativismo». Il “grazie” è, soprattutto, per «il suo amore verso la vita consacrata», per «averci più volte scosso, riportandoci a fare continua memoria del “primo amore” con cui il Signore ci ha incontrati e fatti suoi. Per averci richiamato il primato dello “stare con il Signore” per poterlo poi annunciare e lavorare per Lui. Per indicarci l'urgenza della missione e della nuova evangelizzazione, cooperando, attraverso la multiforme manifestazione dei nostri carismi, all'identità stessa della Chiesa, al suo compito primario, quello di annunciare il Vangelo. Per ricondurci a quello spirito di pellegrinaggio, che ci dà la forza di sacrificare tutto per l'amore di Dio e dei fratelli».

(©L'Osservatore Romano 16 febbraio 2013)

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