giovedì 14 febbraio 2013

Le dimissioni del Papa: gesto controcorrente, di libertà dal potere, affidamento a Cristo (Colagrande)


Le dimissioni del Papa: gesto controcorrente, di libertà dal potere, affidamento a Cristo

"Il gesto del Papa è un segno di grande libertà dal potere, una delle tentazioni alle quali lui stesso si è riferito oggi nella catechesi della penultima udienza generale del suo pontificato". 
Lo ricorda mons. Giacomo Canobbio, teologo, commentando le parole con cui Benedetto XVI, all'inizio dell'udienza del mercoledì delle ceneri, ha salutato i pellegrini in Aula Paolo VI ribadendo i motivi delle sue annunciate dimissioni, proprio all'inizio del tempo liturgico di Quaresima. "Nell'articolazione del ministero ordinato - spiega Canobbio - si considerano il ministero della Parola, quello dei sacramenti e quello del governo, il cosiddetto 'munus regendi'. Ed è lo stesso Papa a dirci che nel momento in cui si è accorto di non essere più in grado di 'governare' la Chiesa come sarebbe necessario, ha ritenuto di non poter più mantenere l'impegno che il Signore gli ha affidato il 19 aprile del 2005". "Questo è un grande segno di libertà e di amore effettivo alla Chiesa. Perché, se il pontefice non riesce a svolgere il compito affidatogli da Dio, mi pare sia giusto che chieda che subentri qualcun'altro. Questo perché la Chiesa non è retta da una sola persona. E' il Papa stesso a ricordarci che 'la Chiesa è di Cristo' e Cristo è in grado di affidare la sua Chiesa a una persona più energica e capace di affrontare i problemi". "Se il Signore della vita del Papa fosse stato il potere, chiamato anche servizio o ministero, sicuramente non sarebbe giunto a un gesto così eclatante. Ma visto che il Signore della sua vita è Dio, gli permette la libertà di scegliere di lasciare il suo servizio. Perché Dio riempie la vita, anche al di là delle funzioni, pur importanti, che si svolgono nella Chiesa. Non a caso nel suo Magistero Benedetto XVI ci ha sempre chiesto di rimettere Dio al centro." "Il gesto del Papa - aggiunge lo scrittore Andrea Monda - è di una tale semplicità e linearità da risultare oggi controcorrente, quasi osceno, scandaloso. Potremmo dire che illumina retrospettivamente tutto il pontificato e ne costituisce quasi un compimento". "In una catechesi pronunciata il mercoledì delle ceneri di due anni fa, Benedetto XVI diceva che bisogna avere il coraggio di andare controcorrente. E secondo me questo suo gesto di grande umiltà, la capacità di riconoscere i propri limiti, e quindi anche di grande coraggio, si spiega alla luce di questo atto di conversione. E cioè, non siamo noi al centro, ma è Cristo, la chiesa non è nostra, ma è di Cristo". "Quindi - conclude Monda - non è un gesto rinunciatario ma, al contrario, un vero e proprio 'rilancio'. Il Papa ci ricorda che non è importante il pontefice ma la sua missione. E da questo punto di vista è un'altra grande lezione che ci ha offerto. Non a caso, nella sua catechesi del mercoledì delle ceneri ci ha detto che dobbiamo smettere di pensare che siamo noi i costruttori della nostra esistenza. Dobbiamo 'perdere la nostra vita in Cristo'. Ed è quello che ha fatto lui". (A cura di Fabio Colagrande) 

http://it.radiovaticana.va/105/Articolo.asp?c=664725

1 commento:

Anonimo ha detto...

dalle omelie di ieri nelle parrocchie del paese ho ricavato l'impressione che la Chiesa stia facendo quadrato intorno a Papa Benedetto. Sono contenta, MA PURTROPPO ADESSO E' TROPPO TARDI: ci voleva il sacrificio finale del grande Pontefice per ricominciare a reinnamorarsi della Chiesa? Non ci aveva invitato a farlo costantemente nel corso di questi otto anni? mi sento nelle orecchie il rimprovero di Gesù: "Duri e tardi di cuore". Maria Pia

p.s. Tutti a Roma per l'ultimo Angelus di Papa Benedetto, il 24 febbraio?