sabato 9 febbraio 2013

L'impossibile "road map" della pace con i Lefebvriani (Magister)

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11 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra che queste persone vivano in un mondo tutto loro e non capiscano o non vogliano capire; il problema è che BXVI dovrebbe o sconfessare pubblicamente i magisteri dei 3 pontefici a lui precedenti,o indire un nuovo concilio ecumenico di cui penso non ne abbia nè la voglia nè il tempo materiale di farlo e portarlo a termine;lui ha tentato in tutti i modi di venire incontro alle loro richieste,altro pontefice non so se avrà la stessa disponibilità e cmq quel che è fatto è fatto,gli errori del vat2 vanno espiati da parte di tutta la chiesa e poi tutti devono ricordarsi che Cristo ha dato le chiavi a Pietro e solo a lui e che gli si deve obbedienza,sempre, da parte di tutti coloro che si considerano cattolici,nessuno escluso.

Anonimo ha detto...

La deusione "ratzingeriani" de Mattei, Gherardini e Redaelli nasce dal fatto che Papa Benedetto non ha seguito quella che ritenevano la corretta "road map" per riportare a casa gli irriducibili lefebvriani, che poi consite nel'accettare tutte le loro condizioni. Come si domanda anonimo, poteva papa Benedetto sconfessare i predecessori a partire dal beato Giovanni XXIII? Non credo proprio. Il nostro Benedetto è Pontefice di tutta la Chiesa cattolica e di mediare fra le diverse istanze e correnti. Ed è quello che magistralmente e con immensa fatica sta tentando di fare opponendosi a qualsivoglia estrmismo.
Alessia

Elmer ha detto...

Magistrale e straordinario l'intervento di Radaelli, la verità è che si deve obbedire alla Roma eterna non a quella temporale che parifica le religioni riducendo il cristianesimo a un sincretismomai visto. Come si fa a dire che la Chiesa guarda con rispetto ai maomettani quando questi hanno come mira la distruzione del cristianesimo(Asia e Africa docent!)tengpno le donne schiave mentre Gesù le ha liberate, ammazzano i cristiani come bestie e li opprimono in mille modi ?
Son certo che le foglie secche col tempo cadranno: i seminaristi di oggi son tutti tradizionalisti, quando scomparirà la generazione del delirio conciliar,e forse la cose si ricomporranno come in un mosaico.
L'obbedienza a Pietro è dovuta ma il cristiano conserva sempre la dignità di Figlio di Dio, il battesimo ci rende tutti uguali Papa e l'ultimo bimbo battezzato stamane, non ci sono padroni e sudditi nella Chiesa. Ricordiamoci che anche Pietro sbagliò e Paolo gli resistette in faccia ...
Preghiamo per il Santo Padre perché lui porta comunque la croce pi ùpesante, tutti si apettano qualcosa che per ora non può fare.
Ma Dio può sempre intervenire in tanti modi.

Amicus ha detto...

@ Anonimo delle 17.42, che afferma: "Mi sembra che queste persone vivano in un mondo tutto loro e non capiscano o non vogliano capire; il problema è che BXVI dovrebbe o sconfessare pubblicamente i magisteri dei 3 pontefici a lui precedenti..."

Il problema non è certo questo, a meno di pensare assurdamente che la Chiesa sia nata con Papa Giovanni XXIII.
Il problema invece è che il "magistero dei 4 (e non 3) Pontefici a lui precedenti" sconfessa pubblicamente, de facto, il magistero dei 260 Pontefici precedenti...
Come si può onestamente sostenere, dunque, che i 'lefebvriani' e gli altri cattolici della Tradizione abbiano torto?

Anonimo ha detto...

Lo stesso si potrebbe dire del vat1, allora se si ragiona così si deve mettere in discussione il dogma dell'infallibilità del papa,che in quanto dogma va accettato così com'è;i 'tradi' hanno qualche ragione,ma hanno torto quando si ribellano al magistero,perchè di questo si tratta,ribellione aperta e rifiuto di accettare il vat2,che per carità ha molti difetti,soprattutto di interpretazione,ma che fu accettato e sottoscritto in toto anche dal padre conciliare ++Lefebvre,o sbaglio?Le risulta caro aninimo delle 08:15 che la scomunica lui comminata sia stata tolta?Nella sua straordinaria lectio divina BXVI ha affermato"i mondi di Pietro e Paolo vanno insieme,non è una teologia esclusivamente petrina contro una teologia paolina,ma una teologia della chiesa,della fede della chiesa nella quale c'è diversità,certamente,di temperamento,di stile,di pensiero....è bene che ci siano queste diversità anche oggi ,di diversi carismi,ma tuttavia non sono contrastanti e si uniscono nella comune fede".Bisognerebbe ascoltare e leggere con infinita attenzione le parole del papa,non arroccarsi sulle proprie posizioni,così si fa il male della chiesa,quella vera,fondata da Cristo e affidata alle cure di Pietro,scelto dal Signore pur con tutti i suoi limiti e difetti;siamo tutti peccatori nelle mani di Dio,non scordiamocelo.

Amicus ha detto...

@ 'anonimo' delle 10.07:
il Concilio Vaticano I è in perfetta continuità col magistero precedente, e nessuno l'ha mai criticato, tranne il Dollinger e poi i 'Vecchi cattolici', i quali però si opposero ad un DOGMA DI FEDE DEFINITO in quella Sede, quello dell'infallibiltà papale, cadendo così nell'eresia, e poi nello scisma.
Il Vaticano II, al contrario, non ha definito nulla, e le 'novità' che ha prodotto sono solo magistero 'autentico' (ossia non infallibile), come disse lo stesso Paolo VI pochi mesi dopo la chiusura del Concilio (discorso all'udienza generale del 12-1-1966).
Quanto all'infallibilità del Papa, essa si verifica in condizioni ben precise (magistero ex cathedra riguardante in esclusiva la fede e la morale), e i 'Papi conciliari' non l'hanno mai impegnata, fino ad oggi.
Il fatto poi che Mons. Marcel Lefebvre abbia firmato i documenti conciliari non stava a significare una loro accettazione in toto, e se ricordo bene si trattò di una specie di firma amministrativa, intesa come 'atto di presenza' alla conclusione deil lavori conciliari. Ma per essere più esatti bisognerebbe rileggere qunto ne scrive Mons. Tissier de Mallerais nella sua eccellente e precisissima biografia di Mons. Lefebvre, ed in questo momento non l'ho sottomano.
A prescindere comunque da questa 'firma', il discorso non cambia di una virgola, per la semplice ragione che i fatti sono fatti: un magistero solo 'autentico' - e tale è quello del Vaticano II in rapporto alle sue 'novità - non impegnando appunto l'infallibilità, può essere soggetto a critica, qualora vi siano dubbi sulla sua sua continuità col magistero precedente, costante ed universale ( e dunque infallibile) della Chiesa.
Quanto alle diversità 'complementari' di teologie diverse richiamate dal Papa nella lectio divina, si tratta appunto di complementarietà, non di contraddizione. Le novità del Vaticano II, al contrario, non rappresentano aspetti complementari, ma sono vere e proprie contraddizioni rispetto al magistero precedente.
Tanto per fare un solo esempio: mentre il magistero costante della Chiesa insegna che lo Stato ha il dovere di essere confessionale, ossia di accettare la dottrina cattolica come fonte anche legislativa, il Vaticano II in 'Dignitatis humanae' afferma che lo Stato NON deve essere cattolico, bensì LAICO ossia al di sopra delle parti. Una contraddizione plateale ed inaccettabile.

Anonimo ha detto...

E' giusto che lo stato sia laico e al di sopra della parti vista la pluralità sociale che viviamo. Uno stato confessionale, teocratico è inaccettabile. Non possiamo vivere come se certi eventi storici, ci piacciano o meno, non fossero mai avvenuti.
Alessia

Anonimo ha detto...

Concordo con Alessia circa la libertà religiosa. Non è vero che lo "stato confessionale" costituisca un principio di fede. E' una contingenza storica (spesso deleteria) che può darsi e non darsi; ma la missione della Chiesa non è legata a questo, fa benissimo a farne a meno, e sarebbe assurdo che non lo facesse nell'era della globalizzazione.

Quanto al resto, Radaelli - che, come il suo maestro Amerio, subisce l'influsso di un certo razionalismo immanentista di matrice idealistica - ha comunque correttamente individuato il nodo centrale del problema nella malintesa natura "pastorale" del Concilio, connotazione effettivamente inedita che ha finito per oscurare quando non demolire il valore e il contenuto dogmatico della Fede. E' da lì, tra l'altro, che prende piede l'usanza di produrre testi "magisteriali" chilometrici che nessuno legge e che lasciano solo l'impressine che ognuno può pensare quel che vuole.

Solo di recente questo vezzo comincia a essere in parte corretto, e il Magistero sta ritrovando l'uso di parola.

Di qui a dire che il Concilio "si è opposto alla Tradizione" ne passa. Tutti i chiarimenti necessari li ha dati e li darà lo stesso Magistero legittimo, e molti laici farebbero bene a non occuparsene se questo procura angosce, farneticazioni, e addirittura "intimazioni" al Papa.
Sta qui il punto che sta rischiando di riportare i lefebvriani nello scisma, questa volta attraverso l'eresia dichiarata.

gianni

Amicus ha detto...

Agli anonimi che dicono: " Non è vero che lo 'stato confessionale' costituisca un principio di fede."

Ma che dite?
Ecco, ad esempio, cosa insegna il Beato Pio IX nell'Enciclica 'Quanta cura':

"Voi sapete molto bene, Venerabili Fratelli, che in questo tempo si trovano non pochi i quali, applicando al civile consorzio l’empio ed assurdo principio del naturalismo (come lo chiamano) osano insegnare che "il migliore ordinamento della pubblica società e il civile progresso richiedono che la società umana si costituisca e si governi senza avere alcun riguardo per la religione, come se questa non esistesse o almeno senza fare alcuna differenza tra la vera e le false religioni". Contro la dottrina delle Sacre Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri, non dubitano di affermare "essere ottima la condizione della società nella quale non si riconosce nell’Impero il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della Religione cattolica, se non in quanto lo chieda la pubblica pace". Con tale idea di governo sociale, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l’opinione sommamente dannosa per la Chiesa cattolica e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata delirio , cioè "la libertà di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo che si deve proclamare e stabilire per legge in ogni ben ordinata società ed i cittadini avere diritto ad una totale libertà che non deve essere ristretta da nessuna autorità ecclesiastica o civile, in forza della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, sia con la parola, sia con la stampa, sia in altra maniera". E mentre affermano ciò temerariamente, non pensano e non considerano che essi predicano "la libertà della perdizione..."

Dunque si tratta di una dottrina "delle Sacre Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri".

Vi invito a leggere il breve studio su quest'argomento, sul sito di Una Vox: http://www.unavox.it/051b.htm

Anonimo ha detto...

Una sola domanda ad Amicus,mons. Tissier de Mallerais è lo stesso autore del libro"L'étrange théologie de Benoit 16"dove lo stesso papa è definito teologo eretico ed ignorante?Se sì,les jeux sont faits,non c'è nulla più da argomentare.

Anonimo ha detto...

Amicus, sono cinquant'anni che ripetete il ritornello di Quanta cura. Non se esce fino a che non vi convenicerete che il Concilio non la contraddice nell'essenziale, solo l'ha liberata dalle incrostazioni temporaliste. E comunque non si tratta di pronunciamento infallibile, le parole di Pio IX vanno interpretate per essere bene intese, come quelle del Concilio (che sono molto più chiare).

gianni