domenica 17 febbraio 2013

Mons. Negri: si ha la percezione di una solitudine del Papa unita a una non adeguata collaborazione (Rodari)


L'intervista Monsignor Negri

Paolo Rodari

Monsignor Luigi Negri, da poco nominato vescovo di Ferrara e Comacchio, storico della Chiesa per anni in forza all'Università Cattolica di Milano. Partiamo dalle cose positive di queste dimissioni a sorpresa di Papa Benedetto XVI.

«Sono tante, anzitutto perché sono un evento».

Che tipo di evento?

«Sostanzialmente religioso. Il Papa offre l'esempio a tutti: con le dimissioni dice che la Chiesa va servita».

Ritirarsi significa servire?

«Certo. Ha compreso che le forze fisiche non lo sorreggono più e ha deciso di lasciare spazio a qualcun altro. Ma c'è anche il segno di grande umiltà e grande realismo, dopo un pontificato all'insegna della proposta di un'autentica esperienza di fede incentrata sulla ragione».

Ci sono solo difficoltà fisiche dietro le dimissioni?

«Diciamo che il contesto nel quale sono maturate è evidentemente caratterizzato da un alto livello di problematicità nel quale si ha la percezione di una solitudine del Papa unita a una non adeguata collaborazione. Perciò ritengo che si apra un problema non solo per il suo successore ma per tutti».

Sta dicendo che la Chiesa è divisa e che sarà dura di qui in avanti?

«Sto riportando i concetti molto seri che ha espresso lo stesso Benedetto XVI tre giorni fa nella basilica vaticana: basta divisione, si apra il tempo dell'unità».

«Con il clima in generale. È un momento di contrapposizioni drammatiche a livello anche culturale e sociale. 
Nella Chiesa si verificano ogni volta che prevalgono fra le diverse sensibilità priorità politiche».

Cosa serve allora?

«Una sola cosa: conversione. La conversione di tutti all'unità che sgorga dalla presenza di Cristo. Se tutto riparte da Cristo nasce la comunione in cui ognuno è portatore di un dono per l'altro».

Come arrivare a questa unità?

«Ci deve essere una grande riforma intellettuale anzitutto, prima che morale. Prima il riconoscimento che la Chiesa è una e sta insieme perché riconosce Cristo presente. A questo riconoscimento seguirà poi una riforma morale la quale senza l'unità che ho appena descritto diviene moralismo».

Difficile da capire...

«No, molto facile. 
La Chiesa, i vescovi e il popolo cristiano insieme, debbono ritornare a seguire la medesima cosa. E cioè il magistero del Papa e della stessa Chiesa. 
In questa sequela unitaria le diverse sensibilità non perdono la propria identità ma servono insieme la medesima causa».

Perché, fino ad oggi c'è stato chi non ha seguito il magistero?

«Beh, sì. Ci sono magisteri paralleli che sono andati e vanno per strade che portano alla divisione. Invece serve l'umiltà di tornare a seguire tutti la stessa cosa. Soltanto da qui si può arrivare a quella riforma morale che auspica davvero anche il Papa. Troppe volte nella Chiesa si sente anche di preti che predicano le proprie idee e non la verità della fede. Invece, è il magistero e la dottrina sociale della Chiesa che i preti dovrebbero tornare a studiare. Nelle università teologiche, nei seminari, occorrerebbe imporre lo studio del magistero così che chi viene ordinato sappia bene che cosa dovrà a sua volta insegnare».

Un compito anche per i laici?

«Certo. I preti devono insegnare ai laici cosa è giusto per la Chiesa e cosa è sbagliato, non infondere confusione. I valori non negoziabili non sono stati ricordati dal Papa più volte a caso. Noto, ad esempio, una grande povertà dei temi non negoziabili nei programmi politici. Per me è una mancanza grave. Colpa dei politici, certo, ma anche la Chiesa dovrebbe parlarne con più forza e incisività. Non è un tema sul quale si può trattare. Se la Chiesa dice a gran voce ciò in cui crede e che ritiene sia giusto per ogni uomo, allora anche la classe politica è aiutata a recepire. Se la Chiesa invece resta tiepida è inevitabile che lo siano anche i politici e i loro programmi di governo».

Quali caratteristiche deve avere secondo lei il successore di Joseph Ratzinger?

«Deve essere un padre del popolo, un pastore, capace di vivere un servizio assoluto verso tutti valorizzando la comunione».

© Copyright Il Giornale, 17 febbraio 2013 consultabile online anche qui.

Ottima questa intervista! Fra le tante parole vuote pronunciate da cardinali e vescovi, ecco finalmente un uomo che dice la verita' e che non si nasconde dietro al dito.
R.

9 commenti:

Luisa ha detto...

Hai ragione, Raffaella!
Finalmente un vescovo che non si perde solo in lodi per il coraggio, l`umiltà e la responsabilità del Papa ma dice chiaro e tondo che se Papa Benedetto è arrivato ad essere sfinito, con un corpo e una resistenza usati, non è solo a causa dell`età ma delle prove che ha dovuto affrontare solo, o con pochissima solidarietà e aiuto.

Cade poi dal pero Rodari( a meno che la sua sia una domanda
trampolino) quando domanda a Mons. Negri se c`è chi non segue il Magistero!
Chiara, e anche coraggiosa, è la risposta.
La Chiesa è diventata una specie di insieme di casette, spesso non collegate fra di loro, in cui ognuno fa la propria cucina, con i propri ingredienti, coltivando il proprio orticello, queste "diverse sensibilità" sono molto preoccupate di non perdere la propria identità, la sequela unitaria del Magistero del Papa e l`obbedienza non sono la loro priorità, i risultati catastrofici li abbiamo sotto gli occhi.

Raffaella ha detto...

Si', Luisa: gli effetti catastrofici della mancanza di unita', di ogni forma di ubbidienza, di una totale mancanza di rispetto sono ora scandalosamente sotto gli occhi di tutti.
Il parafulmine pero' non c'e' piu' e quella foto, cosi' potente e straordinaria, del fulmine che si abbatte sulla cupola di San Pietro il pomeriggio della rinuncia del Papa è l'immagine piu' emblematica dello scandalo della Chiesa ridotta a guerra fra bande senza piu' capro espiatorio.
R.

Anonimo ha detto...

Dopo il Conclave sapremo se mons. Negri resterà Vescovo di Ferrara- Comacchio o finirà in Kazakistan...
dove troverebbe, comunque, una Chiesa più fedele a Pietro.

Anonimo ha detto...

Ad onor del vero,mons.Negri l'ha sempre difeso,su giornali minori,regionali e diocesani,ma l'ha sempre fatto, dimostrando per il papa un affetto sincero, consolidato,non dell'ultima ora,come vedo da parte di tanti che hanno miracolosamentge riacquistato la parola dopo le dimissioni di BXVI...GR2

medievale ha detto...

A mons. Negri bisogna dare atto di aver sempre cantato fuori dal coro ossequiente al mondo, di aver parlato secondo il magistero della Chiesa, non secondo quello dei media, e di aver preso più volte le parti del nostro Papa di fronte all'ostruzionismo, al travisamento e alle menzogne sul suo operato in questi otto anni.

gemma ha detto...

Perché mons Negri non è' cardinale?

Fabiola ha detto...

Bella domanda, Gemma.
Io che lo conosco da quando avevo 14 anni (non era ancora prete) non mi sono ancora ripresa dalla sorpresa per la sua elezione all'episcopato, nel 2500, in quella "piccolissima" diocesi che è il Montefeltro, (non proprio una sede cardinalizia) che, però, ha ricevuto una delle visite del Papa. Dove ha fatto esperienza dei lupi(alla lettera).
Oggi è Vescovo eletto di Ferrara- Comacchio. Farà il suo ingresso il 3 marzo. Una delle ultime nomine di Benedetto. Dove troverà (temo) altri lupi. Più feroci.
Scelse come stemma quello del cardinale martire Stepinac e come motto: Tu, fortitudo mea.

Fabiola ha detto...

Bella domanda, Gemma.
Io, che lo conosco da quando avevo 14 anni (non era ancora prete), non mi sono ancora ripresa dalla sorpresa per la sua elezione all'episcopato, nel 2500, in quella "piccolissima diocesi che è S. Marino-Montefeltro, non proprio una sede cardinalizia.
Eppure da lì, si è fatto sentire a livello nazionale, distinguendosi per la sequela "affettiva ed effettiva" a Benedetto, del quale ha ricevuto una visita. Oggi è Vescovo eletto della Diocesi di Ferrara- Comacchio, dove farà l'ingresso il 3 marzo prossimo.
Il suo stemma episcopale è quello del cardinale martire Stepinac e il motto episcopale: Tu, fortitudo mea. Entrambe le scelte dicono molto di lui.
Io gli devo tanto della mia povera fede.

gemma ha detto...

magari un giorno arriva a Bologna, chissà... In fondo Caffarra e' arrivato da li' :)