mercoledì 20 febbraio 2013

Per amore della Chiesa di Cristo. Commenti di cardinali sulla rinuncia di Benedetto XVI (O.R.)



Commenti di cardinali sulla rinuncia di Benedetto XVI

Per amore della Chiesa di Cristo

Benedetto XVI «mi ha commosso», ma al tempo stesso ho provato una «gioia interiore per l'umiltà e l'amore alla Chiesa che dimostrava». 
Così il cardinale Julián Herranz ha raccontato l'esperienza che ha vissuto nell'ascoltare il Papa mentre comunicava ai porporati la sua decisione di rinunciare al pontificato.
«Come canonista devo dire che è una rinuncia che si attaglia perfettamente al canone 332, paragrafo 2. Nello stesso tempo mi sono rattristato» ripensando agli anni «durante i quali ho lavorato accanto a lui» ha detto il porporato nell'intervista a Lola Galán pubblicata su «El País» del 19 febbraio. E, dopo aver parlato di Benedetto XVI -- «non solo un teologo eccezionale, ma anche un uomo dotato di innate qualità straordinarie» e innamorato di Cristo -- ne ha sottolineato l'umiltà, «perché spogliarsi del potere non avviene tutti i giorni, nemmeno nella vita civile».
Il Papa -- ha proseguito il cardinale -- ha ripetutamente interrogato la sua coscienza sui suoi limiti derivanti dall'età, che soprattutto negli ultimi mesi si sono accentuati; ha detto di non poter continuare e si è convinto della necessità che altri prenda il timone della barca di Pietro. Sui motivi legati all'avanzare degli anni il porporato ha insistito a proposito del dubbio che, sulla sua decisione, abbiano potuto influire le conseguenze del furto di documenti riservati. Ne è nata una vicenda definita dal cardinale Herranz -- che se ne è occupato come presidente della commissione di indagine incaricata da Benedetto XVI -- una «bolla curiale che si è sgonfiata da sola». Aggiungendo poi che il governo della Chiesa è «il meno corrotto e il più trasparente che ci sia». Le motivazioni addotte dal Pontefice sono dunque «perfettamente credibili» e vanno attribuite al naturale venir meno delle forze, ha concluso il porporato.
Anche il cardinale Jean-Louis Tauran in un'intervista concessa ad Antoine-Marie Izoard per «Vatican Insider», ha sottolineato gli sforzi compiuti dal Papa in questi ultimi tempi per sostenere il contatto con le folle. Ed è ciò che lo ha portato a riflettere ancor più approfonditamente su «quanto sia immensamente impegnativo» il ruolo del Pontefice «nel mondo contemporaneo. Con la sua scelta -- ha aggiunto -- ci ha mostrato una forza interiore davvero speciale. Passare dalla sede di Pietro a un ritiro quasi come quello di un monaco certosino suppone una vita interiore intensa e un grande distacco».
Dello stesso tenore le dichiarazioni del cardinale Christoph Schönborn alla rivista austriaca «Profil» rilanciate da Gian Guido Vecchi sul «Corriere della Sera» del 19 febbraio. «La rinuncia di Ratzinger -- ha detto l'arcivescovo di Vienna -- mostra che la roccia sulla quale Cristo ha fondato la Chiesa ha meno a che fare con la persona che con l'ufficio del Papa». E ancora: «È una personalissima scelta di coscienza di Ratzinger regolata già dal Codice del 1917».
Alla Radio Vaticana il cardinale Angelo Comastri ha raccontato le sensazioni provate al momento dell'annuncio del Papa. In un'intervista a Sergio Centofanti ha parlato dell'affetto personale che lo lega al Pontefice, che in quel momento gli ha fatto sentire «il dolore intenso che si prova -- ha detto il porporato -- nel momento in cui si avverte che una persona cara sta uscendo improvvisamente dal nostro orizzonte». Ciononostante è stato proprio in quel momento che «ho risentito le parole di Gesù» quando dice «imparate da me che sono mite e umile di cuore».
E alla Radio Vaticana anche il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, ha confidato i suoi sentimenti. Rispondendo a un'intervista di Susy Hodges si è detto certo che «il Papa ha vagliato le esigenze del papato contemporaneo» che implicano la necessità di viaggiare. «Il ministero della presenza» ha precisato, è diventato un'esigenza. Con il suo gesto «credo ci stia dicendo che non ha più le energie per farlo e che sia venuto il momento per un'altra persona che possa proseguire in questa direzione, andando avanti».
Infine il cardinale Emmanuel Wamala, arcivescovo emerito di Kampala, ripreso dal blog «Il Sismografo», ha sottolineato che «è stato lui a decidere di farsi da parte. A noi spetta soltanto il compito di pregare per lui. Come del resto egli ha promesso di pregare per noi».

(©L'Osservatore Romano 20 febbraio 2013)

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